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Autore: callistas    02/04/2010    18 recensioni
Chi crede negli angeli? Chi ci crede oggi? Esiste qualcuno che ha il potere di modificare la nostra vita? Di migliorarla? Sono solo alcune domande che troveranno risposta nella storia che spero vorrete leggere. Il solito besito!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 - Tutto ha una sua fine I ringraziamenti alla fine!!!




Rin, Inuyasha e Sesshomaru si svegliarono di soprassalto. Quando si videro nei propri letti pensavano di aver sognato tutto quanto ma, quando si alzarono, trovarono nella mano destra una piuma. Si alzarono tutti insieme per andare da Kagome, sperando che non fosse già partita. Quando si videro tutti e tre davanti al condominio dove aveva soggiornato la loro amica, si guardarono e poi entrarono.
Percorsero i tre piani di scale e quando arrivarono di fronte alla porta dell’appartamento di Kagome, aprirono la porta, socchiusa, e la videro mentre sistemava le proprie cose.
Rin addocchiò subito il quadro e vide che Bene fu nuovamente in posizione di forza su Male. Sollevata, si riconcentrò sul motivo che l’aveva spinta lì assieme agli altri.
Kagome, nel frattempo, si era girata e li guardava, con il suo immancabile sorriso.
“Ciao ragazzi… come state?” – aveva chiesto l’angelo. Non sembrava nemmeno che la Battaglia avesse avuto luogo.
“Abbastanza bene. E tu?”
“Me la cavo. Sentite, io… vi devo delle scuse… non dovevate andarci di mezzo. Ho fallito il mio esame.” – aveva detto, con un sorriso mesto.
“Kagome… se non fosse stato per te io non avrei mai capito quelle cose, quindi… tu non hai fallito… ti ringrazio…” – disse Sesshomaru.
Kagome sorrise.
“Te ne vai?” – fu la domanda posta da Inuyasha a brucia pelo.
“Devo…”
Calò un silenzio imbarazzante. Allora Rin prese per mano Sesshomaru e lo condusse fuori. Li voleva lasciare soli per fare chiarezza.
I due ragazzi, rimasti soli, continuavano a guardarsi negli occhi. Kagome distolse poi lo sguardo perché le lacrime avevano iniziato a rigarle il volto. Anche se Inuyasha non poteva vederle, le potè sentire ugualmente. Andò verso Kagome e l’abbracciò da dietro. Lei abbracciò le sue braccia e gli mise un bacio sugli avambracci. Si girò e lo baciò.
“Non… non era mia intenzione mentirti… io…”
“Sssshhh….” – disse Inuyasha posandole le dita sulle labbra. – “Scusami tu… non volevo dirti quelle cose…” – si guardarono nuovamente negli occhi e poi si baciarono.




Giù la situazione non era tanto diversa. Rin non osava parlare e Sesshomaru non se la sentiva di rovinare quel momento con parole che non avrebbero neppure lontanamente reso l’idea di come si sentiva in quell’istante.
“Scusami…” – dissero ad un tratto tutti e due contemporaneamente. Questo fece si che la tensione si allentasse.
Entrambi fecero un sorrisetto sghembo per cercare di alleviare quell’imbarazzo.
“Prima tu…” – disse Rin…
“No, prima tu…” – disse Sesshomaru.
“Ok… io… sento di doverti tante di quelle scuse che non so da dove partire. Al primo accenno di insicurezza ho lasciato che il dubbio s’insinuasse dentro di me, rischiando di perderti. Io… ti chiedo scusa per tutto, per non averti creduto, per aver giudicato prima di conoscere i fatti… io… ti chiedo scusa.” – Rin attese il verdetto di Sesshomaru, che non tardò ad arrivare.
“Vuoi diventare la mia ragazza?” – chiese diretto, lasciando Rin sbigottita.
“C-come…?”
“Ti ho chiesto se vuoi diventare la mia ragazza.”
“Ma…io…ti ho detto…”
“Si, ho capito… ma accetti o no?” – chiese guardandola sperando che lei accettasse.
Lei sorrise mezza interdetta, perché aveva capito che Sesshomaru con quella domanda, così tanto attesa per cinque anni, l’aveva perdonata.
“Io… SI! SI! SI! SI! SI!” – si buttò tra le sue braccia piangendo e ridendo contemporaneamente. Si guardarono negli occhi, leggendovi l’indiscussa verità che da quel giorno in avanti non sarebbero mai più stati soli.
Un bacio, e la promessa fu sancita.




Per Kagome era arrivato il momento. Doveva dire addio a Inuyasha, Rin e Sesshomaru.
“E’ ora?” – chiese Inuyasha che teneva tra le sue braccia la sua amata.
“Già… io…”
“Ti prego… non dire niente… va bene così…”
Scesero le scale mano nella mando finchè non arrivarono in cortile dove Rin e Sesshomaru erano abbracciati. Si alzarono quando videro scendere la loro amica.
“Kagome…” – disse Rin, abbracciandola. – “… non dimenticarci…”
“E come potrei?” – chiese la ragazza con le lacrime agli occhi. – “Ciao Sesshomaru… stammi bene…” – disse abbracciandolo.
Il demone ricambiò l’abbraccio.
“…e non cacciarti nei guai.”
“Promesso…” – disse lui.
Venne il turno di Inuyasha. Aveva cercato di prorogare questa cosa, ma adesso era venuto il momento dei saluti.
“Addio…” – disse lei, abbracciandolo.
Lui la guardò negli occhi, sorridendole.
“Non addio… arrivederci.”
Kagome sorrise.
“Si… arrivederci…”
Kagome si allontanò dal gruppo e prese la sua chiave. Recitò una brevissima formula e una luce bianca arrivò dall’alto. La ragazza iniziò a librarsi in aria, finchè non scomparve dalla loro vista.
Quando non la videro più, si guardarono tutti e tre negli occhi. Sesshomaru sentì che doveva fare ancora un’ultima cosa.
“Inuyasha…”
Il mezzo demone si girò, incuriosito.
“… dovrei parlarti. Hai un attimo?” – ma fu ancora più curioso quando sentì che il fratello gli aveva chiesto di parlargli. Normalmente glielo avrebbe ordinato. – “Rin, io…” – iniziò Sesshomaru, ma la ragazza lo precedette.
“Non preoccuparti…avete molte cose di cui parlare. Vieni pure da me quando avrete finito e non affrettare le cose. Dagli tempo. E torna da me solo quando avrete chiarito.” – Rin se ne andò e lasciò soli i due fratelli.
“Andiamo?” – disse Sesshomaru.
“Io…” – Sesshomaru si fermò.
“Mhm?”
“Possiamo…” – e Inuyasha indicò con l’indice di voler rimanere a parlare in quel luogo, dove la presenza di Kagome era ancora nell’aria.
“Certo…” – presero posto sulla panchina che pochi minuti prima era occupata da lui e Rin. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, minuti che furono una tortura per Inuyasha. – “Io… devo farti sedici anni di scuse, Inuyasha.”
Il mezzo demone sgranò gli occhi e alzò lentamente lo sguardo da terra, per andare a posarlo su quello del fratello.
“Non preoccuparti…” – disse. Si diede dello stupido lui per primo per quella risposta così senza senso.
“Io ho sbagliato tutto…” – e fu quel giorno, su quella panchina, che per la prima volta Inuyasha e Sesshomaru parlarono da veri fratelli. Sesshomaru gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo dall’arrivo di Kagome sulla terra. Inuyasha non credeva alle sue orecchie. Il tempo volava e Sesshomaru scoprì che suo fratello non era poi così male e glielo disse in faccia, senza tanti problemi.
“Non sei male, sai?”
“G-grazie…” – rispose imbarazzato Inuyasha, non ancora avvezzo a tutte quelle gentilezze, fatte da colui che un tempo era il suo nemico dichiarato numero uno.
“Spero solo che… un giorno…”
“Sesshomaru… stai tranquillo. Non ti ho mai odiato.”
Entrambi erano impacciati. Volevano abbracciarsi, ma quello che risultò fu una deformazione di quello che in realtà doveva essere un abbraccio. Intanto, era già qualcosa.
“Senti… vieni con me da Rin?”
“Beh… immagino che vogliate rimanere da soli e io…”
“No… oggi lei lavora al bar della madre. Fa dei cappuccini ottimi. Dai vieni…te ne offro uno.” – Inuyasha lo guardò scettico.
“Ma se sei sempre al verde!”
“Si ok… paghi tu e poi te li restituisco…”
“Allora si che li rivedo i miei soldi…”
“Ehi…”
Iniziarono a corrersi dietro, come se tutti i problemi che avevano avuto fino ad allora non fossero mai esistiti. Si facevano lo sgambetto, finchè Sesshomaru non prese la testa di Inuyasha, stringendola tra le sue braccia e gli frizionò i capelli con la mano chiusa a pugno. Inuyasha si dimenava, ma in fondo era felice di aver ritrovato un fratello che credeva di aver perso.
Arrivarono al bar di Rin ed entrarono. Quando la ragazza li vide, corse loro incontro e li fece accomodare al tavolo. Portò loro i cappuccini e passarono un pomeriggio insieme. Ogni tanto Rin si assentava per aiutare la madre, ma era più il tempo che trascorreva con Inuyasha e Sesshomaru che non quello dietro al bancone.









FINE





























SCHERZO!









Kagome era arrivata. Poggiò stancamente la sua borsa sul letto della sua camera e vi si buttò sopra a peso morto. Tirò un rumoroso sospiro e lasciò vagare la mente al periodo che aveva trascorso sulla terra. Era stata molto fortunata ad aver conosciuto quei ragazzi. Aveva provato tanta gioia quando Rin si era presentata a casa sua, chiedendole di diventare sua amica. Aveva provato tanta rabbia quando vedeva che Inuyasha veniva maltrattato senza un motivo evidente, e aveva provato tante emozioni quando ebbero fuso le loro anime in un’anima sola.
Altro sospiro rumoroso.

Kagome non faceva altro che sospirare da quando era arrivata, ed erano passati solo due giorni. Due giorni chiusa nella sua stanza a pensare, due giorni a pensare a lui e al fatto che avevano dovuto lasciarsi.
Il terzo giorno, Lui entrò in camera sua. Subito Kagome non si accorse della sua presenza, tanto era immersa nei suoi pensieri.
“Kagome…” – la chiamò Lui.
L’angelo scattò in piedi e farfugliò una serie di “scusa” per la sua maleducazione.
“…perché sei triste?”
Kagome cercò di nascondere i suoi stati d’animo, ma Lui sapeva leggerle dentro.
“Io? Triste? Ma no… non è niente… sono solo triste per i miei amici… tutto qui…” – disse cercando di sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
“Perché menti?”
Kagome si sentì presa in castagna e cercò di porre rimedio.
“Cioè… no… è che… state tranquillo… sto bene…”
“Kagome… ti ricordi qualcosa della tua battaglia contro Naraku?”
“Non molto…”
“C’è stato un momento, un piccolo momento in cui tu ti sei rivolta a me, pregandomi di risparmiare le vite dei tuoi amici e che, se necessario, di lasciarti negli inferi. In quel momento il tuo cuore si è aperto per ricevere la tua nuova investitura.”
Kagome si fece più attenta.
“Allora… sono Consulente a tutti gli effetti?” – chiese in parte rasserenata da quella notizia.
“No…”
Kagome abbassò le spalle, sconsolata.
“Ah… beh… non importa… rifarò tutto d’accapo e…”
“Sei un arcangelo, ora.”
Kagome si bloccò di colpo. Aveva capito bene? Lei? Un’arcangelo?
“A-a…a…” – non riusciva nemmeno a dirlo.
“Si, un arcangelo. Il tuo cuore puro ti ha permesso di sconfiggere Naraku e portare in salvo i tuoi amici. Kagome, dovevi aiutare solo Inuyasha, ma alla fine hai aiutato anche il fratello e Rin, portando il tuo compito a buon fine. Avresti potuto aiutare solo il mezzodemone, ma in fondo al tuo cuore tu sapevi che non sarebbe servito a nulla, se non risolvevi il problema tra loro due. Di conseguenza, hai aiutato anche Rin, senza volerlo. Sei stata bravissima.”
Kagome si sentì rincuorata da quelle parole ma ancora la ferita nel suo cuore non era sanata.
“Accetti il tuo ruolo di arcangelo?”
“Io…”









Sulla terra, Inuyasha non usciva da camera sua da tre giorni, ormai. L’assenza di Kagome si stava facendo sentire e iniziava anche a pesare.
Troppo.
Aveva finalmente trovato una persona da amare e improvvisamente, come una folata di vento, era svanita. Grazie a Kagome aveva finalmente ritrovato suo fratello, che adesso a scuola picchiava o, semplicemente, freddava con uno solo sguardo, chiunque osasse dire qualcosa di storto su di lui. I suoi compagni di classe erano praticamente dei pecoroni: il loro cervello si era così atrofizzato che l’unica cosa che erano in grado di fare, era quello di seguire il più forte, che identificavano con la figura di Sesshomaru. Se il demone diceva di offendere Inuyasha, tutti offendevano Inuyasha, se Sesshomaru diceva di buttarsi nel fosso, tutti si buttavano nel fosso. Ora Sesshomaru diceva, anzi, ordinava, di non offendere né picchiare più suo fratello. Così, come dei bravi automi, facevano tutto quello che veniva loro ordinato. Inuyasha era più tranquillo; il fatto di non dover più passare per una strada senza il pericolo di venire attaccato era stato veramente un gran passo in avanti. Non provava per loro il benchè minimo cenno di rispetto, semplicemente perché eseguivano degli ordini, non perché lo si erano realmente resi conto che sbagliavano. Ogni mattina si sentiva nauseato per le mielose parole che gli venivano rivolte per non incorrere nelle ire del fratello maggiore. Così, si era preso una pausa, a suo dire, meritata. Era rimasto a casa e, più precisamente, si era rintanato in camera sua. Non dormiva, non mangiava… si stava lentamente lasciando morire.
La madre sapeva che sarebbe successo questo. Eppure, sperava che Kagome prendesse la decisione giusta. Il marito era finalmente tornato a casa, trovando Sesshomaru che parlava tranquillamente con Izayoi, chiamandola addirittura mamma, condizione che Izayoi, ovviamente, accettò più che volentieri. Inutaisho fu messo al corrente di tutto quello che era successo, anche della cena con l’ex moglie, arrabbiandosi molto con Sesshomaru per non esserne stato messo al corrente. Ma poi, vedendo lo sguardo del figlio, capì che quel capitolo della loro vita era finito e che finalmente potevano guardare avanti. L’unico problema da risolvere rimaneva Inuyasha e il suo mutismo.









Rin e Sesshomaru ormai facevano coppia fissa. A scuola tutte le sue amiche la invidiavano per la fortuna che aveva avuto nel mettersi con il più bello della scuola, mentre i maligni sostenevano che lui stesse con lei finchè non avesse potuto mettere le mani nel suo “giardino segreto”. Lei sorrideva imbarazzata, non dando ascolto alle voci invidiose.
Ma Sesshomaru non la pensava così. Lui era considerato da tutti un idolo, in quanto non si lasciava mai sopraffare dalle emozioni, così venne etichettato come “debole”, cosa che a lui non andò per niente giù. Affrontò uno di quei ragazzi e Rin arrivò in tempo per fermarli.
“Che sta succedendo?” – chiese Rin.
“Oh… la bella addormentata nel bosco…” – ironizzò il ragazzo che fu salvato dal pronto intervento di Rin. Lei lo guardò con un sopracciglio alzato e un mezzo sorrisetto come per dire “poveretto… ringrazia invece che ti ho salvato…”
“Rin… io…” – disse Sesshomaru per giustificarsi, ma lei lo bloccò.
“Non cedere alla rabbia.” – disse lei semplicemente. Lui si raddrizzò, sovrastando con la sua stazza il poveraccio che si sentì piccolo piccolo di fronte a quel pachiderma.
“Hai ragione.” – così se ne andarono insieme, lasciando a quel poveretto ancora qualche anno da vivere.




Quel giorno era sabato. Un giorno venerato come una divinità perché significava che non c’era scuola. Quel sabato Inuyasha fu tirato fuori a forza dalla camera dal fratello e obbligato ad uscire per respirare un po’ di aria. Per andare verso il parco, dovettero passare davanti all’edificio in cui Kagome aveva abitato.
Altra pugnalata al cuore per il povero mezzodemone.
Per soffrire meno, Inuyasha si era voltato dall’altra parte, ma pensò di avere le allucinazioni quando sentì la sua voce.
La voce della sua Kagome.




“Beh… mi pare di aver fatto un buon lavoro con voi due. Che ne dite?”
I due si bloccarono di colpo come se fossero stati messi sotto incantesimo. Si girarono, consci che una volta girati avrebbero ricevuto la loro più grossa delusione, ma quello che videro li lasciò completamente a bocca aperta.
Kagome era seduta sui gradini davanti al portone e aveva il mento appoggiato sui palmi delle mani e uno sfavillante sorriso. Inuyasha sentì le gambe cedere e cadde in ginocchio, il respiro si era accorciato.
“Vi prego… non venite a salutarmi, mi raccomando…” – ironizzò la ragazza.
“Ka… Ka… Kago… me…” – balbettò Inuyasha.
“Presente!” – disse alzando il braccio verso l’alto.
Inuyasha si alzò di scatto e andò ad abbracciare la ragazza, soffocandola.
“Inu… soffo… co… aiu… to…”
Inuyasha la mollò per farla respirare. Kagome respirava a fatica.
“Ma mi volevi uccidere?” – chiese guardandolo con un sorriso.
Inuyasha scosse la testa.
“Non scompaio mica se parli, sai?”
“Oh mio Dio…” – e la riabbracciò.
Poi fu il turno di Sesshomaru che aveva in bocca un nido di mosche.
“Ciao…” – disse lui, mentre sentiva le esili braccia di Kagome avvolgerlo in un abbraccio. – “RIN! LEI NON LO SA! ANDIAMO!” – tirò Kagome per un braccio e insieme ad Inuyasha andarono verso il parco dove avevano appuntamento con la ragazza.

Rin stava aspettando che Sesshomaru arrivasse con Inuyasha, ma lo stupore la avvolse quando vide che con loro stava arrivando una terza persona. Ammutolì quando riconobbe in quella persona la sua amica Kagome.
“KAGOMEEEE!!” – urlò andandole incontro abbracciandola. – “SEI TORNATA!” – Rin stentava a crederci. Pensava che non l’avrebbe più rivista, e invece…
“Resti, vero?” – fu la domanda di Inuyasha.
“Non ho la più pallida intenzione di andarmene un’altra volta.”
“Raccontaci tutto… ma di fronte ad un buon cappuccino.”
Così i ragazzi si avviarono verso il bar della mamma di Rin e quando arrivarono, presero posto ad un tavolo. Rin tornò con le ordinazioni dei ragazzi.
“Allora Kagome… per filo e per segno vogliamo sapere tutto.” – disse Rin, che non vedeva l’ora di sentire tutti i particolare.
“Beh… che dire… sono tornata…”
I ragazzi ci rimasero un po’ male.
“Si, no… ok… ma cos’è successo quando sei tornata… la?” – chiese Sesshomaru curioso a morte.
“In Paradiso? Niente di particolare… Lui mi stava aspettando.” – i ragazzi sgranarono gli occhi.
“L-Lui?”
“Si, Dio…” – disse Kagome sorseggiando il suo cappuccino.
“E… e com’è?” – chiese Inuyasha.
“Lui è… Lui è…” – Kagome non sapeva che parola usare. – “… è…”
“E’?” – chiesero i tre avvicinandosi sempre di più al viso sognante dell’amica.
“…è Dio.” – disse semplicemente, facendo schiantare sul tavolo le tre facce deluse.
“Ma che risposta è? Vogliamo sapere che aspetto ha?”
“Quello non ve lo posso dire, mi dispiace…”
“Beh… non fa nulla…vorrà dire che lo scopriremo quando sarà ora. Allora, dicci…che hai fatto una volta tornata a casa?”
“Abbiamo chiacchierato un po’. Mi ha chiesto se  volevo accettare il ruolo di Arcangelo.”
“A-arcangelo…?” – chiesero interdetti. La loro amica era…un’arcangelo?
“Si.”
“E… e hai…”
“Se sono qui vuol dire che non ho accettato.”
“Perché?” – chiese Rin, scioccata.
“Perché non sarei stata in grado di ricoprire quel ruolo.” – disse raccogliendo con il cucchiaino la schiuma del latte.
“Tu? Non vedrei persona più qualificata per ricoprire quel ruolo.” – le disse Inuyasha.
“Grazie… ma se lo avessi accettato, non avrei potuto tornare qui da te.”
Inuyasha diventò viola per l’imbarazzo.
“Per… per me?”
“Si…” – disse Kagome, impegnata in un’operazione di raschiamento della schiuma del latte. Posò il cucchiaino e guardò Inuyasha. – “… per te. Lo trovi tanto strano?” – chiese semplicemente.
“N-no…”
“Ah Sesshomaru…” – esordì Rin.
“Che c’è?” – disse mentre non voleva perdere nemmeno una parola di quel discorso.
“Dovresti venire un secondo con me.”
“Adesso?” – chiese scocciato.
“Si. Adesso!” – disse Rin in un tono che non ammetteva repliche. A malavoglia il demone si alzò e seguì la ragazza nel retro del negozio, lasciando soli i due ragazzi.
“Non capisco perché dovev…” – ma Sesshomaru non fu in grado di concludere la frase perché Rin gli tappò la bocca con un bacio. Quando si staccarono, Rin lesse negli occhi del suo ragazzo incredulità. – “Wow…” – disse semplicemente, facendo ridere la ragazza. – “Credo… credo di non aver capito bene l’ultima parola…” – disse lui malizioso. Rin rise di gusto.
“Te lo rispiego, se vuoi…”
Sesshomaru afferrò la sua ragazza per la schiena e l’attirò verso di se con fare possessivo. Si baciarono per svariati minuti, non avendone mai abbastanza. I baci diventavano sempre più coinvolgenti e i ragazzi stavano lentamente perdendo il controllo.
“Rin…” – la chiamò Sesshomaru in un modo che le fece venire la pelle d’oca. – “Ti voglio…”
Rin si staccò malvolentieri dall’abbraccio del suo ragazzo e lo guardò negli occhi. Ansimava.
“Stasera… vicino al ristorante cinese all’angolo tra Via Sakura e Nakamoto Yoda …c’è una costruzione. È inabitata. Alle undici, non mancare.” – detto questo lo baciò e se ne andò di corsa. La sua assenza avrebbe potuto destare dei sospetti. Andò in bagno e si sistemò i capelli e sorrise all’immagine che vide riflessa nello specchio.
Quella sera sarebbe diventata una vera donna.

Inuyasha e Kagome si erano chiariti. Kagome gli aveva espressamente detto che era tornata per lui, per rimanere per sempre con lui. Gli spiegò cosa voleva dire essere Angeli Rinunciatari e lui lo apprezzò ancora di più. Una persona aveva rinunciato alla vita celeste, per rimanere con lui. Non lo avrebbe mai detto.
Inuyasha l’abbracciò teneramente, finchè non arrivarono Rin e Sesshomaru. Sconvolti.
“Ma… che vi prende?” – chiese Kagome che aveva notato lo scombussolamento dei due.
“Niente…” – rispose Rin un po’ troppo frettolosamente.
“Sei allergica a qualcosa, Rin?” – chiese Kagome.
“No, perché?”
“Non lo so… credo tu abbia uno sfogo sul collo. È tutto rosso.”
Rin e Sesshomaru sgranarono gli occhi. Se n’erano completamente dimenticati.
“Beh… questo Kagome…” – tentò di spiegare Rin, ma Inuyasha decise di giocare sporco.
“Te lo spiego io Kagome.” – Sesshomaru iniziò a sudare freddo. Che le avrebbe detto?
“Inuyasha… farò tutto quello che vuoi… ma sta zitto!” – lo implorò il fratello.
Inuyasha ghignò maleficamente. Si avvicinò alle orecchie di Kagome e le disse tutto all’orecchio. Sesshomaru e Rin sudavano freddo. Che gli avrebbe detto quello scellerato? Quando Inuyasha si staccò dalle orecchie di Kagome, videro la ragazza ridere di gusto e Inuyasha si aggregò a lei.
“Se ti prendo!” – urlò il maggiore, mentre inseguiva per tutto il locale, sotto lo sguardo divertito dei presenti, il minore. Alla fine lo raggiunse e gli mollò un pugno, indolore, in testa.

Kagome non la smetteva di ridere.
“Kagome?” – la chiamò riluttante Rin. La ragazza guardò l’amica negli occhi e si diede un po’ di contegno.
“Si?”
“C-che ti ha detto?”
“Oh be… che quello è un segno che ti esce quando sei allergico alla persona che ami.”
Rin rimase all’inizio a bocca aperta, poi invece scoppiò a ridere, attirando l’attenzione dei due ragazzi. Passarono così tutto il pomeriggio, a ridere e scherzare. Poi venne il momento di tornare a casa.
“Ti va di venire a salutare mia mamma?”
“Ok. Tu Rin vieni con noi?”
Rin si ricordò che aveva un appuntamento quella sera e quindi doveva prepararsi.
“No, non posso. Magari un’altra volta!” – e scoccò un’occhiata languida a Sesshomaru, che non aveva di certo dimenticato l’appuntamento di quella sera.
“Ah… va bene dai… ci vediamo domani.” – disse Kagome salutandola. Appena i ragazzi uscirono dal locale, Rin andò di corsa dietro il magazzino, si tolse di corsa il grembiule e salutò frettolosamente la madre.
“Dormo da Kagome stasera!” – e senza dare il tempo alla donna di replicare, Rin si era già dileguata alla velocità della luce.

Inuyasha, Kagome e Sesshomaru erano quasi arrivati a casa. Inuyasha suonò e venne ad aprire proprio la madre che non potè non urlare quando vide davanti a sé Kagome e il marchio di Rinunciatario impresso sulla fronte.
“Tu…tu…”
“Si, anch’io.”
La donna si mise a piangere e andò ad abbracciare la ragazza, sotto lo sguardo perplesso di Inuyasha. Lui ancora non sapeva chi in realtà fosse la madre e si ripromise di chiedere spiegazioni alla sua ragazza.
Cenarono insieme e poi Inuyasha accompagnò a casa Kagome.

Sesshomaru si era impossessato del bagno. Di solito non era avvezzo a lavarsi e improfumarsi tutto, ma quella era un’occasione speciale e voleva che tutto fosse stato perfetto. Uscì dopo un’ora di vasca e si mise davanti allo specchio. Si mise del dopo barba, il preferito di Rin e poi uscì, ma urlò di spavento quando si ritrovò di fronte la madre.
“AAAAHHHH!!” – urlò Sesshomaru.
“AAAAHHHH!!” – gli fece eco la donna. – “Ma… ma sei impazzito?”
“Che ci fai qui?”
“Ho delle esigenze, io…” – disse mentre saltellava prima su una gamba e poi l’altra per trattenere la pipì. Smise di colpo quando una zaffa di dopo barba le investì le narici.
“E questo?”
Sesshomaru sgranò gli occhi. Non poteva fare una figura simile davanti alla madre.
“Bagno da un’ora… dopo barba di tuo padre… qui la cosa mi puzza.”
“Lavatela.” – disse lui mantenendo un’aria da superiore. La donna rise indignata e gli mollò un pugnetto sul braccio.
“Che brutto… dai muoviti…”
Sesshomaru uscì dal bagno, permettendo alla madre di espletare le sue funzioni fisiologiche. Quando uscì Sesshomaru era già vestito. Un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia, camicia bianca aperta di un paio di bottoni sul petto, braccialetto che gli arrivava a metà mano e scarpe della Nike. I capelli erano lasciati liberi. Sembravano una cascata d’argento. Izayoi rimase colpita da quell’abbigliamento.
“Sai Sesshomaru… se non fossi mio figlio, ci proverei…” – disse convinta delle sue parole. Il ragazzo sgranò gli occhi. – “Dai che scherzo!” – il demone cercò di uscire da quella casa il più velocemente possibile, ma Izayoi lo bloccò nuovamente.
“Si?” – chiese impaziente di uscire.
“Prendi pure le mie chiavi. Non ho intenzione di aspettarti sveglia.” – e se ne andò, lasciando Sesshomaru con un sorriso da ebete sulle labbra. Prese le chiavi e uscì.

Rin era bloccata davanti allo scoglio più duro, relativo alla sua preparazione per la sera: l’armadio.
“E che mi metto?” – si chiedeva ancora in accappatoio, mentre le lancette dell’orologio avanzavano inesorabili. Guardò l’orologio e le si accapponò la pelle. Erano le dieci e doveva ancora vestirsi e truccarsi. Tirò fuori tutto quello che aveva nell’armadio e lo lanciò in giro per la stanza. Ogni vestito che estraeva dal cilindro magico era accompagnato da un commento.
“Questo no…” – e lo lanciò sul letto. – “Questo dice “prendimi e sbattimi al muro”, quindi te ne vai li…” – e buttò anche quello sul letto. – “…questo dice “ho cinque anni, portami in giostra”, fila via…” – e anche quello andò a far parte del cumulo di vestiti sul letto. – “Che cavolo mi metto!!!” – esclamò tutta agitata quando vide l’ora: le dieci e venti. – “Dai, dai, dai…ECCOTI!” – Rin estrasse dal guardaroba una gonna svasata che le arrivava fin sopra le ginocchia, l’abbinò con una maglia a rete nera, il cui effetto vedo-non-vedo lasciava intravedere solamente il reggiseno. Optò per un paio di scarpe con cinque centimetri di tacco e si vestì. Poi si barricò in bagno e passò all’operazione trucco. Mise dell’ombretto argento sulle palpebre, sfumandolo verso l’esterno e sulle labbra del lucidalabbra alla fragola, il suo preferito. Si diede un’ultima occhiata e poi uscì, ma qualcosa catturò la sua attenzione. Quel qualcosa erano le chiavi che la madre aveva fatto duplicare apposta per lei. C’era anche un bigliettino, lo prese e lo lesse.

Cara Rin,
ora sei grande e devi poter iniziare a gestire la tua vita. Ti ho fatto una copia delle chiavi di casa. Mi raccomando non perderle!

Ti voglio bene, mamma.

Rin aveva le lacrime agli occhi, ma non poteva piangere altrimenti addio al trucco. Sbattè più volte le palpebre, buttando indietro la testa e aspettando che se ne andassero. Le prese e si avviò verso il suo appuntamento.

Inuyasha aveva riaccompagnato a casa Kagome. Erano saliti nel suo appartamento, lo stesso dove aveva abitato durante il suo soggiorno sulla terra in qualità di Angelo Consulente. Inuyasha addocchiò subito il divano e i ricordi lo assalirono.
“Sei pentita della scelta che hai fatto?” – Kagome si girò, confusa per quella domanda.
“Perché me lo chiedi?”
“Tu rispondi e basta.”
“No, non sono pentita. Quando sono ritornata lassù, mi sono sentita…sola e non mi è piaciuto. Poi ho scoperto perché mi sentivo così. Mi mancavano Rin e Sesshomaru e…tu. Sono tornata perché io ti amo e niente, nemmeno il Paradiso, poteva offrirmi le sensazioni provate con te durante il mio soggiorno sulla terra.” – Inuyasha si avvicinò a lei, le accarezzò una guancia con la mano e la baciò. Nuovamente Kagome dovette aggrapparsi a lui per non cadere. Si staccarono e Kagome gli prese entrambe le mani e, senza mai dargli le spalle, lo condusse nella sua camera da letto. Lui la seguì, ipnotizzato da quello sguardo. Entrarono e si stesero sul letto. Lui aveva una gran voglia di averla di nuovo, di sentire nuovamente cosa significasse donarsi interamente alla persona amata. Le gambe si intrecciavano, mentre i respiri lentamente si accorciavano. Kagome lo guardò negli occhi e gli rivolse una richiesta.
“Voglio fare l’amore con te.”
Inuyasha non aspettava altro che un suo via libera e insinuò la mano sotto la maglietta. Stavolta però trovò un impedimento in più, ma non fu un problema. Con una scaltrezza che non pensava di avere, le slacciò il reggiseno e poi prese a toglierle la maglietta. Le tolse anche il reggiseno, ormai allentato e potè ammirare nuovamente Kagome nella sua intera bellezza. Percorse il suo corpo con lo sguardo, andando a fermarsi sul bottone della gonna, lentamente gliela sfilò facendola rimanere in intimo. Poi, fu il turno di Kagome. Gli tolse la maglia, quasi irritata dal fatto che andava a coprire quella bellezza statuaria che era il suo ragazzo; gliela tolse e la buttò da un lato del letto. Andò in cerca del bottone che impediva a Inuyasha di poterla amare completamente. Sfilò anche i jeans lasciandolo in boxer. Inuyasha le sfilò anche lo slip e lei i boxer. Il mezzo demone si impossessò nuovamente delle sue labbra e s’infilò tra le sue gambe. Kagome, che non attendeva altro, si concesse senza remore al suo amato, assecondandone i movimenti.
Fecero l’amore molte volte quella notte, unendosi più volte in un unico essere. Si addormentarono sfiniti verso l’alba, cullati dal loro respiro e dal calore dei loro corpi vicini.





Rin era agitata, come non lo era mai stata in vita sua. Aveva iniziato ad andare verso il suo appuntamento camminando, ora stava correndo.
“Calmati…calmati…” – si ripeteva ogni tanto per rilassare i nervi.
Arrivò alla casa e vide che la porta era aperta. Lui era arrivato.
Entrò timidamente e chiuse la porta, quando due mani le circondarono la vita, abbracciandola e facendola spaventare.
“Mi…mi hai spaventata…” – il cuore di lei batteva a mille.
=Il suo profumo…è lui…=
=Che buon odore che hai, Rin…=
Nonostante il buio, non faticarono a trovare le loro bocche che non persero un secondo di più. Ripresero da dove avevano interrotto.
L’aria tutt’intorno non faticò a riscaldarsi. La voglia che avevano l’uno dell’altra era tale che non occorse molto tempo prima che i primi vestiti iniziassero a cadere a terra. Alla fine si trovarono nudi, lei completamente distesa a terra, mentre lui era sollevato, aiutato dal suo forte avambraccio. Rin era intimorita, ma sapeva di essere al sicuro con lui. Sesshomaru si abbassò e la baciò, la sentiva tremare e sapeva che non poteva essere il freddo.
“Se non vuoi…me lo devi solo dire…” –Rin scosse la testa.
“No, voglio farlo…con te…” – Sesshomaru s’insinuò in lei e lentamente la penetrò. Rin smise di respirare per un secondo, cercò di rilassarsi e sembrò che funzionasse. Si lasciò completamente andare quando lui le sussurrò all’orecchio due semplici parole.
“Ti amo…”
Quelle parole permisero a Rin di farsi amare totalmente da Sesshomaru. Lo aveva aspettato per cinque anni, e se non fosse arrivata Kagome forse avrebbe aspettato l’eternità.
Le mani si cercavano, le bocche si bramavano. Tutto quello che i due ragazzi sentivano l’uno verso l’altro da cinque anni, furono portati a galla quella settimana. Rin lo stringeva forte a se, godendo per l’estasi che lui le stava dando.
Si amarono per tutta la notte finchè, esausti, non si accasciarono vicini. Mancavano poche ore all’alba e non volevano lasciare il loro nido. Parlarono di tutto un po’ e scoprirono di avere molte cose in comune. Arrivarono però anche le sei e i due amanti dovettero far ritorno a casa. Sesshomaru non voleva lasciarla andare. Ora che l’aveva trovata voleva passare la maggior parte del tempo possibile. Si baciarono e ribaciarono.
“L’ultimo…” – disse lui continuando a baciarla e lei non si tirava di certo indietro. A malincuore i due dovettero staccarsi. Rin aveva già inserito le chiavi nella toppa, ma si girò di scatto. Sesshomaru la guardò confuso. La vide arrivare a tutta velocità e saltargli al collo e baciarlo con passione. – “Ti conviene andare, altrimenti…”
“Altrimenti?” – chiese lei mentre gli stuzzicava il lobo dell’orecchio.
“A tuo rischio e pericolo…” – Rin rise e alla fine si staccò dal demone. – “Ci vediamo dopo, ok?”
“Ok.”
Rin entrò in casa, si spogliò ed entrò in bagno e si ristorò con una doccia fredda. Dopo una notte come quella era necessario cercare di rimanere sveglia. Doveva aiutare la madre e non poteva arrivare con due valige sotto gli occhi. La donna era già andata al bar per preparare i suoi manicaretti. Rin la raggiunse dopo un’ora circa.




Inuyasha e Kagome erano presi l’uno dall’altro. Avevano appena finito di amarsi ed ora erano sdraiati li, su quelle lenzuola a parlare. Kagome gli accarezzava l’avambraccio, mentre lui l’abbracciava da dietro.
Inuyasha guardò l’orologio. Le sette e mezzo del mattino.
“Cavolo…già le sette e mezzo…” – esclamò lui.
“La vuoi la colazione?”
“Cosa offre la casa?”
“La cameriera dovrebbe andare a fare la spesa, se il signore si accontenta di the e qualche biscotto…”
“Si…cvedo di potev soppovtave questa fvugale colazione…”
Kagome gli tirò il cuscino in faccia. Ci un una lotta all’ultima piuma, lotta che finì pari. Inuyasha la riportò sotto di se e le bloccò i polsi sopra la testa. Una piuma era caduta sulla fronte di Kagome. La scacciò con un soffio. Inuyasha la baciò, facendola rabbrividire.
“Perché non andiamo al bar di Rin a fare colazione?” – propose Kagome.
“Ok. Posso farmi una doccia, prima?”
“Si, certo. Il bagno è di là…”
Inuyasha uscì dopo un quarto d’ora e Kagome, dopo aver sistemato tutto se ne fece una anche lei. Uscì dopo venti minuti abbondanti e si avviarono verso il bar dell’amica, dove vi trovarono già Sesshomaru e Rin che serviva ai tavoli.
“Ciao ragazzi! Sedetevi pure che arrivo subito!” – la ragazza servì i clienti e poi andò dai suoi amici. – “Che vi porto?”
“La colazione…” – disse Inuyasha tenendosi lo stomaco. Sesshomaru decise di ripagare con la stessa moneta lo scherzo del succhiotto dell’altra volta.
“Tutto quell’esercizio deve averti sfinito, fratellino…”
Inuyasha e Rin diventarono viola per l’imbarazzo ma Kagome, non ancora avvezza ai termini terrestri, gli rispose con tutta la tranquillità di questo mondo.
“Beh…” – Inuyasha diventò un tronco di legno. – “…abbiamo semplicemente camminato per venire qui, non è che abbiamo fatto le corse…”
Inuyasha tirò un sospiro di sollievo, Rin si mise a ridere e Sesshomaru la guardò a bocca aperta. Non gli era ancora entrato in testa che Kagome aveva ancora una mentalità da angelo e certe sottigliezze non aveva ancora imparato a coglierle.
“… però stanotte abbiamo fatto l’amore molte volte, forse è quello che gli ha fatto venire appetito.”
Inuyasha sgranò gli occhi, Rin gli fece compagnia e Sesshomaru potè avere la sua vendetta. Ma la cosa non era ancora finita li. – “Anche tu Sesshomaru dovresti avere una fame da lupo, contando che anche tu sei stato con Rin stanotte.” – la semplicità con cui Kagome parlava di ogni argomento era disarmante. Ora fu il turno di Sesshomaru e Rin sbiancare.
“Ma…ma…”
“Ho…ho detto qualcosa di sbagliato?” – chiese Kagome che non capiva lo sgomento dei due. Inuyasha incrociò le mani sul tavolo e vi appoggiò sopra il mento e guardò i suoi amici. Ma decise di intervenire per mettere fine a quell’imbarazzo generale.
“Sai Kagome…credo che tu abbia bisogno di parlare con Rin.”
“Perché?”
“Perché vedi…” – disse Rin. – “…ci sono molte cose che vanno dette con estrema calma…”
“Se lo dite voi…”
“Allora? Che vi porto?” – chiese Rin.
“Brioches e cappucci!” – esclamò Kagome.
In brevissimo tempo, la colazione fu servita.
In brevissimo tempo, Inuyasha potè assaporare il gusto vero della vita. Potè godere delle sue esperienze e iniziare a vivere.
Anche Sesshomaru con l’aiuto di Rin, che aveva un potere sedativo su di lui, potè avere attorno a se degli amici, amici veri che lo aiutavano nei momenti di bisogno.
Solo un neo si era affacciato sulla vita perfetta di Rin e Sesshomaru.

Stavano passeggiando per il parco, lei era allegra più del solito quel giorno, anche se non se ne spiegava il motivo. Sesshomaru la osservava e ringraziava Lui ogni sera per aver messo sul suo cammino quell’angelo. La loro quiete fu interrotta da due voci sgradevoli.
“Ciao Rin…Sesshomaru…”
La ragazza si bloccò di scatto così come anche Sesshomaru. Si girarono e si trovarono davanti i propri genitori. Rin ricordava perfettamente che, se non fosse stato per Kagome, a quest’ora sarebbe stata nel regno degli Inferi. Tutto per colpa dell’odio che provava verso coloro che l’avevano fatta soffrire, perciò, dopo aver cercato e trovato la mano del suo ragazzo, li sorpassò senza nemmeno salutarli. I due ormai coniugi li guardarono sprezzanti andar via, mentre attorno ai loro corpi si stava lentamente creando un’aura nera.









Buona sera.
Sono contenta che siate giunte fino a qui, che è l’ultimo capitolo di questa storia un po’ particolare. Dunque, mettere la parola fine a una storia è sempre drammatico, per lo meno per me. Mentre la stavo scrivendo, continuavo a dirmi “ma quando finisce?”, poi, io bastarda che continuavo a buttarci dentro colpi di scena su colpi di scena, per forza di cose non finiva più.
Poi quando arrivi a scegliere le parole per il finale, ecco che dici “ma è già finita”? Insomma… quando si dice che non ci va mai bene niente, ecco: quello è il mio caso.
Spero che il finale non sia stato troppo mieloso o troppo affrettato, se sì, mi scuso. Questa storia era ferma nel mio archivio da un bel pò di tempo. Per quello che ho potuto l'ho corretta, sperando di non aver fatto troppi danni.
E’ stato un piacere ritornare su questo fandom, dopo tanto tempo d’assenza. Ho fatto un paio di conti e ho visto che sono mancata per un quasi un anno.
O.O → era la mia faccia.
Comunque… è stato un onore per me ri-essere stata recensita così assiduamente da ognuna di voi. Pensavo di essere stata messa nel dimenticatoio, invece vedo che EFP non perdona e non dimentica. Sono contenta.
Essendo l’ultimo capitolo, dovrei riuscire a fare dei ringraziamenti decenti, ma… ahimè! Il tempo è tiranno e devo preparare le valige perché parto per due-tre giorni sotto Paqqua. Mi porterò via il pc, se ci sta in macchina, visto che ho stipato anche il mio buco del… dicevamo? Ah, sì… mi dispiace non potervi ringraziare singolarmente, anche perché avrebbe più senso farlo adesso, che non durante i precedenti capitoli.
Un potente grazie con tanto di inchino va a coloro che hanno speso un attimo del loro tempo per commentare sempre e solo meravigliosamente questa storia di cui io per prima non ero per niente sicura:

Xx Kagome_Chan xX
Bellatrix_Indomita
luna argentata95
Nicole221095
kaggy95
sandy23
Samirina
Darkina
fmi89
marrion
Dolce Kagghy
ryanforever



NON e sottolineo NON ho intenzione di abbandonare Inuyasha, non per lo meno per un anno intero. Ho alcune storie in cantiere che sono già finite, ma hanno bisogno di una sistemata, perché sono ancora dotate di quel linguaggio da adolescente, quale ormai – purtroppo ç_ç – non sono più.
Con gli anni lo stile di scrittura cambia, cambiano le visioni che si ha della vita e le esperienze che vanno a infilarsi nel bagagliaio della saggezza. Motivo per il quale mi occorrerà un po’ di tempo per rimetterle a posto e dar loro una sistemata degna di questo nome.
Grazie a tutte voi! Alla prossima!!!
  
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