Non è facile scegliere il nome di un bambino... ma mai giudicare dalle apparenze: Potrebbe essere proprio il suo nome particolare a dargli forza per continuare.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Qualche giorno dopo Jef ricevette il mobilio. Lo sistemò nel
bilocale e cominciò a posizionare i manga negli scaffali.
Molte persone avevano letto i volantini e si scoprì che non
pochi erano appassionati di manga, in quella piccola città.
E molti altri se ne sarebbe innamorati grazie a lui.
Jef aveva anche pensato a un insegna: « Japanese Dream
» , « Sogno Giapponese ». Niente di
speciale, Jeffrey non era mai stato molto fantasioso. Eppure gli
sembrava perfetta.
Lentamente la fumetteria crebbe. Jef fortunatamente riusciva a coprire
tutte le spese ed avere anche un guadagno decente.
Ma la vita di uno come Jef è dura, e nel tempo che aveva
passato nel suo negozio ne aveva viste di situazioni, tutte diverse
l'una dall'altra.
Si era ritrovato a sentirsi nella parte di un dottore che annncia la
morte di un paziente ai suoi familiari quando aveva dovuto dire a un
cliente che la sua serie prediletta era stata interrotta. In quel
momento aveva visto la disperazione invadere il corpo della persona,
tanto che Jef si preoccupava davvero, a volte, che fosse a rischio
suicidio. In qui casi cercava in tutti i modi di dire frasi come
«Dai, che qualche casa editrice potrebbe riprendere a
stamparlo... la speranza è l'ultima a morire...»
sapendo perfettamente che una cosa del genere era difficile, se non
impossibile. Non era capitato praticamente quasi mai. Con serie non
proprio famosissime, poi, dove nessuno ha interesse a riprenderle, le
probabilità si riducono a zero. Ma dire una cosa del genere
a uno dei suoi clienti equivale a condannare una vita umana. E Jef lo
sapeva.
Altre volte si era trovato clienti che tornavano ogni giorno a
controllare se era uscito l'ultimo numero della loro serie. E se
ritardava di anche un giorno, cominciavano a preoccuparsi ed
arrabbiarsi.
I clienti più affezzionati lo aspettavano addirittura
davanti alla saracinesca chiusa del negozio, e quando arrivava li
trovava scalpitanti per entrare.
C'erano poi quelli che non sapevano niente, entravano credendo che
fosse una semplice fumetteria e spesso ne uscivano con qualche volume
comprato, spesso hentai, e non tornavano più.
Senza dimenticare i ragazzini che arrivano e pensavano fosse un negozio
di giocattoli e si facevano comprare dai genitori qualsiasi action
figure volessero.
E poi ci sono quelli che ti sorprendono.
Ogni tanto arrivano, prendono gli ultimi numeri usciti, quando gli
serve fanno una domanda, il più corta possibile, avidi di
sillabe. Spesso dicono solo il nome della serie.
- Naruto?
- Deve arrivare.
Poi senza dire niente pagano ed escono.
Ci vuole un pò per capire che anche se non sembra loro sono
quelli che ci tengono di più. Magari non noti che pagano
sempre con i soldi contati al centesimo, che sanno già dove
guardare per trovare la loro serie preferita e che ne cominciano una
nuova solo a intervalli regolari.
Poi quando ci parli scopri che sono quelli più sfegatati,
che conoscono ogni singola casa editrice e quali manga editano, sono i
primi a sapere quando comincia una nuova serie e quando ne viene
interrotta una. Insomma, se ci parli, possono smutandarti in due parole.
- Buongiorno. Guru Guru?
- La Dynit lo ha interrotto. - Risponde uno di questo genere,
indaffaratissimo a riempire il suo cestino di manga.
Già, perchè Jef aveva recentemente aggiunto, per
i clienti abituali, una carta cliente che permetteva di avere un
pò di sconto sui fumetti (Jeffrey sapeva che quelli che
seguivano più serie spendevano veramente un patrimonio) e,
inoltre, un cestinetto da riempire con i manga. Questa mossa lo
aiutò molto perchè anche i clienti occasionali
vedevano gli altri che pagavano meno e anche che erano dotati di
cestino e si decidevano a richiedere una carta anche loro. E questo li
spingeva a tornare ancora.
C' erano inoltre quelli che venivano insieme alla comitiva ma che erano
gli unici interessati ai manga, e magari entravano in cinquecento per
poi comprare magari 1/2 manga. Oppure le comitive intere, che entravano
in cinquecento e ci si stava tutta la sera a stampare lo scontrino.
Infine ci sono quelle persone che adorano qualsiasi cosa sia targata
«Made In Japan» e non hanno paura di dimostrarlo.
Quando entravano si riconoscevano dai gridolini di ovazione nel vedere
un nuovo manga uscito, compravano le cose più disparate e si
poteva vedere chiaramente la sincera gioia nei loro occhi ogni volta
che tornavano. Mettevano nel cestino qualsiasi cosa e se avessero
potuto non se ne sarebbero andati mai.
E Jef adorava ognuna di quelle persone. Avere la fumetteria piena lo
rendeva felice e i guadagni andavano a gonfie vele. Potè
ingrandire il locale e aumentò i fornimenti. Ormai si poteva
trovare di tutto in quel luogo, compresi Anime in dvd, Cosplay e nuovi
gadget giapponesi. Inoltre le serie a fumetto aumentavano e ogni tanto
i suoi genitori, il suo amico direttore o Kathlin lo venivano a
trovare. Si congratulavano sempre, vista la grande riuscita del
negozio, Che continuava a ingrandirsi. Jef potè addirittura
dotarsi di un entrata di tutto rispetto, con accanto una vetrina colma
di oggetti, e anche di una seconda vetrina, accanto, che il ragazzo
riorganizzava con le nuove uscite ogni giorno. Con una piccola scaletta
organizzò anche una stanzettina al piano superiore dove
metteva le cose che importava direttamente dal Giappone e aggiunse uno
scaffale anche per i videogiochi e le cose riguardanti essi. Ormai
quella fumetteria era davvero come Jef l'aveva sempre sognata. Ma
soprattutto, era sua.