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Autore: GaH_90    05/04/2010    4 recensioni
{Io ci voglio credere …e tu?
Io ci voglio credere…convivendo
Io ti voglio vivere…e tu?
Io ti voglio vivere….convivendo }
Lei è Vittoria, Viky, una tranquilla studentessa di Economia appena uscita da una storia burrascosa, lui è Mattia, Matt, bellissimo, tenebroso e chissà cos'altro...
E se Viky si trovasse costretta ad ospitare Matt per qualche giorno, per fare un favore alla sua più cara amica?
E se la differenza di carattere fra i due si facesse sempre più intensa fino a scoppiare in una sconvolgente passione?... E chissà, forse non soltanto?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati 2 giorni dall’arrivo di Mattia nella mia vita. Erano stati molto più piacevoli di quello che avevo immaginato. Lui si svegliava sempre prima di me, lo vedevo sempre vestito di tutto punto quando scendevo per la colazione, mentre fissava insistentemente il muro. Chissà a cosa pensava. Per farlo distaccare dalle sue fantasie dovevo tutti i giorni battergli un colpetto su una spalla. Allora sobbalzava e mi dava il buongiorno. La mattina precedente si era rovesciato il caffè bollente addosso. Aveva tirato un grido terribile. Mi ero spaventata a morte, ero un po’inquietata da questo suo lato… oscuro. Ma poi passato il momento tornava a essere amabile.

Quando gli chiedevo del lavoro, mi diceva che lo avevano preso in prova, ma che ancora non sapeva se lo avrebbero assunto a tempo indeterminato o meno. Mi diceva che stava cercando casa, ma che ancora stava attendendo delle risposte. Insomma, parlavamo poco, io la sera uscivo con le mie amiche e lui stava in casa, per i fatti suoi. Ma ormai mi ero abituata al suo modo di fare, al suo esserci, alla sua aria tenebrosa, al suo sorriso.

Pensavo di essere così presa dagli studi, dalle amiche, dalle uscite, e anche dalla nuova presenza che mi trovavo in casa da non dovere più affannarmi per ricomporre i tasselli del mio passato. Ormai avevo accantonato i vecchi dubbi, i dolori, le angosce. Ma non sapevo quanto mi ero sbagliata.

Quella mattina sentii il telefono vibrare accanto a me, e riemersi dal mondo dei sogni repentinamente. Mi alzai di scatto e afferrai l'IPhone distrattamente. Un messaggio. Di Dany. Il cuore mi balzò in gola, e mi affrettai a fare scorrere le dita sul display liscio del cellulare di ultima generazione e comparve davanti ai miei occhi questo messaggio:

“Snt nn posso + fare finta d nll, dobbiamo vederci, io provo ankora qlcs x te. Dany. PS: stasera ai nostri giardini. Alle 10. A stasera.”

Il cuore mi batteva all’impazzata, mi mancava quasi l’aria, finalmente era giunto il momento che aspettavo da tanto tempo, il momento in cui lui finalmente avesse capito cosa avesse fatto e quale errore fosse stato il suo.

Non sapevo cosa fare, entrai subito nel panico e il ginocchio sinistro prese a tremarmi convulsamente.  Che stress, che panico, e adesso che cosa dovevo fare? Cedere allo struggente desiderio di rivederlo che mi stava inesorabilmente serrando la bocca dello stomaco con una presa esasperante o fare vedere chi ero e lasciarlo perdere, visto il modo ignobile in cui si era comportato con me? La cosa da fare era una sola, indubbiamente. Presi velocemente il mio iphone in mano e... "Amore, cosa è successo? Perché mi chiami a quest'ora? Tutto bene!?! Non mi fare preoccupare!" "Steffy ciao scusa ti disturbo vero??" "No no ma dimmi!" "Si è fatto sentire Dany... " scoppiai in un pianto dirotto, risultato dell'ansia, e sentii subito la mia migliore amica agitarsi dall'altra parte del telefono. “Amore ascoltami! Ascoltami! Scommetto che ti è già partita la gamba sinistra vero?” chiese preoccupata. “Sì…” la mia migliore amica mi conosceva meglio di chiunque altro. “è che non so che fare guarda…. Dopo tutto questo tempo….” “Lo so amore ma devi essere felice te eh! Dai su su su su su su su!” Le sue parole mi rinvigorirono: “Sai cosa, tesoro? Stasera vado e me lo riprendo! Fosse l’ultima cosa che faccio!” “Brava la mia Viky, adesso ti riconosco, guerriere per sempre!! Ci sentiamo dopo, che mi racconti tutto di Matt ok?? Bacio!!!” e senza nemmeno aspettare che le rispondessi, riagganciò. Che forza, che determinazione, che intuito. Invidiavo tutto questo e altro nella mia cara Steffy, sapeva sempre cosa fare.

Mi feci coraggio e scesi in cucina, dove Matt stava fissando il muro con il suo sguardo indecifrabile e così significativo allo stesso tempo.

 

 



Non avrei dovuto origliare la telefonata. Ma l'avevo fatto. In fondo Viky non parlava nemmeno abbastanza piano in modo da potermelo evitare. E così il suo ex si era rifatto vivo. Bene. Le storie non facevano per me. Non capivo tutto questo smattàre, perdere la testa, rincorrere le donne, regali, fiori... No. Certo, Viky era diversa. In lei notavo sfumature che nessun'altra aveva fatto mostra di avere, fino ad ora.

Forse era per quello che ci stavo mettendo tanto a dirle che a lavoro mi avevano assunto? Forse non volevo lasciare quella casa per.. No. No. No. non era certo da me. In realtà lo facevo soltanto per potere usufruire dell'alloggio gratis per un maggior periodo di tempo possibile. E forse per continuare a vedere quegli occhietti vispi che mi davano il buongiorno ogni mattina. Per fantasticare su quelle forme... wow. Nessun'altra esclamazione era degna di lei se no "wow". Ed io che l'avevo vista, la prima volta, solo "coperta" da un misero asciugamano lo sapevo bene. Ma non come avrei voluto. Basta. basta, che pensieri erano mai quelli???? Io ero Sbariani detto Sbare, quello che non cedeva mai e non doveva mai chiedere a nessuno. E quella ragazzina che ancora non aveva ceduto a me di sua spontanea volontà, come mi era sempre successo prima, mi intrigava, anzi, no, mi incuriosiva, soltanto perché non mi moriva dietro come tutte.

Destava in me lo stesso stupore che prestavo ai sudoku, così strrani, complessi, intricati... intriganti. Niente di più.

Ancora però non sapevo che già da quella stessa sera le cose sarebbero cambiate.

Trasalii quando mi sentii toccare la spalla. Subito dopo sentii un gelo corrermi lungo la coscia, mi guardai i pantaloni: sembrava me la fossi fatta addosso. Sembrava che mi fossi fatto addosso l’aranciata che mi ero versato addosso, spaventato dall’incursione di Viky alle mie spalle.

“Ehi! Buongiorno ma…”

Non feci in tempo a finire la frase che lei irruppe in una fragorosa risata: “Ehi ma te la sei fatta addosso!”

All’inizio la guardai severamente storto, poi non riuscii a resistere. Il suono cristallino che emetteva mi contagiò e anch’io iniziai a ridere di gusto. Non so quanto durammo, fatto sta che mi accorsi di essere tremendamente in ritardo e, con una scusa su una commissione da svolgere, mi fiondai fuori dall’appartamento, lasciando dietro di me chissà cosa, chissà quali possibili svolte, se non avessi deciso di fiondarmi alla Senztech, dove avevo ottenuto brillantemente il posto. A volte mi ritrovavo a pensare a quante cose potrebbero accadere se non stessimo facendo quello che facciamo, quante strade ci chiudiamo e quante se ne aprono ogni giorno. Quanto un biscotto sia molto più di un biscotto, di tanto in tanto.

 

 



Passai gran parte della mattinata a fare su e giù per la casa, controllando l’orologio febbrilmente, pensando a cosa avrei fatto, a cosa gli avrei detto, se sarei riuscita a strappare una parola ad egli, il mio amore perduto, che mi aveva fatto così male in passato, che aveva infranto ogni mio sogno di completezza.

I miei pensieri furono interrotti dal telefono di casa che prese a suonare all’impazzata incessantemente. Scivolai a rispondere.

“Pronto chi parla?”

“Sono la nonna tesoro” mi rispose la dolce voce di mia nonna. Che gioia sentirla!

“Nonna ciao! Come stai? Poi non sei venuta a prendere l’Andaresol!” le feci presente gentilmente.

“Eh lo so carissima, non mi sentivo gran che bene, quindi ho preferito restare a casa, ma ti ho pensato tanto sai? Approposito…” la sua voce si fece insinuante “…. Chi è quel bel giovanotto che ho visto uscire adesso da casa tua?”

Avvampai e boccheggiai “Beh, lui nonna è…. È un’amico, si chiama Mattia Sbariani, è un amico di Steffy che aveva bisogno di un posto dove stare finchè non trova un posto qua a Roma.” Pensai di essermela cavata, ma la nonna continuò.

“Sbariani…. Quanti ricordi, conoscevo uno Sbariani da giovane, quando ero ancora una ragazza formosa e procace” la sua voce si fece piccante. “Gli Sbariani in genere sono gente…. Di un certo carattere, ci sanno fare….”

“Nonna!” esclamai scandalizzata ma divertita, nonché d’accordo. Ma scacciai subito il pensiero, e, con una scusa, la salutai.
“Beh adesso nonna io devo riagganciare ho…. La pasta sul fuoco! Già, la pasta!”

“Alle… 11 del mattino??” chiese lei sbigottitamente.

“Ehm…” oh cavolo…. “già è per… Sissy, le piace la pasta la mattina, già!” risposi cercando di essere convincente.

“Ok tesoro allora ti lascio a prenderti cura della tua micetta, stammi bene, ci sentiamo presto!” disse lei con la sua voce zuccherosa, e interruppe la chiamata.

 

 

Uscire con un ex dopo tanto che non lo vedi crea sempre delle palpitazioni strane. Ed io stavo per vedere Dany... Dopo essere stata convinta per molto tempo che fosse stato tutto finito per davvero. Dopo essere stata per un’ora buona davanti all’armadio indecisa sul da mettermi, mi ero preparata con molta sobrietà. Un maglioncino fucsia, camicetta bianca, jeans rosa e converse viola con i cuoricini rossi scuri, le mie preferite. Matt non era ancora tornato da lavoro, non lo vedevo da quella mattina e non avevo avuto modo di spiegargli come mai quella sera sarei stata impegnata, fuori di casa. Presi un foglietto e scribacchiai velocemente “Ciao Matt sono fuori con il mio ex per parlare... Spero vada tutto bene :-P ;) XD! Ci vediamo domani mattina...... Notte notte antipaticoooooo, usa pure tutto quello che vuoi in casa!”. Subito dopo sentii il campanello suonare e scattai in piedi come un soldatino. Aprii la porta e venni investita dall’intensità di un aroma a dir poco familiare... Il profumo di Dany. Per un istante venni travolta da una fortissima voglia di corrergli incontro e tuffarmi fra le sue possenti braccia... Ma ormai quel tempo era inesorabilmente passato. Ne passa di acqua sotto ai ponti, e fra me e lui era tutto cambiato, purtroppo. Mi concessi un attimo di riflessione prima di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi, poi inspirai a fondo ed alzai lo sguardo. Dany era come sempre.... Semplicemente bellissimo. Per non dire divino. Alto, snello, con due profondi occhi azzurro color del mare nei giorni di tempesta ed una massa di capelli biondi e ricciolini, appena appena lunghi..... Era vestito molto sportivamente come sempre, con un paio di jeans sdruciti color cachi ed una camicia azzurro chiara. Bello da fare male. Bello da mozzare il fiato. Bello da riaprire un’antica, dolorante ferita.

“Ciao Vit”.

Quell’antico nomignolo.

Dany era l’unico a chiamarmi Vit. Per tutti, miei genitori inclusi, ero sempre stata Viky. Ma lui aveva da sempre sostenuto che il mio nome era troppo bello per poterlo sciupare con assurdi soprannomi... E così mi aveva sempre chiamata così.

“Dany.” riuscii soltanto a sussurrare.

Passarono interminabili minuti in cui non osammo aggiungere altro, poi lui tossicchiò leggermente, togliendoci da quella situazione di imbarazzo che ci avvolgeva.

“Se vuoi scendere... Ho la macchina in divieto di sosta.”

Risi lentamente per la sua simpatia... Velata, ironica, divertente come al solito. Annui e mi lasciai il portone alle spalle con un movimento leggero.

La sua Golf grigia era proprio sotto il mio palazzo. Mi aprì la portiera come faceva sempre quando stavamo insieme ed un leggero groppo mi serrò la gola. Troppi ricordi... Partì lentamente, sempre in silenzio, mentre dall’autoradio “Ti scatterò una foto” di Tiziano Ferro suggellava quel momento unico con la sua melodia inconfondibile.

... Perché piccola potresti andartene dalle mie mani, ed i giorni da prima lontani saranno anni...

“No Dany!” gridai, mentre lui guidava con aria apparentemente tranquilla.

“Che c’è?” mi chiese sobbalzando un attimo.

“Non voglio che i giorni lontano da te diventino anni!” esclamai, con enfasi. “Io ti amavo Daniele!”

Accostò un attimo e mi guardò intensamente negli occhi, che stavano già iniziando a velarsi di lacrime leggere e opache ma lucide allo stesso tempo, proprio come i miei pensieri in quel momento... Lucidi ma opachi. Ero terribilmente confusa.

“Mi hai... Chiamato con il mio nome intero.”

“Sì...” sussurrai a fuor di labbra.

“Come la prima volta che... “ ma non ci fo il bisogno di terminare il discorso.

Come se ci fosse stato l’assurdo bisogno di finire quella frase. Come se il ricordo della nostra prima volta insieme potesse essersene andato via dalla mia mente in modo così facile, come se non fosse rimasto impresso su di me come un tatuaggio indelebile. Le mani di Dany sul mio corpo, i nostri sospiri sincronizzati, la sua fretta, la mia agitazione e infine l’apoteosi raggiunta insieme con la massima assicurazione.

Fra le sue braccia avevo detto “Ti amo Daniele Corradi, ti amo!!!” per la prima volta, in quel giorno che appariva ormai appartenuto ad una vita precedente, quasi... Mentre il campo fiorito di margherite e di non ti scordar di me rosa facevano da sfondo a quel momento così romantico, struggente e appassionato.

Non riuscivo ancora adesso a tornare in quei giardini appartati della periferia della Capitale, tanto ancora ero presa dai ricordi e da lui. 

Ma ero lui o ero già un’indescrivibile parte di un dimenticato e sfuggente passato? Oppure c’era ancora un futuro per noi due, per la nostra storia?

Il nostro amore si era dissolto al vento delle prima difficoltà come i petali di una margherita strappati da una ragazzina che gioca distrattamente al “m’ama, non m’ama” e lui non mi aveva aiutata a stare meglio... Anzi. Si era arreso ancora prima di me.

“Mi ricordo tutto Dany... Ma perché ti sei arreso, perché?”

“Non mi sono arreso Vit, cosa intendi?” replicò lui, stupito.

Certo... Come no. Improvvisamente lo struggimento lasciò il posto al dolore e alla rabbia che mi aveva attanagliato il cuore e l’anima nell’ultimo, terribile periodo.

E tutto per colpa sua. Per colpa del ragazzo a cui io avevo dato tutto il mio amore, tutta me stessa, tutto il mio cuore. Quel messaggio…. Quella vacanza… non potevo dimenticare. Non adesso. Non più ormai.

“Sì che ti sei arreso, ti è bastato vedermi tra le braccia di un altro per dire BASTA. Quando sapevi che era tutta colpa tua.” Singhiozzai, le lacrime che iniziavano a scorrere.

“Colpa mia! Solo perché me ne sono andato a Ibiza con Alessio, il ragazzo di Ruby, e con lo Svinzi, certo!” alzò la voce lui.

“Sai benissimo… che non è quella la ragione!” gridai io digrignando i denti, la pressione alle stelle. Questo mi fece pensare alla mia cara nonna Tonia, di come mi avesse detto di non stare troppo bene, quella mattina.

“E allora sentiamola la ragione!” disse lui allargando le braccia.

“Quel maledetto messaggio sul tuo telefono! Il messaggio di Ale! “EHI MARTELLO DELL’AMORE DOBBIAMO RIFARLO LA PROSSIMA ESTATE, CI HAI BATTUTI TUTTI!”

Lui gettò i suoi occhi al cielo: “Era un POKER! Uno stupidissimo poker! E tu hai pensato di buttarti tra le braccia di quello là nel frattempo!”

Ricordavo come, affranta e delusa, avessi cercato rifugio presso Edoardo Iulacci, che io chiamavo affettuosamente Edo Yu.  Il mio carissimo amico, colui che aveva sempre una parola buona per ogni mia disperazione o sconforto.

“E’ il mio migliore amico!” gridai “Non osare tirarlo nel mezzo” ero infuriata, le orbite ormai piene dei miei occhi iniettati di sangue, i denti in un espressione di rabbia che scaturiva dal cuore infranto che mi batteva nel mio corpo. “Eravamo soltanto abbracciati!” continuai fuori di me.

“Certo, vallo a raccontare a Paperino!” gridò lui, con un’espressione che non gli avevo mai visto.

E, prima che potessi ribattere disse calmo “Scendi”

Rimasi a bocca aperta. “Che cosa??”

“Ho detto SCENDI.” Alzò il tono della voce, facendomi rabbrividire.

“Tu non puoi….” Iniziai

“SCENDI!!!” urlò, paonazzo in volto, quel volto tanto bello nel suo furore, gli occhi azzurri quasi rossi.

Non me lo feci ripetere due volte, spalancai la portiera e scesi, sbattendomela alle spalle. In pochi secondi, la Golf ripartì, lasciandomi senza parole, il freddo che mi sferzava la faccia, le lacrime che solcavano il mio volto. Ero sola.

 

 



Uscii tardi dal lavoro quel giorno, e, nonostante fossi arrabbiato per ciò, ancora non sapevo che era una cosa che mi aveva inviato la divina provvidenza. Salii distrattamente sulla mia Volvo nera e la misi in moto con una strana sensazione che mi scorreva nelle vene.

Tuttavia non ci badai e decisi di fare un giro prima di tornare a casa. Che strano dire “a casa”, pensai distrattamente. E’ come quando un bambino dice “mamma” per la prima volta, è tutto così spontaneo e inconsapevole all’inizio, quando poi inizia a guadagnare la consapevolezza.

Pensavo a tutto questo quando notai una figura scura in un giardino. Aveva qualcosa di familiare. Accostai e la vidi. Era Viky.
“Ehi!” gridai di scatto.

Lei si voltò, aveva pianto.

“Matt!” i suoi occhi erano pieni di gratitudine, e mi fissò con intensità.

“Intendi rimanere lì a congelare o sali?” dissi io, ironico.

Lei, senza rispondere  salì, e mi rivolse un sorriso imbarazzato. Chissà cos’era successo.

“ehi ma cos’è…” iniziai.

“No!” gridò lei, visibilmente pentendosene subito dopo, perché la sua voce si addolcì “non sono ancora pronta.”

Senza dire più niente arrivammo a casa sua e salimmo le scale, entrando nell’appartamento.

“Me ne vado a letto” disse lei “e…. grazie Matt. Non so cos’avrei fatto se tu non fossi arrivato in tempo.”

“Ma sono arrivato.” Dissi, sorridendole sottilmente.

“Già, ed è questo che conta.” mi disse guardandomi come non aveva mai fatto prima. E se ne andò su per le scale, in camera sua.

Io mi sistemai sul divano. Ma non potevo rimanere lì senza fare nulla, ormai il passo era stato fatto. Mi alzai e fissai la rampa di gradini che si inoltrava al buio fino alla sua porta. Tirai un sospiro e iniziai a salire. Una volta arrivato misi la mano sul pomello. Lo feci ruotare, un cono di luce si aprì nella stanza, dove la vidi supina sul letto, gli occhi fissi sul soffitto. Quando mi vide scattò la testa verso di me, stupita.

“Ehi ma…” iniziò.

“Shhh” feci io, chiudendomi la porta alle spalle.

 

 

 

 

L'Angolo dell'Autrice:


Grazie ancora tantissimo a ki mi segue, siete uniche! Spero che la storia vi stia piacendo, devo ammettere che c'è dell'autobiografico in questo capitolo e che ho sofferto ripensando alla mia fonte di ispirazione mentre lo scrivevo, ma mi sembra molto più vero così, c'è una parte di me che non intendo cancellare e ne vado fiera. Un grazie alla Mavy, sei la mia forza e la mia fortezza. E anche al Cancio, sei unico!


Vi lascio con uno spoiler dal quarto capitolo. Da questo capitolo passerò al rating rosso! Ciao lettori e lettrici!!





"Mi sollevò con forza e sentii la sua mascolinità tutta insieme, questo mi sorprese ma non mi mostrai intimorita di fronte a quelle forti spalle e al suo piacere che accolsi con immediata accondiscendenza."

 

 

 

 

 

 

 

  
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