“Ascolta,
Watari…” chiese Lawliet
“Quell’uomo mi ha
detto ‘guarda il cielo’. Tu credi che
c’entri qualcosa con…”
“Non
pensarci più, Lawliet!” lo interruppe
l’anziano, alzando un po’ la voce “Avrei
dovuto parlartene prima. Non è sicuro
che tu vada in giro da solo. Anzi, in quanto tutore, ti vieto di
lasciare casa,
se non in mia compagnia.”
“Eh?
Ma Watari! Sa qualcosa di mio padre, potrebbe
avere a che fare con…” il ragazzo si
bloccò, notando l’espressione severa di
Watari, e poi riprese “… L’incendio.
Watari, devo ritrovare quel tizio.”
Watari
distolse lo sguardo dalla scrivania, dove
stava armeggiando con alcune viti, e si voltò verso di lui:
“Per
quanto riguarda le origini dell’incendio, il
detective che io stesso ho richiesto, ovvero il giapponese Rue Ryuzaki,
sta
lavorando al caso. Se lo ritieni necessario, ti farò parlare
in prima persona
con lui, così che tu possa raccontargli i dettagli della
vicenda. Potrebbero
essergli utili.” Si passò un dito sui baffi e
continuò “A proposito, non mi hai
raccontato nulla. Hai detto solo che ti ha aggredito e ha nominato tuo
padre.
Non vuoi parlarmene?”
A
quel punto, Lawliet sbiancò in volto, e abbassò
lo
sguardo:
“E’
stata… la cosa più sgradevole della mia vita. Ha
tentato di violentarmi.”
“Cosa?
Di violentarti?”
“Sì,
e mi ha detto parole oscene… ha anche detto che
assomiglio a mio padre.”
“Cosa
intendi con ‘parole oscene’?”
Il
ragazzo sospirò:
“Non
farmi ripetere.” Si mise seduto a terra,
accucciato, e si strofinò il pollice sulle labbra.
Watari
si alzò, e fece a Lawliet cenno di seguirlo.
Quel
gesto silenzioso sembrava nascondere qualcosa
di inaspettato, celato nel sorriso sotto i baffi di Watari.
Lawliet
seguì l’anziano fino alla porta verso la
mansarda. Era ansioso di scoprire cosa ci fosse lì, ma
Watari ridacchiò e gli
chiese:
“Hai
tentato di entrare qui, non è vero?”
“Be’,
io… sì. Mi chiedevo come fai a saperlo. E come
fai ad entrare in una stanza chiusa dall’interno.”
Rispose imbarazzato il
ragazzo.
“Devi
sapere che la chiave nella serratura è solo
uno specchietto per le allodole, ed è anche ciò
che mi ha fatto capire che hai
provato a farla cadere giù per prenderla. Ma
vedi…” spiegò Watari “La vera
chiave è questa.” Trasse dal taschino del
panciotto il suo orologio, davanti
agli occhi attoniti del ragazzo, lo smontò in un attimo e
tirò via la lancetta
dei secondi. Poi fece scorrere le dita vicino ai cardini della porta,
fino a
trovare una piccola fessura, nella quale infilò la lancetta.
Dopo
un segnale acustico, si sentirono partire degli
ingranaggi, e la porta si aprì con un sonoro scatto,
rilevando una specie di
laboratorio, pieno di attrezzi e materiali, dei computer e un
maxi-schermo.
“Wow.”
Commentò Lawliet “L’apparenza
è di una
porticina antica ma… ci sono dei sensori, non è
vero?”
“Sì,
e sono in grado di rilevare solo la lega di cui
sono composte le lancette del mio orologio. Te l’ho detto, o
sbaglio, che sono
un inventore?” Il vecchietto chiuse la porta alle proprie
spalle, ed esclamò “Benvenuto
nel mio studio!”
“Interessante…”
fu il commento di Lawliet.
Watari
lo fece accomodare su una poltroncina, posta
davanti al maxi-schermo.
“Tra
poco ti farò parlare con Rue Ryuzaki.” Gli disse.
“Palesemente
un nome falso, eh?”
“E’
un detective, Lawliet. Pochi sanno come è fatto
in volto e nessuno sa quale sia il suo vero nome… Io
l’ho conosciuto, ed ho
costruito dei particolari strumenti apposta per lui. In cambio, ha
acconsentito
a indagare sulla morte dei tuoi genitori.”
Smanettò
qualcosa su una tastiera, poi si accese lo
schermo, fu invaso da una luce bianca, e al centro comparve una R
gotica. Watari
prese una specie di microfono:
“Rue,
mi senti?”
“Sì.”
Rispose una voce criptata piuttosto sinistra,
che si espanse in tutta la stanza.
“Rue,
riguardo all’incontro di Lawliet che ti ho
accennato, ho intenzione di lasciarti parlare direttamente con lui.
E’ un
argomento delicato, perciò io uscirò dalla
stanza.”
“Va
bene.”
Lawliet
rimase solo davanti al computer, e si
schiarì la voce.
“Ciao,
Lawliet.” Disse la voce criptata di Rue.
“Ciao.”
Rispose lui.
“Allora,
vuoi raccontarmi cos’è successo?”
Lawliet
si sentiva a disagio a parlare con una R
impressa sullo schermo. Si accucciò sulla poltroncina e si
mise un dito tra le
labbra.
“Un
uomo mi ha seguito. Ha tentato di violentarmi… e
ha parlato di mio padre.”
“Potresti
essere più specifico?”
“Mi
ha detto che assomiglio molto a mio padre. E che
sono cresciuto…”
“Nient’altro?
Non saresti rimasto così scioccato, se
ti avesse detto solo questo.”
Il
ragazzo ansimò, e gli scivolò dalla fronte una
gocciolina di sudore:
“Mi
ha detto che voleva… che gli sarebbe piaciuto…
che io…”
“Ti
ha detto forse che voleva avere un rapporto con
te? Rispondimi onestamente, e dimmi ogni dettaglio.” chiese
la voce criptata,
cambiando tono “E’ importante.”
“Sì.
E’ stato orribile… Mi ha leccato la schiena. E
quando l’ho spinto a terra, lui era… sembrava
eccitato.” Deglutì disgustato il
ragazzo.
Rue
rimase in silenzio per qualche secondo, e si
sentì una specie di schiocco:
“Mi
viene in mente qualcosa.” Commentò “E
non hai
notato altro?”
“Sì,
be’… Watari mi ha detto che è
irrilevante.
Però, mi ha urlato di guardare il cielo, e nonostante fosse
mattino, si era
coperto di nuvole improvvisamente. Con la stessa velocità
è tornato il sole,
quando mi sono allontanato.” Rispose Lawliet insicuro.
Di
nuovo, Rue tacque un attimo.
“E’
strano.” Commentò “Ho già
sentito testimonianze
simili. Ragazze, ma soprattutto ragazzi, sono stati stuprati da una
persona che
ha detto loro questa frase, e anche loro asserivano che si fosse
annuvolato il
cielo. Molte delle vittime che hanno testimoniato, sono morte con
strani
incidenti. Sto giusto lavorando anche a questo bizzarro
caso… Ma è strano che
si venga a collegare con i tuoi genitori. Anche se
c’è da dire che tuo padre
era un agente investigativo, e può darsi che anche lui
avesse rivolto uno
sguardo a questi avvenimenti, prima della sua morte. In ogni caso,
ricordi com’era
fatto quest’uomo?”
“No.”
Rispose Lawliet dopo averci pensato “Non
ricordo bene. Ma aveva il volto coperto da una sciarpa, sarebbe stato
impossibile vederlo.”
“Bene.
Grazie di queste informazioni, Lawliet. Sono
decisive, per scoprire qualcosa sull’assassino dei tuoi
genitori.”
Il
ragazzo sbarrò gli occhi:
“Assassino?
Questo significa che hai già scoperto
che non si è trattato di un incidente?”
“Ma
certo che non era un incidente. Chiunque con un
briciolo di cervello in più l’avrebbe capito. La
polizia è stata probabilmente
corrotta… E questo mi porta a pensare già ad
alcuni sospettati.”
“Formidabile!”
“Già.
Ma per risolvere questi intrighi potrei aver
bisogno di te. Ci stai, Lawliet?”