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Autore: Willow Whisper    03/04/2010    3 recensioni
Postato capitolo 14-parte seconda (POV SAM-ABRAHAM) del libro III
[LIBRO PRIMO- terminato]
(POV Sammy+ UN SOLO CAPITOLO POV Laura)
[LIBRO SECONDO- terminato]
(POV Sammy+ POV Laura + UN SOLO CAPITOLO POV Seth)
[LIBRO TERZO- iniziato]
*Second life- when you are a Cold*
(POV Sammy, Laura, Seth, Gabriel, Nessie & sorprese)
"Stare in mezzo a loro non mi piaceva.
Era orribile essere circondata dai nemici, dal pericolo.
Eppure ero lì, pronta a sacrificarmi per difendere chi amavo.
Mi ero chiesta tante volte se la mia seconda vita
sarebbe stata migliore della prima,
ma la risposta non c’era mai stata,
o almeno, fino a quel momento...
No. Non era affatto come speravo."
Genere: Dark, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie "Dream"'
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capitolo 13
Capitolo 13


Sammy
Quando mi si stagliarono davanti agli occhi, quasi non riuscii a credere di essere riuscita ad arrivarci davvero.
Le mura di Volterra, innalzate per proteggere la città al suo interno, se ne stavano lì, in tutta la loro magnificenza, deridendo il tempo che non era riuscito quasi minimamente a scalfirle.
Era un bel luogo, sicuramente. Peccato per i vampiri che la abitavano.
Mi morsi un labbro, ed il gesto fortunatamente sfuggì ad Andrea. Quel ragazzo non aveva parlato molto, e questo aveva facilitato le cose, almeno a me. Non volevo sentirmi in obbligo di difenderlo, in caso fosse accaduto qualcosa, ma naturalmente già sapevo che, in caso fosse servito, lo avrei fatto.
La musica arrivava lieve dalla radio dell’auto. Una stazione che non ricordavo di aver mai ascoltato da giovane, ed anche la canzone doveva essere nuova. I Seventeen- qualcosa del genere, gridavano il loro rock giovanile accompagnati da percussioni e bassi assordanti. Naturalmente solo a me quel frastuono arrivava in modo così diretto ai timpani. Andrea non avrebbe mai posseduto gli ultrasuoni simili a quelli di un cane o –come diceva spesso Laura, in tempi più sereni- di un pipistrello.
-Ti piace questo gruppo?- con voce tranquilla, meno imbarazzata rispetto a qualche minuto prima, Andrea cercava un nuovo modo di fare conversazione. Sorrisi, stando attenta a non mostrare troppo i denti, e dissi affabile –A dir la verità non è il mio genere-.
I suoi occhi si posarono un istante su di me e notai un lieve rossore colorirgli il volto. Trattenni le risate, aspettando pazientemente che facesse qualche altra domanda. Intanto, la cittadina continuava a sembrare sempre più vicina.
Andrea, spegnendo la radio, prese fiato e disse –Potremmo…uscire, ogni tanto, se ti va-. Voltai di scatto la testa, fissandolo, rimanendo incredula. Ero così impegnata a ragionare su quello che mi attendeva da essermi scordata di controllare anticipatamente le sue mosse. Tesi le labbra, mordicchiandole in un secondo momento, recitando, prima di rispondergli in modo imbarazzato –Mi dispiace, ma non credo sia il caso. Sono già…impegnata, per così dire-.
Lui schiuse la bocca lasciandosi sfuggire un deluso e amareggiato –Ah…-.
Da quel momento, la poca distanza che separava noi e Volterra fu superata in un avvolgente e per nulla fastidioso silenzio.
Smisi di corrucciarmi con pensieri troppo irrilevanti, o spasmodici, anche se una vocina nella mia testa –una su un milione- mi ringraziava di averle concesso almeno un po’ di “relax”. Avevo i nervi a fior di pelle, ad ogni chilometro in meno.
Il ragazzo seduto al mio fianco si rimise a giocherellare nervosamente con la radio, forse per sbollire la delusione del mio rifiuto e della sua colossale figuraccia.
Sospirai ripensando di colpo a Seth, distante, impegnato a chiedersi il motivo della mia scomparsa, così come Embry si torturava con quella di Laura. Senza rendermene conto, infilai la mano destra in tasca, ritrovando quel pezzo di carta sgualcito dove, l’ironica imitazione del ticchettio delle lancette, sembrava divenire reale, rimbombandomi nella testa peggio del suono di un martello pneumatico. Singhiozzai.
-Stai bene?-.
E di nuovo, non ero riuscita a trattenermi. Puntai gli occhi sul volto di Andrea e risposi con voce pronta –Certo, non preoccuparti-.
Lui annuì, studiandomi un po’, indeciso sul fatto di credermi o meno, fino a convincersi che fosse tutto apposto, poi puntò di nuovo gli occhi sulla strada. Ormai eravamo in salita…così vicini alle mura che mi sembrava quasi di poterle toccare, e di poterle scavalcare grazie ad un solo, lungo, salto.
Respirando a fondo, l’odore dell’essere umano al mio fianco m’inondò le narici. Per fortuna, non bastava una sola bevuta di sangue per far cambiare l’oro colato degli occhi in un agghiacciante color rubino acceso, altrimenti mi sarebbe parso più complicato far sentire Andrea al sicuro.
Si sa, il rosso è un colore inquietante.
Ad una certa, mentre continuavo a chiedermi come fare per portare via Laura di lì, notai quattro figure immobili all’entrata della città. Non mi sarei preoccupata, se non fosse stato per l’aspetto troppo statuario di ognuno di loro.
Smisi di respirare, letteralmente, e sgranando gli occhi dissi, veloce –Torna indietro, subito!-, ma intanto io ero già scesa dal veicolo, fissando quei vampiri. Naturalmente, sperare che Andrea mi desse subito ascolto sarebbe stato troppo, così lo vidi scendere a sua volta e chiedere, confuso –Cosa? Che ti succede?-, poi lanciò un’occhiata alle figure così distanti, senza riuscire a nascondere l’ansia.
Mi girai e dissi, tra i denti –Vattene via di qui!-, poi gli eventi si susseguirono molto in fretta.
Si erano avvicinati, in pochi secondi, ghignando e fissandoci a turno, divertiti. L’unico a restare in silenzio, era Demetri, che riservava la sua attenzione solamente a me.
Tremai, senza riuscire a controllarmi, perdendomi con la mente a quel lontano giorno innevato, quando erano bastati pochi secondi per scatenare una vera e propria guerra.
Una di quelle guardie, approfittando del mio breve attimo di distrazione, fece un passo avanti, verso Andrea. Me ne resi conto di colpo e ruggii, contro di lui, scatenando nell’umano al mio fianco una scarica di sorpresa e confusione.
Non era mia intenzione lasciarlo morire così, se possibile, perciò difenderlo mi sembrava l’unica soluzione, ma questo comportava che capisse che nemmeno io –un’apparente ragazzina di sedici anni- ero umana, come lo era lui.
Mi preparai ad attaccare il più vicino, concentrandomi per un minuscolo istante sul futuro prossimo, in grado di svelarmi quale potere avesse quell’essere. Uno scudo, più o meno come Bella.
Perfetto, mi dissi, ma sapevo anche che tenendone impegnato uno, gli altri avrebbero benissimo potuto saltare al collo di Andrea in ogni istante, quindi, che fare? Sibilai, travolta da un senso di frustrazione. Ero stata io a portarlo fin lì, a chiedergli il suo aiuto ed ora, quando ormai ero vicina al traguardo, mi ritrovavo a dover combattere sola contro una minuscola schiera di guardie sanguinarie, pronte a fargli la pelle.
Strinsi i pugni, cercando di ristabilire la concentrazione, poi rimettendomi in posa eretta, decisi di tentare il tutto per tutto. Alzai le mani, come a far capire che non volevo finire col lottare, e dissi –Vi seguirò senza fiatare se lascerete andare il ragazzo-.
-Lui sa cosa siamo!- sibilò uno di loro, di statura media, coi capelli chiari coperti dal largo cappuccio del mantello. Storsi la bocca dicendogli, seccata –No, non ne è al corrente. Conosco le leggi. Non vado a raccontare a chiunque le solite storielle su di noi-.
Ah…troppo strafottente.
Demetri tese le labbra e fece un cenno al suo compagno di zittirsi. Quello obbedì, dandomi un altro indizio: il segugio doveva essere salito di carica nella scala sociale dei Volturi.
Naturalmente, la cosa non poteva che farmi piacere.
Quando si avvicinò a me, fino quasi a sfiorarmi il viso solo alzando una mano, disse, con voce così gelida da non farmi quasi credere che fosse lo stesso vampiro descritto sui libri di Stephenie –D’accordo. Lui va, tu resti-.
Sospirai, rincuorata, poi feci un cenno ad Andrea di muoversi a salire in auto e andarsene. Quello mi guardò spaesato per un attimo, indeciso sul fatto di lasciarmi o meno lì. Gli sorrisi nel modo più rassicurante possibile, come a dirgli “me la caverò”, ma non ne avevo la certezza. Per quanto riguardava l’idea di vedere il futuro che mi attendeva, non ne avevo la benché minima intenzione. Troppa paura, forse.
Lo osservai correre all’interno del suo veicolo e poi mettere in moto, rapido, poi voltandomi di nuovo verso Demetri dissi soltanto –Bene, ora possiamo andare dai vostri padroni-.
E da Laura.

Nessie
Mi stavo ancora chiedendo il perché. Perché alla fine io, Gabriel e Abram ci fossimo ritrovati sull’ auto di zio Emmett (con cui eravamo andati recentemente a fare “trekking”), sì, ma invece che diretti dai Cullen, in prossimità dell’aeroporto di Seattle.
Forse il motivo era che, una volta entrati in casa di Gabriel, avessimo trovato un angolino strappato da un foglio di carta dove si leggeva qualcosa come “…non perdere tempo” che –ovviamente- aveva dato una svolta a tutta la questione della scomparsa di Sam.
Gabriel si era messo a controllare i risparmi di lei in fretta e furia, i vestiti che le mancavano dai cassetti, addirittura. Insomma, era diventato una specie di detective, mentre Abram se ne restava poggiato al muro guardandolo girare ovunque, come se fosse del tutto disinteressato agli avvenimenti in constante sviluppo o tentasse addirittura di rallentare il nostro amico. A volte sembrava teso, altre ancora ansioso, e questo suo modo di fare riusciva a confondermi. Non lo capivo.
Non lo capivo affatto.
Dal canto mio, non sapevo proprio che fare, e mi era stato vietato di chiamare chiunque. Un grande cambio di rotta, quindi.
Sospirai, guardando fuori dal finestrino, poi dissi –Perché a Volterra?-.
-Perché ci scommetto tutto quel che vuoi che i Volturi c’entrano qualcosa- rispose Gabriel, fissando dritto davanti a sé la strada.
Ignorai i borbottii sommessi di Abram, provenienti dal sedile posteriore, e mi resi conto solo allora che c’erano due battiti cardiaci in più, nell’auto.
Cinque, non tre. Com’era possibile?
-Gabriel, ferma l’auto- dissi, rapida. Lui girò la testa per guardarmi confuso e chiese –Perché dovrei?-.
-Perché c’è qualcuno nascosto nel portabagagli, forse-.
Frenò così all’improvviso che rischiai quasi di finire contro il vetro. Arricciai il naso, guardandolo scendere e dirigersi dietro il veicolo.
Due secondi soltanto, e lanciò un’imprecazione a voce così alta che credo mio padre e mia madre sarebbero riusciti benissimo a sentirlo da Forks.
-Che.cosa.ci.fate.voi.due.qui?!-.
-Veniamo con voi a Volterra, mi pare logico-
-Tornate subito a casa!-
-Oh…d’accordo. E come?-.
Solo due persone potevano parlare all’unisono a Gabriel, e solo quelle due persone potevano essere così brave da costringere addirittura Abram a scendere dall’auto e affiancare –almeno per una volta- Gabriel.
Perfetto, pensai, altri due cuccioli a bordo.
Kenai e Neka.

Seth
Dove sei? Dove sei?
L’unica domanda che riuscivo a farmi era questa, e non c’era nessuna risposta pronta a darmi il benché minimo aiuto.
Dov’era Sam? E Gabriel?
Cos’era successo?
Domande. Milioni di domande, tutte compresse nel mio cervello, vicine ad esplodere come una bomba ad orologeria. E non erano le sole.
Sentivo la pelle così tirata da non riuscire quasi a muovermi, per paura di poter innescare la trasformazione in lupo.
Ma, dio…non riuscivo proprio a calmarmi. Era come se tutto ciò che mi circondava girasse ad una velocità troppo elevata. Alla fine, mi parve quasi di svenire.
Sam era sparita. Gabriel era sparito.
Ed io non avevo potuto far nulla per fermare né l’una e né l’altro.
Quando sentii un ululato, agghiacciante, pieno di dolore, innalzarsi dal bosco vicino casa, sussultai e corsi immediatamente fuori, compiendo un balzo per poi atterrare sulle quattro enormi zampe canine.
Laura…Laura…
Solo una persona poteva pensare così insistentemente a quel nome, e solo una persona poteva prendere le sembianze di un lupo dal folto pelo color cioccolato. Embry guaiva, girando in tondo, come impazzito, annusando ogni centimetro di terreno umido e ricoperto da muschio viscido.
Gli andai incontro, sbuffando col naso, in preda alla stessa incontrollabile ansia, lo stesso immenso timore di aver perso qualcosa di inestimabile.
Ma se Laura era sparita, capivo dove poteva essere andata Sam. O con lei, oppure alla ricerca di lei.
Un piccolo indizio, che poteva esserci utile.
Erano sparite più di due persone, e tutte per lo stesso motivo.
Ora restava solo una cosa, da capire: quale?

Sammy
La sala non mi era mai parsa così immensa, in nessuno dei sogni fatti da umana, né durante le fantasiose visioni che ne avevo avuto durante la lettura di New Moon. Le vetrate erano a forma d’arco, prive di tutti quei disegni colorati che vi avevo immaginato, e si estendevano lungo entrambe le pareti laterali, facendo filtrare –durante il giorno- la luce calda del sole. Le pareti, immense, alte almeno una quindicina di metri, erano interamente di pietra, forse formate da mattoni laterizi o tufo, e sempre ai due lati maggiormente estesi -data la forma rettangolare dell’intero spazio- della sala, si innalzavano sei colonne in marmo, che contrastavano molto, data la loro lucentezza, con i colori caldi che c’erano tutt’intorno.
Tremai leggermente, pensando a quanto fosse azzeccata quell’architettura così curata per il luogo comune della più numerosa e temuta famiglia di vampiri nell’intero mondo abitato.
Era proprio vero che gli italiani non avevano pari nella costruzione di edifici. Nemmeno sotterranei.
-Finalmente! Speravo davvero di rivederti, prima o poi…-.
Quella voce così seducente, così ammaliante, mi riecheggiò nella testa per almeno una decina di secondi. Troppi, dato che Aro mi era comparso di fronte nella metà, osservandomi come un premio da vincere all’asta.
Mi morsi un labbro, poi dissi, cercando di mantenere un tono di voce calmo e naturale –Io speravo il contrario, ma a quanto pare il destino ha voluto così-.
Rise, di gusto, arretrando di due o tre passi per guardarmi meglio –Davvero brava nel rispondere. Sei notevolmente migliorata. Da umana mi eri parsa un tantino…nervosa-. Sogghignò.
Mi resi conto solo allora che c’erano tutti gli altri, attorno, compresi Marcus e Caius seduti sui rispettivi troni.
Non gli risposi, perché non me ne diede il tempo. Si voltò un attimo verso Demetri e disse, sorridendo come se la mia visita fosse per lui motivo di gioia –Davvero un ottimo lavoro, Demetri. Ero certo che saresti stato gentile, nel scortarla da noi-.
Il segugio chinò il capo, ma riuscii benissimo a notare l’occhiata piena d’odio che mi riservò da sotto le folte ciglia.
Sibilai, intromettendomi –La mia non è proprio una visita di cortesia, Aro. Sono qui per un motivo preciso, e lo sai-.
Caius storse la bocca –Giovane e insolente-, disse, ma riuscii a ignorarlo.
Aro sorrise, girandomi attorno, come un leone pronto a balzare. Peccato che lui avesse le fattezze di un cobra, invece che di un felino. Perciò conveniva restare fermi.
Smisi quasi di catturare aria e trattenerla nei polmoni.
-Oh, ma io so tutto, Samantha…- fece silenzio un secondo, prima di chiedere –O preferisci che io ti chiami Sam?-.
-Come preferisci-. Non mi voltai, e percepii le sue labbra estremamente vicine al mio orecchio sinistro, mentre mormorava -…Dovresti rilassarti, Sam. Lei sta bene, oserei dire che non è mai stata meglio in tutta la sua vita…umana-.
Fu come se mi avesse staccato la testa dal corpo e avesse bruciato il resto, solo che non c’era dolore, ma solo uno strano senso di stordimento. Ogni suono era ovattato come quando ci si immerge in acqua. Cos’è che aveva appena detto? Cosa, a parte il mio peggior timore?
Si può morire più di una volta, nella vita? Perché se la risposta è sì, beh…a me era appena capitato.
-Laura, no…- un soffio, sfuggito dalle mie labbra.








Se si può chiedere perdono, allora lasciate che lo faccia. E' terribile avervi fatto attendere mesi per un solo capitolo. Orrendo davvero, ma la mia vena creativa era andata a nascondersi non so dove, e di questo sono la prima a dispiacermi. Ora sembra essere tornata, perciò spero di riuscire a tornare a passo coi tempi, ma non si sa mai cosa può accadere. Non mi perdo in chiacchiere e vi lascio immaginare cosa accadrà a ogni personaggio. Grazie a chi ha avuto la pazienza di attendere il mio ritorno.
Baci
da Sam
   
 
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