Capitolo
26
-Quindi tu non ricordi nulla? – Chiese Megumi
rivolgendosi alla sorella, che le stava ora seduta davanti.
-No- rispose Katia.
Erano passati due giorni dall’arrivo della ragazza.
All’inizio Megumi era rimasta chiusa in camera sua,
scioccata dall’accaduto, alla ricerca di una risposta a quell’enigma, ma alla
fine, forse dopo aver preso coscienza che rispondere a tutti i suoi
interrogativi da sola fosse impossibile, era scesa, con passo tremolante di chi
non mangia da tempo, gli occhi arrossati e ancora accesi da una luce
spaventata, si era seduta sul divano, continuando a fissare il tavolo, a cui
sedeva la sorella, intenta a mangiare (o meglio a divorare) tutto quello che le
veniva offerto.
Katia d’altro canto sembrava essersi ambientata bene, Winry le aveva fatto il bagno,
curandole come poteva l’escoriazione sulla spalla, che si era rivelata alla
fine un tatuaggio impresso a fuoco riportante la scritta: 1206.
Esso aveva un aspetto inquietante, la scritta violacea era
incrostata e in parte la pelle si staccava, ma era ora coperto da una
fasciatura, perciò invisibile.
La pelle della ragazza era più scura, non più bianca quasi
da apparire diafana e i suoi capelli ora sembravano più lisci e morbidi.
I suoi occhi guizzavano attenti da una parte all’altra della
stanza, come quelli di un animale diffidente, troppo ferito dall’uomo per
concedersi di fidarsi ancora. Si lasciava avvicinare solo da Winry e da Megumi,
come avevano appena scoperto. La prima perché le portava il cibo, e la seconda
per via dell’interesse che Katia nutriva nei suoi confronti alla scoperta di
essere sorelle.
Alphonse e Jacqueline passavano molto tempo insieme, a
discutere sull’alchimia, argomento alla quale la ragazza pareva particolarmente
interessata, il risultato era che Edward passava più tempo con Winry e le altre
due ragazze, osservandone i comportamenti, cominciando a carpire informazioni
sul passato di Megumi a lui oscuro, dato che il fratello si era rifiutato di
spiegargli cosa esattamente la bella alchimista gli avesse raccontato quella
lontana sera al ristorante mentre lui era dentro a pagare il conto.
Tutto ciò che sapeva era che loro e Megumi erano fratelli,
che lei aveva una sorellina morta a soli cinque anni.
Nulla di più, poiché Alphonse aveva omesso i dettagli, come
ad esempio la descrizione della ragazzina che ora si trovava con loro, oppure
della fine che avesse fatto la loro madre.
Tutto ciò aveva fatto nascere in lui una strana curiosità
verso la storia di Megumi che lo lasciava perplesso e allibito, nello scoprire
quanto le loro storie si assomigliassero.
***
Megumi si rendeva conto di quanto le mancasse sua sorella in
quel momento più che mai. Averla davanti, parlarle, non riempiva il buco che sentiva
in petto, per nulla, ma almeno le dava l’illusione di essere normale, o almeno
di avvicinarsi a quella che per lei era la normalità. Sentiva di nuovo per la prima volta dopo tanto tempo quel senso di
smarrimento che aveva caratterizzato la sua vita passata, sempre appesa sul
filo del rasoio, in attesa di un colpo di vento che la spingesse dall’una o
dall’altra parte.
Era nuovamente distesa sul quel
letto, come ogni notte ormai, le mani dietro la nuca e i capelli corti
sparpagliati sul cuscino. Osservava il soffitto, sommersa dai ricordi che le
impedivano di dormire, il viso di sua sorella, quello della loro defunta madre,
quello sfocato del padre ma sopra a tutti loro c’era lui, Greed.
Cosa avrebbe pensato lui? Cosa le
avrebbe consigliato di fare se fosse stato li? L’avrebbe consolata, l’avrebbe
abbracciata, e lentamente lei si sarebbe calmata.
Senza lui era tutto più difficile,
gli abbracci di Winry non le bastavano, lei voleva le due braccia muscolose
ormai conosceva a memoria dell’homunculus a cingerle i fianchi, voleva sentire
il tocco dolce delle sue labbra, il dolce profumo che emanava il suo ampio
petto.
Senza rendersene conto due lacrime
le erano scivolate sulle guance, scendendo fino al collo facendola
rabbrividire.
Si sollevò piano dalle coperte
abbandonando ogni speranza di dormire e si avvicinò alla finestra
spalancandola, come era solita fare al Quartier Generale.
L’aria fresca e pulita della notte
entrò nella stanza scompigliandole appena i capelli. Sporse il viso dal balcone
e osservò il cielo.
Neanche una stella era presente
nella volta celeste, ricoperta invece di nuvoloni neri e minacciosi.
L’alchimista si allontanò avvicinandosi
ai piedi del letto, per poi rannicchiarvisi contro, addormentandosi quasi all’istante.
Fu svegliata da suo sonno leggero da
un colpo, lieve sul davanzale. Un’ombra era accovacciata alla finestra, era
quasi impossibile per Megumi distinguere l’aspetto dello sconosciuto perché il
buio regnava nella stanza.
-Chi sei?- chiese sospettosa.
L’uomo fece un passo avanti,
entrando nella camera e esponendosi alla luce della luna che debole ne illuminò
il viso.
Alla ragazza parve di sentire il
cuore esplodere dalla felicità quando lo riconobbe.
-Greed!!!- esclamò gettandogli
le braccia al collo.
Sentì le mani dell’homunculus
stringersi sui propri fianchi mentre l’attirava ancora di più a se.
-Mi sei mancata piccola.- mormorò
dolcemente.
In super ritardooo >_< chiedo
scusa, ma il mio piccolo e povero neurone ultimamente è stato sconvolto un
sacco di volte e adesso gira in tondo cercando di scappare u.u
Dunque, rispondiamo alle recensioni.
X Kiri
Dellenger: Non so se è più chiaro
adesso, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, non preoccuparti per il
ritardo u.u se avessero dovuto lapidare me ogni volta che non recensisco o
aggiorno in tempo a quest’ora sarei morta una centinaia di volte xD
X Maya
Deleon_Energy Alchemist: Mi fa piacere ti sia piaciuto lo scorso capitolo,
spero che tu abbia apprezzato anche questo ;) GREED E’ TORNATOOOO!!! :Q___