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Autore: redcokehobos    21/03/2010    10 recensioni
“Che c’è?” mi chiese, con fare innocente.
“Robert” dissi, cercando di reprimere la mia voglia di staccargli la testa “... mi spieghi perché il latte della bambina è marrone?”
“Beh, i biscotti per neonati sono finiti così ho messo quelli al caffè” mi spiegò “sai quelli che mi piacciono tanto, con le gocce di cioccolato...”
Sospirai, rassegnata. “Signore, perché l’hai fatto così idiota?”

Momenti di serenità in un roseo futuro Robsten: Robert e Kristen alle prese con la loro piccola Joy.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allooooooora, I’m back!
Anzi, questa volta siamo in due (:
La mente e la penna: io e Claudietta (cloe cullen), Claudietta ed io!
Dietro questa shot c’è una luuuunga storia, che parte da Parigi fino ad arrivare a casa della nostra Fio *_* e questo viaggio è stato fatto a bordo di una nuvoletta dolce e rosa, tipo Nuvola Speedy di Goku *muahahah*
Okay, basta sclerare XD
Comunque, eccovi qui un’altra shot sulla piccola Joy e il suo paparino (:
Buona lettura da Rox e Cloe (:  

 

DaddyPeter Pan and Pink Candy Cloud 

 

“Papà, perché la zia non è venuta con noi?” La vocina dispiaciuta di mia figlia, che camminava accanto a me, mano nella mano, mi raggiunse dal basso del suo metro e cinque.
“Perché è andata con la mamma” le spiegai, mentre passeggiavamo davanti al Big Ban, o meglio, l’orologio grande grande come lo chiamava lei.
“E la mamma?” mi chiese, sempre con quella vocina dispiaciuta.
“Beh, perché...” ci pensai un po’ perché, sinceramente, non avevo idea di dove fossero scappate “perché è andata con la zia!”
“E dove sono andate?”
“Già, dove sono andate?” mormorai tra me e me “Non lo so Joy, scusa” le risposi, mesto.
“Fa niente, papà, allora oggi siamo io e te!” mi rispose allegra.
“E non ti dispiace?” le chiesi, stupito.
“No, no” mi rispose, scuotendo la testa “Che facciamo?”
“Tu cosa vuoi fare?”
“Mi porti in un posto bello?” mi pregò. “Anzi no, un posto bello bello!” si corresse.
“Va bene lo stesso anche se non ci sono le Barbie?” la presi in giro.
“Papà, ormai sono grande! Non ci devono essere sempre le Barbie!” sbuffò, come se fosse una donnina.
“Va bene lo zoo?” proposi.
“No, puzza!” mi rispose, storcendo il naso: era uguale a sua madre quando lo faceva.
“Allora l’acquario?” tentai, facendole illuminare gli occhietti vispi.
“Sì, a vedere i pesciolini, sì!” esclamò, cominciando a saltare.
“Okay, allora andiamo alla macchina” le dissi, prendendola in braccio e raggiungendo l’auto che avevo preso in prestito da mio padre. Quando arrivammo all’acquario, Joy si tuffò subito sulla classica mappa che danno all’ingresso quando acquisti il biglietto, cominciando a dire “voglio andare qui, poi qui, e anche qui” e indicando praticamente tutto il parco. “Vuoi andare a vedere anche gli squali?” le chiesi, stupito e anche un po’ sconcertato.
“Certo, sono belli e grandi” mi rispose, facendo spallucce.
“Ma non hai paura?”
“Macché!” rispose, con un schiocco di lingua. Spesso mi scordavo che mia figlia, a solo quasi quattro anni, era più intelligente e matura di me, o meno fifona della madre.

 
“Che tunnel è questo?” mi chiese quando entrammo in un’altra galleria colorata di blu, con a destra una parete di vetro dalla quale si poteva vedere l’interno delle vasche.
“Qui ci sono i pesci tropicali” le risposi, indicandole la grande vetrata con tantissimi pesci di varie dimensioni, tutti multicolore.
“Robert, guarda questo piccolino! E’ stupendo!” disse, avvicinandosi al vetro e indicando un pesciolino minuscolo, tutto giallo, che si era posato a terra tra la sabbia “Non si può portare a casa, vero?” mi chiese, ridendo.
“Ma se non hai neanche l’acquario, Kris!”
“Lo compro!” disse, facendo spallucce e tornando vicino a me “Anzi, lo compriamo” precisò, sussurrando sulle mie labbra, dove poi mi stampò un bacio.
“Mi piace sentirti parlare del futuro al plurale” le dissi all’orecchio, intrecciando le mie mani con le sue.
“E a me piace farlo” mi rispose sorridente, prima di baciarmi di nuovo. Si allontanò un po’, tenendo sempre le mani intrecciate, e mi trascinò nel nuovo tunnel quando, improvvisamente, rallentò il passo.
“Che c’è?” le chiesi, preoccupato.
“Wow, gli squali” mormorò, affascinata, fermandosi davanti alla nuova vetrata “sai che non li avevo mai visti?”
“Eppure vivi in California” le dissi, guardando quegli enormi bestioni nuotare lenti nell’acqua, mentre con la coda dell’occhio ci fissavano, scocciati.
“Non è che ora mi butto nell’oceano aspettando uno squalo solo perché vivo in California!” disse ridendo. “Guarda come ci fissano” mormorò, con la voce un po’ incrinata, stringendosi di più al mio braccio.
“Kris, c’è il vetro, non ti spaventare!”
“E se ci sbattono contro, lo rompono, qui si allaga tutto e ci sbranano?” mi chiese, ora un po’ paranoica. La guardai, sorridendo.
“Ma che immaginazione hai!” dissi, dandole un bacio sulla tempia. “Vuoi portarti pure lui da mettere dell’acquario?” le chiesi, visto che continuava a reggere lo sguardo di uno squalo.
“Direi di no” disse nervosamente. “Robert, non è che io abbia paura” cominciò, con una voce che dimostrava esattamente l’opposto “ma diciamo che mi sta venendo un po’... un po’ d’ansia, ecco! Quindi che dici di andare?” concluse, velocemente. Sorrisi pensando a quanto fosse assurda alcune volte, così le cinsi le spalle e cominciai a camminare verso l’uscita della galleria.
“Okay, mai più squali!”

 
“Com’era la pizza?”
“Buona!” mi rispose, mentre beveva l’ultimo sorso di Coca Colo dopo aver mangiato una fetta enorme di pizza che, se l’avesse vista Kris, mi avrebbe torturato lentamente e dolorosamente solo per aver permesso a nostra figlia di poterne sentire l’odore “e anche le patatine!” Dopo la lunga mattinata all’acquario, a Joy era venuta fame, così avevo deciso di portarla in una pizzeria vicino Hyde Park, uno dei luoghi che amavo di più di Londra.
“Che dici di andare a digerire un po’ al parco?”
“Va bene!” disse allegra, saltando giù dalla sedia e prendendomi per mano. Arrivati dentro il parco, la lasciai libera di correre e rotolarsi tra l’erba, di fare un po’ quello che tutti i bambini dovrebbero fare, ma che a Los Angeles non sempre era possibile. “Papi, guarda!” esclamò, correndo verso il lago e arrampicandosi alla staccionata in legno del lago “Le barchette!” Mi avvicinai anch’io e mi ci poggiai di schiena mentre Joy guardava incantata le barche prese in affitto dalle coppiette galleggiare sull’acqua che brillava alla luce del sole.
“Ci vuoi fare un giro?” le chiesi, accarezzandole il capelli. Sgranò gli occhi per la sorpresa: pensava davvero che se me lo avesse chiesto non ce l’avrei portata?
“Davvero? Sì!” esclamò allegra, saltandomi in braccio.
“Pronta, capitano?” le domandai, facendo il verso del pirata.
“Certo, Spugna!” rispose lei, come Capitan Uncino “Andiamo a prendere Peter Pan!” Andammo verso il piccolo molo ed affittammo una barchetta, con la quale l’avrei dovuta portare verso “l’isola che non c’è”.
“Joy, non è che ti viene da vomitare?”
“No, papà” rispose sorridente. Bene, almeno non soffriva di mal di mare! “Papà?” mi chiamò.
“Dimmi piccola”
“Posso remare io?” mi chiese, lamentandosi “Tu vai troppo piano!”
“Certo, capitano, venga pure!” le dissi, ridendo. La feci sedere davanti a me, e le feci afferrare i remi - che erano il doppio di lei – mettendo le mie mani sulle sue e aiutandola a remare. “Così va meglio?”
“Sì sì” rispose contenta. Tutto fu così tranquillo, finché non sentii la barca agitarsi e non vidi più Joy seduta davanti a me: in un batter d’occhio, la teppista si era liberata dalla mia stretta ed era arrivata all’altra punta della barca. “Un pesciolino!” esclamò, sporgendosi, anzi, sporgendosi un po’ troppo verso l’acqua! Mollai subito i remi e la acchiappai da dietro, rimettendola seduta sulla panchetta.
“Joy, non ti affacciare più così, rischi di cadere in acqua, mi hai fatto prendere un colpo!” la rimproverai, ma invece di piangere o arrabbiarsi come tutti i bambini normali dopo una sgridata, mi fissò un po’ e se ne uscì con un “facciamo il bagno, papà?” facendomi scoppiare a ridere. La presi in braccio e le stampai un bacio sulla guancia. “Amore, il bagno lo facciamo al mare quando torniamo a casa, okay?”
“Perché qui no?” mi chiese, curiosa,
“Perché questo è un lago in un parco, Joy, non si può fare il bagno!”
“E perché non si può fare il bagno in un laco?” continuò, imperterrita.
“In un laco?” la presi in giro, sorridendole “Joy, si chiama lago, con la g”
“Perché non si può in un lago?” mi domandò di nuovo, sottolineando la g.
“Beh... perché...” cominciai, cercando le parole adatte ad una bambina di quasi quattro anni per spiegare alcuni concetti della vita che non erano chiari neanche a me: perché non si poteva?  “Perché altrimenti, potresti sembrare pazza come la mamma!” conclusi, ripensando a circa quattro anni prima. Joy sorrise, tornando a guardare l’acqua.

 
“Com’è rilassante farsi cullare dalle onde” sospirò, sdraiata sulla panchina della barca, con gli occhi chiusi.
“Certo, tanto quello che rema da tre ore sono io!” dissi, mentre continuavo a spingere quei cosi pesanti di legno, facendola sorridere “La prossima volta affittiamo quella con il motore!”
“Nah, tutto quel caos, poi non ci sarebbe niente di romantico...”
“Perché tu ci trovi qualcosa di romantico in te che prendi il sole - praticamente inesistente visto che è il tramonto – ed io che fatico come un mulo per far muovere la barca?” le domandai, un po’ acido.
“No” mi rispose alzandosi e venendosi a sedere accanto a me “però è divertente!” aggiunse, stampandomi un bacio.
“Tu sei sadica!” la presi in giro, sorridendo.
“Non è vero! Dai, molla i remi, marinaio!” mi ordinò, sfilandomi i remi dalle mani e allontanandoli, per poi sedersi sulle mie gambe. La barca si fermò, così la abbracciai ai fianchi, stringendola un po’ e facendola accoccolare a me.
“Ti piace?” le chiesi, indicando l’acqua che brillava di arancio per il sole che stava tramontando.
“E’ stupendo” sussurrò, incantata.
“Hyde Park, a quest’ora, è meraviglioso: ci venivo tutti i giorni a passeggiare, per pensare...”
“A che pensavi?” mi interruppe con un sussurro.
“A tante cose. Alla mia vita, a quello che facevo, a quello che avrei voluto fare... poi ho cominciato soprattutto a pensare a te” confessai, lasciandole un bacio sulla fronte.
“Beh, allora devo ringraziarlo” disse, sorridendo. Feci un respiro profondo, e mi feci coraggio per fare quello che stavo per fare. Era il passo più importante di tutta la mia vita, probabilmente, e speravo che quel posto, che per me significava moltissimo, mi potesse aiutare ancora una volta.
“Kris, ascolta, poi sederti qui accanto un secondo?” le chiesi con il tono più rassicurante che potessi avere. Mi guardò confusa, e anche un po’ spaventata: forse non ero stato poi
così rassicurante. “Non ti preoccupare! Siediti qui...” le dissi, facendole segno accanto a me con la mano.
“Okay” mi rispose, un po’ incerta, sedendosi sulla panchetta. La guardai dritto negli occhi.
“Kris” cominciai “lo sai che faccio schifo a fare i discorsi lunghi, perché comincio ad imbrogliare le cose, senza dare al discorso un filo logico. Forse l’unica cosa logica nella mia vita sei stata tu, anzi, il mio amore per te, perché anche tu non sei tanto logica!” scherzai, facendola ridere. “Ma come potresti esserlo per stare con un idiota come me? Comunque... ecco mi sono perso di nuovo!” sbuffai, facendola ridere ancora. “Non ridere, che mi confondo!” la rimproverai, ridendo anch’io con lei.
“Scusa amore, continua...”
“Ecco, perfetto, mi hai chiamato amore, il che fa supporre che tu mi ami e che quindi non sto facendo proprio una cazzata in questo momento. Kris, volevo farlo quando sarei venuto a Los Angeles, tra un mese, ma poi sei piombata qui e... e non puoi sapere quanto cavolo mi sei mancata! Però una cosa la sai, cioè quanto ti amo e sai che non ho mai amato nessuno così. Ora voglio che lo sappia anche il resto del mondo, quindi...” mi fermai per prendere l’anello dalla tasca dei jeans, ed anche un po’ d’ aria.
“Oh cazzo” mormorò.
“Bonjour finesse” la presi in giro, poi tornai più serio che potessi “Kristen Jaymes Stewart, mi vuoi sposare?” Non ci potevo credere, lo avevo detto sul serio. Vidi i suoi occhi cominciare a riempirsi di  lacrime che caddero subito sulle sue guance, rendendola ancora più bella e indifesa di quanto già fosse.
“Oh mio dio” mormorò, fissando l’anello, con il respiro e il battito accelerato “E c’è bisogno di chiederlo, idiota che non sei altro?” mi disse, tra le lacrime “Sì, Rob, sì!” Forse il mio cuore perse un paio di battiti, non pompando più sangue al cervello, perché non capii immediatamente che avesse accettato, che Kris mi avesse detto sì. Quando mi ripresi dal mio stato di shock, le infilai subito l’anello al dito, ormai anch’io con le lacrime agli occhi, e Kris mi buttò le braccia al collo così forte, che facemmo ribaltare la barca e cademmo in acqua, tra le risate e le lacrime. La presi tra le mie braccia e la bacia con più amore che potessi metterci, finché avemmo bisogno di prendere fiato.
“Ti amo, pazza” le sussurrai all’orecchio, facendola ridacchiare.
“Ti amo anch’io, idiota!”  

 
“Joy, guarda un po’ là cosa c’è?” le dissi, indicando un punto davanti a noi. Joy strinse gli occhi,  per mettere a fuoco in lontananza.
“Papà! Peter Pan!” gridò quando riuscì a vedere, vicino alla riva del lago che si affacciava su  Kensington Gradens, la statua di Peter Pan. “Abbiamo trovato l’isola che non c’è!”
“Tu l’hai trovata, Capitano!” le dissi, sorridendo “Però ora torniamo sulla terra ferma, che dici?”
“Papi, quando scendiamo mi compri la nuvoletta?” mi chiese con gli occhietti dolci, facendo illuminare quei due gioielli identici a quelli di Kristen. La guardai, accigliato.
“La che?” le chiesi, non capendo cosa fosse la nuvoletta. Sbuffò.
“Papà, la nuvoletta rosa!”

 
“Mamma!” gridò, appena entrammo in casa.
“Piccolina, ciao!” la salutò Kris, scendendo le scale e prendendola in braccio “Com’è andata la giornata?”
“Papà mi ha portata in tanti posti belli belli!” disse lei, entusiasta. Kris le sfiorò la manina, quando la vidi fare una faccia strana.
“Joy, perché sei tutta appiccicosa?”
“Perché papà mi ha comprato la nuvoletta rosa!” esclamò, scendendo dalle braccia della madre e cominciando a saltellare per casa “Poi mi ha portata dagli squali, poi al parco, poi sulla barca e siamo andati sull’isola che non c’è!” Kris mi guardò la piccola un po’ sconcertata, poi mi si avvicinò.
“Cosa hai fatto sniffare a nostra figlia?” mi chiese ridendo, dopo avermi stampato un bacio.
“Non sapevo che lo zucchero filato mandasse su di giri, altrimenti non glielo avrei comprato!” dissi, guardando Joy che saltellava e canticchiava per il salotto.
“Ah, la nuvoletta rosa!” esclamò Kris, capendo.
“Mamma, sai che poi siamo andati al centro del mondo?” gridò, saltando sul divano.
“Dove?” le chiese, stupita. La abbracciai da dietro.
“Mamma, dovresti saperlo, ci sei stata anche tu al centro del mondo!” le dissi all’orecchio. Si voltò verso di me, con un sorriso enorme stampato in volto, e mi diede un bacio.
Siete voi il centro del mio mondo” disse, ripetendo le mie parole di pochi anni prima.


“Oddio, è stupendo qua su!” disse, affacciandosi alla ringhiera del balcone dell’osservatorio.
“Questo posto mi è sempre piaciuto, a dire la verità...” dissi, mentre guardavo da un telescopio il cielo, non trovando niente visto che era pieno giorno. Con la coda dell’occhio vidi Kris avvicinarsi al primo meridiano, il meridiano di Greenwich.
“Guarda, ci sono tutte le città” dissi, abbassandosi per leggere meglio le scritte sul pavimento “Los Angeles, 118° 15’ ad Ovest” Mi avvicinai anch’io a guardare “Praticamente siamo sulla linea che divide a metà il mondo, è spettacolare!” gridò, facendomi ridere. Con un salto, si mise in piedi esattamente sulla traccia del meridiano “Vieni!” mi disse, prendendomi per mano “Mettiti qui!”
“Kris, che...?”
“Mettiti di fronte a me, muoviti!” mi ordinò. Feci come disse, poi mi prese entrambe le mani e mi guardò dritto negli occhi “Non è un po’ come essere al centro del mondo?” Scoppiai a ridere per quanto fosse meravigliosa, tutta illuminata dall’entusiasmo,  poi le presi il volto tra le mani e la baciai.
“Kris” le sussurrai, con le nostre fronti incollate “sei tu il centro del mio mondo!”




Spazio mio mio, tutto mioooo *_*
Ragazze, oggi non ce la faccio a rispondere a tutte le recensioni, ma sappiate che vi adoro tutte, dalla prima all’ultima (: Grazie mille per aver recensito e per continuare a leggere queste cose. Spero vi sia piaciuto anche quest’altro sclero, ma questa volta ho avuto una valida aiutante ;) quindi lo sclero è stato doppio! Alla prossima, un bacio! Rox

  
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