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Autore: Asuka96    02/04/2010    0 recensioni
Questa fic è ispirata alla canzone "When You Say Nothing At All" di Ronald Keating. E' una lettera d'amore di un ragazzo innamorato. Non ha nulla di particolare, è una semplice confessione, ma bisogna saper guardare tra le righe a volte.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato che le storie veramente romantiche per essere considerate tali debbano avere un finale triste.
Una storia d'amore non è pienamente romantica se non termina con una lacrima.



Non sapevo nulla di lei. E in un certo senso, non volevo che questo cambiasse.
Avevo il terrore che il suo aspetto interiore potesse non essere neanche lontanamente piacevole quanto quello esteriore, volevo continuare a credere che fosse diversa, volevo illudermi di questa debole speranza...

La sua pelle era di un incantevole pallore.
Bianca e trasparente.
Delicata.
Fragile.
Pura.
Acqua.
Ghiaccio.
Pioggia.
Aria.
La sua pelle.


Inizialmente non avevo ben capito quale faccia avesse.

Aveva l'abitudine di indossare grandi occhiali da sole che le coprivano gli occhi, come a voler creare una barriera fra me e quella sconosciuta senza volto.

Impenetrabile.

Impassibile.

Invisibile.

E quando non erano gli occhiali, erano i capelli, i lunghi capelli biondo-avorio riversati sul viso, a coprirne e nasconderne i dettagli, e quasi sentivo che c'era un alone di mistero, imposto dal fato, con lo scopo di impedirmi di guardarla, quasi non ne fossi degno.

E, ancora, ricopriva il viso con pesante trucco.
Sfumature scure sulle guance.
Labbra coperte da un manto di scuro rossetto color porpora.
Ciglia finte, lunghissime.
Sopracciglia ricalcate da matita marrone.
Quintali e quintali di matita nera e mascara sugli occhi.
E tutto questo, sembrava voler deturbare quel volto di una bellezza divina naturale e immortale.

E ancora una volta, mi sentivo frustato dal fatto di non riuscire a capire quale fosse la sua vera identità, sotto quella maschera di trucco.

Ancora oggi continuo a credere che fosse destino.

Come poteva essere altrimenti?
Come potevo già amarla, senza sapere neanche quale fosse la sua faccia?
Non lo so.
Mi dispiace.
Non lo so.
C'era qualcosa in lei.
L'ho già detto.
Lo ripeto.
C'era qualcosa.
Era... impercettibile.
Eppure c'era.
  
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