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Autore: Saya chan    08/08/2005    1 recensioni
Una fic molto carina che è appena uscita fuori dalla mia mente malata...non so quando l'aggiornerò,se mi inciterete ad andare avanti forse potrei anche farci un pensierino...
Genere: Comico, Demenziale, Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brothers…

Brothers…

 

 

Cap 6. Una voglia mi assale…

 

-Allora hai finito razza di femminuccia?- esclamo io cercando di stuzzicare Jeffry.

Ce la faccio. Lui si gira verso  me e mi fissa per un attimo con divertente sguardo omicida. Si mette poi serio, e mi squadra da capo a piedi con un misto tra lo schifato e l’offeso. Finalmente poi la sua espressione si trasforma in una smorfia simpatica, e sorride, sorride di gusto, proprio come il buono e vecchio Jeffry.

-Sì, ho finito!- risponde inebetito.

Ritorna in un nano secondo nella sua posizione normale, senza più massaggiarsi il piede, si vede che il dolore è finito… mi guarda ancora, stavolta molto serio, e si avvicina a me. Assume lo stesso sguardo di prima, adulto, profondo, sadico, quello che mi fa tremendamente paura… Rimango zitta, impietrita, non oso immaginare cosa vuole farmi… con passo lento e preciso mi raggiunge in pochissimo tempo, fermandosi a piombo davanti a me. Continua a fissarmi, sempre più maligno e fosco, come se volesse… beh, insomma avete capito…

-J- Jeffry…- riesco a dire appena io.

Le sue mani pesanti cominciano lentamente ad alzarsi e vanno ad appoggiarsi sulle mie spalle altrettanto pesantemente. Tremo come una foglia, non riesco a smettere dalla paura che provo… chiudo gli occhi e li strizzo, non voglio più vedere né sentire niente, nulla… aiutatemi per favore, mamma… ad un tratto poi sento qualcosa di morbido e umido sulla mia fronte. Azzardo ad aprire gli occhi leggermente e vedo con stupore e piacere il suo gesto d’affetto. Mi ha baciata, in viso, dolcemente, elegantemente, delicato e fragile. Mi ricorda incredibilmente prima, quando mi ha presa per mano e mi ha condotta fin qui. Che bello che è stato… e ora si sta ripetendo ma in maniera un po’ diversa. È la prima volta che ricevo un bacio così tenero da lui, è una sensazione fantastica, qualcosa di protettivo come un abbraccio, qualcosa di zuccherato come una caramella, qualcosa di piacevole che scioglie il cuore… questo istante di bontà sembra durare in eterno, invece si spegne ancor prima di essere realmente cominciato. Ma non importa. Quell’insignificante istante me lo sono goduto fino in fondo, e mi sono sciolta insieme a lui come il burro… si stacca poi da me e i suoi occhi mi osservano generosi e puri, lasciandomi incantata a guardarli.

-Buonanotte Tess…- sussura sensuale.

E si allontana correndo via, sparendo in quel buio aspro e intimorente della notte ormai prossima. Resto a fissarlo mentre se ne va, portandomi una mano al petto e stringendomi la maglietta. Lo sento, il mio cuore batte fortissimo, sembra quasi che stia per scoppiare, eppure prima… insomma, durante il bacio non l’ho mai percepito, è come se non fosse mai esistito, come se si fosse fermato, come se l’aura di Jeffry gli avesse impedito di battere normalmente. Era come se tutto il tempo si fosse fermato. Questa è la mia conclusione, dopo qualche secondo di riflessione. Come se tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento non ci fosse mai stato, i respiri, i battiti del cuore, il vento, l’erba… nulla. Come se solo io e lui esistessimo in questo mondo, come se fossimo nati solo in quell’istante. Beh, cavoli, non capita mica tutti i giorni di essere abbracciati da un ragazzo, magari pure da un amico stretto, anzi, è alquanto raro, almeno per me… Decido di proseguire verso casa, sono ormai le dieci e mezza, la conversazione con Jeffry è volata, così come l’ora… Sarà meglio andare a preparare la cartella, e andare a dormire, la voglia di fare un’altra vola il bagno è passata, preferisco distendermi sul mio comodo letto. Apro la porta di casa e la chiudo accuratamente, per evitare di fare troppo rumore. Meg, o per meglio dire mia mamma, è distesa sul divano e sta guardando la tv. Cammino molto piano, per non essere sentita, di sicuro mi domanderebbe cosa ho fatto fino ad ora. Il mio passo felpato è quasi impercettibile, ma alle sue orecchie è fin troppo chiassoso. Con voce squillante mi interpella, e mi incita a seguirla in salotto. Merda, mancava un pelo a svignarmela, ormai ero quasi sulle scale… la raggiungo sbuffando e mi piazzo davanti a lei. Mi osserva con sorriso compiaciuto, ormai la sua fatidica domanda è prossima ad uscire dalla sua bocca…

-Ebbene, cos’hai fatto di bello fino ad adesso?-

Sto calma e faccio finta di niente, anche se mi riesce impossibile. Balbetto qualcosa di indecifrabile, arrossendo come un peperone, e nascondendomi dietro ad un sorriso ebete.

-Niente, niente! Abbiamo parlato soltanto…-

Ma chi mi crede? Nemmeno il topo… maledizione, Meg ha già capito tutto, ma perché sono così imbranata? Sospira, quasi delusa, e poi mi risponde un po’ pigra.

-Mmm… sì, ho capito che avete fatto più di una semplice chiacchierata, spero che però non abbiate fatto quello che penso io…-

-C- cioè?-

Alza lo sguardo verso me, e sorride limpidamente.

-Sesso, no?-

AAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!!!! MA A CHE COSA CAVOLO SI METTE A PENSARE????!!! È MATTA???? A quanto pare sì… smentisco tutto immediatamente con lo sguardo, e agito le mani, cercando di convicerla che quello che ha detto è assolutamente assurdo. Forse ce l’ho fatta. Lei annuisce col capo e si alza, dirigendosi verso di me. Mi accarezza la guancia e continua a sorridere.

-So che tu non potresti mai fare una cosa del genere, e spero che Jeffry non sia da meno…- sussurra materna.

-Ma no mamma, che cavolo ti metti a pensare? E poi, Jeffry? Almeno un partito migliore, e poi noi due siamo solo grandi amici…- continuo io a giustificarmi, ancora imbarazzatissima.

-Lo so, lo so, era solo per vedere la reazione che aresti avuto… bene, ora è meglio che tu vada a prepararti, fra poco dovrai andare a nanna…- conclude.

-Sì, è meglio, buonanotte allora…-

-Buonanotte…-

E mi abbraccia stretta. Io ricambio, prima un po’ incerta, poi sempre più convinta, cingendo le mie mani sul tessuto di cotone della sua maglietta viola. Poi ci stacchiamo. Me ne vado da lì e proseguo verso le scale, salendole lentamente. Successivamente mi dirigo verso la mia stanza, attraversando il corridoio buio. Passo abitualmente davanti alla camera di mio fratello, ma questa volta, invece di ignorarla come faccio sempre, mi viene una gran voglia di entrarvi. Tanto, per ora non c’è… infilo, prima un piede e poi l’altro e mi ci ficco dentro. Mamma mia che caos! Il letto è disfatto, un mucchio di calzini sono sparsi sul pavimento, la scrivania è strabordante di fogli e spartiture e l’armadio mezzo aperto. Questo è l’eden di Ray, un casino totale. Tipico dei maschi… ma possibile che l’ordine non rientri come parola nel suo minuscolo vocabolario? No, eh? No… non che io sia una fanatica dell’ordine, anzi, penso che nella mia classe sia la più disordinata di tutti, ma non riesco nemmeno se voglio a battere mio fratello… mi inoltro ancora un po’, giusto per dare un’occhiata in più, e il mio sguardo cade su una custodia di pelle beige. La osservo bene. Ah, già, è il basso di Ray… mi abbasso verso di esso e mi siedo per terra, davanti a lui. Automaticamente, senza più ragionare, apro la cerniera e lo sfilo dalla sua custodia, lentamente. Ma che mi è preso? Perchè sono attratta così tanto da questo strumento? Non lo so… so solo che mi prende una voglia matta di afferrarlo e cominciare a suonarlo. Sì, se solo lo sapessi suonare magari… ma non me ne importa. Dentro di me sento una grande energia, qualcosa di smisurato, che non riesco in nessun modo a placare. È la voglia di sfiorare queste corde, di cambiare gli accordi, di produrre qualche stupida nota… che magnifica sensazione, non so cosa sto facendo, ma ciò che è mi sta rilassando incredibilmente. Sento le sue note così profonde trasportarmi via, leggermi nell’anima, e ispirarmi delle nuove sensazioni. Il suo peso consistente non mi accarezza nemmeno, è come se non avesse materia, è come se io non avessi materia. È un po’ la stessa sensazione che ho provato prima con Jeffry, il tempo che si ferma, un qualcosa di agrodolce che ti contorce benevolmente l’intestino, un’emozione fortissima e piacevole, qualcosa di indescrivibile… però poi, qualcosa, qualcosa che mi blocca. È la terribile sensazione che il tempo mi sia passato davanti in un istante. La paura che prima o poi Ray possa irrompere in questa stanza e cogliermi in flagrante. No, non posso farmi fregare così… quindi interrompo bruscamente quella magnifica sensazione di pace e tranquillità, e rimetto tutto a posto, basso e custodia. Mi alzo rapidissima da terra, e a passo spedito esco dalla stanza. Guardo l’ora, le undici. Cavoli, era passata già mezzora? Spero che almeno nessuno si sia accorto di niente, anche se dubito… mi avvio verso camera mia, e cerco di svolgere gli ultimi lavori prima di andare a letto. Meglio dimenticare questo momento di follia, altrimenti potrei fondermi il cervello… anche se però, è stato così bello…

  
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