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Autore: _Dream_    06/04/2010    3 recensioni
Sakura amava danzare sul ghiaccio, si sentiva leggera e piena di grazia. Il pattinaggio era la sua vita, ma le era costato sacrifici e la perdita di un'importante amicizia. Ma Sakura non poteva vivere senza volare su quello specchio ghiacciato. Presenza di coppie, una già stabilita dall'inizio [JiraTsu]
Genere: Romantico, Sportivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Anime in fuga

Itachi si svegliò con un pesante mal di testa, prese la sveglia dal comodino e guardò l’ora: le tre del pomeriggio. Aveva dormito qualcosa come 14 ore e il sonno non era nemmeno stato ristoratore. Il maggiore degli Uchiha andò ad accertarsi della condizioni di salute del fratello, erano due settimane che era assente dalle lezioni a causa di una brutta polmonite. Negli ultimi giorni Sasuke aveva iniziato a dare segni di ripresa, ma era ancora indelebile nei ricordi di Itachi il modo in cui probabilmente il suo otouto avesse preso quel malanno.

«Sas’ke non è ancora rientrato da scuola…» pensò Itachi guardando il grande orologio a pendolo del salotto. Le sei del pomeriggio di una piovosa giornata di fine settembre e suo fratello non aveva ancora varcato la soglia di casa. Era trascorso solo un mese dall’udienza che aveva finalmente attribuito al più grande degli Uchiha la custodia di Sasuke e la situazione non accennava a migliorare. Itachi aveva tentato di tutto per far capire al suo otouto quanto tenesse a lui, ma Sasuke aveva alzato un muro, un atteggiamento di glaciale disprezzo. Aveva fatto arrivare il piano del fratello dalla villa di Madara, lo aveva accompagnato a visitare insieme la sua futura scuola e aveva tentato di coinvolgerlo nella ristrutturazione del loro appartamento, ma senza risultati: Sasuke a stento gli parlava e quando lo faceva gli gettava addosso tutto il suo rancore. Come quella mattina in cui Itachi aveva preparato la tipica colazione che era solita cucinare Mikoto per i suoi bambini: muffins alla ciliegia, tè (rigorosamente non zuccherato) per Sasuke e caffè macchiato per Itachi. Sasuke non amava particolarmente i dolci, ma per i muffin della madre faceva un’eccezione, li divorava avidamente ogni mattina prima di essere accompagnato a scuola dal suo aniki. Quando il moro vide la tavola così imbandita sgranò gli occhi ed espresse al fratello maggiore tutto il suo risentimento: «Se pensi che io mi sieda con te a giocare di nuovo all’allegra famigliola stai prendendo un granchio. Hai vinto in tribunale? Ok sono stato costretto a venire con te, ma hai vinto solo la mia custodia, un giudice non ti potrà mai riassicurarti il mio affetto e il mio rispetto». Detto ciò prese lo zaino e uscì di casa. Sasuke non era rientrato da quella mattina, da quelle frasi taglienti, probabilmente covate dentro da anni. Itachi era preoccupato e uscì: lo cercò a scuola, nell’aula di musica, ma senza risultati. Un momento di scoraggiamento, poi il maggiore degli Uchiha capì dove probabilmente era andato il suo otouto: il cimitero. Un lungo viale alberato conduceva alle lunghe fila di lapidi bianche, tutte uguali, ma così diverse, ognuna aveva una sua storia, una vita più o meno felice, più o meno breve alle spalle. E Itachi lo vide, scorse Sasuke accasciato vicino alle tombe dei loro genitori: il capo reclinato, la pioggia gli scorreva senza pietà addosso. Fu solo avvicinandosi che l’Uchiha più grande capì che il fratello era addormentato, allora lo caricò in spalla e lo ricondusse a casa.

Quel testone aveva preso una febbre da cavallo, ma il giorno dopo se la era svignata a scuola a sua insaputa. Itachi strinse i pugni, ripensando alle ultime due settimane nelle quali Sasuke era stato davvero malissimo. Non poteva continuare quella situazione, andava risolta una volta per tutte, ma Itachi sapeva benissimo che era molto complicato districare quel garbuglio. Entrò nella camera del fratello, ma non lo trovò. Il letto disfatto era freddo, probabilmente erano parecchie ore che si era assentato. In cuor suo Itachi sperò che fosse tornato a scuola. Né più, né meno. Ora doveva pensare a Sakura, anche la sua allieva aveva bisogno di lui e forse, al momento, era la situazione più agevole da affrontare.

Sasuke si era appostato all’entrata della scuola, cercava la rosea chioma di Sakura Haruno. Venticinque minuti in cui vide scorrere davanti a sé tutto l’istituto, ma non la persona a cui era interessato. Stava per andarsene, quando vide quella testa matta di Naruto Uzumaki correre verso scuola. Si nascose dietro il muro di cinta, non voleva assolutamente farsi vedere dal suo neo compagno di classe. Il biondo era al cellulare e l’Uchiha sentì gran parte della conversazione.

«Hinata come Sakura non è rientrata a casa dopo la gara? Spero tu stia scherzando! Senti dopo le lezioni ti raggiungo a casa dei suoi… Ora chiudo altrimenti Kakashi sensei mi rispedisce nuovamente dal preside» disse Naruto trafelato. Detto questo il giovane entrò nell’edificio. Bene o male Sasuke aveva compreso il senso della conversazione e realizzò che il biglietto dell’Haruno a Itachi non fosse soltanto un addio al pattinaggio, ma anche un preludio alla fuga da casa. Ora trovare Sakura diventava sempre più complesso, doveva trovarla prima di tutti, di Naruto, dei suoi genitori, ma soprattutto prima di Itachi. Pensando a dove si potesse essere cacciata, gli sovvenne alla mente il palazzetto del ghiaccio del Konoha Institute, lì la rosa veniva allenata dal fratello, lì probabilmente avrebbe potuto trovare qualche indizio. Fece attenzione a entrare a scuola senza farsi scorgere, poi prese il percorso alberato che portava al palazzetto. Di prima mattina non c’era quasi nessuno, gli allenamenti erano sempre nel primo pomeriggio al termine delle lezioni. L’Uchiha entrò e capì di non essere solo dal rumore delle lame sul ghiaccio. Sasuke si affacciò alla balaustra e vide una ragazza volteggiare leggiadramente sul ghiaccio. Non era altri che Sakura Haruno: aveva i capelli raccolti in una coda alta, indossava una tuta blu e stava effettuando una trottola. Il moro rimase a guardarla per un tempo indefinito, anche senza musica era rimasto ipnotizzato dai movimenti della giovane. Poi la rosa s’interruppe, probabilmente lo aveva visto. Velocissima uscì dalla superficie ghiacciata, tolse i pattini e corse verso gli spogliatoi. Sasuke non esitò nemmeno per un istante e la seguì. Quando la raggiunse, Sakura stava già sgattaiolando via con una borsa in spalla. Fece in tempo a prenderla per un braccio e a dirle:

«Tu hai qualcosa che mi appartiene, ti conviene restituirmelo immediatamente».

Qualcuno aprì improvvisamente il portone del Palazzetto e l’Haruno riuscì a divincolarsi dalla presa. Spaventatissima, si mise a correre verso l’uscita sul retro, qualcosa però le cadde dalla tasca anteriore del borsone. L’Uchiha fece in tempo a raccoglierlo: era un'agenda in pelle. Poi una voce alla sue spalle lo chiamò: «Sasuke cosa ci fai qui?».

Ciao! Spero abbiate passato tutti quanti un bel week-end e una felice Pasqua. La mia fortunatamente lo è stata. Veniamo ora a recensioni e ringraziamenti.

@Ainsel: bravissima che dire hai letto benissimo tra le righe dello scorso capitolo e come vedi in questo ho proprio portato alla luce i dissidi tra Itachi e suo fratello. La strada è tutta in salita tra i due. Sakura invece ha preso una decisione drastica, prossimamente approfondirò molto il suo personaggio.

@Gloryna: grazie che gentile, come vedi appena tornata dal viaggio di Pasqua ho aggiornato subito.

@Elisyna Uchiha: grazie anche a te, mi lusinga molto il tuo complimento sull'originalità della mia fanfic. Vedrete che Sasuke pianista avrà un suo perché e la scelta non è affatto casuale.

Ora ringrazio coloro che, dopo lo scorso capitolo, hanno inserito la mia storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate:

HachiXHikaru, naruhina 7, Yurico, dubhe93, Elisyna Uchiha e Fede94.

Alla prossima, ciao =)

  
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