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Autore: Ramiza    24/03/2010    3 recensioni
Sono i suoni che le corde vocali di rifiutano di far vibrare e il cervello si rifiuta di trasformare in parole, sono quelle che la bocca non vuol saperne di scandire. Questa è la storia di un uomo e di tutte queste parole, di gesti che non corrispondono mai ai pensieri, e di pensieri che raramente si trasformano in fatti. Questa è la storia di come il mondo vede quest'uomo e di tutto quello che quest'uomo nasconde al mondo. CAPITOLO RIVELAZIONE!!!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Tenten
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sottosopra


L'appuntamento è finito.

Non ho ancora capito niente ma, cazzo, sono felice.

Felice sul serio, ci credete?

Io faccio un po' fatica (a crederci, intendo), ma sono felice come non credevo di poter essere.

Così felice che mi riprometto, il giorno dopo, di chiamare Sasuke solo per il gusto di raccontarglielo, e per essere sicuro di farlo scrivo su un foglietto: “chiama Uchiha. Hai giurato a te stesso di farlo” (certe volte la mia stupidità mi sorprende davvero, in ogni caso mi scopro sempre a chiedermi cosa penserebbero gli altri – tutti gli altri tranne lei – se mi scoprissero in questi panni).


Il giorno dopo ci penso e ci ripenso. La voglia mi è passata ma ho giurato (e per fortuna l'ho scritto sul foglietto).

Penso di accartocciarlo, il foglietto, e di buttarlo via facendo finta di niente.

Poi lo chiamo – giusto per non apparirmi ancora più ridicolo.


Usciamo.

Gli racconto della sera prima – ma con poche, semplici parole, niente dettagli per carità.

Lui rimane impassibile, mi sembra quasi di vedermi allo specchio.

Poi prende il cellulare in mano e mi dice

«Ok. La chiamo».

Rimango come un deficiente a guardarlo mentre si allontana di qualche passo.

«Tu però aspettami» aggiunge senza voltarsi.


Lo aspetto..


«Ciao» dice.

«Sì, sono io».

«Lo so. Stai bene?».

«Tutto a posto. Possiamo vederci? Io, te e Naru, intendo».

«Grazie».

«Ok»

«Ciao».


Poche parole, forse ancora meno di quante avrei potuto dirne io. Forse è proprio per questo che lo capisco.

Stranamente la mia testa ricostruisce quella conversazione, se la immagina, come se gli affari degli altri avessero mai avuto una qualche importanza, per me.

«Ciao» le ha detto lui.

«Sasuke? Sei proprio tu?», le avrà chiesto esterrefatta.

«Si, sono io», come se fosse normale.

«Sei l'ultima persona che mi aspettavo di sentire», gli avrà detto, ma senza cattiveria, senza rabbia, solo con sincero, autentico stupore (e forse una briciola di felicità).

«Lo so. Stai bene?»

«Sì, io sto bene. Tu come stai?», gli avrà chiesto. Riordinati un attimo i pensieri si sarà preoccupata sul serio, pensando che quella telefonata potesse dipendere da chissà cosa.

«Tutto a posto», forse non ha capito la sua preoccupazione, o forse, più probabilmente (io avrei fatto così) l'ha ignorata per non sentirsi più in colpa.

«Possiamo vederci? Io, te e Naru, intendo».

A quel punto chissà cos'avrà pensato lei.

Comunque gli ha detto di sì, e forse ha aggiunto che si sarebbero sentiti, per mettersi d'accordo.


Cazzo Neji, ma hai pensato a tutte queste cose mentre lo sentivi parlare?

E la tua discrezione?

E il tuo distacco?

Boh.

Fanculo (da quanto non dico “fanculo”, anche solo tra me e me?).


Ok. Adesso però cerchiamo di occuparci di lui.

Infondo lui si è occupato di te.


«Tutto bene?» gli chiedo.

«Direi di no – risponde - Tutto uno schifo, piuttosto. Vuoi spiegarmi come diavolo mi è venuta quest'idea?».

«E io che ne so, scusa?». dico

«È tutta colpa tua» conclude.

Scrollo le spalle.

No, caro mio, penso. Questi sono i miracoli di Ten. Lo penso ma non lo dico. Non esageriamo con le stronzate.

«Li incontrerai, allora?» dico invece.

«Ci sentiamo domani. Era sorpresa. Basita direi» risponde.

«Immagino» commento.

«Solo che io sono infinitamente più sorpreso di lei. Per quello che ho fatto, intendo» dice.

«L'avevo capito».

«Insomma, è tutta colpa tua».


Torno indietro che sto ancora sorridendo.

La giornata non è andata male, dopotutto.


Poi, vicino a casa, me lo vedo lì.

Ha addosso una felpa e un paio di jeans, come quando eravamo ragazzini. Ha i capelli un po' più corti, ma la stessa faccia da semi-idiota. No. Da persona felice.

Per un attimo rimango immobile.

Mi passano in testa un milione di pensieri, compreso quello – subito bocciato – di chiedergli scusa per le cafonate dell'altra volta.

«Cosa fai qui, Inuzuka?» chiedo.

Dopo tanta espansività avrò pure il diritto di tornare a darmi un contegno, no?

«Devo parlarti» risponde.

«Un'altra volta? Non ti è bastata l'ultima conversazione?» (forse mi aspetto di scoraggiarlo, forse...).

«E a te non è bastata?» mi chiede di riflesso.

Sì, mi è bastata.

Decisamente.

Vorrei evitare di ripeterla.

«Non sono io quello che ne è uscito a pezzi».

Ma non ci riesco.

Cazzo.

Non con lui.

«Eppure, a quanto mi risulta, non l'hai preso proprio bene. Il seguito, intendo dire».

Centro.

Bravo Inuzuka.

«Non è cosa che ti riguarda. Come a me non riguardano le confidenze che ti fa la tua ragazza».

Nel dire “la tua ragazza” mi si accappona la pelle.

Vorrei tirare un urlo, ma uso tutta la non poca indifferenza che possiedo.

Lui, al contrario, sembra lievemente imbarazzato.

«Beh, è proprio di questo che vorrei parlarti, se sei disposto a deporre per cinque minuti la tua arroganza».

Secondo centro, sull'arroganza.

Cominci a darmi davvero sui nervi.

E poi figuriamoci se mi interessa sapere cosa fa con lei.

«Di te e Ten? Non sono affari miei» rispondo.

«Piantala Neji! - dice – non sono qui per sfotterti o sbatterti in faccia niente. Sono qui per parlarti, ma sto cominciando a rompermi il cazzo».

«Vattene allora – ribatto – io non ti trattengo».


«Sei proprio un'idiota. Arrogante e senza palle».


Adesso gli spacco la faccia.


Cioè, gliela spaccherei se non sapessi che ha ragione.

È perché non ho le palle che non voglio ascoltarlo, perché ho paura di quello che mi dirà, perché voglio continuare a godermi il mio momento magico.


Lui si volta e fa per andarsene.

«Purché sia un cosa veloce» dico con freddezza.

Si volta.

È come se stesse aspettando di darmi una possibilità. Come se stesse cercando almeno un piccolo cedimento da parte mia.

«Velocissima Neji. Io e Ten non stiamo insieme».

Lo guardo.

No, lo scruto.

No, cerco di entrargli dentro.

«Mi stai prendendo per il culo?», al diavolo l'indifferenza.

«Affatto» risponde. Sembra serio.

Rimango in silenzio.

«Credi che sarebbe uscita, altrimenti?».

Ah già. Il dettaglio dell'appuntamento.

Ma allora?

Mi hanno raccontato cazzate?

Ho frainteso io?

Gliel'ho mai sentito dire?

«È finita già da un po'- dice all'improvviso – e se tu non fossi un'idiota totale l'avresti capito prima».

«E perché diavolo me lo vieni a dire? Cos'è, una ventata di altruismo? Ti preoccupi per me? Vuoi adoperarti per farci tornare insieme?» glielo sputo in faccia con violenza e rabbia, senza mezzi termini, senza nessun filtro.

Lui mi guarda.

È il quel momento che capisco di aver detto un'enorme stronzata.

Prima ancora che lui parli.

Prima. Lo capisco.

Quando parla, poi, ne ho l'assoluta certezza.

«Mi sono sempre preoccupato per voi, Neji».

Già.

C'è più di vero in questo che in tutto il resto del discorso che abbiamo fatto.

Me l'ha detto in tutti modi.

Ha provato a farmelo capire.

Sempre.

Inuzuka è arrabbiato ma cerca di calmarsi. È come se si stesse dicendo “lo conosci, lo sai com'è fatto...non prendertela”.

Ci riesce e si calma davvero.

«Non sarei certo venuto qui se stessimo ancora insieme. È finita quel tipo di cosa tra noi. C'è stata, ma è finita. Forse continuava a pensare a te anche allora, non lo so. Non l'ha mai detto. Ci siamo lasciati perché ci sentivamo più amici che altro, almeno lei. Insomma, io avevo questo sentore. Ho provato a fregarmene di te, ma non ci sono riuscito. La verità, Neji, è che ero ossessionato dal tuo pensiero, molto di più di quanto non fosse lei, o non dimostrasse di esserlo, almeno».

Parla con calma.

Senza fretta.

Ha l'aria di chi ha riflettuto a lungo sulle cose da dire.

Non c'è nessun rancore nella sua voce e mi chiedo come sia possibile.

Io rimango immobile ad ascoltarlo.

Poi un flash.

«Quando ho visto Ten, dopo la nostra discussione – comincio tentennando – le ho detto che eri venuto da me, ho usato l'espressione “fidanzato” e lei...non ha smentito», manca poco che cominci a balbettare.

«Lo so», risponde.

Lo guardo con aria interrogativa.

Non ci capisco più niente.

«Non aveva voglia di darti spiegazioni sulla sua vita, in quel momento, non credi?» dice

Giusto.

«Ma non lo ha fatto nemmeno dopo» puntualizzo.

Kiba sorride, un po' imbarazzato.

«È la mia migliore amica» dice.

E questo cosa c'entra?

«Lo fa per me, presumo».

«Non capisco» ammetto.

«C'è una cosa che immagino tu non sappia. Non volevo dirla. Ho cercato di tenerla nascosta. Ma ti dirò, mi sembra di assomigliarti e mi sono proprio stufato».

Sorvolo sull'insulto e cerco di concentrarmi.

Forse è omosessuale e non vuole dirlo in giro?

«Una storia ce l'ho, ma non è con Ten».

E con chi, di grazia? Ammesso che la cosa possa interessarmi.

Poi, da come mi guarda, prima che mi abbia risposto, realizzo che probabilmente mi interesserà.

«Sto con Hinata» dice.

Sgrano gli occhi.

Con la mia piccola, inetta, fragile cugina?

Lei è stata in grado di farsi una storia segreta?

Non ci credo.

In questo momento devo avere un'espressione davvero idiota.

«Adesso fai quello che ti pare. Ti ho detto quello che dovevo dirti, puoi riferirlo ai tuoi zii o meno, tanto ho già deciso che è ora di farla finita con questa stupida storia della segretezza. Ho avuto paura che con Hina finisse come tra te e Ten, ma sono stato un idiota perché lei non è te. Non ti somiglia nemmeno un po'» sbrodola (e ha ragione).

Io non dico altro.

Nemmeno lui, ma è come se mi dicesse “se hai orecchie intendi, e datti una mossa”.


A me sembra semplicemente che il mondo sia tutto sottosopra.


Carissimi miei,

scusate se questa volta non vi ringrazio uno per uno, ma vi adoro – perché ogni scrittore, per quanto dilettante e farlocco, vive solo di chi lo legge, no?.

Sono un po' di fretta ma ci tenevo a postare il capitolo rivelazione.

Baci baci.

  
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