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Autore: AbstractError    03/04/2010    1 recensioni
Piccola divagazione sul significato classico di Accidia. StarkXDante Alighieri, ma in fondo anche un pò StarkXHalibel. NdT: è una One-Shot, ma poi è diventata un capitolo di una fic più grande.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Espada
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdT: Nulla di questa fic mi appartiene. L’ha scritta AbstractError, che gentilmente mi ha permesso di tradurla. Originariamente era autoconclusiva, ma adesso è un solo capitolo di una fic monumentale, “Understanding” (75 capitoli e ancora in corso!), che ha per protagonisti…beh, praticamente tutti gli Espada ancora vivi dopo l’arrivo dei Capitani allo Hueco Mundo, e una buona metà degli Shinigami. Ma soprattutto Szayel Aporro, Ishida, Nemu, Grimmjow e… Stark, protagonista assoluto di questo pezzo (che, all’inizio della storia, è la Segunda Espada, la Primera essendo Barragan).
Enjoy!



Sloth



Miei cari Espada, buongiorno.

Miei cari Espada, buon pomeriggio.

Miei cari Espada, buonasera.

Costringendosi ad aprire gli occhi, Stark sbadigliò, riconoscendo che non era tanto il saluto – naturalmente, sempre appropriato all’ora del giorno - che Aizen-sama estendeva caldamente ogni volta che entrava nella sala del trono ad annoiarlo in quel modo, e, di conseguenza, a rendere così pesanti le sue palpebre.

No, decisamente no.

Era piuttosto la così lampantemente, spudoratamente falsa frase che l’ex Shinigami, futuro Signore dell’Universo, e presto forse Unico Vero Dio, non mancava mai di anteporre al saluto, a funzionare come un infallibile bottone, a spegnere prontamente il suo cervello o, come minimo, a deviare i suoi pensieri su piacevoli ricordi di stiracchiamenti, dormite, o rigiramenti durante le dormite (poi, occasionalmente, anche di russate durante le dormite, ma quelle non erano sempre memorie piacevoli: tutto dipendeva da quanto distante era Lilinette quando succedeva, dalla durata e volume della ronfata, e, soprattutto, dal fatto che lei fosse o meno intenzionata a dormire nel frattempo…)

Inutile. Oggi, neppure pensare a Lilinette poteva distrarlo dallo sconforto.

Miei cari Espada… che le parole fossero una semplice bugia, o uno scherzo, non mancavano mai di frantumare l’interesse di Stark per qualunque cosa Aizen avesse da dire; e nonostante le circostanze, quel pomeriggio non aveva fatto eccezione.

Si alzò dalla sedia, ficcandosi le mani nelle tasche e dando un’ultima occhiata al lungo tavolo ovale davanti a lui. Ovale. Una scelta davvero adatta: non rettangolare, per non dare l’impressione di una gerarchia rigida, né rotondo, per non creare futili illusioni di uguaglianza: un compromesso perfetto… finché tutti tenevano a mente chi stava seduto a capotavola; a giudicare dalle loro facce impassibili, Yammy, Barragan e Halibel non avevano problemi a rammentarlo.

Stark sbadigliò di nuovo, prima di affrettarsi sulla scia di Halibel, diretto all’arco d’ingresso e sentendosi persino più bramoso del solito di lasciare la stanza. Come ogni volta, Aizen si era limitato a dare gli ordini e uscire… l’unica concessione all’urgenza delle circostanze, il fatto che non era stato nemmeno offerto un buon tè.
Ora il Creatore non era più lì, ma la sua voce e il suo reiatsu ancora riecheggiavano nell’aria, avvolgenti, dolciastri, impossibili da ignorare… simili all’odore dei corpi in decomposizione.

Piuttosto calzante, rifletté, accelerando il passo per non farsi distanziare da Halibel; dopotutto, quella stanza era un posto dove si riunivano dei cadaveri ambulanti… ma forse in realtà l’odore proveniva dall’ignorato cadavere di Aaroniero, che, ne era sicuro, non sarebbe stato oggetto d’attenzione nemmeno se fosse giaciuto ( o fosse rotolato,  visto com’era ridotto ) sul tavolo di fronte a loro.

“… proprio ora di fare un pisolino” disse, come se le sue parole di congedo, non rivolte a nessuno in particolare, potessero scacciare i pensieri spiacevoli che avevano evocato.

“Tre Capitani del Gotei 13 nell'Hueco Mundo, e tu pensi a dormire, invece di preparare il tuo spirito per la battaglia… la tua accidia mi disgusta.” sbottò Barragan senza preavviso. Per niente impressionato dal ringhio dell’anziano Arrancar, Stark concluse che forse il suo disinteresse per gli ordini di Aizen era stato un po’ troppo ovvio.

“ Disgusta anche me, davvero.” rispose, sperando di sembrare troppo pigro anche per litigare. “Per questo cerco di convivere con lo schiacciante senso di colpa dormendoci sopra! Se ora vuoi scusarmi, Barragan…”

Seguì Halibel fuori, nel corridoio, passando accanto a Yammy, non potendo fare a meno di notare il suo sguardo preoccupato e vacuo, fisso sul seggio vuoto di Ulquiorra. Anche quello era stato un argomento ignorato…

Per un momento, considerò l’opportunità di avvicinarsi, dare una pacca sulle spalle di Yammy, e rassicurarlo ad alta voce che la Caja Negacìon non avrebbe ucciso il suo amico… che almeno Ulquiorra, se non altro, sarebbe tornato; desiderava dare voce al pensiero non tanto perché pensasse che Yammy non lo sapesse, ma perché era curioso… curioso di sapere come la verità avrebbe suonato in quella stanza infame; probabilmente era strutturata in modo che i muri assorbissero ogni parola onesta.

“Accidia…” disse, quando giudicò l’arco abbastanza lontano da essere sicuro che solo Halibel lo sentisse: “…un’interessante scelta di parole.”

La donna lo fissò al di sopra della spalla.

“Barragan ha ragione ad essere furioso nei tuoi confronti” disse severa “Non hai ascoltato una sola parola di quanto detto in sala.”

“Sapevi che quando venne inclusa per la prima volta nel grazioso elenco dei Sette Peccati Capitali” continuò Stark pigramente, “accidia non era affatto sinonimo di pigrizia? Piuttosto, era la colpa della tristezza… melanconia; depressione; assenza di contentezza – il rifiuto di gioire della bontà di Dio e della gloria della sua creazione… o anche, l’incapacità di amare Dio… aspetta, com’è che era…? Con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima.

“Lo ammetto: non ho ascoltato con la tua attenzione” aggiunse con una candida scrollata di spalle.
“Lo sai quanto la mia capacità di concentrazione sia limitata – seriamente, avevo tutta l’intenzione di ascoltare Aizen-sama… ma per quanto mi sforzassi, finivo sempre per mettermi a contare le sedie vuote attorno al tavolo, e quasi mi addormentavo con gli occhi aperti. Un po’ come contare le pecore…”

La Tercera fece una smorfia di disgusto, ed accelerò il passo, cercando di distanziarlo.

“E lo sai qual’era la cosa più fastidiosa?” aggiunse, con lo stesso tono lento e sognante, ma tallonandola, passo dopo passo, seguendo i suoi passi furiosi. “Era il fatto che ogni volta che riuscivo a svegliarmi e a ricominciare la conta, dovevo ripartire da zero, senza riuscire ad andare oltre il quattro. Ma, ” e la sua voce si fece all’improvviso tagliente e per niente assonnata “ sono sicuro che erano ben di più… tu quante sedie vuote hai contato, Halibel?”

“Stai cercando di provocarmi?” sbottò la donna, dandogli le spalle.

“Ma no… mi sto solo assicurando che tu sappia ancora contare da dieci fino a quattro.” rispose Stark, placidamente. “Vedo che è così… quindi il mio lavoro qui è finito.”

La bionda Arrancar si stava evidentemente mordendo la lingua per non ribattere.
In altre occasioni, nei tempi ormai dimenticati in cui era stato così arrogante da credere che esistesse qualcosa – nelle sue parole, o nel suo tocco - capace di risvegliare qualche traccia dello spirito che ancora lei possedeva, Stark avrebbe potuto sentirsi frustrato… forse, pensò, rimirando attraverso gli occhi socchiusi il corpo che una volta aveva trovato irresistibile, persino furioso; ma in quel momento, non provò nulla del genere.

L’attaccamento che la Tercera provava per Aizen era superiore persino a quello di Ulquiorra: era adorazione, reverenza… lealtà al di là di ogni ricompensa ed amore al di là di ogni passione; non semplice infatuazione per il potere, per la forza che lui le aveva dato: lo amava veramente, genuinamente, e proprio perché lo sapeva un amore sincero, Stark non riusciva a costringersi ad odiarlo; semplicemente, anche quello lo annoiava… come tutto il resto.

“Sono certa che Aizen-sama non ci ha convocati solo per ripetere i suoi ordini: voleva che noi vedessimo le sedie vuote” ribatté Halibel, come non lo avesse sentito “e sta’ sicuro, Stark, che lo ha notato anche lui, e ne è rattristato più di noi…”

“Dici?” ribatté ironicamente lui da dietro le sue spalle. “Dici che lo ha notato? Particolari così sottili? Aaroniero e LeRoux morti… Grimmjow che si ribella ed infila Ulquiorra in una Caja Negacìon… Szayel Aporro che perde un’occasione di strisciare ai suoi piedi, mentre lancia le sue solite occhiatine maliziose a Gin? Come avrà fatto ad accorgersene?” e si mise a ridacchiare.

“Aizen-sama conosce ogni cosa.” disse Halibel, con innegabile furia nella voce.

“Beh, in effetti, Szayel Aporro è un tantino trasparente” concesse Stark. “In sua difesa, comunque, non credo che sia omosessualità, quanto piuttosto narcisismo…”

“Se la giornata di oggi avrebbe dovuto insegnarti qualcosa, è che non c’è spazio per la disobbedienza quando il nemico bussa alle nostre porte!” sibilò lei, voltandosi ed incrociando il suo sguardo: “Aizen-sama ci aveva ordinato di aspettare: e noi aspetteremo!”

“Ehi, nessun problema per me, ” replicò l’altro, alzando le mani in gesto difensivo. “Aspettare è la cosa che mi riesce meglio. Certo, non so nemmeno che cosa stiamo aspettando, ma dopotutto, non lo sai neanche tu... nessuno di noi due ha ritenuto di doverlo domandare. Né Aizen ha ritenuto di dovercelo dire.”

Gli occhi azzurri di Halibel lo fissarono, penetrando nell’anima della Segunda e dietro la facciata del suo atteggiamento.

“Sei… arrabbiato.” disse; la scoperta sembrò darle una certa soddisfazione, perché le sue sopracciglia si arcuarono, come se, dietro l’alto colletto del suo abito, stesse sorridendo maliziosamente.

“Arrabbiato?” ridacchiò la Segunda. “Io? Naah…”
Prese a stiracchiarsi le braccia e sbadigliò, superandola per andare ad appoggiare la schiena al muro: si sentiva così stanco che persino reggersi in piedi era diventata un’impresa.

La misurò con lo sguardo per un bel pezzo, prima di dare voce all’impensabile: “Sto solo… peccando di Accidia.”

La donna scomparve dalla sua vista non appena le parole furono pronunciate, e Stark immaginò che, prima che avesse smesso di correre, il suo Sonido l’avrebbe portata all’altro capo di Las Noches... proprio davanti alle porte di Aizen.

“Eppure, mia cara Halibel” continuò, come se lei fosse rimasta lì ad ascoltarlo, “non c’è davvero bisogno di correre da Dio e rivelargli che rifiuto di gioire alla vista della sua creazione; non ti ricompenserà con un miglior posto a tavola solo perché sei così gentile da fare la spia… perché lo sa già fin troppo bene. E resteresti stupita nel sapere che… non potrebbe importargliene di meno .”

Non aveva ancora finito la frase, che fu investito un poderoso cazzotto all’altezza del fegato, così potente che quasi lo spiattellò sul muro.

“Guarda che ha tagliato la corda, idiota…” gridò Lilinette, apparsa come per magia al suo fianco nel preciso istante in cui Halibel era sparita. “Piantala di parlare da solo come un ritardato!”

“Ti sembrerà forse strano, ma me n’ero accorto, piccolo genio, ” sospirò Stark, inarcando un sopracciglio e guardando la ragazzina senza rancore. “Temo che il mio senso dell’umorismo non sia apprezzato…”

“E’ perché non ne hai neanche un po’!” replicò la Fraccìon con un sorriso dispettoso.

“Ah, davvero?” ribatté l’altro con noncuranza “Invece penso proprio di averne. Lascia che ti racconti una barzelletta fantastica che ho sentito l’altro giorno: l’ha raccontata proprio Aizen-sama!”

Anche se la sua voce era ancora scherzosa, i suoi occhi avevano perso ogni traccia di calore.

Finché sarete dalla mia parte, sarete invincibili!” mormorò, scandendo lentamente ogni parola. “Non fa morire dal ridere? E' un po’ sottile, ma credo che Gin l’abbia capita, perché il suo ghigno arrivava da un orecchio all’altro... Tosen mi sa che non ci è arrivato, invece. Secondo te è anche sordo, oltre che cieco?”

Improvvisamente, stringendo i denti, le afferrò la spalla, come se avesse bisogno di appoggiarsi a lei per stare in equilibrio; in risposta, lei lo guardò con un’espressione che rese i suoi lineamenti graziosi mortalmente seri.

“Ma vedo che non stai ridendo, Lilinette… e neanche io l’ho trovata molto divertente.” sussurrò Stark, con lo sguardo perso nel vuoto.

  
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