Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Chamelion_    23/03/2010    5 recensioni
Una raccolta di varianti, aggiunte, modifiche agli episodi dell’anime di “Inuyasha”. Scene e dialoghi ispirati a determinati momenti della trama o, più semplicemente, le mie personali speculazioni su questa storia.
Rating, genere e personaggi sono indicati di volta in volta.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Corto #3: Aggiunta a un punto qualsiasi della trama, alle condizioni del contesto.

Personaggi: Inuyasha, Kagome

Genere: Introspettivo, Romantico, Comico

Rating: Arancione

Contesto: Con l'intenzione di risucchiare la sua anima per assorbire i suoi poteri di sacerdotessa, Naraku ha rapito Kagome imprigionandola all'interno di un oggetto demoniaco (è poco rilevante che cosa fosse esattamente): la notte di luna piena, quest'oggetto avrebbe attivato il proprio potere e risucchiato la forza spirituale della ragazza. Kagome non sa dove si trovi, ma si vede sospesa in mezzo al nulla, senza vedere né udire né sentire niente dall'esterno: non sa nemmeno se sia morta, e se Inuyasha e gli altri verranno a salvarla. Rimane rinchiusa in questa prigione di nulla per ore.
Naturalmente, la squadra di Inuyasha troverà il luogo dove si era nascosto Naraku prima che sia sorta la luna piena, obbligherà il demone alla fuga e l'oggetto demoniaco rilascerà Kagome. La ragazza compare davanti a loro senza che nessuno sappia dire da dove sia uscita. Non appena si rende conto di essere salva, Kagome sviene.





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Nello stesso momento in cui aprì gli occhi, sentì il proprio corpo riprendere coscienza bruscamente, come catapultato senza preavviso né riguardo nella realtà della veglia, che non risparmia il dolore di alcun genere. Non fu quello fisico, che tutto considerato era piuttosto lieve, a prevalere, ma quello causato dal terrore che la artigliò nel momento in cui ricordò.
Incredibile, quanta paura potesse fare non il vedere qualcosa di orribile, ma il vedere nulla: un nulla che non era neppure qualificabile come nero, o come bianco, neppure come grigio, ma soltanto come nulla. Trovarsi in mezzo all’inqualificabile, all’indecifrabile, per un tempo che non aveva avuto modo di quantificare, era stata l’esperienza più spaventosa che Kagome avesse vissuto da quando aveva intrapreso il viaggio alla ricerca dei frammenti della Sfera.
Il ricordo suscitò il panico, e il panico il tremore. E il tremore fu placato dal suono della voce che da sempre aveva il potere di rassicurarla, così come di farla arrabbiare, di intenerirla, di ferirla come niente altro al mondo. Era fin troppo prevedibile, lei, che non riusciva a fare a meno di cercarlo sempre con lo sguardo, come un riflesso condizionato, ad ogni risveglio, e in ogni momento di paura. Ma non si curava affatto di come potesse apparire; e, prevedibile, sentendo la voce ansiosa di Inuyasha pronunciare il suo nome, voltò il capo, e nel vederlo al suo fianco, si rilassò.
Vegliava su di lei, naturalmente. Seduto di fianco al tatami su cui era distesa, con Tessaiga in grembo e un’espressione vigile. Il “Dimmi, stai bene?” arrivò, prevedibile anch’esso, immediato e incalzante, ma lei non se ne curò e domandò piuttosto che cosa le fosse successo.
– Quel bastardo di Naraku aveva intenzione di succhiarti via l’anima per assorbire la tua energia spirituale – spiegò il ragazzo, con un ringhio che faceva da sottofondo alle sue parole. – Non riuscivamo a trovarti da nessuna parte! Ancora non sappiamo dove ti avesse nascosto: sei ricomparsa dal nulla nel momento in cui lui è fuggito.
– La mia… energia spirituale, hai detto? – ripeté debolmente Kagome. Poi socchiuse gli occhi e ridacchiò a bassa voce, amaramente. – È stato l’ennesimo tentativo da parte di qualcuno di sfruttare i miei poteri di sacerdotessa per rintracciare tutti i frammenti della Sfera. Ormai dovrei essere in grado di aspettarmi questo genere di cose.
Guardò di nuovo Inuyasha e vide che la sua espressione si era incupita profondamente, i suoi occhi erano rivolti a terra.
– Inuyasha, non ti starai colpevolizzando, vero? – gli disse, intuitiva e dolce.
– Ma no, che dici – si riscosse goffamente lui, che stava per l’appunto rimproverando se stesso per i pericoli cui Kagome era esposta continuamente, e da cui non sempre lui si dimostrava in grado di proteggerla. – Piuttosto, dimmi che cosa ti è successo: che cosa ti ha fatto veramente Naraku?
Quella domanda rievocò la sensazione di soffocante ottenebramento generata da quell’insopportabile, inspiegabile nulla, e Kagome impallidì di nuovo.
– Kagome? – fece Inuyasha, vedendola nuovamente nervosa. La ragazza iniziò a guardarsi intorno freneticamente e a fare una domanda dietro l’altra.
– Dove siamo? Dove sono Miroku, Sango e Shippo? Siamo nella tenda della vecchia Kaede, non è vero? Ma… dov’è Naraku? Hai detto che è fuggito, ma come…?
Senza accorgersene, si era tirata su a sedere, e notò che Inuyasha la stava trattenendo per le spalle.
– Non ti alzare, non sei ancora in forze – le disse in un tono categorico, ma lei non ne voleva sapere.
– Dove siamo? – ripeté la prima domanda che aveva fatto non perché fosse quella prioritaria, ma meccanicamente, senza davvero pensarci.
– Sì, siamo nella capanna di Kaede, ma lei non c’è adesso. È andata con gli altri a consultare un vecchio bonzo che conosce Miroku, che pare sappia qualcosa di più su Naraku. Saranno di ritorno al tramonto.
Kagome lo guardò in viso.
– Quanto tempo sono rimasta priva di sensi?
– Quasi una giornata. Sei ancora debole, dovresti rimetterti a dormire – le disse cercando di farla sdraiare di nuovo. Lei reagì facendo resistenza, scostando le coperte e tentando di alzarsi in piedi.
– Voglio uscire di qui – dichiarò.
– Ma, Kagome…
– Per favore. Ho bisogno di un po’ d’aria.


Quando si sedette sull’erba fresca e soffice della collina, Kagome si sentì meglio: dopo l’orrenda sensazione di offuscamento provata nel… dovunque l’avesse imprigionata Naraku, sentire il vento sulla pelle, i rumori della foresta e il freddo e l’umido dell’erba sotto le gambe le diede la sensazione di ritornare a respirare dopo un lungo periodo in apnea. Raccolse le ginocchia nude al petto, le abbracciò e guardò dritto davanti a sé, dove in lontananza una lunga distesa di montagne appuntite faceva da cornice alla foresta che a sua volta circondava il villaggio di Kaede.
Inuyasha sedeva davanti a lei, in una scomoda posizione in discesa, appoggiato sui palmi e con le gambe distese che quasi sfioravano la gonna della ragazza.
– Hai detto che Sango, Miroku e Shippo torneranno… – disse lentamente Kagome, senza guardarlo. – al tramonto?
Osservò il sole, che dominava il paesaggio celeste fisso nella posizione di mezzogiorno.
– Sì. Non preoccuparti – aggiunse stranamente Inuyasha.
In realtà, però, era lui ad apparire teso; forse, rifletté dopo un momento Kagome, perché non sembrava esserci nessuno nel villaggio a parte loro. Normalmente, nei dintorni della capanna di Kaede, c’era sempre qualche paesano che girava, trasportando legna o dirigendosi al campo coltivato. Di riflesso, la ragazza si domandò dove fossero tutti, prima di realizzare che non le importava granché, e di tornare a sentire lo stomaco contratto dalla sgradevole sensazione di essere persa chissà dove, nel pieno del nulla.
– Come ti senti, Kagome? – domandò Inuyasha. Kagome si morse il labbro e strinse più forte le ginocchia contro di sé, come a volersi raggomitolare il più possibile. – Mi sento malissimo – confessò senza staccare gli occhi dalle montagne, lontane e sbiadite.
– Che cos’hai? – chiese subito il mezzodemone.
– Ho… ho paura – rispose lei esitante, cercando di dare un nome alle proprie sensazioni. – Ho avuto tanta paura – aggiunse, riferendosi evidentemente al periodo in cui era stata prigioniera di Naraku.
Non stette a osservare la reazione di Inuyasha a quelle parole, ma non lo udì dire nulla, e anche lei accolse quel silenzio di tacito accordo.
Il tempo trascorse senza che lei si prendesse il disturbo di provare a contarlo. Si accorse che si era alzato il vento nel momento in cui cominciò a sentire freddo, e si accorse che per tutto il tempo aveva contratto ogni fibra muscolare del suo corpo nel momento in cui sentì il dolore farsi spazio tra i brividi. Finalmente, guardò di nuovo Inuyasha, che pareva non essersi mosso di un millimetro.
– Kagome… – cominciò, senza sapere come concludere la sua domanda.
La ragazza scosse la testa. – No – rispose, come l’avesse interrogata. – No, mi sento morire.
Preda di un’ansia che immobilizza le membra come una morsa, riportò nuovamente lo sguardo sulle montagne oltre Inuyasha, ma senza guardarle veramente, decisa ad aspettare che quella sgradevole sensazione togliesse il disturbo da sola.
Ma un cambiamento repentino nell’espressione del mezzodemone catturò la sua attenzione: lo vide, da incerto e teso che era, farsi attento, presente, inspiegabilmente deciso. All’improvviso, fece leva sulle braccia per tirarsi su e avvicinarsi alla ragazza, l’afferrò con sicurezza e la sospinse all’indietro, facendola sdraiare. Lei, d’altro canto, presa alla sprovvista, rimase talmente stupita che non fece nulla per resistere.
Inuyasha si piegò su di lei e scavalcò le sue gambe, ora distese, con il piede sinistro, ingabbiandola per un momento in questa posa da predatore; ma fu solo un attimo, forse neppure intenzionale: anche il suo piede destro la scavalcò e lui si ritrovò chino al fianco destro di lei.
Finalmente, Kagome si riscosse.
– Inuyasha, ma cosa...?
Lui non le rispose e poggiò la mano destra sul suo ginocchio nudo; quindi, la fece scivolare verso l’interno della sua coscia.
Kagome si allarmò. – Inuyasha!
– Voglio provare a farti stare bene – fu la risposta, netta, sobria. – Fidati.
Incerta fra l’ammonirlo – ma poi, di non fare che cosa? – e il fidarsi di lui, Kagome rimase nuovamente immobile, inerte. Poi, però, prima ancora di vederla con gli occhi, sentì la mano di lui insinuarsi appena sotto l’orlo della gonna, e scattò, senza riuscire a controllarsi: – Inuyasha, mi stai spaventando!
La sua mano si fermò all’istante lì dov’era, e Kagome, ora terrorizzata senza neppure sapere perché, guardò in faccia il ragazzo, con gli occhi improvvisamente bagnati.
– Ehi – sussurrò lui, con un tono che non lei non gli aveva mai sentito usare, eppure non del tutto estraneo. Pareva quasi stupito da tanta preoccupazione. – Potrei mai farti del male?
Era una constatazione semplice, ma decisamente innegabile: Kagome non avrebbe mai messo in dubbio la risposta a quella domanda retorica. Perciò, si calmò: le sembrò così giusto e naturale.
Inuyasha appoggiò la mano sinistra sulla sua guancia. – Stai tranquilla.
Affilò lo sguardo e, ora con il tono di chi dà una precisa istruzione, più che un suggerimento, disse: – E non pensare a niente.
Kagome non aveva idea di come comportarsi. Se i suoi naturali istinti di difesa non fossero stati così minati da quella sensazione di soffocamento che l’aveva angosciata sin dal suo risveglio, con ogni probabilità, lasciarlo agire come meglio credeva sarebbe stato esattamente ciò che si sarebbe rifiutata di fare. Fosse questa debolezza, o qualcos’altro, la causa, fu l’irrazionalità a decidere per lei, e si risolse nell’affidarsi alle intenzioni, qualunque esse fossero, del mezzodemone.
Nonostante questa scelta, però, non poté fare a meno di trasalire quando sentì la mano di Inuyasha, e nonostante questa paura, rimase ferma nella fiducia che aveva deciso, consapevolmente o meno, di riporre in lui. Non riuscì, tuttavia, a guardarlo in viso, contrariamente a ciò che stava facendo lui, e piantò gli occhi sul cielo sopra la sua testa.
Eppure, a ben vedere, non c’era motivo di essere così agitata: il tocco del ragazzo era straordinariamente delicato, prudente, assennato – qualità che, fino a prova contraria, nessuno potrebbe attribuire a Inuyasha. Eppure, era perfettamente tranquillo, e Kagome riuscì perfino a sentirsi rassicurata, tanto da arrivare a perdersi nella dolcezza di quel gesto dimenticando di che cosa si trattasse esattamente.
Se ne ricordò vagamente quando prestò ascolto al proprio respiro e lo scoprì irregolare, agitato, ma non in maniera spiacevole, e realizzò che ciò era dovuto al cambiamento nell’intenzione del tocco di Inuyasha: si era fatto più deciso, volitivo. Ma anche rendendosi conto di questo, la ragazza non avvertì l’istinto di fare nulla che non fosse stare ferma e lasciarlo fare.
Si accorse che la mano sinistra di lui non aveva abbandonato la sua guancia, e questa accezione di tenerezza la rese ancora più partecipe, cosa che evidentemente il suo corpo rese palese in un qualche modo che, chissà come, Inuyasha captò e intese. Non perdeva di vista il suo viso, le sue espressioni ed ogni reazione a ciò che faceva, concentrato. Quello che lesse sul volto di Kagome, evidentemente, lo incoraggiò a farsi più determinato.
All’improvviso, la raccomandazione che lui le aveva fatto, di non pensare a niente – la stessa che fino a poco prima era sembrata assurda e inattuabile – parve alla ragazza l’unica cosa sensata, e possibile, da fare. Smise di pensare perché non poteva fare altrimenti: perché arrivò un punto in cui i soli messaggi che il suo cervello ricevesse fossero parole sconnesse e ripetitive, e che provenivano non da pensieri razionali ma da strane pulsazioni distintamente percepibili sotto la pelle in vari punti del corpo. Il solo pensiero, che neppure si trattava di un vero pensiero, che la mente di Kagome riuscisse a formulare era: “incredibile”. Era incredibile che esistesse una sensazione così diversa da tutto, era incredibile che non ne avesse mai avuto sentore prima di allora, era incredibile la sensazione in sé. Incredibile, perché grandiosa, perché così piacevole da risultare quasi fastidiosa.
La ragazza si ritrovò combattuta tra due desideri opposti, che si alternavano scalzandosi a vicenda prepotentemente: desiderava che quella sensazione durasse (se non per sempre, ancora per molto tempo), e nel contempo moriva dalla voglia di scoprire dove e in che modo essa avrebbe trovato un suo compimento, dove l’avrebbe portata.
Finalmente, d’istinto, guardò in faccia Inuyasha, e si specchiò nello stesso sguardo attento fisso sul suo viso di prima, immutato, fermo. Fu solo per un attimo, perché quando un brandello di razionalità le permise di collegare quel viso perfettamente noto a quella sensazione così nuova, provocata da quella stessa persona che la stava guardando, il consueto, bollente imbarazzo la spinse a spostare nuovamente lo sguardo sul cielo.
Ma anche l’imbarazzo, come tutte le emozioni che si susseguivano rapide e pulsanti, lasciò presto il posto a quella predominante sensazione di incredibile, che nel frattempo andava aumentando. Non passò molto tempo prima che i molteplici brividi che l’avevano percorsa fino ad allora in tutto il corpo si concentrassero in un unico punto in un’inaspettata quanto anelata esplosione di adrenalina, di meraviglia, di dolore, di maledettamente incredibile. Sentì il fuoco di un ferro rovente e doloroso, e per un attimo rimase esterrefatta che potesse esistere qualcosa di simile, così assurdamente diverso da ogni cosa avesse mai provato. Trasalì e inarcò spontaneamente la schiena, in uno slancio inatteso che non seppe controllare.
La cosa più spiazzante fu la breve durata di quella sensazione, che presto scivolò via come una coperta troppo corta, risucchiata chissà dove, lasciando il posto a numerose piccole contrazioni che andavano facendosi sempre più rare e distanti, come sfumassero via. La mano di Inuyasha si era immobilizzata, chissà quando.
Lentamente, sentì il naturale peso riprendere possesso del suo corpo e poi farsi maggiore, eccessivo, fino a premerla contro il suolo come schiacciata da una forza incontrastabile. Percepì, in antitesi con questa straordinaria pesantezza in tutto il corpo, una disarmante leggerezza nella mente, che risucchiò anche quei pochi rimasugli di raziocinio che erano rimasti ancorati a qualche angolo della sua testa. E poi, senza preavviso, Inuyasha riprese a muoversi.
Questa volta passò così poco tempo che Kagome non poté nemmeno rendersene conto, prima che fosse nuovamente catapultata in quella violenta spirale di sensazioni inimmaginabili. Di nuovo, raggiunto l’apice, scivolò via anche quella seconda scarica concentrata di quel tutto. Il mezzodemone ce la riportò una terza e una quarta volta.
Quando Kagome rimase semplicemente incredula, sconvolta, completamente messa a nudo nelle sue sensazioni, la mano del ragazzo si ritirò, e lei lo sentì distendersi al suo fianco a guardare il cielo. Trascorsero molti minuti in silenzio, durante i quali la ragazza riprese lentamente coscienza di se stessa, di dove fosse, di chi fosse, e rimise insieme in modo razionale i pezzi del suo corpo, che prima sembravano separati l’uno dall’altro e privi di logica. Il suo respiro tornò a poco a poco regolare, gli spasmi si affievolirono sino a sparire del tutto, il calore ribollente si lasciò mitigare dal vento fresco. Kagome si sentiva ora come al risveglio una domenica mattina, riposata ma ancora desiderosa di restare sotto le coperte a crogiolarsi tra le pieghe del sonno profondo.
Dopo chissà quanto tempo, Inuyasha parlò.
– Ti senti meglio?
Com’era curioso sentire di nuovo la sua voce, come se nel frattempo ci fosse stata una parentesi a sé stante, distaccata dalla loro vita quotidiana. Kagome voltò il viso verso destra e guardò il mezzodemone, i cui occhi non abbandonavano il cielo.
Pensò bene prima di rispondere: – Sì.
Inuyasha chiuse gli occhi e un sorriso sghembo di soddisfazione gli scoprì una zanna canina.
– Diciamo – specificò Kagome, continuando a riflettere su quanto provava. – che mi si è… svuotata la mente – Era proprio così. La sensazione di ansia e paura era svanita, e ora come ora perfino il nome di Naraku sembrava il lontano ricordo di un personaggio conosciuto e dimenticato.
– Lo credo bene!
Rieccolo, il tono da spaccone, la nota beffarda che vibrava nella voce di Inuyasha quando vantava le proprie abilità davanti ad un avversario – Kagome non aveva mai saputo dire se fosse per infondere paura a chi combatteva contro di lui, o coraggio a se stesso. Ad ogni modo, quel tono le faceva sempre perdere le staffe, e in qualche modo lo trovò inopportuno. Oltretutto, il fatto che parlasse come se ostentasse una dote prestigiosa e affermata la fece pensare. Si accigliò e si tirò su a sedere.
– Diciamo anche – soggiunse in tono petulante. – che è meglio che sorvoli su quando e con chi hai imparato a fare una cosa del genere, vero?
Lo sentì deglutire alle sue spalle, di certo rosso in viso di sdegno e d’imbarazzo.
– Anche se non è poi così difficile da indovinare… – insinuò ancora, accusante.
Inuyasha si riscosse e scattò a sedere accanto a lei, risentito e pieno di vergogna. – Ma quanto sei scema! – berciò. – Non sono mica cose che si imparano, queste!
– Oh, certo – ribatté sarcastica lei. – Era la prima volta che lo facevi? Come no!
– !...
Inuyasha rimase fermo con gli occhi spalancati, senza sapere che cosa dire. Alla fine, voltò di scatto la testa, ancora rosso come un peperone, e balbettò: – … Questa è una domanda diversa…
Kagome tremò di rabbia e strinse i pugni.
Rimasero un po’ così: lui, imbronciato, che si rifiutava di guardarla, e lei incollerita, con un’espressione di stizza.
Ma presto la ragazza si rese conto che se era in grado di irritarsi con lui, come sempre le capitava, e in particolar modo quando veniva tirata in ballo la sua rivale, lo doveva al bene che, in effetti, le aveva appena fatto.Si senti colma di gratitudine, e il suo viso si distese dimenticando il risentimento. Non si voltò a guardare l’espressione immusonita di lui, ma si limitò a mormorare: – Grazie.
Lui la guardò sorpreso; quando capì che la ragazza aveva deposto le armi per ringraziarlo sinceramente, le sorrise, nuovamente complice.
– Quando vuoi.

Impiegò qualche secondo di troppo ad accorgersi di avere detto la cosa sbagliata.
Quando se ne accorse, sobbalzò prefigurandosi la reazione che Kagome avrebbe avuto; questa, infatti, si voltò lentamente a guardarlo, piantandogli addosso un’occhiata sconvolta, semplicemente oltraggiata. Il mezzodemone fece un istintivo salto indietro, impaurito da quell’espressione.
“Oh no!” pensò agitato. “Penserà che sono un maniaco e che voglio approfittarmene…”
– Ehm, no, Ka-Kagome, non pensare male, guarda che non intendevo… – si affrettò a giustificarsi agitando le mani.
Non intendevi?! – ripeté shockata la ragazza.
Un dubbio amletico quanto repentino congelò Inuyasha. “Non sarà che invece si è arrabbiata proprio perché mi sono affrettato a negare?”
Era praticamente impossibile capire quale delle due supposizioni fosse corretta. L’unica cosa certa era la smorfia furibonda di Kagome, la quale, senza il minimo dubbio, stava per esplodere.
– Cioè… Non è che intendessi nel senso che intendevo… Però, non intendevo neanche dire… Cioè, non ho nulla in contrario se…
– A CUCCIA!!










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Grazie alle persone che seguono questa raccolta e a quelle che l'hanno aggiunta tra i preferiti. Grazie in particolare a chi ha recensito:

Red S i n n e r: Ho molto apprezzato la tua recensione, così puntuale e attenta. Come ti ho detto nell'email che ti ho mandato, deviare dal personaggio è inevitabile, a mio parere in ogni caso, ma particolarmente nel momento in cui il mio proposito è quello di riportare "speculazioni": sono scene che non avrei ideato se fossero presenti nella trama, quindi si trovano per forza a differire. Oltretutto, è giusto rendere noto che la maggior parte dei miei viaggi mentali a proposito di questo anime riguardano la storia dei due protagonisti, e proprio perché come pubblico vorrei un po' più di smielato romanticismo, è il tratto prevalente nelle mie shot! Ad ogni modo, mi sforzo di rimanere IC per quanto possibile, ma ho aggiunto l'avvertimento OOC per correttezza. Se vorrai tornare tra queste stanze e lasciarmi un tuo parere, ne sarò contenta. Grazie ancora!

fmi89: Mi fa piacere che questa raccolta ti stia piacendo! Spero che i prossimi cortometraggi, se ce ne saranno, ti piaceranno.

Dance of death: Sono molto contenta che ti siano piaciuti i cortometraggi precedenti. Mi aspettavo che tu non fossi tra i lettori che non apprezzano l'OOC, perché ho leggiucchiato qualcosa di tuo e ho capito che restare nei limiti dell'IC no te gusta proprio :) A proposito, quando aggiorni "Burn"? -- Pessimo, pubblicità da parte della concorrenza! Aspetto una tua visita futura, se ti va, e un aggiornamento della tua pagina!.

dancemylife: Sono contenta che ti piaccia, ti ringrazio della recensione!

sandy23: Grazie per il tuo commento! Dalla tua recensione, però, mi è parso di cogliere un fraintendimento: non si tratta di una storia a capitoli, ma di una raccolta di one-shot a sé stanti che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro, che spaziano da un momento all'altro della trama e non seguono nessun filo logico.. Non ci sarà uno svolgimento. Spero non rimarrai delusa, grazie ancora.

anjhela_kaggy_inuchan91: Wow, ho dovuto fare copia&incolla per ricopiare il tuo nick! Grazie per aver lasciato un segno, a presto.



  
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