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Autore: Misaki_Vania    21/03/2010    3 recensioni
-Una FF dedicata al passato di L- "Non aveva mai tremato così in vita sua. Su quel soffitto, sotto la pioggia gelida, c’era una sagoma rannicchiata. La folta chioma di capelli scuri gli ricadeva sul viso, zuppa d’acqua. In lontananza, l’eco delle campane di una chiesa vicina a quell’orfanatrofio così decadente. Il ragazzo era a piedi nudi, osservava da lassù tutta Londra. Il Big Ben aveva persino un’aria più triste, in quel momento. Il cielo nero e pieno di nuvole, sebbene fosse appena arrivata la sera. -I miei genitori…- pensava – Non ci sono più… un incendio… - "
Genere: Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Ascolta, Watari…” chiese Lawliet “Quell’uomo mi ha detto ‘guarda il cielo’. Tu credi che c’entri qualcosa con…”

“Non pensarci più, Lawliet!” lo interruppe l’anziano, alzando un po’ la voce “Avrei dovuto parlartene prima. Non è sicuro che tu vada in giro da solo. Anzi, in quanto tutore, ti vieto di lasciare casa, se non in mia compagnia.”

“Eh? Ma Watari! Sa qualcosa di mio padre, potrebbe avere a che fare con…” il ragazzo si bloccò, notando l’espressione severa di Watari, e poi riprese “… L’incendio. Watari, devo ritrovare quel tizio.”

Watari distolse lo sguardo dalla scrivania, dove stava armeggiando con alcune viti, e si voltò verso di lui:

“Per quanto riguarda le origini dell’incendio, il detective che io stesso ho richiesto, ovvero il giapponese Rue Ryuzaki, sta lavorando al caso. Se lo ritieni necessario, ti farò parlare in prima persona con lui, così che tu possa raccontargli i dettagli della vicenda. Potrebbero essergli utili.” Si passò un dito sui baffi e continuò “A proposito, non mi hai raccontato nulla. Hai detto solo che ti ha aggredito e ha nominato tuo padre. Non vuoi parlarmene?”

A quel punto, Lawliet sbiancò in volto, e abbassò lo sguardo:

“E’ stata… la cosa più sgradevole della mia vita. Ha tentato di violentarmi.”

“Cosa? Di violentarti?”

“Sì, e mi ha detto parole oscene… ha anche detto che assomiglio a mio padre.”

“Cosa intendi con ‘parole oscene’?”

Il ragazzo sospirò:

“Non farmi ripetere.” Si mise seduto a terra, accucciato, e si strofinò il pollice sulle labbra.

Watari si alzò, e fece a Lawliet cenno di seguirlo.

Quel gesto silenzioso sembrava nascondere qualcosa di inaspettato, celato nel sorriso sotto i baffi di Watari.

Lawliet seguì l’anziano fino alla porta verso la mansarda. Era ansioso di scoprire cosa ci fosse lì, ma Watari ridacchiò e gli chiese:

“Hai tentato di entrare qui, non è vero?”

“Be’, io… sì. Mi chiedevo come fai a saperlo. E come fai ad entrare in una stanza chiusa dall’interno.” Rispose imbarazzato il ragazzo.

“Devi sapere che la chiave nella serratura è solo uno specchietto per le allodole, ed è anche ciò che mi ha fatto capire che hai provato a farla cadere giù per prenderla. Ma vedi…” spiegò Watari “La vera chiave è questa.” Trasse dal taschino del panciotto il suo orologio, davanti agli occhi attoniti del ragazzo, lo smontò in un attimo e tirò via la lancetta dei secondi. Poi fece scorrere le dita vicino ai cardini della porta, fino a trovare una piccola fessura, nella quale infilò la lancetta.

Dopo un segnale acustico, si sentirono partire degli ingranaggi, e la porta si aprì con un sonoro scatto, rilevando una specie di laboratorio, pieno di attrezzi e materiali, dei computer e un maxi-schermo.

“Wow.” Commentò Lawliet “L’apparenza è di una porticina antica ma… ci sono dei sensori, non è vero?”

“Sì, e sono in grado di rilevare solo la lega di cui sono composte le lancette del mio orologio. Te l’ho detto, o sbaglio, che sono un inventore?” Il vecchietto chiuse la porta alle proprie spalle, ed esclamò “Benvenuto nel mio studio!”

“Interessante…” fu il commento di Lawliet.

Watari lo fece accomodare su una poltroncina, posta davanti al maxi-schermo.

“Tra poco ti farò parlare con Rue Ryuzaki.” Gli disse.

“Palesemente un nome falso, eh?”

“E’ un detective, Lawliet. Pochi sanno come è fatto in volto e nessuno sa quale sia il suo vero nome… Io l’ho conosciuto, ed ho costruito dei particolari strumenti apposta per lui. In cambio, ha acconsentito a indagare sulla morte dei tuoi genitori.”

Smanettò qualcosa su una tastiera, poi si accese lo schermo, fu invaso da una luce bianca, e al centro comparve una R gotica. Watari prese una specie di microfono:

“Rue, mi senti?”

“Sì.” Rispose una voce criptata piuttosto sinistra, che si espanse in tutta la stanza.

“Rue, riguardo all’incontro di Lawliet che ti ho accennato, ho intenzione di lasciarti parlare direttamente con lui. E’ un argomento delicato, perciò io uscirò dalla stanza.”

“Va bene.”

Lawliet rimase solo davanti al computer, e si schiarì la voce.

“Ciao, Lawliet.” Disse la voce criptata di Rue.

“Ciao.” Rispose lui.

“Allora, vuoi raccontarmi cos’è successo?”

Lawliet si sentiva a disagio a parlare con una R impressa sullo schermo. Si accucciò sulla poltroncina e si mise un dito tra le labbra.

“Un uomo mi ha seguito. Ha tentato di violentarmi… e ha parlato di mio padre.”

“Potresti essere più specifico?”

“Mi ha detto che assomiglio molto a mio padre. E che sono cresciuto…”

“Nient’altro? Non saresti rimasto così scioccato, se ti avesse detto solo questo.”

Il ragazzo ansimò, e gli scivolò dalla fronte una gocciolina di sudore:

“Mi ha detto che voleva… che gli sarebbe piaciuto… che io…”

“Ti ha detto forse che voleva avere un rapporto con te? Rispondimi onestamente, e dimmi ogni dettaglio.” chiese la voce criptata, cambiando tono “E’ importante.”

“Sì. E’ stato orribile… Mi ha leccato la schiena. E quando l’ho spinto a terra, lui era… sembrava eccitato.” Deglutì disgustato il ragazzo.

Rue rimase in silenzio per qualche secondo, e si sentì una specie di schiocco:

“Mi viene in mente qualcosa.” Commentò “E non hai notato altro?”

“Sì, be’… Watari mi ha detto che è irrilevante. Però, mi ha urlato di guardare il cielo, e nonostante fosse mattino, si era coperto di nuvole improvvisamente. Con la stessa velocità è tornato il sole, quando mi sono allontanato.” Rispose Lawliet insicuro.

Di nuovo, Rue tacque un attimo.

“E’ strano.” Commentò “Ho già sentito testimonianze simili. Ragazze, ma soprattutto ragazzi, sono stati stuprati da una persona che ha detto loro questa frase, e anche loro asserivano che si fosse annuvolato il cielo. Molte delle vittime che hanno testimoniato, sono morte con strani incidenti. Sto giusto lavorando anche a questo bizzarro caso… Ma è strano che si venga a collegare con i tuoi genitori. Anche se c’è da dire che tuo padre era un agente investigativo, e può darsi che anche lui avesse rivolto uno sguardo a questi avvenimenti, prima della sua morte. In ogni caso, ricordi com’era fatto quest’uomo?”

“No.” Rispose Lawliet dopo averci pensato “Non ricordo bene. Ma aveva il volto coperto da una sciarpa, sarebbe stato impossibile vederlo.”

“Bene. Grazie di queste informazioni, Lawliet. Sono decisive, per scoprire qualcosa sull’assassino dei tuoi genitori.”

Il ragazzo sbarrò gli occhi:

“Assassino? Questo significa che hai già scoperto che non si è trattato di un incidente?”

“Ma certo che non era un incidente. Chiunque con un briciolo di cervello in più l’avrebbe capito. La polizia è stata probabilmente corrotta… E questo mi porta a pensare già ad alcuni sospettati.”

“Formidabile!”

“Già. Ma per risolvere questi intrighi potrei aver bisogno di te. Ci stai, Lawliet?”

  
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