Brothers…
Cap 6. Una voglia mi assale…
-Allora hai finito razza di
femminuccia?- esclamo io cercando di stuzzicare Jeffry.
Ce la faccio. Lui si gira
verso me e mi fissa per un attimo con
divertente sguardo omicida. Si mette poi serio, e mi squadra da capo a piedi
con un misto tra lo schifato e l’offeso. Finalmente poi la sua espressione si
trasforma in una smorfia simpatica, e sorride, sorride di gusto, proprio come
il buono e vecchio Jeffry.
-Sì, ho finito!- risponde
inebetito.
Ritorna in un nano secondo nella
sua posizione normale, senza più massaggiarsi il piede, si vede che il dolore è
finito… mi guarda ancora, stavolta molto serio, e si avvicina a me. Assume lo
stesso sguardo di prima, adulto, profondo, sadico, quello che mi fa
tremendamente paura… Rimango zitta, impietrita, non oso immaginare cosa vuole
farmi… con passo lento e preciso mi raggiunge in pochissimo tempo, fermandosi a
piombo davanti a me. Continua a fissarmi, sempre più maligno e fosco, come se
volesse… beh, insomma avete capito…
-J- Jeffry…- riesco a dire appena
io.
Le sue mani pesanti cominciano
lentamente ad alzarsi e vanno ad appoggiarsi sulle mie spalle altrettanto
pesantemente. Tremo come una foglia, non riesco a smettere dalla paura che
provo… chiudo gli occhi e li strizzo, non voglio più vedere né sentire niente,
nulla… aiutatemi per favore, mamma… ad un tratto poi sento qualcosa di morbido
e umido sulla mia fronte. Azzardo ad aprire gli occhi leggermente e vedo con
stupore e piacere il suo gesto d’affetto. Mi ha baciata, in viso, dolcemente,
elegantemente, delicato e fragile. Mi ricorda incredibilmente prima, quando mi
ha presa per mano e mi ha condotta fin qui. Che bello che è stato… e ora si sta
ripetendo ma in maniera un po’ diversa. È la prima volta che ricevo un bacio
così tenero da lui, è una sensazione fantastica, qualcosa di protettivo come un
abbraccio, qualcosa di zuccherato come una caramella, qualcosa di piacevole che
scioglie il cuore… questo istante di bontà sembra durare in eterno, invece si
spegne ancor prima di essere realmente cominciato. Ma non importa.
Quell’insignificante istante me lo sono goduto fino in fondo, e mi sono sciolta
insieme a lui come il burro… si stacca poi da me e i suoi occhi mi osservano generosi
e puri, lasciandomi incantata a guardarli.
-Buonanotte Tess…- sussura
sensuale.
E si allontana correndo via,
sparendo in quel buio aspro e intimorente della notte ormai prossima. Resto a
fissarlo mentre se ne va, portandomi una mano al petto e stringendomi la
maglietta. Lo sento, il mio cuore batte fortissimo, sembra quasi che stia per
scoppiare, eppure prima… insomma, durante il bacio non l’ho mai percepito, è
come se non fosse mai esistito, come se si fosse fermato, come se l’aura di
Jeffry gli avesse impedito di battere normalmente. Era come se tutto il tempo
si fosse fermato. Questa è la mia conclusione, dopo qualche secondo di
riflessione. Come se tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento non ci
fosse mai stato, i respiri, i battiti del cuore, il vento, l’erba… nulla. Come
se solo io e lui esistessimo in questo mondo, come se fossimo nati solo in
quell’istante. Beh, cavoli, non capita mica tutti i giorni di essere
abbracciati da un ragazzo, magari pure da un amico stretto, anzi, è alquanto
raro, almeno per me… Decido di proseguire verso casa, sono ormai le dieci e
mezza, la conversazione con Jeffry è volata, così come l’ora… Sarà meglio
andare a preparare la cartella, e andare a dormire, la voglia di fare un’altra
vola il bagno è passata, preferisco distendermi sul mio comodo letto. Apro la
porta di casa e la chiudo accuratamente, per evitare di fare troppo rumore.
Meg, o per meglio dire mia mamma, è distesa sul divano e sta guardando la tv.
Cammino molto piano, per non essere sentita, di sicuro mi domanderebbe cosa ho
fatto fino ad ora. Il mio passo felpato è quasi impercettibile, ma alle sue
orecchie è fin troppo chiassoso. Con voce squillante mi interpella, e mi incita
a seguirla in salotto. Merda, mancava un pelo a svignarmela, ormai ero quasi
sulle scale… la raggiungo sbuffando e mi piazzo davanti a lei. Mi osserva con
sorriso compiaciuto, ormai la sua fatidica domanda è prossima ad uscire dalla
sua bocca…
-Ebbene, cos’hai fatto di bello
fino ad adesso?-
Sto calma e faccio finta di niente,
anche se mi riesce impossibile. Balbetto qualcosa di indecifrabile, arrossendo
come un peperone, e nascondendomi dietro ad un sorriso ebete.
-Niente, niente! Abbiamo parlato
soltanto…-
Ma chi mi crede? Nemmeno il topo…
maledizione, Meg ha già capito tutto, ma perché sono così imbranata? Sospira,
quasi delusa, e poi mi risponde un po’ pigra.
-Mmm… sì, ho capito che avete
fatto più di una semplice chiacchierata, spero che però non abbiate fatto
quello che penso io…-
-C- cioè?-
Alza lo sguardo verso me, e sorride
limpidamente.
-Sesso, no?-
AAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!!!! MA A CHE
COSA CAVOLO SI METTE A PENSARE????!!! È MATTA???? A quanto pare sì… smentisco
tutto immediatamente con lo sguardo, e agito le mani, cercando di convicerla
che quello che ha detto è assolutamente assurdo. Forse ce l’ho fatta. Lei
annuisce col capo e si alza, dirigendosi verso di me. Mi accarezza la guancia e
continua a sorridere.
-So che tu non potresti mai fare
una cosa del genere, e spero che Jeffry non sia da meno…- sussurra materna.
-Ma no mamma, che cavolo ti metti
a pensare? E poi, Jeffry? Almeno un partito migliore, e poi noi due siamo solo
grandi amici…- continuo io a giustificarmi, ancora imbarazzatissima.
-Lo so, lo so, era solo per vedere
la reazione che aresti avuto… bene, ora è meglio che tu vada a prepararti, fra
poco dovrai andare a nanna…- conclude.
-Sì, è meglio, buonanotte allora…-
-Buonanotte…-
E mi abbraccia stretta. Io
ricambio, prima un po’ incerta, poi sempre più convinta, cingendo le mie mani
sul tessuto di cotone della sua maglietta viola. Poi ci stacchiamo. Me ne vado
da lì e proseguo verso le scale, salendole lentamente. Successivamente mi
dirigo verso la mia stanza, attraversando il corridoio buio. Passo abitualmente
davanti alla camera di mio fratello, ma questa volta, invece di ignorarla come
faccio sempre, mi viene una gran voglia di entrarvi. Tanto, per ora non c’è…
infilo, prima un piede e poi l’altro e mi ci ficco dentro. Mamma mia che caos!
Il letto è disfatto, un mucchio di calzini sono sparsi sul pavimento, la scrivania
è strabordante di fogli e spartiture e l’armadio mezzo aperto. Questo è l’eden
di Ray, un casino totale. Tipico dei maschi… ma possibile che l’ordine non
rientri come parola nel suo minuscolo vocabolario? No, eh? No… non che io sia
una fanatica dell’ordine, anzi, penso che nella mia classe sia la più
disordinata di tutti, ma non riesco nemmeno se voglio a battere mio fratello…
mi inoltro ancora un po’, giusto per dare un’occhiata in più, e il mio sguardo
cade su una custodia di pelle beige. La osservo bene. Ah, già, è il basso di
Ray… mi abbasso verso di esso e mi siedo per terra, davanti a lui.
Automaticamente, senza più ragionare, apro la cerniera e lo sfilo dalla sua
custodia, lentamente. Ma che mi è preso? Perchè sono attratta così tanto da
questo strumento? Non lo so… so solo che mi prende una voglia matta di
afferrarlo e cominciare a suonarlo. Sì, se solo lo sapessi suonare magari… ma
non me ne importa. Dentro di me sento una grande energia, qualcosa di
smisurato, che non riesco in nessun modo a placare. È la voglia di sfiorare
queste corde, di cambiare gli accordi, di produrre qualche stupida nota… che
magnifica sensazione, non so cosa sto facendo, ma ciò che è mi sta rilassando
incredibilmente. Sento le sue note così profonde trasportarmi via, leggermi
nell’anima, e ispirarmi delle nuove sensazioni. Il suo peso consistente non mi
accarezza nemmeno, è come se non avesse materia, è come se io non avessi
materia. È un po’ la stessa sensazione che ho provato prima con Jeffry, il
tempo che si ferma, un qualcosa di agrodolce che ti contorce benevolmente
l’intestino, un’emozione fortissima e piacevole, qualcosa di indescrivibile…
però poi, qualcosa, qualcosa che mi blocca. È la terribile sensazione che il
tempo mi sia passato davanti in un istante. La paura che prima o poi Ray possa
irrompere in questa stanza e cogliermi in flagrante. No, non posso farmi
fregare così… quindi interrompo bruscamente quella magnifica sensazione di pace
e tranquillità, e rimetto tutto a posto, basso e custodia. Mi alzo rapidissima
da terra, e a passo spedito esco dalla stanza. Guardo l’ora, le undici. Cavoli,
era passata già mezzora? Spero che almeno nessuno si sia accorto di niente,
anche se dubito… mi avvio verso camera mia, e cerco di svolgere gli ultimi
lavori prima di andare a letto. Meglio dimenticare questo momento di follia,
altrimenti potrei fondermi il cervello… anche se però, è stato così bello…