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Autore: Elebeth    01/04/2010    1 recensioni
Ora Sophie, sdraiata nella vasca, si godeva la riuscita della sua vita. Non aveva seguito il corso del destino, si era imposta lei la strada da seguire e non l'avrebbe abbandonata per nessun motivo. Non aveva creduto alle persone che le dicevano che l'America era solo una farsa; aveva pensato solo con la sua testa e quando, in un futuro sperò lontano, sarebbe ritornata in Italia avrebbe dimostrato a tutti che lei ce l'aveva fatta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao (:
Eccomi di nuovo con un capitolo tutto bello, o almeno a me piace.
Grazie mille per continuare a commentare Annika, eh già chissà perchè il padre di Dorian ne ha scelta una del genere. I misteri della vita.
Baci, have fun.
 
 Bleed.


Raggiunsero l'entrata del Bleed mano nella mano, correndo leggermente per riscaldarsi. Avevano lasciato volutamente le giacche in macchina; Sophie odiava abbandonare la sua in quel guardaroba e d'altronde era pure una scusa in più per stare insieme a Dorian anche solo qualche secondo di più.
C'era un sacco di gente all'interno della famosa discoteca del Village. Non era la prima volta che sia Dorian sia Sophie la frequentavano, eppure non si erano mai incontrati. L'italiana lo frequentava soprattutto con Marshall ed Ella d'estate perchè il tetto diveniva una terrazza pensile piena di vita e colori, dalla quale si poteva osservare tutta Manhattan.
«Devo riuscire a trovare Marshall ed Ella. Tu hai qua qualche amico?», domandò la bruna levandosi leggermente in punta, sorretta dal braccio di Dorian, per guardarsi intorno. Non riuscì a scorgere nessuno dei due coinquilini, ma era certa che entrambi fossero nei paraggi.
«Oh sì. Te li faccio conoscere tutti quando riuscirò a trovarli», rise Dorian.
«Sono dell'Upper come te?», si avvicinò all'orecchio del ragazzo per farsi sentire meglio.
«Alcuni sì, alcuni no. Venivano a scuola con me ma alcuni sono di Brooklyn e tanti altri quartieri», le rispose, posandole una mano sulla schiena e poggiando le labbra a pochi centimetri dall'orecchio della ragazza che si sentì solcare la schiena da mille brividi.
La ragazza annuì. Il dj mise una canzone vecchia ma che ancora riscuoteva molto successo: Stereo Love di Edward Maya e un'altra cantante di cui Sophie non ricordava il nome. Si ricordò che l'aveva ballata al Carnevale di tre anni prima insieme ai suoi amici fidati.
«Balliamo?», domandò con occhioni imploranti l'italiana. Dorian non se lo fece ripetere due volte, la prese per le mani e la trascinò al centro della pista.
I loro corpi erano vicinissimi, le mani di Dorian erano quasi perennemente posate sui fianchi di Sophie che sembrava non preoccuparsene. Quando la canzone terminò optarono per andare a prendere da bere; al bancone incontrarono Marshall impegnato a parlare con un vecchio amico di scuola che Sophie aveva già visto mesi prima.
«Tesoro, finalmente sei arrivata!», Marshall si alzò scattante e corse ad abbracciare l'amica, che mantenne a stento l'equilibrio.
«Sono qua da un po'. Io e Dorian abbiamo ballato un po'. Ehm, M lui è Dorian, Dorian lui è Marshall», sorrise la bruna presentandoli. I due si strinsero la mano, parlarono un po' del più e del meno e il biondo raccomandò al moro di prendersi cura di Sophie.
«Hai visto Ella?», chiese l'italiana continuando a guardarsi intorno.
«Direi di no. L'ho vista salire le scale con Jim», le rivolse uno sguardo eloquente e i due si intesero alla perfezione lasciando Dorian leggermente perplesso.
«Beh, vi lascio al vostro divertimento mentre io vado al mio», Marshall lanciò un bacio ai due lasciandoli nuovamente soli. Sophie, quasi d'istinto, prese la mano di Dorian, quasi come se fosse un pilastro a cui reggersi.
«Che vuoi fare madamoiselle?», le chiese tirandola a sé ed abbracciandola, seduto ad uno sgabello del bancone. La ragazza alzò leggermente le spalle nude, mentre giocava distrattamente con le asole della camicia di Dorian.
«Direi che dobbiamo brindare a qualcosa», sorrise la bruna osservando il bancone dove mille alcolici e superalcolici troneggiavano accanto alla loro licenza di vendita.
«Che desideri? Offro io», chiese per sé una birra per poi rivolgersi alla ragazza.
«Sex on The Beach», sorrise poggiandosi alla sua spalla con il mento, mentre il ragazzo sorseggiava la bevanda che gli era appena stata servita. Il profumo di Dorian era una droga per Sophie; era decisamente attraente e stava facendo uno sforzo enorme per non voltarsi leggermente e baciargli il collo abbronzato, con un lieve accenno di barba.
Le porse il cocktail e, seduta sulle sue gambe, ne sorseggiò un po'. Sophie reggeva molto bene l'alcol, non si era mai ubriacata nonostante qualche volta eccedesse e pure a lei veniva il mal di testa. Tutto questo era dovuto a suo nonno materno, assiduo bevitore di vino di tutti i tipi.
«Buono?», le sussurrò nell'orecchio, per poi respirare a pochi centimetri dal collo delicato della giovane e posarvi dolcemente le labbra, strofinando leggermente il naso. Sophie fu colta alla sprovvista ma mantenne l'autocontrollo nonostante il suo cuore avesse cominciato a battere almeno il doppio della velocità solita. Sentiva le gote leggermente rosse e ringraziò la luce soffusa del Bleed silenziosamente.
«Decisamente», sussurrò voltandosi ed incontrando gli occhi smeraldo di Dorian a pochi centimetri dai suoi. Ne rimase imprigionata; le riportavano alla memoria i campi irlandesi, le distese verdeggianti italiane e chissà perchè un vecchio maglioncino di qualche anno prima. Aveva sempre avuto una vera e propria fissa per il verde; Marshall diceva che era il suo colore insieme all'arancione ma che non avrebbe mai dovuti accostarli insieme. Quello che diceva il suo migliore amico, per quanto riguardava la moda, era legge e lei la rispettava sempre. Poggiò il bicchiere, quasi vuoto, sul bancone dietro Dorian. Lo fece apposta per provocarlo; d'altronde lui stava giocando, perchè lei non avrebbe potuto farlo?
«Quanto manca a mezzanotte?», chiese la ragazza trovando un orologio ma non riuscendo a vedere benissimo da lontano. Soffriva di miopia da cinque anni e da tre portava gli occhiali per vedere la tivù, per guardare la lavagna o semplicemente vedere luoghi lontani. Li odiava eppure certe volte, come in quel caso le sarebbero parsi utili.
«Non sai leggere l'ora?», la sbeffeggiò divertito Dorian che ricevette una leggera spinta da parte della ragazza, leggermente piccata dal commento.
«Simpaticone. Soffro di miopia, non ci vedo da lontano», sbuffò la bruna, incrociando le braccia e guardando da tutt'altra parte. Finse di essere permalosa, dentro di lei stava scoppiando a ridere.
«Oh, non lo sapevo. Non ti ho mai vista con gli occhiali. Comunque sono le 23:40», dichiarò il ragazzo accarezzandole la guancia e facendo scontrare nuovamente i loro occhi.
«Non li porto perchè non mi piaccio con quei cosi addosso», borbottò, leggermente addolcita.
«Per evitare qualsiasi problema allora devo starti vicino, così mi vedi bene», e si portò a pochi centimetri dal viso di Sophie che fissava ad intervalli non del tutto regolari le labbra, il naso, gli occhi e le guancie del ragazzo, per poi ritornare su quelle gemme smeraldo.
«Sai, il dottore ha detto che ci vedo benissimo fino a 2 metri», e si allontanò leggermente, ridendo divertita giocando a quel tira e molla in cui Dorian sembrava dominare.
Quando la guardava le faceva andare il cervello in un brodo di giuggiole. Non era una ragazza che cedeva facilmente ma Dorian appena l'avrebbe baciata, perchè sarebbe stato lui a baciarla e non viceversa, avrebbe avuto il potere sulle azioni dell'italiana. Sophie aveva ancora quel senso all'antica del ragazzo che deve fare il primo passo, anche se molte volte era stata costretta a lanciare qualche segnale. I ragazzi italiani erano decisamente più ritardati degli americani, di Dorian specialmente.
«Potresti essere peggiorata ultimamente», rise tornando ad avvicinarsi.
«Dubito fortemente», si riallontanò, andando a sbattere contro una ragazza e chiedendo scusa. Dorian stava morendo dal ridere, l'abbracciò e la tenne stretta a sé per un po'.
«Balliamo ancora un po'? Mancano 10 minuti a mezzanotte», dichiarò l'italiana.
«D'accordo. Poi tu vieni su con me e non fai storie», le ordinò il ragazzo prendendola per mano e portandola al centro della pista, ballando vicinissimi un Bad Romance di Lady GaGa, canzone di qualche anno prima.
Accanto a loro trovarono Marshall, impegnato con un ragazzo dai lineamenti asiatici e troppo muscoloso per i gusti di Sophie e un'amico di Dorian, di nome Jacob, che si presentò come il sex simbol del gruppo. Il moro rispose semplicemente che era il più deficente del gruppo e Sophie si preoccupò di difendere Jacob dicendo che quel posto era già occupato dal pittore. Jacob riflettè che Dorian aveva trovato pane per i suoi denti.
A pochi minuti a mezzanotte Dorian l'afferrò per un braccio e la portò, quasi correndo, verso le scale. Superarono tutti i pianerottoli, salirono un'altra rampa e si trovarono all'aperto.
Elena.
 
 
  
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