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Autore: Mina7Z    25/03/2010    1 recensioni
Il primo capitolo di questa storia è stato pubblicato tempo fa su un altro sito.
Adesso è arrivato il momento di proporvi la storia completa che ho tenuto chiusa in un cassetto per molti anni.
Che Oscar e Andre siano morti proprio nel momento in cui la loro felicità iniziava è sempre stato per me troppo doloroso e  per alcuni versi inaccettabile.  Ho quindi pensato di  immaginare un seguito della storia dove  il destino riservi loro  altre mille avventure……..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rivelazioni

 

Partirono all’alba. .Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

 

 

Julienne

 

Oscar si guardò allo specchio sconsolata. Non si sentiva affatto a suo agio con quegli abiti femminili che da quando si erano trasferiti  si era convinta a portare. Non aveva infatti voluto attirare su di sé la curiosità della gente. Una donna può vestire con abiti maschili per una cavalcata, ma una donna che veste sempre come un uomo avrebbe suscitato scalpore. Non voleva correre il rischio di essere riconosciuta. Era troppo pericoloso  essere  nobile e doveva continuare a preservare la sua incolumità e quella di Andrè. Il paese era tranquillo, l’odio e le violenze riservate ai nobili a Parigi non erano ancora arrivati ad intaccare la vita del luogo, ma era meglio non correre rischi.

L’immagine che lo specchio le rifletteva era quella di una bella donna bionda, alta e snella con un vestito beige  molto semplice ma elegante.

Spesso però faceva fatica a riconoscersi  nell’immagine di quella donna misteriosa. Era troppo vivo il ricordo della stoffa pesante dell’uniforme militare. Se chiudeva gli occhi poteva ricordarne anche l’odore. E poteva sentire gli schiamazzi degli uomini in caserma e l’odore acre  delle camerate dei  soldati della guardia. Non era stato facile adattarsi a vivere con uomini così rozzi, ma ci era riuscita. Ricordava  il  fischio delle lame della spada durante le esercitazioni e il rumore dello scalpitio  dei suoi soldati che la seguivano al galoppo. 

Poteva sentire il profumo delle dame imbellettate alla Reggia di Versailles, rammentava l’odore delle ciprie e soprattutto poteva risentire il  gradevole profumo della Regina mischiato agli odori nauseanti del Palazzo.

Riusciva a percepire il profumo delle rose della sua camera a Palazzo Jarjayes  raccolte dalla nonna di Andrè.

E quando i ricordi  facevano capolino sentiva una malinconia profonda che la assaliva e la lasciava smarrita e senza difese..

Come era diversa la vita che il destino  ora aveva riservato per lei dalla vita condotta in precedenza.

Quante persone aveva lasciato dietro di sé, quanti amici non avrebbe più incontrato, quanti luoghi non avrebbe  mai più rivisto.

E mentre osservava la donna dello specchio, avrebbe voluto correre a Parigi  per ritrovare se stessa, il suo passato, la sua identità. Voleva ritrovare la donna in uniforme che indomita comandava  gli eserciti. Voleva ritrovare la guerriera che sfidava il nemico affrontando la morte.

Ma questi pensieri seppur frequenti, duravano il tempo di un respiro e lasciavano il posto ai sensi di colpa per avere pensato, ricordato, rimpianto e sofferto.

Avrebbe voluto urlare, piangere, disperarsi, ma non poteva manifestare ad Andrè le sue ansie, le sue paure. Lui forse avrebbe capito, come sempre, ma lei non voleva che lui pensasse di non essere amato. Non era infatti l’amore per lui che metteva in discussione. Aveva solo bisogno  di convivere con il suo passato.

 

 

“Non sono un gran che come cuoca vero?” sospirò Oscar fissando sconsolata il contenuto del piatto. Pensare che ci ho messo tutto il pomeriggio”.

“Non sono i manicaretti di mia nonna ma non è poi così male”.

Gli lanciò un’occhiata gelida. Prese i piatti e rovesciò nervosamente il contenuto tra i rifiuti.

“E’ inutile che tu menta. Andrè, non sei più il mio attendente e non sei obbligato a compiacermi. Non sarò mai come le altre donne. Non ne sono capace. Scusami, devo prendere un po’ d’aria”. E uscì  quasi di corsa.

Che ti succede Oscar” pensava “Hai appena trattato male Andrè e non c’era ragione. Che diavolo ti prende?”

Si ritrovò a correre giù per la scalinata e arrivò sino al mare.  Quanto avrebbe voluto indossare i suoi abiti maschili per spronare Cesar al galoppo  tra le onde..

Quando tornò in casa vide che Andrè aveva sistemato tutto. Non era venuto a cercarla. Aveva capito che aveva bisogno di rimanere sola.

Salì a cercarlo in camera. “Sei qui” constatò, trovandolo in piedi vicino alla finestra.

Si sentiva in colpa per averlo ferito. Non era mai stata brava a manifestare  apertamente i propri sentimenti e capiva che il suo atteggiamento nei confronti dell’uomo poteva essere frainteso.

Andrè non si era voltato, continuava a fissare il mare.

“Andrè perdonami, non era mia intenzione ferirti. Non ti rimprovero niente.Sono io che a volte sono nervosa, non so perché. La mia vita  è splendida ma devo abituarmi ad essere una moglie e non più un comandante!” Non riuscì più a trattenere le lacrime.

Lui si girò e la guardò con dolcezza. “Lo so che per te è difficile Oscar, ti chiedo solo di non escludermi dai tuoi pensieri e dalle tue sofferenze.  Non isolarti ti prego”.

“Abbracciami Andrè, ho tanto bisogno di te”.

Rimasero abbracciati per molto tempo e poi si sdraiarono sul letto.

Lei gli sbottonò la camicia e lo baciò sul collo. Sentivano la passione crescere di intensità. Lui la aiutò a liberarsi dei vestiti. Continuarono a  baciarsi intensamente, andando a scoprire luoghi proibiti che portavano al piacere assoluto. Quando la prese, Oscar sentiva il suo cuore battere insieme a quello del suo uomo. Il piacere che provava la stordiva, le sue difese si annullavano e si concedeva completamente a quell’uomo che amava più della sua stessa vita.

Dopo momenti di passione che erano sembrati interminabili ma che avrebbero potuto durare in eterno, si ritrovarono abbracciati, ansimanti e appagati.   Ogni volta era come se fosse la prima tanto era forte  il desiderio  di prendersi e donarsi l’un l’altro tutto l’amore che sentivano  bruciare dentro.

“Ti amo Andrè, ti amo da morire”. Gli accarezzò i capelli dolcemente.

“Ti amo infinitamente, e lo so che mi ami veramente Oscar, lo sento”.

“Lo senti?” chiese lei incuriosita.

“Si, lo sento, lo sento quando facciamo l’amore, sento di appartenerti completamente e sento che tu ti doni a me con tutta te stessa. Siamo una cosa sola Oscar”.

“E’ bello quello che dici Andrè ed è vero. Siamo una cosa sola, lo siamo sempre stati anche se l’ho capito da poco. Tu sei la parte migliore di me”. Si strinse all’uomo ancora più forte e  lui raccolse il suo corpo meraviglioso in un abbraccio caldo e protettivo mentre gli occhi di lei si riempivano nuovamente di lacrime. Era più serena ora, ma sapeva che avrebbe avuto bisogno di tutto l’amore e la comprensione del suo uomo per adattarsi a quella vita così nuova.

 

 

“Ne siete sicuro dottore, è mai possibile?” la voce di Oscar era tremante.

“Certo Madam Grandier, ne sono sicurissimo. Non ne siete felice? Certo, avere  il primo figlio alla vostra età non è forse comune ma non è impossibile”.

“Vedete, io ho avuto la tisi e ne sono guarita da pochi mesi. Non pensavo fosse possibile avere un bambino”.

Il corpo umano è una macchina meravigliosa Madame. Pensate solo a riposarvi e chiamatemi se ci sono problemi, d’accordo?.

“Grazie dottore.”.

Uscì dallo studio del dottore e si diresse verso casa. Arrivò a casa. Andrè non c’era e si sedette in terrazza fissando il mare.  “Lei, comandante delle guardie di Sua   Maestà, lei cresciuta e educata per lottare e combattere, ora aspettava un bambino. La sua natura di donna le si era manifestata con una forza tale da lasciarla atterrita e senza difese.

Ma dov’era Andrè, dove era finito? Ma forse era meglio non averlo trovato in casa. Voleva avere il tempo di realizzare quello che era accaduto. Nonostante gli ultimi avvenimenti infatti, le prerogative maschili ancora dominavano nel suo carattere. Non aveva mai pensato a questa eventualità. Diventare madre. Il pensiero la spaventava e la incuriosiva.

Un bambino da amare, da accudire. Un bambino tutto nostro. “Un bambino..un bambino” pensava “Un bimbo mio e di Andrè, del mio amore, Andrè…un bimbo con i tuoi occhi e il tuo sguardo dolce, amore mio….un bimbo come eri tu quando sei entrato nella mia vita”.

Questo pensiero la colmò mi tenerezza. Chissà come ne sarebbe stato felice Andrè. Sarebbe impazzito dalla gioia.

Ma che madre sarebbe stata? Lei non sapeva niente di bambini. Sapeva che sin dalla nascita lei e le sorelle erano state affidate alle cure di una balia e che la madre era sempre assente o troppo impegnata a corte. Sapeva che nelle famiglie nobili  i figli erano eredi del patrimonio oppure merce da sfruttare con matrimoni vantaggiosi e che nelle famiglie povere i genitori erano troppo impegnati a non crepare di fame per preoccuparsi di dare amore.

La voce di Andrè la riportò alla realtà. “Che hai Oscar, sembra che tu abbia visto un fantasma” .

“No, nessun fantasma…….Andrè, hai mai pensato all’idea di un figlio?”

La domanda  lo lasciò impietrito. “Ma…si..cioè, sarebbe bello……sarebbe bellissimo.Perché mi fai questa domanda?”

“Perché penso che abbiamo sette mesi per pensare ad un nome per nostro figlio Andrè”

“Vuoi dire che sei…sei……..aspetti un bambino?” Il sorriso di Oscar suonò come una conferma.

“Vieni qui amore.vieni qui………stringimi Oscar stringimi amore. Potrei impazzire dalla gioia, vorrei urlare, saltare, cantare”

“Guarda che tuo figlio potrebbe prenderti per matto sai?” E risero ancora tenendosi stretti.

 

 

 

“Lo sento muoversi Oscar, lo sento!”. La mano di Andrè era appoggiata delicatamente sul ventre di Oscar.

“Siamo già al sesto mese, è normale che si muova. Il dottore dice che procede tutto bene e di non preoccuparsi. Piuttosto, stai continuando a fare quegli impacchi agli occhi che ti ha dato Padre Tourzel a Marsiglia?  Non devi scordarti di  farli, è importante.”

“Certo, li faccio sempre e mi sembra che l’occhio vada un po’ meglio. La vista non è più peggiorata e a volte mi pare di vederci abbastanza bene. In effetti pensavo di perdere l’uso dell’occhio molto più velocemente. Sai Oscar, spero solo di potere vedere nostro figlio. Non vorrei diventare cieco prima della nascita”.

Aveva pronunciato quelle parole con  un sorriso triste. Non parlavano mai della sua vista. Lei sapeva che l’argomento lo innervosiva e lo rattristava. E comunque poteva accorgersi da sola dello stato della sua vista. Spesso si ritrovava ad osservarlo attentamente per cogliere incertezze o difficoltà nei movimenti.

“Sarà un maschio o una bambina Andrè, chissà………tu cosa vorresti?”

“Non so, vorrei una bambina con i capelli biondi e gli occhi  blu come il mare. Vorrei che somigliasse a te. Ma la vorrei con un caratterino meno impulsivo però!”

Oscar rise “A si? Magari potrebbe assomigliare a tua nonna, che ne dici?”

“Santo cielo, no! Povero me!”

“Andre, che ne dici di chiedere a tua nonna di raggiungerci qui e di vivere con noi. Sarebbe al sicuro e il suo aiuto ci farebbe comodo”.Oscar diventò improvvisamente triste. E’ da un po’ che non abbiamo notizie da casa. Chissà se stanno tutti bene. Non sanno neanche del bambino!”.

“Non possiamo dire loro dove siamo, lo sai. E’ pericoloso. E’ meglio che a Parigi non sia abbiano più notizie di noi”.

“Già, a qualcuno potrebbe venire in mente di dare la caccia alla donna che comandava la Guardia Reale. Tanto  una testa vale l’altra ormai. Non hanno rispetto per niente e nessuno.

Dicono che stiano pensando concretamente di ghigliottinare tutti i nobili di Parigi. Non era questa la Francia alla quale pensavamo vero Andrè?  Hanno perso tutti la ragione, l’Assemblea Nazionale è diventata un covo di carnefici assetati di sangue. Io temo per la Famiglia Reale. Potrebbe accadere qualsiasi cosa”.

“Il popolo riconosce ancora  e ama la figura di Luigi XVI. Non sarà facile liberarsi di lui!”.

“Spero che tu abbia ragione. Comunque dobbiamo trovare il modo di contattare tua nonna”.

Dopo un attimo di tristezza, il sorriso tornò ad illuminare il volto di Oscar.

“Io spero sia un maschio. Spero che assomigli a te” Gli accarezzò il viso dolcemente.

“Spero che abbia i tuoi occhi verdi Andrè e soprattutto che sia forte, coraggioso e generoso come te. Lo chiameremo Julienne, che ne dici?”.

“Julienne Grandier. Mi pare perfetto”.

“E se fosse una bambina?”

“Charlotte ”

Mi piace, vada per Charlotte”

 

 

 

 

Non fu facile riuscire a contattare la nonna, ma tramite Alain i ragazzi riuscirono a inviare un messaggio con la richiesta di raggiungerli.

Non aveva creduto ai suoi occhi quando aveva visto il messaggio non firmato nel quale aveva riconosciuto la calligrafia del nipote.

Si era precipitata a preparare la partenza. Da qualche settimana non viveva più a casa Jarjayes. Era troppo pericoloso. Si era trasferita in un piccolo appartamento di Parigi dove aveva potuto portare con sé anche molti gioielli affidatale da Madame Jarjayes e destinati ad Oscar. Madame era partita per l’Inghilterra e aveva chiesto a Nanny di consegnare questi suoi averi alla figlia perché avrebbero potuto essere utili.

Arrivò a Dieppe in corriera. Oscar e Andrè la accolsero emozionati. L’anziana donna non riusciva a trattenere le lacrime dalla felicità quando vide Oscar che portava in grembo il frutto del loro amore.

“Questa è il momento più felice della mia vita bambina mia”.

 

Gli ultimi mesi della gravidanza trascorsero serenamente. Oscar amava passava le serate chiedendo alla nonna di raccontare aneddoti sulla loro vita da bambini. Chiedeva all’anziana donna anche di parlare degli  ultimi avvenimenti di Parigi.

Il padre viveva ancora a palazzo ma si aggirava spesso tra le stanze spoglie come un fantasma irrequieto. La folla inferocita aveva  rubato e distrutto tutti gli oggetti di valore ma lui non si rassegnava ad abbandonare ala casa.

Diventava triste quando pensava al padre.  Poteva immaginare la sofferenza di un uomo vissuto da privilegiato  in un’epoca ormai chiusa. Poteva immaginare il rancore che provava nei confronti di coloro che avevano intaccato quel mondo perduto. Lui non avrebbe mai tentato di comprendere le ragioni di un popolo oppresso che si ribellava da secoli di oppressione.

La stanza di Oscar e Andrè, che si trovava all’ultimo piano della casa, era affacciata sul mare. Trascorrevano molte ore del giorno sdraiati sul letto a parlare del futuro di quel figlio che solo pochi mesi prima  non avrebbero mai osato sperare  di avere..

Il fuoco del camino illuminava i loro corpi abbracciati. Andrè posava il viso sul ventre di lei, chiudeva gli occhi e gioiva nel sentire i movimenti del figlio.

“Gli insegneremo ad andare a cavallo e a tirare di scherma, sarà divertente, vedrai” diceva Andrè con aria sognante.

“E se fosse una bambina?”

“Allora le insegneremo le stesse cose! Saranno utili anche a una femminuccia, no?”

Oscar rideva e passando le dita tra i capelli ormai cresciuti di Andrè lo scherzava chiamandolo con appellativi affettuosi.

“Senti ,senti il paparino, vuole insegnare a una bimba a tirare di spada……e l’uncinetto o il cucito chi lo insegnerà?”

“La nonna?”

“O poveri noi…….ci farà impazzire!”. Oscar rideva di cuore e Andrè la abbracciava e la stringeva forte. “Sarai una madre fantastica amore”.

 

 

 

“Non ti preoccupare Andrè, andrà tutto bene, non ti agitare”.La donna cercava di rassicurare il nipote che si agitava di fronte alla porta dove Oscar urlava di dolore.

“Voglio Andrè, fallo entrare dov’è, Andrè”. Oscar lo chiamava, lo voleva lì con lei. Aprì la porta e si precipitò vicino al letto.

E fu accanto a lei nel momento in cui venne alla luce un bambino bellissimo, un angelo biondo dalla pelle diafana che si presentava al mondo strillando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

“Piccolo Julienne, benvenuto bambino mio”. Andrè  commosso prese tra le braccia il figlio per porgerlo alla madre.

Oscar era stremata ma negli occhi socchiusi di quel bimbo intravide il coraggio, nelle manine delicate riconobbe la forza e nel pianto ribelle ravvisò onore e fierezza.

Per questo bambino era valsa la pena di lottare contro la morte. Per lui ora avrebbero lottato sino alla morte.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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