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Autore: PhoenixLupin    10/08/2005    5 recensioni
Remus Lupin è tornato ad insegnare a Hogwarts mentre Harry Potter sta frequentando il suo settimo anno. La fine dell'anno scolastico prevede il combattimento finale contro Lord Voldemort.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, James Potter, Lily Evans, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Ron Weasley, Severus Piton, Sirius Black, Tom Riddle/Voldermort, Peter Minus | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mischief Managed

 

Lupin si portò il calice alle labbra e bevve un sorso di quella pozione disgustosa che era costretto a bere ogni mese. La notte del plenilunio si stava avvicinando e lui, come al solito, si sentiva debole e stanco. Stanco anche perché non sopportava più l’idea di trasformarsi ogni mese in Lupo Mannaro. Non c’era più l’entusiasmo di molti anni prima, quando, insieme a lui, c’erano i suoi migliori amici, che si trasformavano in Animagus per tenergli compagnia e per non fargli pesare la trasformazione. E già, loro non c’erano più: Peter si era rivelato un traditore, James era stato ucciso da Voldemort e Sirius… già, Sirius. Ormai anche lui non c’era più per colpa di quel dannato velo, ma soprattutto per colpa di Bellatrix Lestrange, seguace di Voldemort, ovvero Mangiamorte. Anche Sirius l’aveva abbandonato e pochi mesi prima, Lupin si stava chiedendo se la sua vita avesse più un senso. Era rimasto solo, i suoi migliori amici non c’erano più, tutti lo isolavano a causa della sua  “anormalità”  e non aveva un lavoro in cui dedicare anima e corpo per evitare di pensare. Ma un giorno Silente gli chiese di ritornare ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Forse, il Preside di Hogwarts, lo aveva fatto perché era una valido insegnante, o forse perché sapeva che Lupin aveva bisogno di distrarsi, di evadere da quei pensieri che lo ossessionavano ogni giorno, o forse per entrambi i motivi. Così ora si ritrovava ancora una volta dietro quella cattedra, tanto ambita da Piton. All’inizio era stato difficile, perché i genitori non volevano che un essere così pericoloso insegnasse ai proprio figli. Ma questi ultimi avevano garantito che era un ottimo insegnante che non avrebbe mai messo a rischio la vita degli alunni. Quelli che dimostrarono più felicità e soddisfazione furono Harry, Ron ed Hermione, tre ragazzi che riproducevano un po’ il carattere dei Quattro Malandrini quando ancora andavano a scuola ed erano ignari dei problemi che avrebbero dovuto affrontare in futuro. Harry era il figlio di James e Lily e aveva quasi lo stesso carattere del padre: coraggioso, deciso, un campione di Quidditch, ma la cosa che li contraddistingueva è che James non perdeva occasione di mettersi in mostra e prendere in giro la persona che più gli era antipatica (Severus Piton, insegnante di Pozioni), mentre Harry era più umile e non amava mettersi in mostra, anzi, più la gente lo ignorava e meglio era. Ma entrambi non avevano un certo rispetto per le regole, cosa che contraddistingue la casa di Grifondoro dalle altre.

Questo era il settimo ed ultimo anno ad Hogwarts per i tre ragazzi e, alla fine, avrebbero dovuto affrontare gli esami conclusivi, quelli per uscire da un mondo dove c’è protezione ed andare verso l’ignoto.

Erano ormai passati tre anni dal ritorno di Lord Voldemort. Tre anni di terrore nel mondo magico, un terrore già provato in passato, seguito da tredici anni di pace e tranquillità…

Lupin si rese conto che la pozione era finita, così poggiò il calice sul tavolo e si alzò, per recarsi in giardino. Aveva bisogno di aria fresca, ma soprattutto di qualcosa per distrarsi, per non pensare e ricordare.

Erano i primi di dicembre e il Natale si stava avvicinando. Ma la differenza tra il Natale che sarebbe arrivato e quelli passati è che questa volta non sarebbe stato un giorno normale, vuoto, ma avrebbe avuto qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare.

Iniziò a dirigersi verso il suo ufficio, dove ci sarebbe stato Harry ad aspettarlo per un’altra lezione di Occlumanzia. Già, perché all’inizio dell’anno, Silente gli aveva chiesto di insegnarla ad Harry. Non l’aveva fatto il Preside nell’anno precedente perché c’erano stati molti impegni per l’Ordine e la sua presenza ad Hogwarts non era stata costante, per cui era stato Piton, ancora una volta, a cercare di insegnare quell’arte al ragazzo.

Lupin aprì la porta dello studio e vi trovò Harry seduto sulla poltrona ad aspettarlo. «Buonasera, professore»

«Buonasera, Harry. Allora, ti sei allenato durante la settimana?»

«Sì»

«Bene. Cominciamo. Libera la mente, Harry, non pensare a niente e rilassati... Sei pronto?... Legilimens!»

Dopo pochi istanti, Harry cadde a terra in ginocchio con le mani sulla testa. «Riproviamo professore!»

«Perfetto… Pronto?.. Legilimens!» Questa volta Harry riuscì a difendersi dall’incantesimo, rimanendo concentrato. «Benissimo, Harry! Migliori ogni giorno di più! Riproviamo ancora una volta, e poi sarai libero di andare»

«Così presto?»

«Bè, dipende da te e da quel che vedo riesci a tenermi testa. Riproviamo. Legilimens!» Anche questa volta, Harry riuscì a difendersi.

«Complimenti! Bene, ora puoi andare. Ci vediamo la prossima settimana.» Ma Harry rimase immobile dov’era e disse: «Professore, potrei parlarle un attimo?»

«Certo. A proposito do che?»

«A proposito di Sirius», l’espressione di Lupin cambiò in un attimo e l’uomo si appoggiò alla cattedra per non perdere l’equilibrio. Così si sedette.

Harry iniziò: «Mi dispiace dover toccare questo argomento, ma, vede, io sono sicuro che c’è un modo per farlo tornare, perché non è morto. Ha solo attraversato quel velo, ma da vivo! Qualcosa dentro di me, mi dice che c’è un modo per farlo tornare e intendo scoprirlo»

«Harry, siediti un attimo, per favore. Lo so che è ancora difficile accettare ciò che è successo, visto che sono ormai passati due anni. E’ difficile anche per me. Ma noi non sappiamo quale incantesimo lo ha colpito prima di attraversare il velo. Non sappiamo se lo ha colpito uno Schiantesimo oppure un Avada Kedavra»

«Ma allora come fa a dire con certezza che Sirius è morto?». Lupin sospirò e disse:

«Perché quello che c’è dietro quel velo è il Mondo dei Morti e solo essi possono attraversarlo. Mi dispiace Harry, ma è la verità. Quindi, quasi sicuramente, l’incantesimo che ha colpito Sirius era un Avada Kedavra».

Harry rimase immobile e una lacrima attraversò la sua guancia fino a raggiungere le labbra. Lupin si alzò, gli porse un fazzoletto e si sedette vicino a lui. Gli prese la mano e gliela strinse. «Mi rammarica doverti dare questa brutta notizia, Harry. E’ molto difficile anche per me», l’insegnante abbassò il volto e si asciugò una lacrima solitaria. Non voleva che Harry lo vedesse piangere, proprio nel momento in cui aveva bisogno di una persona forte che lo rassicurasse.

«C’è qualcos’altro che vuoi dirmi?», Harry annuì, si asciugò gli occhi e gli chiese: «Perché mi sentivo particolarmente attratto da quel velo?».

Lupin non rispose subito, ma tirò un sospiro e poi disse:

«Perché lì dietro ci sono i tuoi genitori. Tu sei ossessionato dalla voglia di vederli e ora che loro erano appena dietro il velo, ne eri attratto e volevi avvicinarti per scostarlo e vedere cosa c’era»

«Ma  che cosa succede se lo scosto?

«Hai notato l’arco che c’era dietro?»

«Sì»

«Se scosti il velo, quell’arco ti uccide»

«Quindi, è per questo che è così sicuro che Sirius è morto?»

«Temo di sì»

Harry parve pensieroso e dopo un po’ disse:

«Io, però, non ero l’unico a che provava quella sensazione, ma anche Neville e Ginny. Ora, Neville ha visto morire suo nonno, ma che c’entra Ginny?», Lupin lo guardò e gli sorrise: «Credo proprio che tu abbia fatto conquiste, Harry. Evidentemente interessi a Ginny e lei prova ciò che provi tu perché ti è molto affezionata». Per la prima volta in quel pomeriggio, apparve un sorriso sul volto di Harry. Dopo di che si alzò, si diresse alla porta e, prima di sparire dietro di essa, disse: «Grazie, professore», aprì la porta e la chiuse dietro di sé.

Come era simile a suo padre. Gli ricordava quando James confessò di essere innamorato di Lily…

 

Era una sera calda e limpida del mese di settembre. Remus, Sirius e James sedevano davanti al camino della Sala Comune di Grifondoro, mentre Peter era di sopra a dormire. James era seduto comodamente sulla poltrona e non stava pensando alla partita a scacchi magici che stavano facendo Sirius per ammazzare il tempo. «Tocca a te, Ramoso», Sirius guardò perplesso l’amico «Ehi James, ci sei con la testa? Guarda che ti sto per fare scacco matto! Terra chiama James!», Ramoso si scosse come se gli avessero gettato un secchio di acqua fredda addosso: «Scusami, ero distratto».

«Ce ne eravamo accorti. Ultimamente ti vedo strano, James, a che cosa pensi? La partita di Quidditch è ancora lontana», Remus si sporse dalla sua poltrona e mosse la torre al posto di James, per evitare di far perdere la partita all’amico. James rispose: «E’ davvero bellissima, non è vero?». Sirius, un po’ confuso gli chiese: «Cosa, il tuo manico di scopa?»

«Ma no, scemo! Mi riferisco a Lily Evans!»

«Ah, ora capisco cosa significano quelle iniziali che scrivi sempre dappertutto! Mi stavo preoccupando seriamente, amico! Credevo dovessimo portarti d’urgenza in Infermeria!», Remus scoppiò a ridere. Sirius era sempre stato così ironico.

«E’ bellissima! Ma avete visto gli occhi? E il viso, e…». In quel preciso istante la porta della sala Comune si aprì ed entrò Lily: «Ciao ragazzi! Ancora svegli?», James per poco non cadde dalla poltrona; le rispose: «Stiamo facendo una partita a scacchi. E tu?»

«Io ora sto andando di sopra a dormire. Buona notte, ragazzi!», il suo sguardo incontrò quello di James e arrossì appena. Sirius intervenne: «Comunque, Ramoso, ti ho fatto scacco matto!»

 

Lupin si rese conto che stava piangendo e velocemente si asciugò il viso con una manica. Si alzò e uscì dal suo studio.

 

Arrivò la sera della Luna Piena e Remus, dopo aver posato il calice sul tavolo, si preparò per la trasformazione. Dalla finestra arrivò la pallida luce della luna, che illuminò il volto stanco e spaventato dell’insegnante. Sul corpo dell’uomo apparvero dei peli e piano piano il viso si trasformò in un volto di un lupo, le gambe e le braccia nelle zampe di un lupo. Il Lupo Mannaro, che ora si trovava nello stesso posto in cui prima c’era Remus, si accovacciò sul pavimento e chiuse gli occhi, per passare una notte tranquilla.

La mattina dopo, Lupin si svegliò sul pavimento freddo del suo studio. Si mise in piedi e si aggiustò i vestiti. Nella sua testa sentiva l’eco delle parole di Harry: “…sono sicuro che c’è un modo per farlo tornare, perché non e morto…”. Queste parole gli erano rimaste impresse nella mente come se fossero state scritte con una penna indelebile.

I giorni passavano, il Natale si avvicinava e nella testa di Remus rimbombavano ancora quelle parole. Il giorno della Vigilia di Natale, decise di cercare un libro in cui c’erano scritte le caratteristiche di quel velo: “Il Libro dei Morti”.

Quella sera stessa si recò in biblioteca e iniziò a cercare il libro, che si trovava sugli scaffali del Reparto Proibito. Intravide un libro tutto nero con delle rifiniture in argento. Lo prese e, dopo aver tolto la polvere dalla copertina, lesse: “Il Libro dei Morti”. Impaziente di scoprire che cosa diceva a proposito del velo, andò nel suo studio, chiuse la porta a chiave e, con alla luce tremolante di una sola candela, iniziò a cercare la voce “Il Velo della Morte”.

«Trovata!». Iniziò a leggere:

 

                              Il Velo della Morte separa il Modo dei Vivi da quello dei Morti. Esso si trova a Londra, al Ministero della Magia. Il velo può essere oltrepassato solo da chi si sente imprigionato da molto tempo, che non si sente libero di fare quello che pensa sia giusto, che è costretto a nascondersi, qualcuno che è imprigionato in se stesso. Solo questi possono oltrepassarlo senza essere uccisi dall’arco dietro il Velo. Ma solo chi vi è entrato da vivo, può fare ritorno nel Mondo dei Vivi. Oltre il velo…

 

Lupin sorrise e iniziò a ridere irrefrenabilmente, una risata che esprimeva gioia, sollievo e incredulità; una volta iniziato a ridere, non riusciva più a fermarsi. Poi disse: «Questo è il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto!»

 

Il giorno di Natale, Remus si svegliò felice, una felicità che non provava da molto tempo. Ora, l’unica cosa che gli rimaneva da fare era studiare un modo, insieme a Silente, di far tornare Sirius. Per il momento, però, non se la sentiva di dire ad Harry ciò che aveva scoperto, perché non voleva illuderlo nel caso non sarebbero riusciti a riportarlo indietro.

Quella mattina si recò nell’ufficio di Silente. «Preside, ho scoperto che Sirius può tornare. Ieri ho letto sul Libro dei Morti che…»

«Lo so, Remus. Lo so». Il volto di Remus si rabbuiò: «Lo sapeva?... E non me l’ha mai detto?... Ma cosa… Sono stato due anni con il pensiero che un altro dei miei migliori amici era morto, che non si poteva fare più niente per lui, che anche Sirius mi aveva abbandonato lasciandomi solo e ora lei mi dice che sapeva che Sirius può tornare? Se me l’avesse detto prima, non sarei stato così male in questi anni! Lei non sa cosa significa vivere per ben due anni con l’idea di aver perso un altro amico, l’unico che mi era rimasto!»

«Calmati, Remus e ascoltami. Non te l’ho voluto dire perchè temevo che se non ce l’avessi fatta a tirarlo fuori, ti avrei solamente illuso e non me lo sarei perdonato, perché staresti peggio di come sei stato. Sono sicuro che tu vuoi fare la stessa cosa con Harry, giusto?»

«Sì, ha ragione. Ma continuo a pensare che se me l’avesse detto, l’avrei aiutata a trovare un modo per farlo uscire da lì»

«Sai perché ho voluto che tu tornassi ad insegnare qui, ad Hogwarts? Perché avevo intenzione di dirtelo e volevo che mi aiutassi a tirarlo fuori»

«Ha scoperto qualcosa?»

«Sì, Remus. Ho scoperto il modo per tirarlo fuori da quel velo. Solo le persone più care a Sirius sarebbero capaci di farlo, e cioè tu ed Harry. Solo voi potete farlo tornare»

«Ma in che modo?»

«Quando uno di voi, o entrambi, avrete bisogno d’aiuto. Vi dovreste trovare in una situazione in cui nessuno vi più aiutare, così Sirius sentirà le vostre richieste  e riuscirà ad oltrepassare il velo, ritrovandosi poi nel luogo in cui vi trovate tu ed Harry».

«Quindi è necessario un combattimento con… Voldemort!»

«Temo proprio di sì». Lupin parve pensieroso e dopo un po’ gli si illuminò il viso. Poi chiese: «Ma è possibile comunicare con Sirius, anche se lui è lì?»

«Questo non te lo so dire, Remus».

Lupin si diresse verso la porta e dopo aver mormorato un “Con permesso”, uscì di corsa dallo studio di Silente e si recò verso il suo. Una volta arrivato, aprì l’armadietto dove c’erano degli oggetti per le lezioni e dal fondo dell’armadio tirò fuori un piccolo specchietto, ancora in buone condizioni, che utilizzavano i Malandrini per comunicare a distanza. Lo pulì per bene e con mani tremanti lo avvicinò alle labbra e chiamò «Felpato!» Attese con impazienza e dopo qualche minuto, che sembrò un’eternità, apparve il volto di Sirius.

«Lunastorta! Che bello vederti! Come va?». Lupin rimase stupito e non riuscì a spiccicare una parola dalla forte emozione di rivedere Sirius. Poi, con voce tramante, rispose: «Non ci posso credere! Sei… sei… davvero tu? In questi due anni ero convinto che tu fossi…morto!»

«Morto? Io? Lunastorta, non conosci Sirius Black, allora! Ma, dimmi una cosa, c’è un modo per uscire di qui? Mi sembra che sia passata un’eternità da quando Bellatrix mi ha fatto oltrepassare questo maledetto velo! La cosa che mi fa rabbia è che alzo gli occhi e vedo il velo lassù, ma non riesco a raggiungerlo!».

«Bè, c’è un modo per farti uscire, ma lo capirai quando arriverà il momento»

«Senti, tu sai se Harry ha ancora lo specchietto di James che gli ho regalato?»

«Gli hai regalato lo specchietto di James? Non ne ho idea»

«Mi puoi fare un favore? Puoi dirgli che sono vivo? Credo che sia convinto che io sia morto, ma voglio che sappia che non è così».

«L’altro giorno mi ha detto che è convinto che tu non sei morto e vuole farti uscire di lì», Sirius sorrise e poi disse a Lupin: «Gli sono proprio affezionato… Senti, indovina chi mi è passato davanti proprio in questo momento?»

«Non ne ho idea!». Sirius sorrise e disse: «Ti do un indizio: è morto 16 anni fa, era sposato e aveva un figlio»

Lupin aggrottò la fronte e iniziò a ragionare: «Vediamo, è morto 16 anni fa, era sposato, aveva un figlio… no!...non è possibile… non dirmi che… James?», la voce di Lupin si trasformò in un sussurro.

«Proprio lui! Ma purtroppo non posso parlargli, perché c’è una specie di barriera che divide i vivi dai morti. Ma lui sa che sono qui, perché mi può vedere... Lo vuoi salutare?»

«Cosa? Posso vederlo anch’io?»

«Certo, Lunastorta! Gli mostro lo specchietto e tu vedrai il suo volto, come lui vedrà il tuo. Pronto?»

«Pronto». Il volto di Sirius scomparve e al posto suo apparve quello di James che gli sorrise. Lupin trattenne il respiro. Il suo stomaco si arrotolò su se stesso e avvertì un nodo alla gola. Gli sorrise. James lo salutò e Lupin fece altrettanto. Quegli istanti in cui Remus rivide ancora una volta l’amico parvero interminabili. Poi riapparve il volto di Sirius: «Contento?».

Lupin, incapace di emettere suoni, annuì. Sirius continuò: «Va’ a cercare Harry. Ah! E digli che… che gli voglio bene. Ci vediamo presto!», poi il volto di Sirius sparì. Lupin rimase immobile per un po’. Poi, una lacrima attraversò la guancia e, una volta iniziato a piangere, non riuscì più a smettere.

Quella sera, prima del banchetto, andò a cercare Harry. Era diretto alla Sala Grande, quando lo vide scendere le scale.

«Harry!» chiamò. Harry si girò verso di lui e gli si avvicinò. «Senti Harry, so che sei diretto al banchetto, ma ti prometto che ti rubo solo cinque minuti», Harry non capì il motivo dell’impazienza dell’insegnante e chiese: «Che cosa c’è?»

«Vorrei darti il tuo regalo di Natale. Puoi salire un attimo nel tuo dormitorio e prendere lo specchietto che ti regalò Sirius?». Harry spalancò gli occhi e un po’ incerto e molto confuso rispose: «Ehm… vede… quando oltrepassò il velo… io… cercai di mettermi… in contatto con lui, ma… siccome non ebbi risposta… lo lanciai nel baule e… si… si è rotto…».

«Nulla di grave, Harry. Noi Malandrini non eravamo mica stupidi! Avevamo previsto che potesse accadere qualcosa del genere. Basta un semplice incantesimo di riparazione. Sbrigati, va’ a prenderlo… ce l’hai qui, vero?» chiese Lupin dubbioso.

«Certo, in fondo al baule», Remus tirò un sospiro di sollievo e gli disse di sbrigarsi.

Quando Harry tornò con lo specchietto, l’insegnante gli disse: «Seguimi nel mio studio»

Una volta nell’ufficio di Lupin, quest’ultimo prese il suo specchietto dall’armadio, sotto lo sguardo incredulo di Harry.

«Allora, dammi lo specchietto, per favore… perfetto… Speculum  Reparo!», i pezzi dello specchietto si unirono e questo ritornò intatto.

«Bene. Ora riceverai il tuo regalo. Avvicina lo specchio alla bocca e chiama “Felpato!”», Harry lo guardò un attimo, poi disse: «Mi sta dicendo che…»

«Tu prova. Riserviamo a dopo i commenti» gli sorrise, un sorriso smagliante, che mostrava la felicità di quel gesto e l’impazienza di rivedere ancora una volta Sirius. Harry fece come gli era stato detto e, quando apparve il viso sorridente di Sirius, cadde sulla sedia e si prese la testa fra le mani. Sirius lo salutò: «Ciao, Harry».

Harry guardò Sirius, gli sorrise e gli rispose in un sussurro: «Sirius… sei… vivo!»

«Certo! Non potevo abbandonarti proprio ora! Ricordati che ti sono sempre stato vicino e non me ne sono mai andato del tutto. Quando avrai bisogno di me, ci sarò sempre, non importa dove mi trovo, ma ti sarò sempre accanto».

«Sirius, io… sono senza parole!»

«Non è necessario che debba dire qualcosa. L’importante è che abbia avuto la possibilità di vedermi, di vedere che sono ancora vivo e che non ti lascerò mai», Sirius si guardò intorno e con aria stanca disse:

«E’ un posto un po’ solitario, qui, sai? Mi manca l’aria aperta, il profumo degli alberi, il cielo, la luce. Mi manca anche Fierobecco! Qualcuno si sta prendendo cura di lui, vero?». Harry rise e lo rassicurò: «Non ti preoccupare, è tutto a posto. Va la signora Weasley a portargli qualcosa da mangiare»

«Meno male, santa donna quella! Però c’è una cosa che non mi manca affatto, anzi, meno ci penso e meglio è»

«Cioè?»

«La Casata dei Black»

Harry e Remus scoppiarono a ridere, e Harry disse: «So cosa significa. Quando penso che questa estate tornerò dai Dursley, mi sento male!»

Sirius sorrise, poi disse:

«Sarà ora del banchetto! Dài, va’ a mangiare. Ti aspetta un’ottima cena e non vorrei che te la perdessi. Ah! Mentre mangi pensa a me. E’ da molto tempo che non metto qualcosa nello stomaco e sto morendo di fame! Salutami Ron ed Hermione. Buon Natale!»

«Buon Natale anche a te! Questo sarà un Natale speciale!», Harry gli sorrise e dopo poco il viso di Sirius sparì. Harry guardò negli occhi Remus, uno sguardo pieno di gratitudine e commozione. Uno sguardo con il quale nessuno aveva mai guardato Remus. Poi si alzò di scatto e abbracciò l’insegnante. Remus in un primo momento era incredulo, perché nessuno, da tanto tempo non lo abbracciava, poi ricambiò. «Forza, Harry. Andiamo a mangiare. Ho una fame da lupo!». Si guardarono e scoppiarono a ridere, e insieme si diressero al banchetto.

 

Nella Sala Grande erano in pochi, perché la maggior parte degli studenti erano tornati alle proprie case a passare il Natale. Solo qualcuno era rimasto a Hogwarts, tra cui Harry, Ron ed Hermione. Così Silente aveva fatto preparare un tavolo unico dove potevano mangiare insieme insegnanti e studenti, proprio come al primo anno che insegnò Remus in quella scuola, l’anno in cui aveva scoperto l’innocenza di Sirius e aveva ritrovato il suo amico.

Lupin sedette di fronte ad Harry e si scambiarono un sorriso complice, che fece suscitare la curiosità dei due amici di Harry. Al capo del tavolo sedeva il Preside di Hogwarts, alla cui destra era seduta la professoressa McGranitt e alla sinistra di Silente c’era Piton. Quest’ultimo, però, non era serio e distaccato come al solito, ma era più sorridente, ma gli sguardi che lanciava a Harry erano i soliti sguardi gelidi e pieni d’odio.

La serata fu molto piacevole. Tutti risero e scherzarono, non c’era distinzione tra insegnanti e studenti: si prendevano in giro a vicenda, compreso Piton, che fino ad allora non si era mai messo in gioco. Durante tutta la sera, anche Piton aveva partecipato attivamente alle discussioni e aveva fatto due o tre battute degne di una risata a crepapelle.

Alla fine della cena, quando tutti iniziarono ad alzarsi da tavola per andare a dormire, Piton si avvicinò a Lupin e gli chiese: «Ti devo parlare un attimo. Riguarda Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.» Remus, incuriosito e soprattutto incredulo del fatto che Piton gli si fosse avvicinato per parlargli, lo seguì. Quando si fermarono in corridoio, Piton alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi con uno sguardo che esprimeva incredibilità e soprattutto una felicità mai provata in tutta la sua vita. Lentamente si alzò la manica sinistra della veste fino a mostrare il Marchio Nero. Poi cominciò:

«Il Marchio Nero ha iniziato a scolorirsi. Significa solo una cosa»

«Cioè?». Piton tirò un bel sospiro e concluse:

«Si sta avvicinando la morte di… Lord Voldemort!».

Lupin era sconvolto da quell’affermazione, e felice si diresse nel suo studio. Era stata una giornata piena di novità e soprattutto di buone notizie. Non poteva che concludersi con una notizia così positiva.

 

I giorni passarono velocemente e l’umore di Lupin non cambiò. Dal giorno di Natale non era più stato malinconico, pensieroso e triste, perché non ne aveva motivo. Sirius poteva tornare e Voldemort stava per morire, ma questa volta per sempre. Ogni mese Lupin si trasformava in Lupo, come al solito, ma queste volte non erano dolorose, perché aveva il cuore gonfio di una gioia immensa.

Arrivò il mese di aprile, precisamente un giovedì mattina, in cui era prevista una gita a Hogsmeade. Gli studenti erano già andati via e Lupin stava facendo una passeggiata nei corridoi, per controllare se fosse tutto a posto. Quando girò l’angolo si scontrò con Harry.

«Harry! Perché non sei a Hogsmeade con gli altri?»

«Ho preferito rimanere qui, perché questa mattina non mi sentivo molto bene»

«Ho capito. Che ne dici di parlare un po’?»

«Bè… sì, perché no».

Raggiunsero lo studio di Lupin ed entrambi si sedettero sulle poltrone davanti al camino.

«Professore»

«Dimmi, Harry»

«Semplice curiosità, mi farebbe piacere sapere vi comportavate lei, papà, Sirius e Minus quando eravate a Hogwarts. Vorrei conoscere qualcosa in più sul passato di mio padre», Lupin rise e iniziò a ricordare.

«Dunque, diciamo che le regole non erano il nostro forte. Ogni settimana combinavamo qualcosa, anzi, qualche volta anche ogni giorno. Però quelli più intrepidi erano tuo padre e Sirius. Loro superarono il record del numero delle punizioni. Seguivano ovunque Moccio... ehm, il professor Piton per fargli qualche dispetto: dopo il Quidditch, era l’hobby di James. Io cercavo di rimanere da parte, per non ricevere punizioni come loro, ma era alquanto difficile. Una volta dovemmo pulire l’intera Sala Grande senza usare la magia. Tutti quelli che ci vedevano, soprattutto gli studenti di Serpeverde, ci prendevano in giro. Ma a noi non importava più di tanto. L’unica cosa che ci importava era che dovevamo essere sempre uniti, aiutarci a vicenda. Un po’ come siete tu, Ron e Hermione». Harry sorrise.

«Quante volte mi sono arrabbiato con Sirius e James perché non prendevano sul serio le lezioni, e la maggior parte delle volte non facevano i compiti assegnati. Ma nonostante questo, erano gli studenti più brillanti di Hogwarts. Avevano al stessa intelligenza di Hermione, ma non li vedevi mai chini sui libri. Bè, anche io ero bravo, e  non per niente abbiamo costruito la Mappa del Malandrino. Ci abbiamo impiegato molto tempo, ma il risultato è stato sorprendente e te ne sei accorto anche tu.

«All’epoca, la professoressa McGranitt insegnava già Trasfigurazione. Era la materia preferita di Sirius, quella i cui riusciva meglio. Diciamo che la professoressa McGranitt aveva una particolare simpatia per lui e la maggior parte delle volte riuscivamo a scamparla con poco.

«Con loro non c’era mai un momento di silenzio. Parlavano sempre, di qualsiasi cosa, e facevano battute da farti rimanere piegato in due dalle risate. Mi sono sempre stati vicini e non ci hanno pensato su due volte quando a Sirius gli è venuto in mente di imparare a trasformarsi in Animagus per farmi compagnia durante le notti di Luna Piena.

«Tu padre parlava sempre della bellezza, della simpatia, della spontaneità di Lily ed esprimeva il suo desiderio di uscire con lei, di starle accanto. Un desiderio che, però, gli era negato a causa della sua presunzione, che Lily non sopportava. Mi ricordo che una volta tua madre venne da me e mi chiese il perché del comportamento così vanitoso di James. Io le risposi che faceva parte del suo carattere, ma se lo si conosce meglio si scopre che dietro quella presunzione si nasconde un cuore buono e generoso. Diciamo che in parte fu merito mio se Lily e James iniziarono ad uscire assieme», Harry ascoltava con avidità quei ricordi di Lupin, poi gli chiese:

«Professore, ma come si comportava Peter con voi? Voglio dire, è stato sempre un traditore, o lo è diventato?»

«Lo è diventato. Sai, lui ha sempre avuto un carattere debole. Non sapeva ribellarsi a qualcuno che si dimostrava superiore a lui. Non che Sirius e James si considerassero così nei suoi confronti, ma Peter li ha in parte temuti, perché erano intelligenti, molto più di lui e, tu sai, l’intelligenza è tutto. Passava il suo tempo ad adulare James e Sirius e a ripetermi che ero molto intelligente e che avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come me».

«E allora perché non si è sforzato di diventare come lei, papà o Sirius?»

«Diciamo che gli mancava la volontà. Gli è sempre piaciuto nascondersi dietro di noi, essere protetto. Ma quando gli si è presentato Voldemort che gli ha proposto di diventare Mangiamorte, non ha trovato il coraggio di opporsi e quindi ha accettato. Ma credimi, sotto quel carattere debole si nasconde una persona che, se vuole, può essere molto forte e coraggiosa, oppure molto cattiva. E lui, purtroppo, ha scelto quest’ultima.

«Credo di aver parlato abbastanza. Perché non mi racconti un po’ di te? Ho notato che ti piace la sorella di Ron, Ginny, vero?», Harry arrossì e annuì.

«Mi sono accorto che mi piaceva dal quinto anno. Quando la guardo o incrocio il suo sguardo, sento una stretta allo stomaco e mi si forma un nodo in gola. Ma non l’ho notata finché non ho avuto una “delusione d’amore” con Cho Chang».

«Sono sicuro che hai delle buone possibilità. Basta che gliene parli»

«Ma non posso… Mi vergogno! E ho paura che lei non provi niente per me»

«Se non le parli, non lo saprai mai. E poi non hai niente da perdere, no? Hai molto coraggio, Harry e lo sappiamo tutti, anche tu. Non credo che questo ti manca solo per parlare con una ragazza dei tuoi sentimenti», Harry lo guardò negli occhi e sorrise.

«Dal fracasso che si sente, devono essere tornati i ragazzi da Hogsmeade. Vai a  raggiungere i tuoi amici», Lupin gli sorrise e gli poggiò una mano sul braccio. Harry la guardò e gliela strinse. Poi si alzò e disse:

«Grazie, professore. Mi ha fatto molto bene parlare con lei», Lupin gli sorrise ancora una volta e, dopo che Harry si chiuse la porta alle spalle, pensò “Caro Sirius, capisco perché gli sei tanto affezionato!”.

 

Qualche giorno dopo, Lupin stava aspettando Harry nel suo studio per un’altra lezione di Occlumanzia. Ma questa volta era presente anche Piton.

Appena Harry entrò e vide l’insegnate di Pozioni, sgranò gli occhi e guardò Lupin in modo interrogativo. Remus iniziò a spiegare:

«Ho chiamato il professor Piton perché voglio vedere se hai imparato a difenderti a dovere. So che tu e il professore non andate molto d’accordo e devo essere sicuro che sei in grado di difenderti da qualcuno con cui non hai buoni rapporti; il professore era l’unico che si avvicinava all’odio che provi nei confronti di Voldemort, senza offesa, Severus», Remus gli rivolse un sorriso. «Ora sarà il professor Piton che cercherà di leggerti la mente, questo in mia presenza. Più in là io non ci sarò. Bene, Severus, a te. Harry tieniti pronto», Piton guardò per un attimo Harry con il suo solito sguardo gelido, e lui fece altrettanto. Lupin sorrise e scosse piano la testa. Poi Piton disse: «Legilimens!», Harry si prese la testa fra le mani e cadde in ginocchio, ma poi, piano, si alzò e gridò: «Impedimenta!».

Lupin iniziò a battere le mani e Piton sorrise al ragazzo, dicendo: «I miei complimenti, Potter! Sei decisamente migliorato rispetto all’anno passato», Lupin si rivolse a Harry: «Complimenti, Harry… Riproviamo!». Continuarono fino a quando non arrivò l’ora di cena. Harry era migliorato notevolmente e Lupin era sicuro che sarebbe riuscito a tenere testa a Voldemort. Quando Harry e Piton se ne furono andati, Lupin si disse ad alta voce: «Caro Remus, è ora di fare una bella chiacchierata col tuo amico». Così prese lo specchietto dall’armadio e dopo aver chiamato “Felpato”, apparve il volto sorridente di Sirius.

«Ehi, Lunastorta, pensavo ti fossi dimenticato di me!»

«Non mi permetterei mai, vecchio mio»

«Aggiornami sul quello che succede. Non ce la faccio più a stare qui!».

«Dunque, sono appena andati via Harry e Piton». Sirius aggrottò la fronte e guardò l’amico con aria interrogativa: «Che ci faceva Mocciosus nel tuo studio? Non dirmi che hai rimpiazzato il tuo vecchio amico, altrimenti mi offendo!»

«Sirius! Non ti azzardare a dire una cosa del genere! A parte gli scherzi, Harry è venuto qui per un’altra lezione di Occlumanzia e ho voluto che assistesse Piton per far imparare ad Harry a difendersi da una persona che odia».

«Ah, quindi non state complottando contro di me! Potevi dirmelo subito, amico, mi hai fatto prendere un infarto! Bè, se fossi morto, sarei nel posto giusto per farlo!». Lupin scoppiò a ridere: «Sai, da quando il Marchio Nero ha incominciato a svanire, Piton è un po’ cambiato. Ma non farti illusioni. E’ sempre lo stesso, a parte il fatto che ha iniziato a sorridere».

«Remus»

«Dimmi, Sirius»

«Ti prego dimmi come farò ad uscire di qui!»

«Rassegnati Felpato. Non te lo dirò mai. Non ti preoccupare, lo capirai da solo quando arriverà il momento e, ti assicuro che si sta avvicinando»

«Ok, d’accordo, mi rassegno. Senti, ma Harry lo sa che c’è un modo per farmi tornare?»

«No. Non gliel’ho voluto dire per non farlo illudere».

«Aspetta un attimo! Come per non farlo illudere? Guarda che io voglio uscire di qui e mi sono illuso che ce la farò. Ora non puoi dirmi che c’è una probabilità che rimanga qui! Ti prego, Remus, dimmi che non è così, sono nel panico più totale!», Lupin scoppiò a ridere vedendo la smorfia che si era formata sul viso dell’amico.

«Felpato, non ti preoccupare! Arriverà il momento che uscirai di lì».

«Ma tu hai appena detto che non vuoi far illudere Harry! Questo significa che se qualcosa va storto io…», Lupin lo interruppe: «Esatto Sirius! Questo succederà se qualcosa va storto, ma sono sicuro che andrà tutto bene, perché sei già stato imprigionato abbastanza, nonostante la tua innocenza e se lassù  Dio esiste, tu uscirai sano e salvo!». Sirius lo guardò confuso, poi gli disse: «Lunastorta, non ti riconosco più: prima eri così pessimista… Ora invece sei l’opposto! Sei sicuro di sentirti bene? Certo, a me fa piacere, ma a che cosa è dovuto questo tuo cambiamento?»

«Sono cambiate tante cose. Voldemort sta per morire definitivamente e tu stai per tornare. Perché dovrei essere negativo?»

«Hai ragione. Ma non mi hai ancora informato di una cosa: come va Harry in Occlumanzia?»

«Benissimo. Oggi è stato formidabile con Piton. E’ ben deciso di sconfiggere Voldemort e a vendicarti». Il viso di Sirius si aprì in un largo sorriso.

«Bè, Felpato, io devo andare a cena. Sto morendo di fame».

«Tu. Immagina io!», Lupin sorrise e Sirius fece altrettanto. Poi Remus lo salutò e, dopo che il volto di Sirius fu scomparso dalla superficie dello specchio, l’insegnate si diresse in Sala Grande.

 

I mesi passarono in fretta e, altrettanto in fretta, arrivò il mese di giugno, il periodo degli esami per i G.U.F.O. e per i M.A.G.O.

Harry era preoccupato, soprattutto per Pozioni, che era stato costretto a proseguire per poter diventare un vero Auror. Lupin era convinto che avrebbe dominata all’esame di Difesa Contro le Arti Oscure, la sua materia preferita, nonché quella dove riusciva meglio. E il giorno degli esami arrivò.

«Dunque, Potter» inizio il professor  Lamb, il suo esaminatore. In mano aveva la prova scritta di Harry. Lupin stava vicino alla porta e guardò ansioso il ragazzo.

«Vediamo cosa hai imparato. Prova…»; tutti gli incantesimi e i controincantesimi che gli erano stati chiesti, Harry riuscì ad eseguirli. Poi il Professor Lamb disse:

«Bene. Come ultima cosa, ti chiedo di evocare un Patronus», Harry si alzò e, guardando con un largo sorriso Lupin, gridò: «Expecto Patronum!». Dalla sua bacchetta uscì uno splendido cervo argenteo. Sul volto di Lupin si allargò un sorriso e provò orgoglio nel vedere le capacità di Harry nella sua materia e soprattutto vedendo che era riuscito ad insegnargli l’Incanto Patronus.

Quando ebbe finito, gli passò accanto e Remus gli fece il pollice alto e gli disse a bassa voce: «Sei stato bravissimo!».

 

Erano ormai gli ultimi tre giorni dell’anno scolastico e Lupin si affacciò alla finestra per respirare un po’ di aria pura. La sera prima c’era stata la Luna Piena e lui era come al solito debole e stanco. Giù al grande faggio, davanti al lago, vide Harry. Decise di scendere e andargli a fare compagnia. Una volta fuori dal castello, si avvicinò al ragazzo.

«Ciao, Harry!»

«Salve, professore»

«Cosa fai?»

«Penso. E ricordo»

«Hai nostalgia degli anni passati qui, vero?»

«Sì. Ricordo ancora quando Hagrid mi disse che ero un mago. Io non riuscii a credere alle mie orecchie. Ma la notizia più bella fu quella fu quella che sarei venuto qui ad Hogwarts, lontano dai miei zii per dieci mesi».

Lupin gli si sedette accanto e ascoltò i suoi ricordi.

«Quando andai da Olivander, lui mi diede la bacchetta gemella di quella di Voldemort e rimase sorpreso nel vedere che era quella adatta a me. Quell’anno smascherai il professor Raptor e conobbi Voldemort». Harry strinse il pugno.

«Il secondo anno, poi conobbi quello che Voldemort fu ad Hogwarts. Riuscii a salvare Ginny dalla Camera dei Segreti e io e Ron smascherammo il professor Allock, se può essere chiamato professore. E al terzo anno conobbi lei e Sirius, due vecchi amici di papà e Peter Minus, quel vile traditore. Mi chiedo che fine abbia fatto… il quarto anno Voldemort è tornato più forte e più potente che mai e da lì è ricominciato tutto. Al quinto anno Sirius se ne è andato ed è stato per colpa mia. Se non fossi stato così stupido da correre al Ministero… Hermione aveva ragione. Era troppo insolito che Voldemort era riuscito ad entrare al Ministero in pieno giorno senza essere visto da nessuno. Voglio dire, non è da tutti i giorni vedere Voldemort al Ministero della Magia…»

«Harry, non devi incolparti per la scomparsa di Sirius. E’ stata Bellatrix, non tu. In quel momento ti è sembrato che fosse la cosa giusta. E comunque, non tutti i mali vengono per nuocere…»

«Non tutti i mali vengono per…? Vuol dire che Sirius tornerà?» un bagliore di speranza illuminò gli occhi affitti di Harry. Remus si rese conto di aver parlato troppo e disse, cercando di sembrare convincente:

«Mi riferisco al fatto che Sirius non è morto, ma è solo intrappolato dietro il velo e noi siamo riusciti a parlargli».

«Capisco. Ma ci deve essere un modo per tirarlo fuori di lì»

«Non so cosa dire, Harry. Io, comunque, lo spero» in quel momento sentì la campana che annunciava la colazione.

«E’ meglio rientrare». Insieme si alzarono  ed entrarono nel castello.

 

Quel pomeriggio, Remus era comodamente seduto ne suo studio, quando qualcuno bussò.

«Avanti». Il professor Piton aprì la porta e gli disse in tono gelido:

«Silente ci vuole subito nel suo studio. Riguarda una faccenda dell’Ordine». Lupin si alzò e, insieme a Piton, giunse davanti al gargoyle di pietra.

«Caramelle Mou», il gargoyle si fece da parte e entrambi salirono le scale che portavano allo studio del professor Silente. Lupin busso alla porta e la aprì.

«Voleva vederci?»

«Sì. Dobbiamo trovare il modo di uccidere Voldemort».

Cercarono informazioni su tutti i libri possibili che potessero dare un suggerimento su come uccidere un mago estremamente potente, ma non riuscirono a trovare granché di utile. Così iniziarono a studiare un modo per farlo scomparire per sempre ricostruendo tutta la storia di Voldemort, della sua caduta e del suo ritorno.

«Quindi secondo lei, dovremmo trovarci nel luogo in cui è risorto?»

«Esatto, Remus» e Piton chiese:

«Ma dovremmo riformulare la pozione che lo ha fatto rinascere e costringerlo ad immergersi?»

«No, Severus, altrimenti torneremo semplicemente indietro e basterebbe di nuovo quella pozione per farlo resuscitare». Ci fu una pausa, poi il Preside continuò: «Credo che sia arrivato il momento di avvisare, Harry. Lui è l’unico che può uccidere Voldemort».

Harry entrò nello studio, dopo essere stato chiamato dalla professoressa McGranitt. Il ragazzo si sedette davanti alla scrivania del preside, che iniziò a spiegargli cosa doveva fare per ucciderlo, cosa doveva pronunciare e dove precisamente avrebbe dovuto farlo. Quando Harry se ne fu andato, Silente disse:

«Dovremmo agire il più presto possibile, stasera stessa. Remus, avvisa i membri dell’Ordine. Andremo tutti alla Casata dei Black, dove ci sarà una Passaporta che ci trasporterà al cimitero», Lupin obbedì e uscì in fretta dallo studio. Poi Silente si rivolse a Piton, con un sorriso sulle labbra:

«Ora mancano solo gli ospiti. Severus, devi aiutarmi ad invitarli alla festa. Sai cosa fare. Spero solo che accettino l’invito».

 

La sera, Silente, Lupin, Piton ed Harry si riunirono nello studio del Preside, che porse loro una tazzina di porcellana. Tutti la toccarono e furono trasportati nella vecchia casa di Sirius, dove c’erano alcuni membri dell’Ordine che li aspettavano: Moody, Tonks, Kingsley, Podmore, Doge e Lux.

«Siete tutti pronti?», Silente si rivolse ai membri dell’Ordine.

«Sì».

«Bene. E’ ora». Tutti si presero per mano e Silente toccò un logoro mantello posato sul tavolo che li trasportò al cimitero. Caddero e si rialzarono lentamente. Remus guardò Harry, che iniziò a guardarsi intorno con uno sguardo che Lupin non riuscì a decifrare. Quello era il posto in cui Voldemort era risorto e lì, davanti a lui, c’era la tomba di Tom Riddle…

Una risata gelida li fece voltare. Lucius Malfoy si trovava di fronte a tutti loro, la bacchetta levata contro Piton, in compagnia di altri Mangiamorte.

«Ma bravo, Severus. Sei riuscito ad imbrogliare tutti noi. Ti faccio i miei complimenti, ma non credo che il nostro Padrone sarà di questo avviso».

Piton sorrise, un sorriso gelido.

«Sai, Lucius, è stato facile imbrogliarvi. Noi siamo stati abituati a farlo. La cosa che mi sorprende è come mai tanti Mangiamorte non hanno intuito che vi stavo imbrogliando tutti., nonostante fosse la vostra specialità».

«Cru…»

«Impedimenta!», Piton riuscì a bloccare l’incantesimo che Malfoy gli stava scagliando. In quel momento una sagoma bassa e piccola  sbucò dalle spalle di Lucius Malfoy. Si intravide un luccichio argenteo sotto la veste nera e l’ometto si tolse il cappuccio. Peter Minus sorrise a Remus: «Ci rivediamo, Remus».

Lupin gli lanciò un’occhiata di fuoco, che esprimeva tutto il suo odio nei confronti del suo vecchio amico.

«Ciao, Peter. Noto che questa volta non stai strisciando ai miei piedi come hai sempre fatto»

«Vedi, sono cambiate molte cose da allora»

«Hanno ritrovato il tuo cervello?... Oh, la tua mano. E’ sorprendente come una mano possa cambiare una persona. Ma potrai uccidere solo me. Per gli altri dovrai utilizzare la bacchetta magica, ma purtroppo non credo che sia una tua specialità». In quel momento un altro Mangiamorte si fece avanti: Bellatrix Lestrange si levò il cappuccio nero. Harry strinse i pugni.

«Harry, è da tanto che non ci vediamo… Sei fatto molto più grande!»

Harry la guardò con un freddo sorriso sulle labbra.

«Anche tu sei cambiata. Sei diventata molto più brutta!»

«Vedo che la tua aria da moccioso arrogante non è sparita. Nemmeno la scomparsa del caro Sirius ti ha fatto cambiare?»

«Sai, proprio l’altro giorno ho parlato con lui. Ti manda tanti saluti».

Bellatrix sgranò gli occhi. «Lui è morto!»

«Già, proprio ciò che ti aspetta quando il caro e dolce Voldemort scoprirà che hai fallito».

La giovane Mangiamorte prese un’aria terrorizzata. Poi Harry si rivolse a Peter:

«Dimmi, Peter, il tuo padroncino ti tratta ancora come una pezza da piedi? Spero di sì, perché è ciò che meriti. Su questo sono d’accordo con lui», poi assunse un’aria seria e piena d’odio.

«Spero che non lo reputi un amico, altrimenti lo venderesti al primo che capita per salvarti la vita, proprio come hai fatto con i miei genitori». In quel momento tutti i Mangiamorte levarono le bacchette contro i membri dell’Ordine, che fecero lo stesso. Iniziarono a duellare: Malfoy contro Piton, Minus contro Harry, Bellatrix e Lupin, e altri Mangiamorte contro il resto dei membri dell’Ordine. Peter scagliò una Maledizione Cruciatus contro Harry e si lanciò contro Lupin, la mano d’argento tesa davanti a se, per cercare di colpire Remus e ucciderlo, ma Silente fu più veloce di Peter.

«Pietrificus Totalus!»

L’ometto cadde sul terreno con un tonfo, mentre Harry veniva colpito da Bellatrix, che aveva approfittato del momento di distrazione del ragazzo:«Crucio!».

Harry cadde per terra lanciando un urlo di dolore e contorcendosi; Lupin gridò: «Finite Incantatem!», lanciò un incantesimo di disarmo a Bellatrix, la cui bacchetta volò in aria e cadde molto distante dalla padrona.

Harry si rialzò: «Imperio!»

Bellatrix si immobilizzò e Harry le comandò di attaccare Minus. La Mangiamorte si voltò verso Peter e gli si avvicinò. Intanto Remus iniziò a combattere contro Malfoy, aiutando Piton. Poi, cadde il silenzio e un centinaio di Dissennatori iniziarono ad avvicinarsi. Lupin sentì il freddo dentro di sé… poi udì qualcuno che urlò “Expecto Patronum!” e un grosso cervo argenteo si scagliò contro i Dissennatori, facendoli fuggire. Remus guardò con orgoglio Harry, che gli sorrise.

Bellatrix, che era stata liberata da Minus, guardò Harry con sorpresa. Quel ragazzo era riuscito ad evocare un Patronus corporeo. Peter lo guardò con stupore e Remus gli chiese:

«Cos’è? Sei meravigliato che un ragazzo di diciassette anni sia riuscito ad evocare un Patronus quando un uomo di 38 non ne sa evocare uno?»

In quel momento esplose una risata acuta, che fece rizzare i capelli di Lupin. Lì, davanti a loro, era apparsa la sagoma incappucciata di Lord Voldemort. Il volto di rettile bianco e gli occhi scarlatti con le pupille verticali erano puntati su Harry.

«Ci rivediamo ancora una volta, Harry Potter».

Ma una nuova luce illuminava gli occhi del ragazzo. Non uno sguardo di terrore, di odio, ma uno sguardo pieno di decisione. Remus studiò a fondo Harry e notò che non era più accecato dal dolore alla cicatrice che di solito lo invadeva quando Voldemort era vicino a lui. Aveva acquistato un nuovo potere, che gli permetteva di guardare Lord Voldemort a testa alta, senza provare alcun dolore atroce alla cicatrice. E questo rese Lupin molto più felice, perché finalmente Harry sarebbe stato in grado di guardare Voldemort negli occhi e ucciderlo. Tutti i Mangiamorte si inchinarono ai suoi piedi e Voldemort, non curante del gesto dei suoi seguaci, si rivolse a Piton, una voce acuta e gelida:

«Salve, Severus. E’ da parecchio che non ci incontriamo. Sei stato molto abile nel prenderci in giro tutti... Saresti stato un ottimo Mangiamorte, ma purtroppo hai deciso di schierarti dalla parte dei perdenti. E’ giunta la tua ora, Severus. Di’ addio ai tuoi cari amici, i membri dell’Ordine della Fenice».

Tutti guardarono con stupore Voldemort. Come aveva fatto a scoprire che esisteva una organizzazione, chiamata “Ordine della Fenice”, il cui scopo era quello di ucciderlo? Il Signore Oscuro guardò Silente: «Ti starai chiedendo come abbia fatto a scoprilo, vero?»

«Esatto, Tom. E ti sarei molto grato se saresti così gentile da spiegarcelo».

«Ti accontento subito. L’ho scoperto grazie a Peter Minus. Lui si è trasformato in topo e ti ha seguito fino alla Casata dei Black, il luogo in cui si tengono delle riunioni. E’ stato facile per lui. Essendo un animale di piccole dimensioni non ha avuto problemi a seguirti senza essere scoperto».

Remus guardò Minus lanciandogli uno sguardo pieno d’ira. Quest’ultimo lo guardò con un sorrisetto perfido e accennò ad un saluto con la mano d’argento. Remus girò di scatto il volto, per evitare di guardare la mano. Poi Voldemort riprese: «Bene, Severus. Addio».

Piton era terrorizzato, ma decise di non difendersi. Sarebbe morto con onore, dopo aver combattuto per molto tempo contro il suo vecchio padrone…

«Avada Keda…»

«Expelliarmus!», Harry aveva lanciato un incantesimo di disarmo contro Voldemort, la cui bacchetta volò a qualche metro di distanza. Harry si parò davanti a Piton e Remus gridò:

«Accio Bacchetta! » e la bacchetta di Lord Voldemort si ritrovò tra le mani dell’insegnante. Il Signore Oscuro si rivolse ad Harry:

«Da quanto sei diventato amico di Piton?»

«Da quando ho capito che lui non è un viscido verme come i tuoi seguaci. Non dovresti premiare il coraggio? Non dovresti ammirare Piton per aver avuto coraggio ad affrontarti? Oppure ti accontenti di quelle schifose persone che si definirebbero tuoi seguaci, ma che in realtà sono solo dei leccapiedi che si sono schierati dalla tua parte solo per rimanere vivi?».

Tutti i Mangiamorte si guardarono con terrore, poi Voldemort scoppiò in una fragorosa risata, senza felicità alcuna.

«Sai, Harry. Su questo ha ragione. Non li definirei miei seguaci, costoro» guardò Minus, che cominciò a tremare. In quel momento, accanto a Lupin, si materializzò Draco Malfoy. Lucius guardò il figlio.

«Che ci fai qui?»

«Sono venuto qui per prendere in mano la mia vita. Non sarò un Mangiamorte, papà, bensì colui che li combatterà».

«Non puoi farlo, Draco. Cosa ti ho insegnato? Devi essere al cospetto del nostro Padrone»

«Per troppo tempo ho fatto quello che volevi, ma non puoi impedirmi di fare ciò che ritengo giusto». Voldemort guardò Lucius Malfoy pieno d’ira.

«Non hai saputo insegnare a tuo figlio la devozione che deve nei miei confronti. Ciò significa che tu non ne provi per me. Bene, Lucius. Addio. Avada…»

«No… Padrone… Draco, aiutami… ti prego…»

«Tu l’avresti fatto per me? Mi avresti salvato? Mi avresti guardato morire ed è ciò che ho intenzione di fare per te. Addio, papà»

«… Kedavra!»; il corpo senza vita di Lucius Malfoy si accasciò a terra.

Bellatrix guardò furibonda Draco.

«Cru…»

«Impedimenta!». Tutti ricominciarono a duellare, questa volta Remus contro Minus.

«Stupeficium!», Minus cadde con un tonfo e Remus ebbe il tempo di ascoltare ciò che Voldemort diceva ad Harry: «E’ arrivato il momento della fine del famoso Harry Potter. Mi hai impedito di ascoltare la profezia, l’anno scorso sei riuscito a sfuggirmi ancora una volta, ma ora, Harry, è giunta la tua ora».

In quel momento, Minus si rialzò e… BANG! Sottili funi serpentine uscirono dalla bacchetta del Mangiamorte e avvolsero Remus, che perse l’equilibrio e cadde per terra, immobilizzato. La bacchetta di Voldemort che poco prima Lupin aveva tra le mani, volò via e la afferrò Minus, che la lanciò al padrone. Voldemort la puntò al cuore di Harry, dopo averlo disarmato e in quel momento Remus capì. Nessuno avrebbe potuto aiutarli, tranne uno…

La sagoma di un enorme cane nero, spuntò dal nulla. Balzò e andò a finire contro la bacchetta Voldemort. L’incantesimo che il Signore Oscuro aveva pronunciato per uccidere Harry venne deviato e colpì Bellatrix, che si accasciò sul terreno umido, esanime.

«SIRIUS!», Harry guardò il cane dirigersi verso Lupin e liberarlo. Minus parve terrorizzato alla vista del suo vecchio amico, quello che tutti avevano creduto morto. Il grosso cane cambiò forma, assumendo le sembianze di Sirius Black. Remus si alzò e sorrise all’amico. Voldemort e Harry, che aveva recuperato la sua bacchetta, cominciarono a duellare, così come tutti gli altri, tranne Remus, Sirius e Minus. Lupin abbracciò l’amico e Sirius sorrise raggiante, dicendo: «Di nuovo libero!».

Si guardò intorno e respirò profondamente. Poi guardò con sommo disgusto Peter.

«Ciao, Peter. Sono tornato»

«S…S-Sirius! S…sei… v-vivo?»

«Acuta osservazione, Peter. Tu, invece, sei un uomo morto».

«N-no… anche io… s-sono v-vivo…»

«Adesso. Ma tra poco non lo sarai, più», Remus sorrise e disse: «Bè, Peter. Non mi resta che salutarti».

Minus guardò il licantropo, poi si guardò la mano d’argento e sorrise, un sorriso folle. Ma Sirius gridò:

«Crucio!»

Minus cadde a terra e si contorse, gridando di dolore. Remus levò la bacchetta: «Stupeficium!»

«Rictusempra!»

«Tarantallegra!»

«Pietrificus Totalus!».

Minus si immobilizzò e cadde a terra, rigido. Remus e Sirius guardarono cosa stava succedendo tra Harry e Voldemort e videro con piacere che Harry se la stava cavando brillantemente. Minus cominciò a rialzarsi e Sirius gli sferrò un calcio che lo fece volare per qualche metro, atterrando su Tiger che combatteva contro Silente. Si rialzò e si trasformò in topo. Cominciò a correre verso Remus, la zampetta argentea tesa davanti a sé, ma Sirius levò la bacchetta e gridò con quanto fiato aveva in corpo:

«Gelus Totalus!»

Il topo era ormai giunto vicino alle gambe di Lupin, ma si immobilizzò e fu ricoperto di ghiaccio. Sirius gli si avvicinò e, con vigore, lo schiacciò, riducendolo in mille pezzi. Minus non si sarebbe mai più trasformato in un uomo, non avrebbe mai più cercato di uccidere Remus… Peter Minus non esisteva più. Sirius scoppiò a ridere, una risata che esprimeva gioia. Lupin sorrise. Lily e James erano stati in parte vendicati. Poi si voltò verso Harry e vide che teneva la bacchetta puntata verso un Voldemort disarmato, che cominciò ad arretrare. Remus corse verso il ragazzo, seguito da Sirius e gli si fermò accanto. Voldemort si fermò e Lupin notò che era proprio sopra la tomba di Tom Riddle. Harry era più deciso che mai… A quel punto, una mano argentea, quasi trasparente, si poggiò sulla spalla del ragazzo e un’altra mano argentea si posò sull’altra spalla. James e Lily erano dietro di lui, sorridenti. Remus li vide lì, accanto al proprio figlio e provò una gioia immensa nel rivederli ancora una volta insieme. Sirius poggiò la sua mano sul braccio di Harry e Remus fece lo stesso. Harry guardò i suoi genitori, sorrise, poi si rivolse a Voldemort con uno sguardo pieno d’odio e decisione e gridò:

«Exitus Profezia!»

Un’orrida mano grigia, in decomposizione, sbucò dal terreno dalla tomba di Tom Riddle e afferrò Voldemort per la caviglia. Il mago urlò di dolore e del fumo iniziò ad uscire dal suo corpo. Delle crepe apparvero su tutto il suo corpo e Voldemort lanciò l’ultimo urlo di dolore. Il suo corpo si frantumò, divenne polvere, poi scomparve in una nuvola di fumo… Lord Voldemort non c’era più. Il più grande mago oscuro di tutti i tempi, colui che aveva seminato il terrore per molti anni, non esisteva più.

Lupin guardò Harry raggiante e scoprì che Lily e James erano scomparsi. I suoi due amici avevano assistito alla morte di colui che li aveva uccisi e avevano visto il loro figlio trionfare.

«PADRONE!»

Tutti i Mangiamorte rimasti si inginocchiarono. Silente si avvicinò ad Harry e gli strinse la mano.

«Ben fatto, Harry. I miei complimenti»

Remus si rivolse al ragazzo con un filo di voce:

«Sei stato eccezionale, Harry! Bravissimo!»

Sirius guardò la tomba di Tom Riddle, poi Harry e lo abbracciò.

«Complimenti, Harry! Sei stato… strepitoso!»

Harry chiese:

«Come hai fatto a tornare?»

«E’ una lunga storia. Te la racconterò più tardi».

Silente legò i Mangiamorte. Piton si avvicinò a Remus ed Harry.

«Grazie per avermi salvato»

Lupin gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. Piton guardò Harry e gli sorrise, ma questo non fu il solito sorriso gelido, ma un sorriso che esprimeva gratitudine nei confronti del ragazzo che aveva ostinatamente odiato per sette anni. Sirius guardò sbalordito sia Remus che Harry, poi si rivolse a Piton e disse, con tono amichevole:

«Non credi che siamo maturati abbastanza?»

Piton gli tese la mano e Sirius gliela strinse. Remus, mentre si allontanava per parlare con Sirius, vide che Draco Malfoy si era avvicinato ad Harry e gli stringeva la mano a sua volta.

 

Tornarono al castello e tutti gli studenti si radunarono per accoglierli, applaudendo. Ma appena videro Sirius, smisero subito di farlo e Silente disse:

«Tranquilli, non preoccupatevi. Sirius Black è un amico e ci ha dato una mano al combattimento».

Tutti iniziarono a dirigersi verso la Sala Grande, Remus e Sirius accanto ad Harry, quando Lupin vide Ron ed Hermione correre verso Harry, e gli si buttarono al collo.

«Harry! Meno male che sei vivo!»

«Avevamo temuto il peggio!».

Quando si calmarono, Remus vide che Ginny stava correndo verso Harry e quando gli si avvicinò, lo abbracciò. Harry la strinse forte e la baciò sulle labbra.

Al banchetto Silente informò tutti su quanto era successo al cimitero e tutti gli studenti urlarono di gioia.

 

Arrivò il momento di lasciare Hogwarts. Remus promise a Sirius che sarebbe andato a trovarlo spesso. Harry non tornò mai più dai Dursley, ma andò a vivere con il suo padrino, che era stato scagionato. Harry diventò un Auror e si fidanzò con Ginny, Ron andò a lavorare al Ministero e aveva ottime possibilità per essere eletto Ministro della Magia, Hermione divenne un’Impiegata del Ministero, nel settore della Difesa delle Creature Magiche, dove era stata accolta la sua organizzazione del C.R.E.P.A., e presto si sarebbe sposata con Ron; Remus sarebbe rimasto a Hogwarts ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Ora, durante le notti di Luna Piena, aveva la compagnia dell’Animagus Sirius Black e non sarebbe più stato doloroso trasformarsi in Lupo Mannaro. Fu molto felice di rimanere ad Hogwarts. Ma questo posto sarebbe stato molto diverso senza la presenza di Harry Potter.

 

 

FINE

 

 

                            

                                                               Phoenix

  
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