Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lucy Light    04/04/2010    4 recensioni
“Dottore, io non riesco a levarmelo dalla testa.”
"Capisco"
“No, lei non può capire. Voglio dire, ero a tanto così dall’essere nominata scrittrice dell’anno. A tanto così” dissi, unendo pollice e indice “a un niente. E lui cosa fa? Cosa fa?”
“Salva l’intero mondo magico da una feroce dittatura basata su violenza, terrore e distruzione.”
“Precisamente.” risposi abbandonandomi di schianto sul lettino “E’ inconcepibile. Inammissibile. Insopportabile.”
“Signorina...”
“Io non capisco dove ho sbagliato. Un giorno occupavo le prime pagine dei giornali e il giorno dopo questo ragazzino, questo pivello con manie di grandezza mi frega ogni dannata colonna disponibile.”
La fronte del dottore si corrugò in tante rughe d’espressione. “Io credo che lei dovrebbe fare una vacanza. Schiarirsi le idee. Ecco, che ne dice di Bali? Un mio paziente c’è andato per una settimana e ne è tornato come nuovo. Allora? Che le pare?” chiese, ansioso di togliersi la sottoscrita dalle scatole.
Lo squadrai con sufficienza “Quelle rughe le diventeranno un problema fra qualche anno, sa?”
Mai dimenticarsi di Rita Skeeter.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Rita Skeeter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fu un venerdì sera, durante una cena di gala all’aperto, che mi lasciai... casualmente, ovviamente... sfuggire che stavo preparando un nuovo lavoro. Subito mi trovai circondata da facce curiose.
“Dicci Rita cara, quando uscirà questa meraviglia?”
“Chi sarà il protagonista? O forse è una lei?”
Sorrisi beata. Essere al centro dell’attenzione era il mio lavoro, certo, ma anche il mio hobby preferito.
“Uno alla volta, vi prego!” dissi fingendo di essere confusa da tante domande “non so quando uscirà. Dipende anche dal signor Penner, sapete” risi facendo locchiolino al mio vecchio editore. Lui si sfregò le mani contento “Quando vuoi, cara”. Anche gli altri ridacchiarono, come se fossimo un’affiatata compagnia di amiconi.
“Quanto al soggetto, non posso dirvi niente. Sarà una piacevole sorpresa,  ve lo assicuro. Ehi, ma quelli non sono Potter e la Weasley?”
Tutti si girarono dall’altra parte (anche Potter aveva la sua utilità, dopotutto) e io mi defilai soddisfatta nel settore tartine e vino. Che piacevole, piacevole serata.  
“Molto bene, signorina Skeeter” disse una voce sinuosa alle mie spalle. Mi girai e con mia enorme sorpresa vidi Julian, appoggiato ad una colonna e col suo solito sorriso di superiorità, come se la terra dovesse ringraziare perchè lui ci camminava sopra. Erano settimane che non lo vedevo, ed era abbronzato e rilassato. Chissà da dove sbucava.
“Julian” sorrisi “scommetto che le Maldive erano così perfette che dopo un po’ le hai trovate noiose, da bravo snob” dissi ironicamente.
“Un uccellino mi ha detto che stava tornando alla ribalta e volevo sapere come andava”. rispose lui ignorando la battuta. Si avvicinò e potei sentire il suo profumo. Qualcosa di molto fresco, elegante e sexy. Non riuscii a fare a meno di provocarlo.
“Ti preoccupi per me, ragazzino? Non pensavo di starti così a cuore.”
“Sa, non sono abituato a ignorare le signorine con cui fuggo a bordo di una scopa” rise lui.
“Già. Le mie scarpe ringraziano ancora la tua trovata” commentai gelida. Cosa credeva, che avrei trovato divertente una tragedia simile? Uomo senza cuore.
“Senza la provvidenzialità della mia idea lei avrebbe passato una nottata in prigione. Ottima pubblicità per il libro, d’accordo, ma mi sembra esagerato.”
Già, il libro. Nel pensarci provai uno spiacevole senso di inquietudine. Sembrava che ogni casa  facessi, dicessi e persino pianificassi dovesse essere collegata a quel dannato pezzo di carta. Perchè Adam e Julian volevano così tanto che lo scrivessi?
All’improvviso decisi di chiederglielo. Magari in un modo diplomatico.
“Senti, Julian, a questo punto me lo devi dire” gli dissi diventando seria. “Perchè volete che io scriva questo libro?”
Avevo detto diplomatica? Bè, peccato.
Julian non fu felice della domanda.
“Perchè lo vuole sapere?” chiese con voce dura.
“Bè, perchè... perchè se vi avesse fatto qualcosa di male potrei aggiungere un paragrafo al libro. Sai, c’è un buchetto proprio fra il capitolo 14 e il 15 che non riesco a riempire. Una sciocchezza, ma molto fastidiosa. Come un sassolino in una scarpa.”
I suoi lineamenti si rilassarono, ma gli occhi rimasero freddi come pezzi di ghiaccio. “Rita, credevo che i termini del nostro contratto fossero chiari. Lei non ci chiede niente e noi l’aiutiamo. Lei non fa domande e noi le diamo i soldi. Mi creda, è meglio così. E... per quel sassolino... le consiglio di cercare bene in camera della Granger. Ci troverà un sacchetto molto interessante.”
Fece per andarsene, poi tornò indietro e avvicinò la sua bocca al mio orecchio “E comunque, quelle scarpe erano orribili”
Quello che seguì avvenne in rapidissima successione. Julian si allontanò da me e sorrise, proprio mentre io alzavo la mano per assestargli uno schiaffo da primato, ma prima che potessi colpirlo lui si smaterializzò, facendomi perdere l’equilibrio e lasciandomi schiumante di rabbia.
“Come ti permetti, piccolo lurido verme!” strillai a voce altissima, facendo voltare tutti i presenti. “Ehm... come ti permetti, Vermicolo! Striscia via dalle mie scarpe, sciò!” dissi e feci dei movimenti ampi, sperando di convincere tutti che non ero pazza. Incredibilmente la cosa funzionò. Non solo, il signor Penner fece finta di niente e mi chiese davvero di poter pubblicare il mio libro. E dire che io avevo fatto solo una battuta.
“Mia cara, potrei pagarti... diciamo... due terzi rispetto alle altre volte? Sai, questo dopoguerra non è un bel periodo per la mia casa editrice”
“Caro” gli risposi “devi sapere che per questo libro sono stata finanziata da alcuni... amici. E se non mi paghi a prezzo pieno, non sono sicura che tu sia la persona giusta per noi” dissi civettuola.
Penner sembrò sconcertato “Ma io credevo che tu... voglio dire, avevo saputo (con molto rammarico, s’intende) che eri in rovina...”
Gli sarebbe piaciuto che fosse vero, ve lo assicuro.
“Non è che ti sei invischiata in brutte storie per avere questi soldi, eh, Rita?” chiese di colpo nervoso “A me puoi dirlo, sai.”
“Penner, per essere un editore hai troppa fantasia” lo derisi sprezzante “puoi stare tranquillo. Sono finanziata in modo pulito”
Mi lanciò un’ultima occhiata pensierosa, poi scrollò le spalle e tornò al suo cocktail di scampi e a sua moglie.

Hermione guardò fuori dalla finestra del suo ufficio con una strana malinconia. Neanche il secondo giro di caffè era riuscito a tirarla su di morale. Sfogliò svogliata il giornale, imbattendosi nelle pagine di cronaca cittadina. Qualche furto, forse da parte di goblin (ma Hermione era sicura di no) qualche rappresaglia dei centauri, e poi lei, Rita, che la fissava sorridendo con esperienza  da una foto a centro pagina. Hermione  richiuse la Gazzetta con un sospiro. Già, ormai vedeva Rita più in foto che a casa. Da quando aveva cominciato a frequentare Amanda non avevano più  litigato, anzi quasi non si erano più parlate. Avevano un orario perfetto, pensò: nel momento in cui lei rientrava dal lavoro la giornalista usciva sui suoi tacchi impossibili, salutandola appena. Per l’ennesima volta, Hermione pensò che fosse giunto il momento di metterla alla porta. Quei pochi mesi passati insieme erano stati uno sfinimento. E allora perchè non l’aveva ancora fatto? Come mai la teneva ancora con sè?
Perchè sei troppo buona  le disse una vocina  e speri ancora che possa essere una persona diversa. Vuoi dimostrare a Harry, a Ron e a tutti  gli altri che si sbagliano su di lei. E tutto questo perchè è venuta alla tua riunione. E poi ti fidi di Tinky, e Tinky ti ha detto di non  lasciarla da sola.  
Era vero. Tinky glielo aveva chiesto in un momento di rara sincerità. L’aveva capito da come si guardava intorno, stranamente spaventata. “Signorina Skeeter non sa cosa la aspetta, Tinky invece sì. Avrà bisogno di Hermione, oh, signorina, tanto bisogno. Io non potere dire di più”
Le sembrava così strano che Tinky fosse affezionata a Rita. Cosa aveva potuto fare per ingraziarsela a tal punto? Lei non c’era riuscita in nessun modo, nè con il cibo, nè con dei vestiti decenti, neppure con l’affetto e il rispetto. Non capiva dove stesse sbagliando
Hermione girò sulla sua poltrona, cercando di ricordarsi che era al lavoro e non poteva permettersi di distrarsi oltre. Raccolse i capelli in uno chignon senza tralasciare neanche una ciocca. Ecco, ora era pronta per tornare a  lavorare.
Sentì bussare la porta e maledisse chiunque fosse lì dietro. Perchè ogni volta che si era concentrata qualcuno la distraeva?
“Avanti” disse con voce acida.
Mentre la porta si apriva, la sua mente immaginò irrazionalmente che stesse per entrare George. Portò una mano ai capelli, improvvisamente emozionata, sentendosi un po’ sciocca quando vide Ron. “Ciao, amore... non ti aspettavo” disse. Dopo il bidone che le aveva tirato quella sera, Ron non l’aveva più cercata. Ormai erano passate due settimane e lei non sapeva più cosa pensare. Vederlo fu un piccolo sollievo, ma si accorse subito che la sua espressione non prometteva niente di buono.
“Ciao, Hermione” disse lui sedendosi su una poltrona. Non la baciò neanche sulla guancia. Pessimo segnale. “Ti devo parlare”
La ragazza raddrizzò la schiena per ascoltare meglio “Dimmi pure, Ron”. Il ragazzo la guardò dritta negli occhi. “E’ vero che sei la direttrice di un giornale per ragazzine?”
Hermione rimase senza fiato. Come diamine faceva Ron a saperlo?
“Io...”
“Rispondimi”
“Ecco... sì” vide la faccia di Ron farsi terrea e le sue mani stringersi sui braccioli della poltrona “ma posso spiegarti Ron, io non volevo...”
“Non ti volevi fidare di me!”
“Ron... non sapevo come l’avresti presa... ”
“Come volevi che la prendessi? Credevo che non mi raccontassi balle quando dicevi che eri sempre impegnata. Credevo che stessi davvero lavorando per il ministero! Tutte quelle volte che eri stanca o avevi  mal di testa... “Ma certo, amore, non preoccuparti per me!” ” Ron rise di sè stesso. “Evidentemente stare con i tuoi colleghi è più divertente che passare il tempo con il tuo fidanzato.”
“Ron, non dire così... non ti volevo prendere in giro... e poi le mie collaboratrici sono tutte donne” replicò Hermione con una nota di rabbia nella voce “perchè devi sempre pensare che...”
“Ah, giusto” Ron sorrise amaramente “in realtà ti interessa molto di più mio fratello. O sbaglio?”
“E adesso cosa c’entra George?” chiese Hermione. Ron la guardò come se lo avesse appena pugnalato alle spalle.
“Io non avevo nominato George” disse. Poi si alzò in piedi senza dire una parola. Solo quando fu sulla porta si girò. “Credo... credo che dovremmo prenderci una pausa” disse. Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma poi scosse semplicemente la testa e se ne uscì in silenzio, lasciando Hermione da sola. Lei rimase qualche secondo a fissare la porta prima di riprendersi.
Coraggio, Hermione. Terzo giro di caffè.

Le lezioni della Lovegood andavano a gonfie vele, specie adesso che aveva compreso le nozioni fondamentali per avere un vestiario accettabile. Il pomeriggio che trovai Perfettini in lacrime sul divano Luna era riuscita ad abbinare ventisette paia di scarpe con ventisette borsette, senza sbagliare un colpo. La ragazza aveva stoffa per quel lavoro, lo avevo sempre detto (se vi state chiedendo cosa c’entrino borse e scarpe col giornalismo, mi dispiace comunicarvi che voi invece non avete neanche uno scampolo adatto al mestiere).
Comunque, io ero al settimo cielo quando trovai quella specie di rubinetto aperto in salotto. Subito mi chiesi il motivo, valutando diverse opzioni: Forse la Bestiaccia era stata scambiata per un lupo mannaro e abbattuta, o magari  mancavano ben sette falci al suo perfettissimo bilancio, o forse chissà, Tinky le aveva finalmente svelato il segreto di tutto quello che cucinava e le faceva mangiare (la carne) oppure...
“Ron mi ha lasciata, Grattastinchi!” ululò Madame abbracciando la Bestiaccia. Oh. Cavolo. Bè, sapevo che prima o poi sarebbe giunto questo momento.
“Hermione cara, dici sul serio?” mormorai avvicinandomi a lei “Quanto mi dispiace”
La ragazzina sussultò e cercò di ricomporsi, peraltro senza riuscirvi granché. Aveva i capelli disordinati (più del solito) gli occhi gonfi come quelli di una rana ed era circondata da fazzoletti. Sembrava il set della  mia soap opera preferita, con la differenza che Mary quando piangeva non sembrava un fiume in piena e riusciva a conservare un aspetto umano.
“Cosa è successo, mia cara?”
Sarà stato per lo shock o semplicemente perchè aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma comunque Perfettini mi disse tutto. A quanto pareva, Rosso aveva deciso di farle una scenata coi fiocchi. Che comportamento adulto, davvero. “Senti, tesoro, io magari non lo conosco bene, ma so che anche se è arrabbiato è sicuro che tornerà indietro.”
“Lei dice?” chiese Perfettini tirando su col naso. Oh, per Morgana. Non l’avevo mai vista così vulnerabile. Dov’era finito Mastino Granger? Quella che mi sguinzagliava dietro un mostro peloso per pedinarmi e che controllava persino dov’erano prodotte le mie scarpe? Non potevo vedere il nemico in quelle condizioni. Era ingiusto. Mi faceva sentire un’arpia.
“Eddai, Perfettini!” strillai indispettita “dov’è finita la tua grinta? Se Rosso è fuori di testa non è mica colpa tua!”
“Ron ha perfettamente ragione!” rispose lei, evidentemente nel pieno della sindrome “è-tutta-colpa-mia”  “ho messo un impegno futile davanti alla nostra relazione. Invece di occuparmi di... di quello di cui mi occupavo... potevo pensare di più a lui.”
Notai che non si fidava a parlarmi di Stregami. La sua cocciutaggine mi confortò. Forse, sotto quel mare di lacrime, un po’ della vecchia Perfettini c’ era ancora. Si trattava solo di non farlo affogare.
“Cara, fossi in te io mi darei alla pazza gioia! Insomma, ci pensi? Sei libera! Niente più gelosie, niente più controlli, puoi fare tutto quello che vuoi. Non lo trovi splendido?”
Perfettini non mi ascoltò neanche, e mi comunicò che se ne andava da Ginny Weasley per qualche giorno. Una scelta alquanto discutibile, a mio avviso, ma non dissi neanche una parola, anzi la aiutai a fare la valigia, continuando a dirle frasi di circostanza riguardo a Rosso. Ma il mio pensiero era uno solo: qualche giorno di pace era tutto quello che mi serviva per preparare l'uscita del libro.


Siete pronti? Il mio massimo splendore vi attende. E non sarà roba da poco, sapete? Per cui vi raccomando di tenere la mente sgombra (non che sia difficile, vero?) e attendere il prossimo aggiornamento.
Au revoir
Rita

ps riguardo a questo vergognoso ritardo posso solo dirvi che sono dovuta scappare (con Scribacchina al seguito, ovviamente) in una stupenda città catalana. Motivo della fuga? Non avevo più niente da mettermi. Scusatemi se è poco!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lucy Light