Sangue
Solo una semplice parola. Solo un liquido purpureo.
Solo un legame indistruttibile.
La linfa vitale che ti scorre dentro è la cosa che
più vorresti rinnegare al mondo: ma non puoi.
Ciò che sei non si può cambiare.
Allora come il sangue lasci che i giorni scorrano
via, trascinato dalla corrente, cercando di essere un fiume come gli altri, un
corso d’acqua fra tanti.
Ma quando ti fermi, non c’è più la corrente a
trascinare via i tuoi pensieri, e ti accorgi che il tuo corso è tinto di rosso,
che la tua vita è segnata, è diversa da quella degli altri.
E in quel momento la rabbia, la paura, il dolore, e
la tristezza ti esplodono dentro, e tu non puoi fare a meno di soccombere,
distrutto da quelle certezze in fondo all’anima, mentre sei costretto ad andare
avanti facendo finta di niente.
Perché ciò che sei non si può cambiare.
-Sirius-
Fa freddo.
Sono appena uscito dal Castello sotto forma di
Padfoot e fortunatamente nessuno si è accorto del mio passaggio.
I campi attorno a Hogwarts sono deserti, eppure riesco
ad avvertire la vita che palpita in ogni singolo angolo.
E’ la terra stessa che respira, ogni alito di
vento, ogni singolo filo d’erba ha vita propria.
Ma queste sono solo le sensazioni di Padfoot: in un
attimo torno nella mia forma umana.
E sento solo freddo.
Era da tanto tempo che non uscivo da solo, di
notte, e mi sembra strano restarmene qui fuori senza nessuno che proponga
continuamente idee assurde, che piagnucoli, e che mi faccia la predica.
Ma ci sono sentimenti che James non può capire, e nemmeno
Remus potrebbe consolare.
Ed in questo istante si agitano tutti dentro di me,
nel disperato tentativo di uscire.
Ho sentito dire che quando le emozioni diventano
troppe, finiscono per distruggersi a vicenda, portando anche te nel loro oblio.
A volte penso che non sarebbe male riuscire a non
provare più niente: rimarrebbe solo un incredibile senso di vuoto e questo
freddo che ti lacera dentro.
La notte riesce con incredibile facilità a portare
a galla i pensieri più nascosti: mi viene quasi la nausea.
Il fruscio del vento, che prima mi sembrava così
calmo, nella mia mente sta crescendo, trasformandosi in un insopportabile
grido.
Istintivamente mi tappo le orecchie: ma a che
serve?
So benissimo che queste non sono le grida del
vento, le conosco troppo bene per potermi sbagliare.
Le urla di mia madre non le scorderò mai.
Strepitano, gridano, rimbombano in ogni angolo
della mia testa, ed a volte sono così tante, e così forti, che mi sento
soffocare.
Urlo anche io per sovrastarle e corro disperato
coprendomi le orecchie, cercando di fuggire: ma sento benissimo quello che
dicono.
“Vergogna del
tuo sangue! Disgrazia! Maledetto, ma perché un figlio così doveva
capitare proprio a me?! Mostro!!”
Inciampo improvvisamente e finisco disteso sulla
terra fredda.
Sento ancora mia madre che mi chiama con quegli
orribili epiteti, ma ora è lontana, è solo il fruscio del vento.
Un ricordo, d’un tratto, ritorna alla mia mente
offuscata: mi ero dimenticato che esistesse.
Era una
giornata di inizio Gennaio, una di quelle davvero gelide, in cui il sole fa
fatica a spuntare e la neve dà a tutto
un’immagine surreale.
Un padre con
in braccio un bambino molto piccolo sta tornando verso casa, seguito a poca
distanza dalla moglie.
Improvvisamente
la donna si gira, come se avesse dimenticato qualcosa, ed inizia a guardarsi
intorno lievemente seccata.
Ma non serve
cercare molto: il più grande dei suoi figli è poco distante, fermo sul ciglio della
strada, con lo sguardo fisso sulla neve.
La donna si
avvicina al bambino immobile: “Che stai
facendo?” sussurra, ma subito si accorge di cosa il figlio stia fissando.
Disteso sul
ghiaccio c’è un cane moribondo, che aspetta la sua fine tra il freddo: il
sangue ha sporcato la neve tutto attorno e il flebile respiro si sente appena.
“E’ il cane
dei vicini.” dice il bambino, tenendo lo sguardo sull’animale.
Ma dentro di
sé si sta chiedendo tante cose: i suoi vicini sono persone ricche e importanti,
possibile che non si possano permettere nemmeno di curare il loro cane?
L’hanno
abbandonato in mezzo alla strada, a morire come un randagio qualunque.
Allora a che
serve essere nobili o potenti, se nel momento della morte siamo tutti così
uguali?
”ll fatto che
venisse da una famiglia importante, alla fine non è servito a nulla” dice piano
il bambino, continuando a fissare il cane
“In punto di
morte si è sempre così…soli?”
La donna non
risponde, ed ha anche lei lo sguardo fisso sul cane, eppure sembra che col
pensiero stia guardando un po’ più in là.
“Mamma?”
Si riscuote
come da un sogno e guarda il figlio che ha accanto.
“Andiamo a
casa, Sirius.”
Quella è stata l’ultima volta che mi ha chiamato
per nome.
******
Mi rialzo piano da terra, respirando ancora
affannosamente.
Per fortuna a quest’ora non c’è nessuno in giro:
chiunque si sarebbe spaventato non poco a vedere un ragazzo correre a
perdifiato urlando a sé stesso.
Sono stanco di questa situazione: prima o poi troverò davvero il coraggio di lasciare casa.
Sono stanco di questo, sono stanco di ciò che sono, sono stanco di ciò che dovrei essere, sono stanco di
tutto.
E ora vorrei solo dormire,
per riuscire a dimenticare, anche solo per una notte: so bene che al mio
risveglio tutto sarà come prima, ma non posso fare a meno di illudermi che
forse un giorno riuscirò a svegliarmi, senza più riuscire distinguere i miei
sogni dalla realtà.
Mi avvio a passo lento verso il Castello
stringendomi nel mio cappotto nero.
Sento freddo, ma non ricordo più se è il vento o il
mio cuore.
Pensieri di
fine capitolo
Ma quanta tristezza abbiamo
qui!!!!
Lo devo ammettere, non ero
al massimo della gioia quando ho scritto questo….spero
comunque vi sia piaciuto.
Allora, c’è da dire che questo è il primo capitolo
di una fic molto corta (che in origine doveva essere una one-shot,
ma ovviamente non so darmi una regolata, ed è venuta troppo lunga..-_-) che
comprenderà in tutto tre capitoli: non uno di più, non uno di meno (ho sempre
sognato dirlo…*__*)
Sono le riflessioni di tre personaggi differenti (
che sono raramente utilizzati assieme) sulla propria discendenza e su ciò che sono.
Spero sinceramente che vi piaccia, perché in fondo
è una fic a cui tengo molto.
La alternerò a “Rapsodia in Agosto”, anche se dato
la sua brevità dovrei finirla in fretta.
Fatemi sapere!!^___^
Bacioni, Dragonfly