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Autore: Beatrix Bonnie    06/04/2010    5 recensioni
-Seguito de "La lancia di Lugh"-
Questa volta i tre amici, Mairead, Laughlin e Edmund si ritroveranno coinvolti in un'avventura che turberà la tranquillità del Trinity College per Giovani Maghi e Streghe... un'oscura minaccia, una setta di incappucciati che sparge terrore tra gli studenti del castello... Riusciranno i tre amici a risolvere la situazione?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 9

La paura più grande






Era stata una partita sofferta, ma alla fine i Raloi avevano letteralmente stracciato i Llapac. Lucius si complimentò con la squadra, nonostante l'inizio zoppicante, e andò perfino a scusarsi con Mairead per la strigliata.

«No, avevi ragione: non arriverò più in ritardo, promesso!» lo rassicurò la ragazzina.

La sua euforia per la vittoria schiacciante le fece dimenticare per un po' le ansie legate alle apparizioni della setta, che tra l'altro non si era più fatta viva dopo il terzo incidente.

Le vacanze di Natale si stavano avvicinando e l'aria di festa che cominciava a regnare per i corridoi del castello, contribuì ad alleggerire la tensione tra gli studenti. Che fosse finalmente tornata la tranquillità anche al Trinity?

Una sera Mairead, Edmund e Laughlin si trattennero in giro fino a tardi perché la professoressa Blath, che insegnava Erbologia, chiese loro una mano per appendere il vischio davanti alle porte delle aule. I tre ragazzi si divertirono ad aiutare l'insegnante perché il vischio era stato incantato in modo da lasciar cadere bacche rosse quando qualcuno vi passava sotto, e quindi gli amici si sfidavano a chi riusciva ad evitare di essere colpito.

«Guardate, mi ha sporcato la giacca della divisa!» si lamentò Laughlin, osservando con disappunto la macchia lasciata da una bacca che lo aveva colpito.

«Si vede che non ti sai scansare abbastanza velocemente!» lo scherzò Mairead.

L'orologio della torre aveva già suonato le dieci e mezza, così i ragazzi stavano percorrendo un corridoio del secondo piano, per dirigersi ognuno verso il proprio dormitorio.

«Tre funghetti stan nel bosco...» cominciò a canticchiare Mairead.

«Si avvicina un tipo losco» completò la frase Laughlin.

I due amici si scambiarono uno sguardo complice, poi cominciarono a cantare a squarcia gola: «È un mago che ha fame, ha mangiato solo pane! La bacchetta gli han rubato, quando dormiva là nel prato!»

«Che roba...?» Edmund non riuscì nemmeno a completare la frase, tanto era allibito dalle note stonate che rimbombavano nei corridoi vuoti del castello.

Mairead e Laughlin smisero di cantare e scoppiarono a ridere, mentre il loro amico li squadrava con aria perplessa. «Eddai, Ed... è una stupida filastrocca per bambini. È...»

Ma Mairead non completò mai la frase. Un forte senso di terrore si impadronì di lei, come se all'improvviso avesse realizzato che stava per succedere qualcosa di terribile. Cominciò ad ansimare, in preda ad un attacco di panico. Il corridoio fu invaso da denso fumo bianco e il silenzio si fece irreale. Mairead, Edmund e Laughlin, immobilizzati dal terrore, fissavano impotenti cinque figure incappucciate, sfocate e tremule, che si avvicinavano a loro. Per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato, che sarebbero morti lì, incapaci di muoversi.

E poi Edmund urlò. «Via!»

I tre amici si riscossero e cominciarono a correre disperati alla cieca. Il terrore che fino a poco tempo prima li aveva paralizzati, gli mise le ali ai piedi. Via di lì, il più presto possibile.

La figura di un adulto si stagliò in fondo al corridoio che stavano percorrendo. Chiunque fosse, si aggrapparono alla sua apparizione come ad un'ancora di salvezza. Mairead, che era la più veloce dei tre, si gettò tra le braccia dello sconosciuto e cominciò a singhiozzare. L'uomo rimase impietrito.

«Boenisolius, che diavolo...»

La voce del professor Cumhacht la riportò violentemente alla realtà. Stava abbracciando un professore! Ed era Cumhacht, per di più! Si staccò d'impeto da lui e arrossì dalla punta dei capelli ai piedi.

In quel momento li raggiunsero anche Edmund e Laughlin. Erano ancora terrorizzati e tremanti, ma almeno sembrava che alla vista del professore avessero recuperato le facoltà intellettive di base.

«Che cosa sta succedendo?» domandò Cumhacht in tono tagliente.

Edmund si strinse la milza dolente e, con la voce rotta e il fiato corto, farfugliò: «Signore, la setta!»


La notizia di una nuova apparizione della setta degli Eletti si sparse a scuola con una velocità impressionante. Edmund sembrava aver perso tutto il suo razionale autocontrollo e almeno per un po' lasciò da parte vecchie cartine e schemi astrusi.

In compenso, Mairead evitò di incontrare lo sguardo del professor Cumhacht per l'intera settimana, perché bruciava ancora all'idea di essersi buttata piangente tra le sue braccia.

L'unica cosa che riusciva a distrarre per un po' i ragazzi del secondo anno erano le ore del professor Ballerinus che, per tenere la loro mente occupata, aveva organizzato una serie di lezioni pratiche.

Una mattina entrò in aula appoggiando sulla cattedra una scatola dall'aria sospetta. «Oggi affronteremo un Molliccio» annunciò il professore alla classe.

Un mormorio eccitato percorse gli alunni. «Chi sa dirmi cos'è un Molliccio?» chiese Ballerinus, dando qualche colpetto alla scatola che prese ad agitarsi.

Edmund non alzò nemmeno la mano. «È un mutaforma. Assume l'aspetto di ciò che ci fa più paura, nel tentativo di spaventarci» rispose con naturalezza, gli occhi fissi sulla scatola di cartone.

Il professor Ballerinus fece un segno di assenso con il capo. «Esattamente. Ora, l'incantesimo per combattere un molliccio è Riddikulus, ma ciò che davvero lo sconfigge sono le ristate» spiegò alla classe eccitata. «Tutti in piedi e mano alle bacchette!»

Lo strisciare di una ventina di sedie sul pavimento venne accompagnato da svolazzi di bacchette e da tonfi di libri che venivano maldestramente riposti nelle borse di scuola. Balleriuns fece un veloce gesto con la bacchetta e i tavoli si disposero in modo ordinato ai lati dell'aula.

I ragazzini si accalcarono e si spintonarono per ottenere una migliore visuale sulla cattedra.

«Retrocedete, tutti in fondo alla classe!» ordinò il professore indicando il luogo con il braccio.

I ragazzi si allontanarono a malincuore, ammassandosi in modo disordinato in fondo all'aula.

«Consolatus, vieni avanti, oggi sarai tu il mio assistente.» disse poi Balleriuns, facendo un cenno al Llapac. Dedalus si avvicinò saltellando alla cattedra, con un largo sorriso sul volto, come se qualcuno gli avesse offerto dei dolcetti. «Allora, Dedalus, qual è la cosa che ti fa più paura?» gli chiese il professore.

Il ragazzino ci pensò un po' su, poi esclamò: «I pagliacci!»

«I pagliacci?» gli fece eco Ballerinus con aria perplessa.

Dedalus annuì convinto. «Sì, i pagliacci. Mio papà è Babbano e una volta quando ero piccolo mi portò al circo... è stato terribile!» spiegò, rabbrividendo al solo ricordo.

Il professor Ballerinus si arrese di fronte al largo sorriso di Dedalus. «Bene, vada per i pagliacci. Ora Consolatus, pensa ad un modo per...» il professore si interruppe appena in tempo. Stava per dire “rendere ridicolo”, ma di per sé un clown dovrebbe già essere ridicolo! «Insomma, per rendere meno spaventoso il tuo pagliaccio».

Dedalus si concentrò un attimo, poi annuì con aria decisa.

Il professor Ballerinus non ebbe il coraggio di chiedere all'alunno cosa avesse pensato, perché temeva la risposta. Semplicemente si rivolse alla classe e spiegò il compito: «Voglio che ognuno pensi alla propria paura più grande e trovi il modo di renderla ridicola, perché quando farò uscire il Molliccio dalla scatola, per primo lo affronterà Consolatus, poi chiamerò alcuni di voi a fare la stessa cosa».

Nell'aula scese il silenzio più profondo, tutti i ragazzini concentrati sulle proprie paure.

La prima cosa che pensò Mairead fu “Io non ho paura di niente!”, ma poi un ricordo spaventoso le riempì la memoria. Denso fumo bianco, un silenzio innaturale e delle figure incappucciate che strisciavano verso di lei. Mairead rabbrividì. La setta degli Eletti.

Sì, quella era la sua paura più grande. Ma come avrebbe potuto renderla meno spaventosa?

Laughlin nel frattempo bisbigliava qualcosa a proposito di un cavaliere senza testa, la creatura mostruosa che popolava i suoi incubi fin da bambino, quando la madre lo ammoniva di comportarsi bene, altrimenti un Dullahan sarebbe venuto a prenderlo.

Ma quello più in crisi di tutti era Edmund. Una domanda gli ronzava nel cervello: “qual è la mia paura più grande?” e non sapeva come rispondervi. Ci pensò a lungo, ma non gli venne in mente nulla che lo terrorizzasse veramente. Sì, da piccolo aveva paura dei ragni, ma adesso gli era passata. Non conosceva creature mostruose che gli incutessero terrore, non aveva paura del buio, anzi, gli piaceva starsene nell'oscurità da solo a pensare. In che cosa si sarebbe trasformato il Molliccio, se l'avesse avuto davanti?

«Siete pronti?» domandò il professor Ballerinus.

Un coro di “sì” si levò dal fondo dell'aula.

No, Edmund non era pronto, ma non voleva essere l'unico a chiedere una proroga, visto che i suoi compagni sembravano aver già finito. D'altronde, se il professore l'avesse chiamato, non sarebbe stata la prima volta che si ritrovava ad affrontare situazioni critiche: se la sarebbe cavata, come sempre.

Ballerinus annuì soddisfatto. «Molto bene, allora proviamo la pronuncia corretta. Ripetete con me: Riddikulus

«Riddikulus» gli fecero eco i ragazzi.

«Perfetto. Ora, Dedalus, sei pronto?» chiese il professore, mentre tutti gli alunni estraevano le bacchette.

Dedalus annuì con convinzione. Chissà cosa aveva pensato per rendere ridicolo il suo pagliaccio!

Ballerinus si avvicinò alla scatola di cartone, diede un ultimo sguardo d'incoraggiamento al ragazzino, poi sollevò il coperchio. Un pagliaccio dall'aria minacciosa si eresse dalla misera scatola e avanzò verso Dedalus.

Per un momento parve che il ragazzino fosse rimasto pietrificato dalla paura (sempre che si possa aver paura di un pagliaccio) ma poi alzò la bacchetta con decisione ed esclamò: «Riddikulus!»

Il naso rosso del Molliccio-clown cominciò a gonfiarsi a dismisura, e quando raggiunse le dimensioni di una grossa Pluffa, esplose come una bolla di sapone.

La classe scoppiò in una risata fragorosa e il pagliaccio senza più naso si contorse su se stesso.

«Ottimo, Consolatus! Cinque punti ai Llapac.» esclamò soddisfatto il professor Ballerinus. «Balosky, tocca a te».

Un Nagard smilzo con i capelli biondissimi si fece avanti. Il Molliccio lo osservò per un attimo, poi con un suono sordo si trasformò in una creatura di fuoco. Qualcuno urlò: quell'essere sembrava un demone sputato fuori dall'inferno. Balosky strinse la bacchetta con maggiore forza, poi gridò l'incantesimo con foga. Un getto potente d'acqua investì il molliccio, le cui fiamme si spensero miseramente, lasciando la creatura nuda e rosea come un verme.

«Benisismo! Cinque punti anche ai Nagard. D'arcy, ora tu».

Una ragazzina dei Llapac si fece avanti con aria tremante. Il molliccio si trasformò in un enorme serpente a sonagli. Liadan D'Arcy soffocò un urlo. Sollevò la bacchetta con poca convinzione e sussurrò: «Riddikulus».

Forse l'incantesimo non funzionò a dovere, perché l'unica cosa che ottenne Liadan fu che la coda del serpente si trasformasse in un sonaglio per bebè. Certamente la cosa non lo rese molto meno spaventoso.

«Un po' più di convinzione, la prossima volta, D'Arcy. Boenisolius, ora a te» chiamò il professore.

Mairead si fece avanti con passo deciso. “Sono coraggiosa, sono coraggiosa!” si ripeté mentalmente, mentre il Molliccio-serpente la squadrava. Per un attimo la classe fu invasa da un denso fumo bianco, poi cinque figure incappucciate, tremule come fantasmi, cominciarono ad avanzare verso di lei.

«La setta degli Eletti...» sussurrò qualcuno alle sue spalle, con voce piena di apprensione.

Mairead alzò la bacchetta con decisione. Se solo si fosse dimostrata così sicura anche di fronte alla vera setta. «Riddikulus!» esclamò con foga. Dal nulla comparvero globi luminescenti che sparavano raggi di luce ovunque e la classe risuonò di pessima musica da discoteca anni ottanta. Gli esseri incappucciati si ritrovarono vestiti con tutine bianche piene di strass e paillettes.

Tutti scoppiarono a ridere, compreso Ballerinus, forse perché la visione aveva evocato qualche reminiscenza della sua gioventù. «Magnifico, Mairead, davvero magnifico. Cinque punti ai Raloi» disse battendo le mani divertito, mentre gli improbabili Molliccio-ballerini si agitavano per le risate. «Diablaiocht, tocca a te».

Ailionora si fece avanti e nel passare diede una spallata a Mairead. Le due si scambiarono un'occhiata di fuoco, mentre il Molliccio si trasformava in un vampiro sanguinolento. Ailionora non ci mise nemmeno troppa convinzione, come se affrontare un Molliccio fosse un compito indegno delle sue grandi qualità. «Riddikulus.» disse e il vampiro si ritrovò vestito con l'abito tradizionale irlandese. Leida O'Hara e Finan Best, i due compagni di Ailionora, sogghignarono, ma nel complesso la trasformazione non fece ridere nessuno.

«Bene Diablaiocht, non ti sei fatta spaventare» commentò il professore. «Wollace, a te».

Un'altra ragazzina dei Nagard si fece avanti, ma Mairead non prestò attenzione alla sua prestazione perché era stata rapita dalle parole di Ailionora. «Se quel vampiro fosse stato un purosangue irlandese, non avrei avuto paura di lui» stava dicendo ai suoi amici con un sorrisetto furbo stampato in faccia.

«Se fosse stato un purosangue irlandese, probabilmente sarebbe stato tuo alleato nella caccia ai sassanachfuil» ridacchiò Best.

«Idioti» sussurrò Mairead tra i denti, proprio mentre il professor Ballerinus esclamò: «Burke, è il tuo turno.»

Bene, il momento della verità” pensò tra sé Edmund, facendosi avanti. Il Molliccio lo squadrò per un attimo, poi con un suono sordo si trasformò in una figura incappucciata. Edmund rimase immobile, la bacchetta levata pronta a colpire. I suoi compagni credettero che fosse immobilizzato dal terrore, ma lui era solo curioso di capire in cosa si fosse trasformato il Molliccio.

«Edmund?» lo chiamò il professore in tono dubbioso.

La figura era alta più o meno quanto lui, il corpo sottile e longilineo, ma non si riuscivano ad intravedere i lineamenti del volto.

Avanti, levati il cappuccio!” pensò con foga Edmund.

E quella, come avesse sentito i suoi pensieri, si portò le mani alla testa e calò il copricapo.

Carnagione pallida, capelli neri pettinati di lato e due penetranti occhi azzurri.

I suoi occhi.

Solo che erano illuminati da una luce crudele e diabolica.

Edmund retrocedette spaventato. Il suo io malvagio avanzò verso di lui con la bacchetta levata, pronto a colpirlo. Il ragazzino inciampò e cadde all'indietro. Il ghigno del Molliccio-Edmund si fece ancora più minaccioso, la bacchetta davanti a sé. E poi...con una mossa improvvisa, la sollevò in aria e con la sua stessa voce gridò: «MORSMORDRE

«Riddikulus!» esclamò Ballerinus, nel medesimo istante in cui il Molliccio aveva gridato il suo incantesimo, ricacciandolo così nella scatola.

Un silenzio opprimente scese sulla classe.

Edmund era ancora a terra, ansimante, incapace di spiegare quello che era successo. Perché il Molliccio si era trasformato nella sua versione malvagia? E che incantesimo era quello che il Molliccio-Edmund aveva cercato di scagliare in aria, prima che Ballerinus lo respingesse nuovamente nella scatola?

«Bene la lezione è finita» annunciò il professore con un sorriso tirato.

Edmund si alzò da terra lentamente, ancora scosso.

Ballerinus gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla con aria incoraggiante. «Non temere Edmund, non sei il primo che non riesce ad affrontare un Molliccio» gli disse, nel tentativo di rincuorarlo. Ma la vera preoccupazione di Edmund non era il suo fallimento, bensì scoprire perché la creatura si fosse trasformata in un se stesso malvagio.

La lezione aveva instillato nei ragazzi ancora eccitati il bisogno di confrontarsi, così mentre si dirigevano all'aula di Storia della Magia, cominciarono a chiacchierare.

«Avete visto il mio pagliaccio?» domandò soddisfatto Dedalus.

«Accidenti, sì! Ma il tuo, Sergey, che cosa era?» domandò Henry Alabacor.

«Era un Svarožič, uno spirito del fuoco. In Russia sono molto temuti» spiegò Balosky in tono risoluto, sfidando chiunque a parlar male delle sue radici.

Ma la vera domanda che tutti si ponevano e che nessuno aveva il coraggio di fare ad alta voce era perché Burke avesse paura di se stesso.



Ecco qui, la mia rilettura del magnifico capitolo “Un molliccio nell'armadio”! Spero che abbiate gradito!

ps. scusate la brevità dei commenti, ma sono un po' influenzata... spero che apprezziate lo stoicismo nel voler comunque pubblicare il capitolo! (Ve lo meritate, dopo che vi ho fatto attendere così a lungo!)

@quigon89: non proprio un regalo di Pasqua, ma questa volta ho cercato di essere il più veloce possibile! Sono davvero contenta che ti sia piaciuta la partita di quidditch! Alla prossima!

@darllenwr: sapevo che ti sarebbe piaciuta la Allen: dopo tutto mi sono detta che anche i Llapac meritavano un minimo di gloria e credo che la capitana portiere fosse il giusto idolo per una squadra che diciamocelo, non brilla di luce propria! Purtroppo però i momenti di distensione sono finiti e anzi, si prospetta un gran brutto periodo per il Trinity. A presto!

Beatrix





EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi! QUI Edmund e il suo Molliccio.

   
 
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