Mamma.
L’acqua calda le
scorreva lungo la pelle, veloci gocce che
si davano la lotta, tracciando i pallidi lineamenti del seno e della
pancia,
per poi scomparire. La pancia era ancora piatta e magra, come sempre,
chissà
quanto ci sarebbe voluto perché iniziasse a vedersi. A quel
punto cosa avrebbe
fatto? Cosa avrebbe detto tutta la scuola? Era un lago di squali la
Konoha High
School, e ora come ora, si sentiva come un piccolo pesce rosso pronto
per
essere sbranato.
Chiuse l’acqua e si avvolse nell’asciugamano. Si
asciugò i
capelli rossi come il sangue, o meglio come il fuoco.
Ma poi, alla fine, a chi importava di quella gente? Li,
sempre strafatti e ubriachi, in giro con minigonne le ragazze, con
della coca
in tasca i ragazzi; pensano di conoscere la vita e la
maturità. Anche lei era
cosi, se ne rendeva conto. Che stupida.
Sentiva di essere arrivata ad un bivio; non era semplice,
non come i soliti dilemmi: quanto scenderebbe la mia reputazione se mi
scopassi
questo? Stasera si va a un rave o in discoteca? Mi faccio, o non mi
faccio? No, questa
decisione era
complicata, troppo complicata. Ne andava del suo futuro. E non riusciva
a
mettere in ordine le idee.
Si spogliò e diede un occhiata allo specchio. Che fatica
vedersi un’ipotetica pancia.
Iniziò a vestirsi. E che cazzo! Chi era lei per decidere di
uccidere un suo ipotetico figlio? In fondo problemi economici non ne
aveva,
ricca com’era, per il futuro non sapeva cosa fare..aveva
intenzione di fare
l’università per fare piacere a sua nonna. Non
aveva idee per il suo futuro, e
non sentiva il peso per quelle uscite, che una volta mamma, non avrebbe
potuto
più fare. Niente più feste, niente più
ritorni a casa strafatta e ubriaca,
niente più cazzate in giro alle quattro di mattina con gli
amici e le amiche.
Sentiva che poteva farne a meno.
Si infilò il cappotto e prese lo zaino.
Aveva deciso: si sentiva pronta per fare da madre.
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Suonò il
campanello di casa Sabaku.
La porta si spalancò e uscì Gaara, con un
evidente livido
sulla tempia e con dietro Matsuri vestita, per modo di dire, con una
minigonna
che le arrivava appena a coprire il sedere e un chiodo di pelle nero.
La guardò
salire sulla moto tentando invano di coprirsi le gambe; se la ricordava
solo
un’ anno prima, quando aveva la passione per il rosa ed era
ancora una
ragazzina innocente in cerca del principe azzurro. Alla fine la vita
“vera” aveva
rovinato anche lei, o meglio alla fine la sua insana cotta per Gaara
l’aveva
rovinata, riducendola a una sottospecie di puttanella personale del
Sabaku. A
quel pensiero le si strinse il cuore, le ricordava lei con Deidara.
Decise di
non giudicarla mai più.
A distoglierla dai suoi pensieri arrivò Temari, sorridente e
con i codini all’aria. Solo a vederla ridere, abbracciandola,
si sentì meglio.
“Vieni dentro!” la prese per mano, trascinandola
verso la
cucina.
Mise a cuocere del caffè, mentre Karin beveva del latte e
leggeva il giornale.
“Ho visto uscire Matsuri.” Disse la rossa alzando
gli occhi
dall’oroscopo che stava leggendo.
“Si. Dio santo, un giorno le parlerò. Se le sue
amiche non
le fanno aprire gli occhi, voglio apriglieli io.”
“Non so quanto ti convenga. A parte che Gaara ti
ammazzerebbe se gli togliessi il suo “divertimento”
ma soprattutto lei non ti
ascolterebbe, anzi. Penso sia meglio lasciare che le cose facciano il
suo
corso, Matsuri è una ragazza piuttosto intelligente.. prima
o poi si renderà
conto di quello che sta facendo a se stessa.”
In quel momento Kankuro entrò in cucina, e si
appropriò del
caffè della sorella.
“Se Gaara si ostina ancora a invitare quella ragazza se la
vedrà con me!” disse sconsolato, sedendosi accanto
alla sorella. “Non sono
riuscito a dormire con tutto il rumore che facevano.”
Temari scoppiò a ridere.
“Ci crederò quando lo vedrò!”
lo canzonò, scherzosamente.
Era da un po’ di tempo che le cose tra lei e il fratello
andavano bene. E si vedeva che la bionda era super contenta. Mancava
solo di
riallacciare i rapporti con il fratello minore, il che era ancora
più arduo.
“Bè, ragazze, vi saluto. Io vado a scuola, con la
mia nuova
auto fiammante” Rise Kankuro “ricordati di chiudere
quando esci!”
“E quando mai mi sono dimenticata?!” e gli
tirò dietro la
ciabatta fucsia, forse un po’ troppo violentemente.
Poi tornarono a questioni serie.
Karin posò la tazza sul tavolo.
“Temari, ho deciso di tenerlo.”
La bionda si girò, avvicinandosi all’amica.
“Ne sei davvero sicura?”
“Si”
“E allora sono davvero contenta per te. Sinceramente speravo
che lo tenessi.” E la abbracciò calorosamente.
“Ora devo solo dirlo alla nonna.” Si
mordicchiò l’unghia del
pollice. “Non penso la prenderà bene.”
“Ma si dai!” la incoraggiò la bionda
“Abbiamo un po’ di
tempo prima che inizi la scuola, vuoi chiamarla adesso? O aspetti dopo
scuola?”
“Adesso. Via il dente, via il dolore!”
Prese il cellulare e uscì sul balcone.
Temari iniziò a lavare la caffetteria, gettò un
occhiata
all’orologio, avevano ancora dieci minuti prima di partire.
All’improvviso fece
un salto di un metro e lasciò cadere il bicchiere che stava
lavando. L’urlo di
Karin l’aveva spaventata a morte.
“Che cazzo!” la voce, infuriata e molto
più acuta del
solito, trapassava il vetro ed arrivava chiara alle orecchie della
bionda.
“No! Ho detto che non cambio idea! Nemmeno per sogno.. puoi
dire quello che vuoi, ormai ho deciso”
Un momento di silenzio, poi di nuovo urla.
“Bè, e non pagarmi più
l’affitto. Sai che me ne frega.”
Riprese fiato.
“Non rompere il cazzo. Ciao!”
E chiuse bruscamente il telefono, colta da un’ improvviso
attacco di tosse, si piego in due.
“Karin! Va tutto bene?”
“Si. Scusa, mi è venuto un conato di vomito.. ma
era un
falso allarme. Tutto a posto!”
La bionda tirò un sospiro di sollievo. Ci teneva davvero
alla salute dell’amica e anche se capiva anche lei che ogni
tanto esagerava,
non riusciva a non preoccuparsi.
“Non dovresti innervosirti cosi tanto.”
“Non trattarmi come un’invalida, Tem!”
“Scusa hai ragione.” Sorrise l’amica.
“Comunque che ti ha
detto tua nonna?”
“Non la presa bene.
Come ti avevo predetto” sbuffò,
scherzosamente, in direzione del’amica.
“In ogni caso ha detto che non mi pagherà
più l’affitto. È una bella merda,
perché di soldi ne avrò.. ma se mi
dovrò pure pagare l’appartamento, non so
come farò. Non ho nemmeno un lavoro!”
Chiuse gli occhi, sconsolata.
“Bè,vieni a stare qui, no?”
“Tem! Non potrei mai! Dai cavolo, io non ho soldi per
pagare.”
“Ma non importa. Tanto qua ci viviamo già in tre,
una in più
non fa differenza. Di posto ce né!”
“Non lo so, mi scazza.” Cavolo, una cosa era
passare una
settimana insieme, un’altra era andare a vivere da lei.
“Dai. Solo fin quando non troverai un lavoro. E comunque non
mi devi ripagare.. mi basta sapere che tu per me l’avresti
fatto!” la rassicurò
Temari; ed era davvero sincera, non le pesava per niente che
l’amica andasse a
vivere da lei.
“Dai, andiamo a scuola, se no arriviamo in
ritardo.”
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La mini cooper di proprietà Sabaku
entrò, con un accenno di
sgommata, nel cortile della scuola.
“Che abbiamo la prima ora?”
“Educazione Fisica.” Rispose la bionda, spegnendo
la radio.
“Mmm.. non mi sento molto bene. Mi sa che sta volta
passo!”
“Vedi te. Tanto la professoressa Anko non ti dirà
nulla se
per una volta salti!” aprì la macchina.
“Io vado però! Ho saltato davvero troppe
lezioni..”
“Ok. A dopo Tem!”
“A dopo!”
Erano solo cinque minuti che stava in macchina ed era già
annoiata, cosi prese il giaccone dal sedile posteriore e
uscì nell’aria fredda
di inizio novembre. Poco lontano c’era una panchina
sgangherata, illuminata,
stranamente, dal sole; decise di sedersi.. almeno per riscaldarsi un
pochino.
Chiuse gli occhi, lasciando vagare i pensieri più disparati
quando un leggero pugnetto la colpi in testa.
“Ahia.” Dischiuse un occhio cercando di vedere chi
l’aveva
aggredita, in controluce.
“Dai.. delicata! Non ti avrò mica fatto
male?!” la canzonò
Seigetsu.
Sbuffò, mentre l’altro prendeva posto accanto a
lei.
“Non dovresti essere a ginnastica?”
“No. Ieri mi sono stirato un muscolo, nuotando. Questa volta
passo.” Poi rise. “Poi a me non serve fare
ginnastica extra! Sono già figo di
mio”
Scoppiò a ridere, seguito da Karin.
“Se lo dici te!”
“Te come mai non sei a ginnastica?”
“Non sto molto bene.” Rispose vaga la rossa.
“Bè.. torna a casa no? Se non stai
bene..”
“Naa. Posso resistere.” Gli sorrise la rossa.
“In ogni caso sabato faccio la festa al Haiku Pub. Se vuoi
venire sei la benvenuta, insieme alle altre Flo, ovviamente”
“Si. Penso proprio che verrò.”
“Allora io vado. Ci vediamo.” Si chinò a
baciare la rossa
sulle guancie. Poi prese in spalla lo zaino e si avviò verso
la scuola.
Karin rimase ancora un po’ al sole tiepido, poi prese la
borsa
e seguì Seigetsu dentro a scuola
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Shikamaru stava cercando
un posto tranquillo dove fumare,
decise di nascondersi nello stretto vicolo che correva tra
l’edificio
scolastico e il muro che delimitava il territorio della scuola; i
professori non
sarebbero mai venuti a controllare lì. Tirò fuori
dalla tasca l’accendino e
fece per accendere la sigaretta, ma in quel momento si sentì
leggermente tirare
per i capelli e gli stessi, due secondi dopo, gli erano finiti in
faccia,
sciolti. Alzò lo sguardo; chi era quel disgraziato che gli
aveva tolto
l’elastico?
Sul muretto, seduta all’amazzone, stava Temari, che ora se
la rideva spudoratamente.
“Lo sai che sei strano con i capelli sciolti?” gli
disse.
“Dovevo aspettarmi te dietro questo agguato.”
Sbuffò,
saltando anche lui sul muretto accanto alla bionda. “Che
palle. Ora mi farò una
coda di merda perché non ho lo specchio.”
Strappò di mano l’elastico a Temari, che ancora
rideva, e si
legò i capelli alla bene e meglio. Poi si girò
verso di lei, che appena lo
guardò scoppiò a ridere ancora più
forte.
“Dai valà. Lascia fare a me, voi uomini non potete
superarci
in fatto di capelli.” Poi legò i capelli del moro
decentemente.
“Comunque che ci fai qui? Oltre ad aspettare me per un
agguato.”
“Niente, volevo stare un po’ in pace. E godermi il
sole.”
Gli sorrise.
“Anche io. Purtroppo ti ho incontrato.”
“Dai! Sei una sega!!” un brivido di freddo le
percorse la
schiena; aveva avuto la malsana idea di uscire senza giubbotto e ora,
nonostante il sole, soffiava un venticello gelido che le entrava fino
nelle
ossa.
“Hai freddo?” a Shikamaru non era sfuggito il
brivido di
freddo.
“Un pochino.” Si strinse nelle spalle.
“Sei proprio furba.. uscire in magliettina. Non siamo mica
ad agosto, sai?” poi si tolse il suo giubbotto e lo passo
alla bionda. “Tieni
se no ti ammali, e poi me la meni che non mi sono comportato da
uomo.”
“Grazie.” Sussurrò, stupita. Non se lo
aspettava. Poi gli
sorrise, non il solito sorriso sarcastico e freddo.. di quelli che
sembrano
significare: “sorrido giusto per farti un piacere.”
No, quello che le era
spuntato sulle labbra era una vero sorriso, che le illuminava gli occhi
verdi.
“Vedi.. hai un bel sorriso. Perché non sorridi mai
cosi?”
Si fermò. Bella domanda, nessuno gliel’aveva mai
chiesto e
lei di conseguenza non ci aveva mai ragionato su.
"Per abitudine, penso”
Shikamaru non le rispose e lei si appoggiò alla sua spalla
chiudendo gli occhi.
La guardò, i capelli biondi erano somiglianti al grano e le
palpebre tremavano leggermente, nascondendo gli occhi verdi e limpidi.
Si, era
bella; peccato per quel suo caratteraccio.
Poi, preso da un’idea assurda alzò lentamente il
braccio,
cercando di non farsi vedere o sentire da Temari le tolse un’
elastico dei
codini e, saltando giù dal muretto, inziò a
scappare.
“Ma. .cosa?” si era praticamente addormentata.
“Shikaa..
maledetto! Torna subito qua.” poi saltò a sua
volta per terra e iniziò a
rincorrerlo. Lo raggiunse un paio di minuti dopo e con un placcaggio lo
spinse
per terra, finendo sopra di lui. Lo vide arrossire leggermente per la
posizione.
“Cos’è? Fai il timido ora?”
scherzò lei, senza però
muoversi.
“Sai.. è un po’ equivoco.” Si
giustificò il moro.
Temari non volevo però spostarsi, stava cosi bene. Senza
pensarci si chinò e sfiorò le labbra di
Shikamaru, in un accenno di bacio..
stava per approfondire ma suonò la campanella. Come colta da
una scossa si alzò
in piedi in meno di un secondo. Poi lo aiutò
l’altro a rialzarsi. Il tutto
senza dire un parola.
“Bè..” cominciò.
“Devo andare. Ci vediamo.” E gli passò
il
giubbotto.
“Ci vediamo” disse semplicemente lui, praticamente
in stato
confusionale.
E si diressero, senza girarsi, in due direzioni diverse.
SPAZIO DELL’AUTRICE
– che è risorta
dalle ceneri-
Alla fine sono tornata..
Nuovo capitolo. Come vi sembra?
Che dolci Shika e Tem.. ma come si evolverà la cosa?
E come finirà il compleanno di Seigetsu?!
Nel prossimo capitolo :D
Baci. Eiko