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Autore: lalledy    28/03/2010    14 recensioni
(“Mi ami?” gli dissi masochista, vomitandole quasi quelle due parole. “…No…” fece lui in sussurro, senza smettere di guardarmi.) Come avevo promesso ecco a voi il seguito di "Blackout": cosa è successo a Bulma e Vegeta dopo quella famosa notte?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blackout'
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Risveglio

 

Queste gioie violente

Hanno fini violente

E muoiono nel loro trionfo

Come la polvere da sparo e il fuoco

Che si consumano al primo bacio.

Shakespeare.

 

 

Alba, forse le cinque, forse le otto di mattina.

Qualche piccolo raggio filtrava tra le tapparelle cadendo sul lenzuolo pastello attorcigliato alla base del letto, piccole gocce di sudore mi imperlavano la fronte colando lungo le guance.

Ero perfettamente sveglia da tempo ormai, un po’ per l’afa insopportabile, un po’ per la testa piena di pensieri.

Non riuscivo a capacitarmi di come la mia vita fosse cambiata nel giro di poche settimane, in meglio per giunta.

Papà mi aveva nominata vice presidente delle Capsule Corporation, Yamcha aveva finalmente accettato la nostra rottura, la mia nuova invenzione stava ottenendo un successo inaspettato e…bhè la novità più importante era sicuramente quella che mi dormiva accanto.

Vegeta.

Vegeta e…me!

Dovevo ripetermelo più volte questo concetto durante la giornata perché tuttora mi sembrava impossibile che il nome del sayan potesse associarsi al mio.

Tuttavia…

Erano passati due mesi dal giorno del blackout, dalla notte, più buia, lunga e bella della mia esistenza, ma ancora sapevo di non poter stabile il genere di rapporto che avevo con Vegeta.

Ci cercavamo, in silenzio, come fedifraghi amanti, con quella sottile frenesia e un po’ di rabbia che tanto fa ribelli i giovani.

Stretto dentro di me viaggiavo in un mondo di cui non sapevo l’esistenza, cadevo tra mille vertigini, vivevo esistenze lunghe una spinta.

Oltre i suoi respiri però non ci dicevamo una parola.

Giocavamo con il corpo, i sentimenti perdevano sempre.

Visto che io lo amavo con la venerazione di un dio e la sua vestale, tale situazione non poteva che uccidermi.

“La smetti di fissarmi?” sobbalzai al suono della sua voce impastata dal sonno.

Non mi ero accorta che fosse sveglio, aveva ancora le palpebre abbassate.

Ci vedeva anche così adesso?

“Da quanto tempo sei sveglio?”

“Da quando lo sei tu, ho il sonno leggero…”

“Ma come fai a sapere che ti sto fissando?”

Mi avvicinai di più al suo viso con espressione scettica.

La tranquillità del sonno lo rendeva quasi angelico, era impossibile indovina re il diavolo tra quei lineamenti aristocratici, le labbra disegnate, le ciglia scure.

Il mio serafico arcangelo punitore.

Aprì gli occhi tutt’a un tratto e mi inchiodò nel suo universo.

“Ne hai altri quattro di sensi oltre la vista, lo sai?”

“Solo i sayan li hanno così sviluppati. Dimenticavo che siete animali…”

“E io dimenticavo che i terrestri non sono che fragili steli senza interesse per quello che gli accade intorno”

“Che intendi dire?”

Vegeta si girò lentamente mettendosi supino sul materasso e cominciò a guardarsi intorno con febbrile attenzione coma alla ricerca di qualcosa, dopo una breve frazione di secondi indicò un punto indistinto del mio soffitto.

Fissai a lungo in quella direzione senza capire cosa dovessi notare.

“È il mio soffitto quello, eh allora?”

Ghignò.

“C’è un filo di ragnatela, là, vicino all’angolo, un moscerino ci è rimasto impiccato. È ancora vivo, ma non ce la farà, vedi più a destra?” quel puntino nero è il ragno. Potrebbe finirlo, ma non lo farà. È sadico lui, se lo uccidesse a morsi si rovinerebbe il pasto…”

Ascoltai la sua storia senza vedere niente, ma immaginandola attraverso i suoi occhi affascinati.

Quanto era crudele quel piccolo affranto di vita, come era possibile che i terrestri non si rendessero conto dei cinici assassini che avevano intorno.

Forse semplicemente lo sapevano, ma erano troppo incoscienti per dar loro importanza.

Sì, i terrestri erano stupidi ed io innamorata di un carnefice ne ero la prova lampante.

All’improvviso mi voltai, lui fece lo stesso.

Sarei rimasta così per sempre, era una convinzione strana di cui rendersi conto, qualcosa di potente, ma straziante.

La mia vita era nelle sue mani.

Era nelle sue mani perché lui ne era il senso.

Poteva distruggermi con una parola volendo, colpirmi con un bacio.

Ero nuda con Vegeta, indifesa.

“Mi ami?” gli dissi masochista, vomitandole quasi quelle due parole.

“…No…” fece lui in sussurro, senza smettere di guardarmi.

 

 

Calmatevi, fate un respiro profondo e…ce la farete. La curiosità è tanta, la delusione e la rabbia pure, ma…calmatevi, ok?!

Ci vediamo al prossimo capitolo, che ne dite?

Lalledy

   
 
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