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Autore: UnRitratto    25/03/2010    2 recensioni
Quando alzò lo sguardo Sam era davanti a lei. Tutto si fermò… per un attimo non vide nient’ altro oltre ai suoi occhi... Sam era li, era tornato da lei! Ma tutto ormai era cambiato... o almeno così credeva... In più, come se non bastasse, l' Apocalisse sembrava ormai vicina e lei avrebbe dovuto tornare a cacciare al fianco dei Winchester...
Genere: Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccoci qua... Arrivati alla fine! Sapete in un certo senso sono contenta di aver concluso questa ff, forse perchè io stessa dubitavo di potercela fare, ma per fortuna non è stato così. Non sono mai stata brava a mettere la parola fine alle cose, ma con Heaven and Hell ci sono riuscita e sono felice del risultato ottenuto. Questa prima ff rappresentava una sfida personale con me stessa e credo di averla vinta, ovviamente anche grazie a tutti voi che avete letto e soprattutto commentato! Grazie per aver seguito Charlotte fino alla fine, ve ne sono davvero grata! Un grazie particolare va infine a jo ste, Jen78, Claire e psawyer414!
Un bacio e alla prossima spero! Cinzia

 

 

Le tenebre la avvolgevano, così fitte da toglierle il respiro, stava precipitando, sempre più in basso, sempre più velocemente. Faceva freddo, troppo freddo. Il vento le tagliava la pelle come una lama affilata,facendola sussultare ad ogni colpo d’aria. Il buio la stava inghiottendo inesorabilmente, ora erano rimasti soli. Lui… E lei.Poi un rumore giunse prepotente alle sue orecchie. Un pianto lancinante, carico di dolore, di paura. Ma da dove veniva?
Cercò di scorgere qualcosa che non fosse il nulla più assoluto, ma non ci riuscì.
Poi improvvisamente cadde a terra. Il pianto ora era più forte. Si rialzò, accorgendosi di essere avvolta da enormi fiamme blu. Prese a correre attraverso il cimitero, cercando di raggiungere la fonte di quel grido d’aiuto. Forse… forse era Sam… Forse era ancora vivo!
Ad ogni passo correva sempre più forte, ma la voce sembrava non avvicinarsi mai, era come se stesse correndo intorno, senza mai riuscire ad avvicinarsi. Dopo quella che le sembrò un’ eternità si lasciò cadere a terra, distrutta.
Fu in quel momento che riconobbe il posto in cui si trovava. L’ enorme quercia di fronte a lei… Quello era il posto in cui era avvenuta la lotta. Si guardò attorno disperata, sperando di trovare Sam, Dean o Castiel. Ma era sola. La morte e la desolazione la facevano da padrone, lasciando spazio solo a tenebre e cenere.
Il pianto acuto tornò a tormentare le sue orecchie. Qualcuno aveva bisogno di lei. Doveva aiutarlo.
Stava per alzarsi quando una mano si poggiò cauta sulla sua spalla, facendola comunque sussultare.
- Charlotte mi dispiace.. Credimi ho fatto tutto il possibile per salvarli tutti e tre… -
Le parole di Anna la colpirono dritta al cuore, dandole il colpo di grazia. Ora ne era certa. Quello era il dolore massimo che una persona potesse essere in grado di sopportare. Non avrebbe retto un altro colpo. Non ci sarebbe riuscita. A quel punto persino le lacrime l’avevano abbandonata.
- …Chi…?- sussurrò senza avere il coraggio di voltarsi a guardare l’angelo negli occhi e sperando, odiando sé stessa per il suo egoismo, di non udire il nome di Sam essere pronunciato dalle labbra della ragazza.
- Io… Ecco… Ci ho provato C! Davvero! Dean e Castiel si sono battuti senza riserve, impiegando ogni residuo di forza.. Senza però ottenere alcun risultato…Lilith era… Era troppo forte per loro… Era troppo forte per tutti noi… Io… Nel frattempo sono riuscita a Guarire Sam.. Lui… Gli ho detto di non farlo, ma sai come è fatto…Non ha voluto sapere ragioni… Ha cercato di esorcizzarla, mettendo in gioco la sua stessa vita...Lui si è battuto fino alla fine sai…? E.…Ci è riuscito Charlotte! Abbiamo vinto… Abbiamo vinto!-
Abbiamo vinto. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto. Per un anno aveva sognato di sentirsi dire quelle due semplici parole, di scrivere finalmente la parole fine a quel capitolo della sua vita, di lasciarsi tutto alle spalle… Eppure ora… Ora non le importava. Non le importava assolutamente nulla di ciò che Anna stava blaterando. Non le importava di aver vinto, non le importava che Lilith se ne fosse andata per sempre, che l’ Apocalisse era stata evitata… Non le importava. Voleva solo sapere chi se ne era andato…
Voleva per forza di cose sentirsi dire che Sam l’avrebbe raggiunta presto, che avrebbero cresciuto insieme loro figlio, che sarebbe stato al suo fianco per sempre…
-..DIMMI CHI ANNA! CHI? -
Nel momento in cui Anna socchiuse le labbra il pianto tornò più prepotentemente che mai, sovrapponendosi alle sue parole. Charlotte si mise a urlare, disperata. Doveva sapere! Aveva bisogno di sapere! Chi stava piangendo? Perché non le permetteva di sapere la verità? Che cosa stava cercando di nasconderle?
- ANNA CHI E’ MORTO? TI PREGO! TI PREGO! -
Alle parole di Charlotte il pianto aumentò ancora di intensità, diventando insopportabile. Poi tutto si fece indefinito, indistinguibile. Anna svanì nel nulla, venendo completamente assorbita dall’ oscurità più inviolabile.
Un forte vento tornò a graffiarle le guancie, mentre il terreno sotto i suoi piedi iniziava lentamente a sgretolarsi.
Iniziò a correre, cercando di impiegare tutte le forze rimaste. Non riusciva a vedere niente, le orecchie le sanguinavano, tormentate da quell’ urlo lancinante, mentre ad ogni passo poteva percepire il terreno frantumarsi dietro di lei.
Poi improvvisamente l’ oscurità iniziò a frantumarsi, a sgretolarsi come se fosse stata un muro, lasciando spazio ad una luce accecante, che le feriva gli occhi.
In pochi secondi tutto era divenuto bianco, candido. Che quello fosse il Paradiso? Forse… Forse era morta. Forse erano tutti morti. Forse avrebbe ritrovato finalmente Sam.
Sbattè gli occhi un milione di volte, cercando di scorgere un qualcosa, un piccolo dettaglio. Ma non c’era nulla, assolutamente nulla. Il candore la faceva da padrone…
Si portò le mani alle orecchie, non le facevano più male, il sangue era sparito e… Il pianto se n’era andato con lui. Che quello fosse il posto dove quel lamento aveva intenzione di condurla fin dall’inizio?
Poi il suo sguardo venne attirato da un puntino nero in lontananza, che si faceva via via sempre più grande.
Quando la figura fu abbastanza vicina Charlotte potè capire che si trattava di un angelo… Il viso era ancora nascosto dalla luce ma l’abito scuro che indossava era identico a quello portato da Castiel.. Forse quello era proprio Cass! Che il ragazzo avesse riacquistato i suoi poteri una volta tornato in Paradiso?
La mano dell’ angelo si posò delicatamente sulla sua guancia, accarezzandola. In quell’ istante i suoi lineamenti divennero visibili e un brivido percorse la schiena di Charlotte. Quello non era Castiel. L’angelo era… l’ angelo era Sam.

 

 

-Hey piccola… Tesoro… Svegliati! Va tutto bene! Era solo un altro brutto sogno… Vieni qui… Ci sono io ora!-Charlotte aprì gli occhi alla sua nuova vita, trovandosi di fronte a ciò che di più caro aveva al mondo. Era stato un sogno. Solo un sogno.
Quella sensazione di angoscia e terrore aveva lasciato spazio a felicità e gioia, le fiamme erano svanite, sostituite da un grande salotto ricco di finestre dalle quali penetrava una tiepida luce, che andò a scaldarle il cuore. Era a casa. Casa.
Il suo sguardo si posò sull’uomo della sua vita, mentre lacrime di felicità iniziavano a rigarle il volto. Tutto quel dolore provato ormai era solo un lontano ricordo. Un sorriso si stampò sul suo viso, mentre Sam, tendendole la mano, la aiutò ad alzarsi dal divano, stringendola forte in un abbraccio.
- Sei qui… Io ho rivisto tutto…E’ stato orribile! Non lasciarci mai Sam! ti prego…-
- Va tutto bene… E’ passato ora! Non vi lascerò mai piccola! Mai, per nulla al mondo… Siete la mia vita! -
Le labbra di Sam si poggiarono su quelle di Charlotte, schiudendosi in un bacio. Da quando l’incubo dell’ Apocalisse  era finito non faceva altro che ripetersi quanto fosse fortunato. La sua vita ora era perfetta e se tutto quel dolore era servito a raggiungerla allora avrebbe rivissuto tutto per altre migliaia di volte pur di rivedere gli occhi di Charlotte brillare in quel modo, pur di vedere le sue labbra schiudersi in sorrisi finalmente privi di preoccupazioni, pur di vederla stringere fra le braccia il piccolo Dean…
Charlotte si sdraiò sul divano, afferrando Sam per la maglietta bianca e tirandolo a sé.
- Ti amo Sam… Ti amo, ti amo, ti amo!! -
- Ti amo anch’io!!! Che ne dici… Forse dovremmo applicarci per dare un fratellino a Dean! -
Le labbra di Sam scorsero sul collo di Charlotte, iniziando a baciarlo maliziosamente.
- Sam aspetta.. Dean? Sta dormendo? -
- Come un sasso! -
Sollevata dalla risposta del ragazzo Charlotte si lasciò completamente abbandonare al trasporto, in quel momento lo voleva con tutta se stessa, lo voleva come mai prima.
Poi il pianto tornò, facendole venire i brividi. Solo che questa volta sapeva perfettamente da dove proveniva.
- Samuel Winchester… Come un sasso è? – Charlotte scostò Sam scuotendo la testa e cercando di trattenere le risate. Era sempre il solito.
- Bhè si… Insomma… - Sam si passò una mano fra i capelli, alzando gli occhi al cielo. Amava suo figlio, più della sua stessa vita, ma a volte quel bambino sapeva essere peggio di suo fratello. Aveva un tempismo perfetto. Chissà, forse dandogli lo stesso nome di Dean ci avevano davvero azzeccato.
Si rimise la maglietta e seguì Charlotte al piano superiore, nella cameretta del piccolo Dean, che se ne stava seduto sul tappeto in lacrime, mentre stringeva fra le mani un piccolo unicorno decapitato.
- Oh no… Questa non ci voleva… L’unicorno…- Charlotte si diresse verso il figlio, prendendolo fra le braccia e stampandogli un bacio sulla fronte. Era bellissimo. E non lo diceva solo perché era suo figlio, era davvero stupendo. I suoi occhi si puntarono in quelli lucidi del bambino, verdi ed immensi.
La sua mente corse ai primi mesi di vita di Dean. Tutti quanti le ripetevano la stessa frase fatta. “ E’ bellissimo! Ha preso tutto dal padre! Però tranquilla.. Gli occhi sono castani! Proprio come i tuoi!” . Odiando Sam per essersi preso tutto il merito della bellezza del figlio passò i primi tempi gongolandosi del fatto di aver quantomeno contribuito alla bellezza degli occhi che, secondo quanto le ripeteva sempre Sam, “essendo lo specchio dell’ anima sono la parte più bella e importante di una persona”. Solo che, dai nove mesi in poi, gli occhi di Dean iniziarono inesorabilmente a schiarirsi e ora, che aveva poco più di un anno e mezzo, erano l’esatta fotocopia di quelli dello zio.
Tante grazie Dean! Pensò fra sé e sé, venendo richiamata però dal piccolo fra le sue braccia che scalciava come non mai.
Charlotte gli accarezzò i capelli castani e si voltò minacciosa verso Sam.
- Amore… Tu di certo saprai spiegarmi perché il giocattolo preferito di tuo figlio è misteriosamente stato decapitato vero?-
Sam venne scosso da un finto colpo di tosse – Ecco.. Io sono entrato prima nella sua stanza e… Era davanti alla porta, non l’ho visto e l’ ho pestato..-
Charlotte spalancò gli occhi – Tu sei in grado di fare tutto ciò con un piede? Wow Sam! Chi è Clark Kent in confronto a te? Forza vieni qui…Sai come farti perdonare…-
Charlotte baciò Dean e lo passò a Sam, che lo strinse a sé.
- Hey piccolo… Ora papà ti porta a comprare un altro unicorno ok? E sai cosa facciamo ora noi tre…?-
Il piccolo Dean, soddisfatto dalle parole del padre, cessò immediatamente di piangere, rivolgendogli uno sguardo incuriosito.
- Campione..Ora noi tre ci daremo un bellissimo abbraccio orso!-
Nell’ udire l’espressione “abbraccio orso” Dean iniziò a ridacchiare felice, battendo le manine paffute. Poi allungò un braccio attorno al collo del padre e uno verso la madre, che si avvicinò preparandosi a uno degli ormai tradizionali abbracci di famiglia.
Stretta al ragazzo che amava e al figlio Charlotte non potè far altro che giungere alla conclusione che nessuno al mondo poteva essere più felice di lei. Nessuno.
Poi il suo pensiero corse a lui. Se in quel momento loro tre potevano essere lì, insieme, era anche grazie a lui. Sam sembrò leggerle nello sguardo ciò che stava pensando, così le annuì sorridendo.
- Va da lui… Gli farà piacere sentirti! Ci vediamo questa sera! Saluta la mamma campione! -
Dean diede un piccolo bacio a Charlotte poi si strinse al collo del padre, sorridendo al pensiero che di li a poco avrebbe di nuovo avuto un unicorno bianco.


 

Charlotte accarezzò la fredda lapide, soffermandosi sulle lettere che riportavano il nome dell’ amico.
- Hey… Eccomi qua… Sai oggi ho fatto di nuovo quel brutto sogno.. Quella notte proprio non ne vuole sapere di lasciarmi in pace e la sensazione che mi lascia appena sveglia è davvero orribile.. Ma poi penso a te, penso a voi che vi siete battuti e che ci avete salvati tutti quanti… Penso a Sam e al piccolo Dean… Dovresti proprio vederlo… Chissà, forse da lassù riesci a farlo, non lo so… E’ una piccola peste, un vero duro stile Winchester… Inizia già ad apprezzare gli ACDC e i Guns… Ovviamente glieli faccio ascoltare di nascosto da Sam, sai i suoi gusti in fatto di musica… In ogni caso è davvero un bambino adorabile… Saresti fiero di lui, ne sono certa… Bhè forse l’unica cosa che ti lascerebbe un po’ perplesso è il suo unicorno bianco… Se lo porta ovunque, figurati che a volte Sam riesce perfino ad esserne geloso! -
Una leggera brezza si alzò, scompigliandole i capelli e portando con sé un profumo di fiori. Era come se lui le stesse rispondendo, le stesse dicendo che la ascoltava. Si, lui era li.
- Mi manchi sai? Insomma ora che tutto è finito avremmo davvero potuto essere una grande famiglia allargata, tutti quanti noi insieme… Sarebbe stato fantastico! Dovresti vedere Bobby… E’ come un nonno per Dean.. Non pensavo potesse sciogliersi a tal punto.. E’ incredibile quanto quel bambino ci stia cambiando tutti! E mi piace pensare che questo sia anche merito tuo…Anzi, ne sono più che sicura.. Ora è meglio che vada! La cena non si prepara da sola! Tornerò presto a trovarti, promesso! Ti voglio bene Cass! Ricordatelo sempre! -
Charlotte accarezzò di nuovo la lapide e le voltò le spalle, il cuore pieno di serenità. Forse Castiel non era più al loro fianco, ma sapeva che continuava a proteggerli dall’alto.


Quando aprì la porta di casa un odore di bruciato la investì. Alzò gli occhi al cielo, sapendo che cosa la aspettava. Quell’ odore poteva significare solo una cosa. Fornelli, buoni propositi, Sam, Dean e… Dean!
Appoggiò le chiavi sul tavolino accanto all’ entrata e si diresse verso la cucina, uno strillo però le impedì di varcare la soglia di quella che, ne era certa, si era trasformata in una trincea.
- Pulceeeeeeeeeeeeeee!! Di un po’ non vieni nemmeno a salutare lo zio preferito di tuo figlio? -
Charlotte si diresse sconsolata verso il salotto, dove i tre Winchester che possedevano la proprietà esclusiva del suo cuore stavano giocando con le costruzioni. In realtà il piccolo Dean stava giocando beato con il suo unicorno nuovo di zecca, mentre lo zio e il padre cercavano inutilmente di sottrarglielo, convincendolo a giocare con giochi che definivano “meno imbarazzanti”.
- Di un po’, non potevi dire al mio fratellino di comprare al campione un altro giocattolo? Insomma povero bambino! Non gli basta avere il nome più lungo e strano del mondo e due genitori spostati come voi? No deve anche giocare con un unicorno bianco… Ma tranquillo  Junior! Ci penserà lo zio a te! -
Dean prese fra le braccia il nipotino, iniziando a fargli il solletico e baciandogli le guanciotte, facendolo ridere come un matto.
- Hey tu! Mio figlio non ha il nome più strano del mondo! -
- Bhè strano forse no… Ovviamente solo perché inizia con Dean… Ma lungo assolutamente si! Andiamo Charlotte seriamente! Dean Philippe Castiel Samuel Winchester? Hai idea di quanto ti odierà quando dovrà iniziare a firmare documenti? E poi dico.. Samuel era proprio indispensabile? -
Sam mollò una gomitata al fratello, evidentemente facendo divertire il piccolo Dean, che battè le manine soddisfatto.
- Mi hai fatto male! Brutto…-
- Ok ok stop! Bambini basta litigare! Piuttosto… vi dispiacerebbe dirmi che ne avete fatto della mia cucina…?-
I due fratelli abbassarono lo sguardo sul tappeto, iniziando a giocherellare con le costruzioni.
- Allora chi inizia a parlare…?-
- Ecco pulce vedi… Noi.. Cioè Sam voleva.. Però sai com’è…-
Charlotte alzò gli occhi al cielo, era incredibile come quei due a trent’anni a volte riuscissero a dimostrarne otto.
- Sam… forse tu riuscirai ad essere più chiaro…-
- Mmmm.. No… Credo di no…-
- Samuel… Ti ricordi il punto in cui eravamo rimasti oggi, sul divano? Se non parli scordati per un mese qualsiasi cosa ci si avvicini anche solo lontanamente…-
Sam lanciò al fratello uno sguardo da cane bastonato, scusandosi silenziosamente per la pugnalata alle spalle che era costretto ad infliggergli.
- Io volevo uscire a cena ma Dean ha detto che non voleva buttare soldi in qualcosa di così banale e io per principio non gliela volevo offrire, così abbiamo deciso di cucinarti qualcosa… Solo che Dean ha fatto esplodere il frullatore e io… Bhè credo di aver bruciato quella specie di arrosto che sta nel forno…-
Charlotte squadrò i due ragazzi, senza però riuscire a mantenere il broncio per più di cinque secondi. Era praticamente impossibile. Erano troppo buffi!
Vedendola sorridere i due si rilassarono e, costruzioni alla mano, ripresero il tentativo di corruzione nei confronti del piccolo Dean.
Sarebbe stata ore ad osservarli, era certa che non si sarebbe mai stancata. Erano tutta la sua vita, erano la sua famiglia. Osservò l’unicorno fra le mani di Dean e pensò al frullatore esploso, scoppiando a ridere.
- Che ti prende?- le chiese Sam alzandosi e dirigendosi verso di lei. Charlotte lo baciò e si strinse a lui.
- Che mi prende? Mi prende che sono felice! Troppo felice! Insomma, dopo anni e anni ora posso finalmente affermare che i miei unici problemi sono incarnati da un unicorno e da un frullatore! Ragazzi non potrebbe andare meglio di così non credete? -.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo complice, annuendo contemporaneamente.
- Si pulce, questa è la vita che abbiamo cercato praticamente da sempre… -
- E ora è nostra..- conclusero tutti e tre in coro, certi che nulla li avrebbe mai più divisi.



 

  
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