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Autore: Fred Halliwell    21/03/2010    2 recensioni
Seth Wright è un ragazzo con problemi relazionali. Ha da sempre capito da gesti, espressioni e parole ciò che pensano le persone e preferisce di gran lunga un libro di magia a una serata in discoteca. Ma solo in occasione del suo incontro con una misteriosa ragazza gli si riveleranno la sua natura e il suo destino e il mondo a cui di diritto appartiene.
Genere: Romantico, Avventura, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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My Space:

Ed eccomi qua gentili lettori (??) la vostra Fred Cullen è tornata! Voi starete pensando “E chi se ne frega?” e invece sono di nuovo io! Devo chiedere nuovamente scusa per il ritardo ma il mio computer Benjamin (si, xkè io ho dato un nome al cumputer) mi ha dato problemi, anzi più che Benji è stato internet. Il portatile George (si, anke lui ha un nome), invece, oggi ha deciso di comportarsi bene e così eccomi qua!

 

Spazio foto:

Bene oggi chi mi mostrerò mai? Bah! Ho deciso di lasciare la chicca di qst capitolo al prossimo. Oggi vi mostro il caro Eric Banon:

Kellan Lutz Pictures, Images and Photos

 

Allora, prima di tutto devo rispondere ad un commento (mente di fred: evvaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii).

 

Spazio recensioni:

granchietta: grazie mille tesoro! Sono davvero commossa del fatto che a te piaccia tanto la mia storia grazie mille! E noto con immenso piacere che hai anche letto la mia introduzione, grazie! Spero che continuerai e seguire le (dis)avventure di Seth e che altri seguano il tuo esempio hihihi!

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Capitolo 3

Triste Melodia Antica

 

<< Ma questo è il terzo cadavere! E’ il terzo morto dissanguato! Questo è un serial-killer >> urlò la voce possente di Richard Wright al cellulare << No! Non m’interessa che la polizia non è d’accordo! E’ uno scoop! >>

Seth alzò gli occhi al cielo, con suo padre ogni mattina era sempre la solita storia, soprattutto in questi ultimi giorni. Da un mese a questa parte erano stati trovati tre cadaveri dissanguati, con due strane fessure sul collo. Si stava riproponendo il caso di Villa Rosenberg e Seth aveva paura. Molta paura. Non perché temeva che potesse essere una vittima, ma perché quel suo sogno, quello nella villa sopra citata, lo aveva avuto proprio un mese prima, e la prima vittima era stata proprio il giardiniere Frank Keans. Suo padre, però, non aveva notato il suo turbamento e aveva continuato con le sue congetture. Più precisamente credeva si trattasse di un pazzo che si credeva un vampiro e che di conseguenza andasse in giro a dissanguare la gente. Ma come Richard, moltissimi altri erano stati presi dall’euforia del momento e avevano iniziato a fantasticare su chi o cosa fosse l’assassino. Era da Villa Rosenberg che non succedeva nulla di così strano, non c’era stato nient’altro che avesse scombussolato quella malinconia mortale. Era inquietante pensare che l’unica cosa che poteva riportare in vita gli animi assopiti degli uomini, fosse una serie di omicidi. Quando anche Seth era entrato nella questione proponendo al padre l’idea che si trattasse di un vero vampiro, Richard lo aveva incenerito con lo sguardo. Lui non riusciva a sopportare che il suo primogenito credesse nella magia e approvava ancora meno che frequentasse persone che la pensavano come lui. Seth, infatti, andava molto spesso a far visita al Black Moon e tornava a casa sempre con qualche nuovo libro. Melinda Hale era davvero una donna molto simpatica e ne approfittava per chiederle consigli sia magici sia di altro genere. Infondo non aveva altre figure femminili di rifermento disponibili e lei era molto disponibile all’ascolto. Era molto dolce e in un certo senso quasi materna. Richard, bigotto come il resto della popolazione di Strawberry Hill, non credeva nella magia, e il fatto che Seth lo facesse, era per lui un disonore e motivo di vergogna.

Seth addentò un altro pezzo di frittella al cioccolato e continuò a osservare il padre andare avanti e indietro, era adirato col suo collaboratore dall’alto capo del telefono. Un rumore di piedi provenienti dalle scale lo fece voltare. Una ragazzina di circa quattordici anni scese con un saltello. Si passò una mano tra i boccolosi capelli biondo dorato spostandoseli dal viso, mostrando due zaffiri, uguali a quelli del fratello, ma circondati da folte e lunghe ciglia. Elisabeth, affettuosamente Lizzy, era una ragazza davvero carina e questo preoccupava non poco i due uomini di casa. Richard a casa non c’era mai, ma Seth, il suo confidente, era molto preoccupato.

Lizzy, intanto, si era sistemata la camicia della divisa e, alzato lo sguardo, gli aveva sorriso << Buon giorno fratellone >>.

<< Buon giorno anche a te >> e sorrise di rimando.

<< Sta volta ti sei svegliato prima di me >> e si sedette di fronte e lui << Hai dormito bene? >>.

Seth rispose annuendo mentre il padre urlava nuovamente, ma sta volta contro il povero Thomas, il suo assistente personale << Povero Tom! >> sussurrò guardando il padre che si agitava.

<< Credo che ormai si sia abituato >> fece Lizzy.

<< Non ci si abitua mai a Richard Wright! >> rise Seth seguito a ruota dalla sorella.

Continuarono a mangiare parlottando tra loro finché finalmente il padre non si staccò dal telefono. Prese la tazza di caffè e ne bevve un sorso per poi quasi sputarlo << Ma è freddo! >>.

<< Sta lì da più di venti minuti papà >> fece Seth << Per tutto il tempo che hai parlato a telefono >>.

Richard fece una smorfia << Non me ne parlare, ti prego! Sono circondato da incompetenti, non capiscono che un serial-killer che si crede un vampiro è uno scoop eccezionale! >>.

Elisabeth lo guardò sconvolta << Papà! Stai parlando di delle persone morte >> strillò facendo ridacchiare l’uomo.

<< Senza contare che non è detto che sia un uomo, il colpevole >> aggiunse Seth guardando intensamente un suo bicchiere di aranciata.

<< Credi che sia colpa di una donna? >> chiese Lizzy curiosa.

<< No >> fece il padre in tono severo << Sta di nuovo blaterando una delle sue stupide fantasie! >> guardò la figlia << Cerca di convincerci che sia un vero vampiro, il colpevole >> si alzò nervosamente << Spero che tu non dica questa sciocchezze anche a scuola. Se è così finalmente riesco a spiegarmi perché torni molto spesso a casa, pieno di lividi! >>.

Seth scosse la testa e si alzò di scatto << Se non riesci a capirmi che ne parliamo a fare? Mamma mi avrebbe compreso. Lei mi diceva sempre quanto fosse importante la fantasia >>.

<< Sono cose che si dicono ai bambini per farli dormire! Cresci Seth! >>

<< Se sentir per parlare della magia ti ricordare lei, allora dovresti parlarne anche tu, pure se ti fa male! >>.

<< Affonda realtà, tua madre è morta e la tua stupida magia non la farà rintonare indietro >>.

<< Ricordando ciò che piaceva a che non c’è più è un modo per averli accanto a noi. E alla magia ci credeva anche lei! >> prese lo zaino, e uscì da casa sbattendo furiosamente la porta, lasciando il padre senza parole.

Non fece neanche in tempo a montare sulla sella della bici che fu raggiunto dalla sorella, che salì sulla sua. Anche lei frequentava la Saint Anthony Accademy ma era solo al primo anno. Per i primi cinque minuti del tragitto non dissero una parola finché lei non ruppe il silenzio << Sei stato duro con papà >> non era un’accusa, ma solo un’affermazione che, però, comunque alterò Seth.

<< Spero che tu stia scherzando Lizzy! >> urlò in riposta << Ma lo hai sentito? Mi ha in pratica detto che si vergogna di me! >>.

<< Seth, sai bene a cosa si riferiva >>

<< No Lizzy! Non è soltanto la perenne storiella del “cresci”! Sta provando a cambiarmi perché si vergogna di me. Ma non glielo lascerò fare! >> e accelerò seminando in poche pedalate la sorella. Lizzy cominciò a urlare il suo nome, ma lui la ignorò: non aveva voglia di parlare con Elisabeth, ben sapendo che quella discussione si sarebbe trasformata in una lite con i fiocchi. Sua sorella teneva molto alla famiglia e faceva di tutto affinché restasse unita, ma le continue lotte tra Seth e il padre di certo non aiutavano il clima di tranquillità che lei cercava di instaurare. Seth si rendeva conto che questa situazione la faceva soffrire, ma non riusciva proprio a sopportare le continue ingerenze del padre nella sua vota. Richard aveva già programmato la vita del figlio. Aveva già organizzato colloqui con alcuni dei migliori rettori e insisteva affinché Seth frequentasse le grandi università di Oxford o Cambridge, e seguisse corsi di medicina, o al massimo di giurisprudenza. A Seth la medicina piaceva, e finché non era stato in grado di capire ciò che il padre stesse facendo per lui era anche comodo che Richard prendesse le decisioni al posto suo. Ora avere una vita ordinaria e già prestabilita lo gettava nello sconforto. “Quanto vorrei che qualcosa mi tirasse via da questa noia mortale!”

Senza neanche rendersene conto accelerando il passo. Era arrivato a scuola in largo anticipo. Lasciò la bici nel parcheggio e si avviò in classe; a prima ora, quel giorno, aveva musica. Vista da fuori la Saint Anthony Accademy era una normalissima scuola superiore inglese: parco, scalinate, grandi finestre. All’interno c’era un altro cortile, attraversato il quale, si accedeva alla palestra, dotata di piscina. Le aule erano ampie, luminose (per quanto possano esserlo viste le giornate quasi sempre nuvolose) e arieggiate. Un bel posto: se non fosse per chi lo frequentava.

L’aula di musica era una delle più lontane dall’ingresso principale, e una delle più isolate. Era, probabilmente, la più grande dell’istituto, essendo dotata di molti strumenti, tra cui alcuni anche di grandi dimensioni, come batterie e pianoforti a coda.

Seth ci mise qualche minuto per raggiungere l’aula e si sistemò al suo posto: sullo sgabello di un meraviglioso piano bianco avorio. Sollevò il coperchio, si scricchio le dita e suonò qualche nota. Aveva pigiato solo un paio di tasti quando intravide un movimento sospetto fuori la porta. Quando alzò lo sguardo, però, non vide nulla se non una scia di capelli rosso fuoco. “Bah” pensò “Sarà stata un’alunna che ha sbagliato strada”. Però era strano. Chi si sarebbe potuto venire in quell’ala semi deserta della scuola se non per entrare nell’aula di musica. Il piano attirò nuovamente la sua attenzione e in poco una nuova melodiosa prese vita dalle sue dita. La musica lo rilassò completamente e ne era così catturato che mentre era intento a far scorrere le dita sui tasti, la classe si era riempita e lui non se n’era reso conto, almeno finché Eric non gli diede un colpetto sulla spalla: << E’ arrivata Miss. Sophie, Seth! >>

Il ragazzo rizzò la schiena per osservare la professoressa. Si stava risistemando i biondi capelli cotonati, corti e ricci. Miss. Sophie era la donna più ansiosa del pianeta. Si preoccupava moltissimo per i suoi alunni, bastava che avessero un lieve raffreddore e insisteva che andassero almeno a fare un controllo in infermeria. Questo, di sicuro, non faceva bene alla sua, di salute. Era una donna che si truccava molto: chili di fondotinta, rossetti e ombretti in quantità industriale. Preoccupandosi sudava, e tutto il trucco si scioglieva sporcando anche gli enormi occhiali da vista rossi a fondo di bottiglia che coprivano i due piccoli occhi nocciola.

Si tolse gli occhialoni, pulendoseli vicino a un foulard e schiarendosi la voce << Allora ragazzi… >> tossicchiò in cerca di attenzione << Oggi per voi ho una novità, che non riguarda la musica >> si rimise gli occhiali guardando ogni alunno con un sorriso sornione, soffermandosi in particolar modo sui ragazzi, cosa che però, solo Seth sembrò notare << Abbiamo una nuova alunna >> improvvisi mormorii partirono dai lati opposti della classe.

<< Secondo te come sarà Seth? >> chiese Eric seduto dietro di lui affianco a un trombone.

<< Non ne ho la minima idea e francamente me ne infischio >> rispose secco. Quella mattina era incominciata proprio male e si prospettava a finire ancora peggio. Gli unici due posti liberi erano uno vicino a Nick e l’alto vicino a lui. “O starà solo o con una sconosciuta. Fantastico!” pensò sconsolato.

<< Seth! >> lo chiamò Jessica con tono stucchevole. Lui si girò di malavoglia. Dall’anno scorso Jessica aveva cominciato a sviluppare un’ossessione per lui. Seth lo aveva capito che a lei piaceva e se fosse successo una decina d’anni prima forse ne sarebbe stato onorato, ma ora Jessica era solo il riflesso di quella che era stata. Ora la Weber era una delle tante: un’oca.

<< Dimmi >> rispose.

<< Potevamo metterci vicini, ora rischi di stare accanto ad un’altra >> Seth inorridì al solo pensiero di starle vicino.

<< Beh, è andata così! >> si rigirò in avanti ricominciando a ignorarla e per farlo meglio decise di guardare fuori dalla finestra.

Miss. Sophie si schiarì nuovamente la voce richiamando lì’attenzione della classe << Stavo dicendo che abbiamo una nuova alunna >> si alzò in piedi girandosi verso la porta << Puoi entrare cara >>.

La classe si riempì di un sonoro “Oh”. A quella reazione anche Seth si girò verso la porta e rimase senza fiato. Dalla porta era entrata la creatura più bella che avesse mai visto. Era una ragazza piccola, minuta, ma ben proporzionata. A prima vista sembrava avere anche meno di sedici anni ma in realtà poteva averne anche quattro, non avrebbe avuto importanza, tanta era la perfezione che emanava. Portava la gonna scozzese della divisa un po’ più corta della norma, mettendo in mostra le sue gambe perfette, dalla pelle liscia, lattea, bianchissima, pallida anche più di Seth. Le spalle sottili erano coperte da una cascata di lunghi e lisci capelli rosso fuoco: splendenti, che ondeggiavano, danzavano, a ogni suo minimo movimento. Erano i capelli che Seth aveva visto fuori dalla porta, e andavano a incorniciare un viso divino, un po’ tondeggiante, a cuore. La pelle dal pallore cadaverico, mortale, non era colorata neanche da un leggero rossore sulle guance. Era completamente bianca, come una bellissima bambola di porcellana. Le labbra sottili e perfette erano curvate in un sorriso appena accennato. Sorriso, che però, non era trasmesso ai suoi grandi e scuri occhi a forma di confetto, che però erano freddi, non trasmettevano emozioni. Ciglia lunghe li circondavano e sopracciglia ben curate e nasino all’insù completavano quel quadro meraviglioso. La maggior parte dei maschi, Seth compreso, non riuscì a tenere la bocca chiusa, mentre le ragazze, Jessica in primis, le ringhiavano contro. La ragazza si fermò davanti alla cattedra, in mezzo alla classe e si presentò << Buon giorno. Io sono Lilian Hale, mi sono trasferita qui, da poco, dall’Irlanda, e sono lieta di conoscervi >> sorrise angelica. Hale? Poteva essere parente di Melinda? Si, poteva, ma in questo momento Seth non riusciva più e formulare un pensiero coerente. Persino la sua voce era meravigliosa: dolce e melodiosa, come il canto di un usignolo. Tutto di lei aveva un qualcosa di soprannaturale, divino, paradisiaco…faceva paura! Era troppo perfetta. Quella perfezione che non puoi fare a meno di temere, perché si sa che la perfezione ha sempre un lato oscuro e più c’è perfezione più c’è male.

Alcuni ragazzi, soprattutto quelli al primo banco, sospirarono in estasi. Seth li guardò disgustato un riuscendo a trattenere un verso di disappunto. Lui sapeva che stavano escogitando vari modi per portarsela a letto, ma vedendo soggetti come Mahony e Goyle si capiva che nessuno di loro era al livello di Lilian. Appena Seth mugolò infastidito, lei si era voltata impercettibilmente verso di lui e per la prima volta quello sguardo trasmise qualcosa: curiosità! La luce che filtrava fioca attraverso le tende chiuse proprio in quel momento aumentò d’intensità. Lilian fu maggiormente illuminata e Seth vide finalmente il colore dei suoi occhi, incatenati con i suoi. Un brivido di puro terrore gli percorse la schiena. Erano rossi, rosso scuro,…rosso sangue...Occhi splendenti ma spietati, occhi d’assassino. Lei notò il suo tremore e solo allora si accorse dell’aumento di luce. Fece un passo indietro evitando di poco il contatto diretto con la luce del sole e chiese alla professoressa << Dove mi siedo, Miss. Sophie? >>

Lei la guardò si sbieco. Era una delle prof. più amate della scuola per un motivo molto semplice. Sfidava continuamente i suoi alunni. E questa era l’occasione che aspettava << Vicino a chi ritieni sia il più carino >> rispose.

La classe ridacchiò e Nick Stewart incominciò a far spazio sul banco. Lilian alzò il sopracciglio sinistro e lo guardò storto. Lui sorrise, con quella che sicuramente credeva una smorfia sexy << Ti sto facendo posto, piccola? >>.

Sta volta Lilian le alzò entrambe le sopracciglia ma sorrise ugualmente, malefica << Oh grazie >> gli si avvicinò a Nick, sinuosa e felina evitando la zona illuminata dal sole << Peccato che non ti ritenga minimamente attraente >> e lo superò andandosi a sedere affianco a Seth, tra le risate generali.

Lui guardò Nick soddisfatto. Il gorilla era sconvolto ma comunque lo guardò con uno sguardo omicida. D’altro canto Seth preferì concentrarsi sulla sua nuova, bellissima compagna di banco, più che sul suo nemico. La osservò bene, era perfetta per davvero, e aveva davvero gli occhi rossi! Assurdo! Provò a dirle qualcosa ma gli usciva solo un mugolio indistinto. Quando finalmente aprì la bocca, pronto a parlare, intervenne la professoressa << Signorina Hale? Fuori dalla classe mi hai detto che suoni uno strumento. L’unico altro che suona in questa classe è il signorino Wright seduto accanto a te, che suona il piano in maniere eccellente con le sue dita magiche >> Seth arrossì all’istante mentre la classe ridacchiava rumorosamente. Sentiva le guance andare a fuoco ma vide comunque Lilian muoversi leggermente sulla sedia, agitata, inquieta << Tu invece cosa suoni cara? >>.

<< Il violino >> rispose secca e dura, anche se probabilmente solo Seth lo notò. Si sentiva l’urgenza nelle sue parole e nel suo tono. Aveva contratto la mascella, storpiando ola sua immagine perfetta, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa per cui fremeva.

Nel frattempo Miss. Sophie era andata in brodo di giuggiole << Oh che magnifico strumento è il violino! Da quanto lo suoni? >>

Lilian sorrise << Mi creda Miss, lo suono da così tanto tempo che mi sembra un’eternità >> ridacchiò, come se tutti si stessero perdendo una bellissima e scontata battuta.

<< Ci vorresti suonare qualcosa? >> continuò la prof. impaziente, indicando lo strumento poggiato vicino ai piedi di Lilian.

<< Conoscete una ninna nanna irlandese? >> Miss. Sophie negò << Meglio così >> sorrise prendendo il violino dalla custodia << Perché questa è completamente diversa >> incominciò a suonare e in un attimo, il paradiso. Non era dovuto a Lilian, o al violino, era per la melodia. La più straordinaria composizione che Seth avesse mai udito. Era una melodia dolce, tenera, serena, perfetta per la sua semplicità. Lui chiuse gli occhi per coglierne ogni sfumatura. Ma era tanto dolce quando triste. Sembrava magica, antica. Ripiena di qualcosa che nessuno poteva capire tranne lei che la stava suonando. Per un paio di minuti tutti rimasero in catalessi, stregati da quel suono. Quando la musica finì, Seth non aprì gli occhi subito, era come sotto un incantesimo. Poi la voce della professoressa lo riportò alla realtà, così aprì gli occhi << Signorina Hale...è....è...è la cosa più straordinaria che io abbia mai sentito... >> fece meravigliata e Seth non poteva che concordare.

Proprio in quel momento suonò la campanella rompendo quel magico silenzio che si era creato. Lilian quasi corse via dall’aula e Seth decise di seguirla a ruota: c’era una cosa che lo stava tormentando da quando l’aveva vista. Era più alto di lei e la raggiunse in poche falcate poggiandola una mano sulla spalla. Lei si fermò di controvoglia << Posso farti una domanda? >> le chiese.

<< Me l’hai già fatta no? >> rispose subito lei profondamente scocciata.

<< Porti le lenti a contatto? >> fece lui ignorando la frecciatina della ragazza.

<< Perché me lo chiedi? >> si era irrigidita di colpo.

<< Perché i tuoi occhi sono rossi! >> rispose Seth, anche se un po’ titubante, visto il cambiamento repentino di lei.

<< Sarà stata una tua impressione, ragazzino! >> fece lei nervosa ma al tempo stesso quasi spaventata.

<< Oh è vero, scusa. Non ci siamo presentati >> le porse la mano << Piacere, io sono Seth Wright! >>.

Lei lo guardò di sbieco sollevando il sopracciglio destro << Ma va? Non lo avevo capito >> fece ironica non prendendogli la mano e ricominciando a scappare.

Lui la seguì << Scusami tanto se ho voluto mostrarti un minimo di educazione >> fece nervoso per poi continuare con sarcasmo << Mi dispiace, non volevo scacciarti >>.

Probabilmente lei non colse l’ironia o non volle coglierla << Allora non farlo! >>.

Seth si fermò e la lasciò fuggire via “Che modi! Tanto bella quanto stronza”. Era una ragazza molto strana, e con degli innaturali occhi rossi che la rendevano ancora più particolare. Si girò contrariato non sapendo che lei era fermata nel mezzo del corridoio e si era voltata a osservarlo con attenzione scrutandolo con quegli stessi occhi che tanto lo attraevano. Lo guardava incuriosita e affascinata. “Oh si!” pensò Lilian “Interessante, molto interessante”.

 

 

 

 

Campagna di promozione sociale: dona l’8 x 1000 alla causa pro recenzione! ^^

Nel prossimo capitolo...

 

[...] Lei gli sorrise angelica << Ti tocco >>

Seth ridacchiò nervosamente, ma senza scostarsi da quel piacevole contatto << Questo l’ho notato da me, ma perché lo fai? >>.

La rossa continuava a guardarlo intensamente, e nonostante lei fosse gelida, il suo sguardo rosso intenso lo riscaldava. Lei sorrise maliziosa << Ti da fastidio? >>

Le guancie di Seth s’imporporarono nuovamente << Non sto dicendo questo. Ma tu non mi hai risposto >> ingoiò rumorosamente.

<< Si invece >> il suo sorriso si allargò e si avvicinò ancora di più a lui. Seth poteva sentire il suo fiato gelido sul collo e le guance reagirono di conseguenza, diventato talmente calde da bruciare.

<< Non si risponde a una domanda con un’altra domanda! >> si stava irritando. Solo perché era tanto bella da togliere il fiato non si poteva permettere di prenderlo in giro! [...]

  
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