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Autore: Eikochan    21/03/2010    1 recensioni
Il Giglio e le sue amiche. Incontrastate dominatrici della scuola: belle, atletiche, carine e ricche. Tutto quello che si può volere dalla vita? O no?
Peccato che la loro vita perfetta si sgretoli pian piano tra le loro mani. La storia di come riusciranno a far fronte ad amori impossibili, tradimenti, gravidanze indesiderate, la reputazione, l'alcol e le cattive amicizie.
Crescere non è mica una cosa da tutti i giorni, vivere nemmeno! Un'altra fanfiction AU scolastica. Me questa (spero) tratterà temi originali, e diversi dalle altre. Dategli una chance!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Karin, Shikamaru Nara, Temari
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Mamma.

L’acqua calda le scorreva lungo la pelle, veloci gocce che si davano la lotta, tracciando i pallidi lineamenti del seno e della pancia, per poi scomparire. La pancia era ancora piatta e magra, come sempre, chissà quanto ci sarebbe voluto perché iniziasse a vedersi. A quel punto cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto tutta la scuola? Era un lago di squali la Konoha High School, e ora come ora, si sentiva come un piccolo pesce rosso pronto per essere sbranato.
Chiuse l’acqua e si avvolse nell’asciugamano. Si asciugò i capelli rossi come il sangue, o meglio come il fuoco.
Ma poi, alla fine, a chi importava di quella gente? Li, sempre strafatti e ubriachi, in giro con minigonne le ragazze, con della coca in tasca i ragazzi; pensano di conoscere la vita e la maturità. Anche lei era cosi, se ne rendeva conto. Che stupida.
Sentiva di essere arrivata ad un bivio; non era semplice, non come i soliti dilemmi: quanto scenderebbe la mia reputazione se mi scopassi questo? Stasera si va a un rave o in discoteca? Mi faccio, o non mi faccio?  No, questa decisione era complicata, troppo complicata. Ne andava del suo futuro. E non riusciva a mettere in ordine le idee.
Si spogliò e diede un occhiata allo specchio. Che fatica vedersi un’ipotetica pancia.
Iniziò a vestirsi. E che cazzo! Chi era lei per decidere di uccidere un suo ipotetico figlio? In fondo problemi economici non ne aveva, ricca com’era, per il futuro non sapeva cosa fare..aveva intenzione di fare l’università per fare piacere a sua nonna. Non aveva idee per il suo futuro, e non sentiva il peso per quelle uscite, che una volta mamma, non avrebbe potuto più fare. Niente più feste, niente più ritorni a casa strafatta e ubriaca, niente più cazzate in giro alle quattro di mattina con gli amici e le amiche. Sentiva che poteva farne a meno.
Si infilò il cappotto e prese lo zaino.
Aveva deciso: si sentiva pronta per fare da madre.

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Suonò il campanello di casa Sabaku.
La porta si spalancò e uscì Gaara, con un evidente livido sulla tempia e con dietro Matsuri vestita, per modo di dire, con una minigonna che le arrivava appena a coprire il sedere e un chiodo di pelle nero. La guardò salire sulla moto tentando invano di coprirsi le gambe; se la ricordava solo un’ anno prima, quando aveva la passione per il rosa ed era ancora una ragazzina innocente in cerca del principe azzurro. Alla fine la vita “vera” aveva rovinato anche lei, o meglio alla fine la sua insana cotta per Gaara l’aveva rovinata, riducendola a una sottospecie di puttanella personale del Sabaku. A quel pensiero le si strinse il cuore, le ricordava lei con Deidara. Decise di non giudicarla mai più.
A distoglierla dai suoi pensieri arrivò Temari, sorridente e con i codini all’aria. Solo a vederla ridere, abbracciandola, si sentì meglio.
“Vieni dentro!” la prese per mano, trascinandola verso la cucina.
Mise a cuocere del caffè, mentre Karin beveva del latte e leggeva il giornale.
“Ho visto uscire Matsuri.” Disse la rossa alzando gli occhi dall’oroscopo che stava leggendo.
“Si. Dio santo, un giorno le parlerò. Se le sue amiche non le fanno aprire gli occhi, voglio apriglieli io.”
“Non so quanto ti convenga. A parte che Gaara ti ammazzerebbe se gli togliessi il suo “divertimento” ma soprattutto lei non ti ascolterebbe, anzi. Penso sia meglio lasciare che le cose facciano il suo corso, Matsuri è una ragazza piuttosto intelligente.. prima o poi si renderà conto di quello che sta facendo a se stessa.”
In quel momento Kankuro entrò in cucina, e si appropriò del caffè della sorella.
“Se Gaara si ostina ancora a invitare quella ragazza se la vedrà con me!” disse sconsolato, sedendosi accanto alla sorella. “Non sono riuscito a dormire con tutto il rumore che facevano.”
Temari scoppiò a ridere.
“Ci crederò quando lo vedrò!” lo canzonò, scherzosamente.
Era da un po’ di tempo che le cose tra lei e il fratello andavano bene. E si vedeva che la bionda era super contenta. Mancava solo di riallacciare i rapporti con il fratello minore, il che era ancora più arduo.
“Bè, ragazze, vi saluto. Io vado a scuola, con la mia nuova auto fiammante” Rise Kankuro “ricordati di chiudere quando esci!”
“E quando mai mi sono dimenticata?!” e gli tirò dietro la ciabatta fucsia, forse un po’ troppo violentemente.
Poi tornarono a questioni serie.
Karin posò la tazza sul tavolo.
“Temari, ho deciso di tenerlo.”
La bionda si girò, avvicinandosi all’amica.
“Ne sei davvero sicura?”
“Si”
“E allora sono davvero contenta per te. Sinceramente speravo che lo tenessi.” E la abbracciò calorosamente.
“Ora devo solo dirlo alla nonna.” Si mordicchiò l’unghia del pollice. “Non penso la prenderà bene.”
“Ma si dai!” la incoraggiò la bionda “Abbiamo un po’ di tempo prima che inizi la scuola, vuoi chiamarla adesso? O aspetti dopo scuola?”
“Adesso. Via il dente, via il dolore!”
Prese il cellulare e uscì sul balcone.

 
Temari iniziò a lavare la caffetteria, gettò un occhiata all’orologio, avevano ancora dieci minuti prima di partire. All’improvviso fece un salto di un metro e lasciò cadere il bicchiere che stava lavando. L’urlo di Karin l’aveva spaventata a morte.
“Che cazzo!” la voce, infuriata e molto più acuta del solito, trapassava il vetro ed arrivava chiara alle orecchie della bionda.
“No! Ho detto che non cambio idea! Nemmeno per sogno.. puoi dire quello che vuoi, ormai ho deciso”
Un momento di silenzio, poi di nuovo urla.
“Bè, e non pagarmi più l’affitto. Sai che me ne frega.” Riprese fiato.
“Non rompere il cazzo. Ciao!”
E chiuse bruscamente il telefono, colta da un’ improvviso attacco di tosse, si piego in due.
“Karin! Va tutto bene?”
“Si. Scusa, mi è venuto un conato di vomito.. ma era un falso allarme. Tutto a posto!”
La bionda tirò un sospiro di sollievo. Ci teneva davvero alla salute dell’amica e anche se capiva anche lei che ogni tanto esagerava, non riusciva a non preoccuparsi.
“Non dovresti innervosirti cosi tanto.”
“Non trattarmi come un’invalida, Tem!”
“Scusa hai ragione.” Sorrise l’amica. “Comunque che ti ha detto tua nonna?”
“Non la presa bene.  Come ti avevo predetto” sbuffò, scherzosamente, in direzione del’amica. “In ogni caso ha detto che non mi pagherà più l’affitto. È una bella merda, perché di soldi ne avrò.. ma se mi dovrò pure pagare l’appartamento, non so come farò. Non ho nemmeno un lavoro!”
Chiuse gli occhi, sconsolata.
“Bè,vieni a stare qui, no?”
“Tem! Non potrei mai! Dai cavolo, io non ho soldi per pagare.”
“Ma non importa. Tanto qua ci viviamo già in tre, una in più non fa differenza. Di posto ce né!”
“Non lo so, mi scazza.” Cavolo, una cosa era passare una settimana insieme, un’altra era andare a vivere da lei.
“Dai. Solo fin quando non troverai un lavoro. E comunque non mi devi ripagare.. mi basta sapere che tu per me l’avresti fatto!” la rassicurò Temari; ed era davvero sincera, non le pesava per niente che l’amica andasse a vivere da lei.
“Ci penserò!”
“Dai, andiamo a scuola, se no arriviamo in ritardo.”

 

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La mini cooper di proprietà Sabaku entrò, con un accenno di sgommata, nel cortile della scuola.
“Che abbiamo la prima ora?”
“Educazione Fisica.” Rispose la bionda, spegnendo la radio.
“Mmm.. non mi sento molto bene. Mi sa che sta volta passo!”
“Vedi te. Tanto la professoressa Anko non ti dirà nulla se per una volta salti!” aprì la macchina.
“Io vado però! Ho saltato davvero troppe lezioni..”  
“Ok. A dopo Tem!”
“A dopo!”

 
Erano solo cinque minuti che stava in macchina ed era già annoiata, cosi prese il giaccone dal sedile posteriore e uscì nell’aria fredda di inizio novembre. Poco lontano c’era una panchina sgangherata, illuminata, stranamente, dal sole; decise di sedersi.. almeno per riscaldarsi un pochino.
Chiuse gli occhi, lasciando vagare i pensieri più disparati quando un leggero pugnetto la colpi in testa.
“Ahia.” Dischiuse un occhio cercando di vedere chi l’aveva aggredita, in controluce.
“Dai.. delicata! Non ti avrò mica fatto male?!” la canzonò Seigetsu.
Sbuffò, mentre l’altro prendeva posto accanto a lei.
“Non dovresti essere a ginnastica?”
“No. Ieri mi sono stirato un muscolo, nuotando. Questa volta passo.” Poi rise. “Poi a me non serve fare ginnastica extra! Sono già figo di mio”
Scoppiò a ridere, seguito da Karin.
“Se lo dici te!”
“Te come mai non sei a ginnastica?”
“Non sto molto bene.” Rispose vaga la rossa.
“Bè.. torna a casa no? Se non stai bene..”
“Naa. Posso resistere.” Gli sorrise la rossa.
“In ogni caso sabato faccio la festa al Haiku Pub. Se vuoi venire sei la benvenuta, insieme alle altre Flo, ovviamente”
“Si. Penso proprio che verrò.”
“Allora io vado. Ci vediamo.” Si chinò a baciare la rossa sulle guancie. Poi prese in spalla lo zaino e si avviò verso la scuola.
Karin rimase ancora un po’ al sole tiepido, poi prese la borsa e seguì Seigetsu dentro a scuola

 

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Shikamaru stava cercando un posto tranquillo dove fumare, decise di nascondersi nello stretto vicolo che correva tra l’edificio scolastico e il muro che delimitava il territorio della scuola; i professori non sarebbero mai venuti a controllare lì. Tirò fuori dalla tasca l’accendino e fece per accendere la sigaretta, ma in quel momento si sentì leggermente tirare per i capelli e gli stessi, due secondi dopo, gli erano finiti in faccia, sciolti. Alzò lo sguardo; chi era quel disgraziato che gli aveva tolto l’elastico?
Sul muretto, seduta all’amazzone, stava Temari, che ora se la rideva spudoratamente.
“Lo sai che sei strano con i capelli sciolti?” gli disse.
“Dovevo aspettarmi te dietro questo agguato.” Sbuffò, saltando anche lui sul muretto accanto alla bionda. “Che palle. Ora mi farò una coda di merda perché non ho lo specchio.”
Strappò di mano l’elastico a Temari, che ancora rideva, e si legò i capelli alla bene e meglio. Poi si girò verso di lei, che appena lo guardò scoppiò a ridere ancora più forte.
“Dai valà. Lascia fare a me, voi uomini non potete superarci in fatto di capelli.” Poi legò i capelli del moro decentemente.
“Comunque che ci fai qui? Oltre ad aspettare me per un agguato.”
“Niente, volevo stare un po’ in pace. E godermi il sole.” Gli sorrise.
“Anche io. Purtroppo ti ho incontrato.”
“Dai! Sei una sega!!” un brivido di freddo le percorse la schiena; aveva avuto la malsana idea di uscire senza giubbotto e ora, nonostante il sole, soffiava un venticello gelido che le entrava fino nelle ossa.
“Hai freddo?” a Shikamaru non era sfuggito il brivido di freddo.
“Un pochino.” Si strinse nelle spalle.
“Sei proprio furba.. uscire in magliettina. Non siamo mica ad agosto, sai?” poi si tolse il suo giubbotto e lo passo alla bionda. “Tieni se no ti ammali, e poi me la meni che non mi sono comportato da uomo.”
“Grazie.” Sussurrò, stupita. Non se lo aspettava. Poi gli sorrise, non il solito sorriso sarcastico e freddo.. di quelli che sembrano significare: “sorrido giusto per farti un piacere.” No, quello che le era spuntato sulle labbra era una vero sorriso, che le illuminava gli occhi verdi.
“Vedi.. hai un bel sorriso. Perché non sorridi mai cosi?”
Si fermò. Bella domanda, nessuno gliel’aveva mai chiesto e lei di conseguenza non ci aveva mai ragionato su.
"Per abitudine, penso”
Shikamaru non le rispose e lei si appoggiò alla sua spalla chiudendo gli occhi.
La guardò, i capelli biondi erano somiglianti al grano e le palpebre tremavano leggermente, nascondendo gli occhi verdi e limpidi. Si, era bella; peccato per quel suo caratteraccio.
Poi, preso da un’idea assurda alzò lentamente il braccio, cercando di non farsi vedere o sentire da Temari le tolse un’ elastico dei codini e, saltando giù dal muretto, inziò a scappare.
“Ma. .cosa?” si era praticamente addormentata. “Shikaa.. maledetto! Torna subito qua.” poi saltò a sua volta per terra e iniziò a rincorrerlo. Lo raggiunse un paio di minuti dopo e con un placcaggio lo spinse per terra, finendo sopra di lui. Lo vide arrossire leggermente per la posizione.
“Cos’è? Fai il timido ora?” scherzò lei, senza però muoversi.
“Sai.. è un po’ equivoco.” Si giustificò il moro.
Temari non volevo però spostarsi, stava cosi bene. Senza pensarci si chinò e sfiorò le labbra di Shikamaru, in un accenno di bacio.. stava per approfondire ma suonò la campanella. Come colta da una scossa si alzò in piedi in meno di un secondo. Poi lo aiutò l’altro a rialzarsi. Il tutto senza dire un parola.
“Bè..” cominciò. “Devo andare. Ci vediamo.” E gli passò il giubbotto.
“Ci vediamo” disse semplicemente lui, praticamente in stato confusionale.
E si diressero, senza girarsi, in due direzioni diverse.

 

 

SPAZIO DELL’AUTRICE – che è risorta dalle ceneri-

 

Alla fine sono tornata..
Nuovo capitolo. Come vi sembra?

 
Che dolci Shika e Tem.. ma come si evolverà la cosa?
E come finirà il compleanno di Seigetsu?!
Nel prossimo capitolo :D

 

Baci. Eiko

   
 
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