Ecco il secondo capitolo, spero che la storia possa cominciare a piacervi…ingrandisco anche un pò il carattere, quello di prima era da perdita delle diottrie! ^^
Quando Bella si svegliò, convinta invece di essere morta in un incendio e di trovarsi in una sorta di assurdo inferno, la prima cosa che vide furono gli occhi dorati di Carlisle che la fissavano. Ancora non poteva sapere che al pensiero avrebbe risposto immediatamente il suo nuovo ed efficiente corpo: quando il suo primo, disperato e inconsapevole istinto fu quello di scappare, lo pensò soltanto, ma si ritrovò senza sapere come acquattata in un angolo, come una bestia pronta ad attaccare. Stranamente, si sentiva benissimo. Solo la gola le doleva in modo atroce, ma era troppo occupata a percepire l’infinita realtà che la circondava per dargli peso. Vedeva la luce come se fosse solida. Sentiva l’odore di legno del parquet e mille altri, sovrapposti, della foresta che la circondava fuori da quelle mura. Le sembrò di riconoscere fiori, muschio, forse fumo, da qualche parte una lozione per capelli. Ma era troppo, tutto, troppo veloce. Pensò di impazzire mentre il panico si impossessava di lei, e la sua nuova mente cercava di ricostruire senza riuscirci cosa le era successo prima di quel momento, prima del fuoco. Come se la sua mente fosse un processore inceppato, si ricordava solo della panchina fuori scuola, e poi andava in crash. Era un ricordo strano però, fumoso. Senza l’alta definizione delle immagini che vedeva adesso. Poi qualcuno parlò: “Dove sono?”
Si guardò intorno, muovendosi velocissima a sua insaputa. Il suo nuovo istinto la portò a catalogare l’ambiente e la persona che aveva davanti in termini di difesa e di attacco. Inconsapevolmente, stava misurando la distanza che la separava dalla gola dell’uomo che le stava davanti. Poi lo udì parlare, e le sue parole la distrassero dal resto: “Sei al sicuro, Bella. Nessuno ti farà del male. Puoi alzarti, se vuoi”. L’uomo si rivolgeva a lei. Si accorse che era lei ad aver parlato prima. Già, ma lei chi era? Bella Swan, le diceva la sua coscienza. Ma perché era così diversa? Perché non si..riconosceva?
“Voglio
andare a casa”, pensò. Ma
contemporaneamente lo disse. L’uomo dagli occhi gialli la
guardò con un’ombra
di perplessità. “Questa è la tua casa
adesso, Bella. Ci prenderemo cura di te”
Si era alzata, e si fissava le mani con stupore. La sua pelle era bianchissima, i suoi arti le sembravano più eleganti, più snelli. “Chi sei tu?” chiese all’uomo che le stava a distanza di sicurezza.
“Il mio nome è Carlisle Cullen. Alcune cose per te sono cambiate, Bella. Sei viva e stai bene, ma sei diversa da prima. Se stai tranquilla andrà tutto bene. Ti spiegherò tutto”
“Mi avete…rapito?” formulò Bella, mille parole al secondo, o almeno così le sembrò.
Nella stanza era entrata una seconda persona: un altro uomo, con i medesimi occhi gialli del primo. Si era mosso in un tale silenzio che non l’aveva sentito entrare. La fissava intensamente. Bella si avvide che in qualche modo si somigliavano, e che erano diversi da tutte le altre persone che la sua memoria ferita le assicurava di aver conosciuto. Erano bellissimi e innaturali. Carlisle non le staccava gli occhi di dosso. Parlò di nuovo.
“Va tutto bene, Bella. Questo è mio figlio Edward”
“Carlisle io… non la sento” sibilò Edward. A Bella sembrò che la guardasse con rabbia. Non le piaceva. Si avvicinò di più a Carlisle, e vide nella visione periferica dei suoi occhi ormai infallibili che il figlio si era messo in guardia. Sentì un ringhio, si accorse che veniva dalla sua gola.
“E’ tranquilla, Edward. Davvero. Non so come, nè perché, ma è tranquilla. E’ solo frastornata. Non riesci ancora a sentire i suoi pensieri..?”
“No”,
ancora un sibilo. La
guardava come se volesse trapassarla.
All’improvviso,
un rumore la distrasse. Lo individuò e lo separò
dagli altri, all’istante.
C’era qualcuno dietro la porta. Qualcuno che conosceva. La
sua natura da
predatore la avvertì di stare in guardia: riconosceva
l’odore del nemico. Si
immobilizzò all’istante e si concentrò.
Tutto le veniva facile, naturale, come
se l’avesse sempre saputo fare. Sapeva chi era la persona
dietro la porta: i
suoi neuroni avevano immagazzinato, senza saperlo, l’odore di
Jasper e oggi la
sua nuova natura da predatore lo catalogava fra i pericoli mortali,
memore
dell’aggressione subita. Pensò di fuggire,
stavolta sul serio, e fuggì.
Se
la stessa Bella Swan o
qualcuno che la conosceva avesse potuto vederla in quei 5 secondi della
sua
fuga, avrebbe compreso l’entità del suo
cambiamento. L’instabile adolescente
che era stata saettò verso la finestra, si rese conto che i
vetri non avrebbero
ceduto ai suoi colpi, si buttò verso la porta chiusa
scartando le braccia di
Carlisle e di Edward e si buttò a capofitto sulle scale. Si
lasciò l’odore del
nemico alle spalle.