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Autore: Karmilla    08/04/2010    8 recensioni
“Oh, Georgie! Scusami. Io non avevo capito. Mi sono lasciato prendere dal mio rancore e non ho mai pensato che potesse esserci un'altra spiegazione. Ma se le cose stanno così...allora...possiamo ricominciare?”
Georgie alzò lo sguardo e fissò quegli occhi azzurri dei quali era stata tanto innamorata, ma all'istante si sovrapposero ad essi due occhi blu scuri come l'oceano tanto amato dalla persona alla quale appartenevano, una persona che ormai faceva parte di ogni fibra di Georgie.
“No, Lowell. Io non tornerò più indietro. Io voglio andare avanti. Voglio tornare in Australia con Abel. E con Arthur, non appena guarirà.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mai risveglio fu più dolce per Abel. Sentiva il tepore del corpo di Georgie vicino al suo e si beava del contatto con la sua pelle nuda, accarezzandole le spalle per salire via via fino al collo, dove cominciò a lasciare una scia di piccoli baci nel tentativo di svegliarla, impresa che vide il successo dopo qualche minuto.

“Mmhhhh, Abel...lasciami dormire ancora, è presto...”  

“Come fai a sapere che sono io?”, le rispose sottovoce, osservando i suoi occhi ancora chiusi.

“Perché riconosco i tuoi baci, anche quando dormo.”

Georgie si tirò su e prendendogli il viso tra le mani gli diede un bacio.

“Buongiorno!”

“Buongiorno a te...”, le rispose, dolcissimo e sognante.

“Dai, giù dal letto, andiamo a fare colazione, ho una fame! E poi dobbiamo parlare con papà, e con Arthur, e io devo andare da Emma mentre tu...ma Abel! Mi stai ascoltando???”

Abel la guardava mentre saltellando per la camera si rivestiva, la guardava ma non stava ascoltando nessuna delle sue parole.

“Abel??? Ma cosa ti prende?”

“Nulla.” Le disse facendola sedere vicino a sé. “Ti guardavo”

Georgie arrossì fino alla radice dei capelli.

“Ieri mattina mi sono svegliato triste e arrabbiato per il nostro litigio, mentre stamattina sei qui, nella mia camera e stai uscendo nuda dal mio letto. Mi sembra un sogno”

“Ti capisco, provo lo stesso anche io. Abel, io sono così felice adesso che se solo potessi...

Un bacio mise fine alle parole di Georgie.

“Basta parlare, Georgie, vestiamoci e andiamo a fare colazione. Abbiamo tante cose da fare oggi!”

Ma i discorsi che entrambi volevano fare dovettero essere rimandati a causa dell'assenza dei due interessati, dato che Gerald ed Arthur erano usciti molto presto e nessuno della servitù sapeva dove fossero andati.

“Non preoccuparti, Georgie, glielo diremo stasera, no? Che fretta c'è? Dai, adesso non fare la bimba capricciosa! Non hai forse detto che dovevi andare da Emma?”

“Sì, ma...”

“Niente ma. Guarda, approfitto anche io del fatto che Arthur non ci sia e vado al cantiere, ormai è quasi un mese che non vedo il Signor Allen.”

“Abel, sei sicuro? E la tua ferita? Sei ancora debole, dovresti stare a riposo ancora un pò”

Abel la tirò a sé e le scompigliò i capelli.

“Sempre a preoccuparti! Mi sento benissimo, stai tranquilla. Non ti sei accorta che non mi sono mai lamentato di sentire dolore neanche stanotte?”

“E' vero, non ti sei mai lamentato.... E va bene, vai al cantiere, ma non ti affaticare!”

“Sì, tranquilla. Una giornata al cantiere non potrà farmi male e poi ho proprio voglia di rivedere sia il Signor Allen che Joy.”


Georgie entrò in volata a casa di Emma, in un turbinio di gonne e cappelli svolazzanti.

“Ciao Emma!”

“Georgie! Ma che vitalità stamattina! Tutto bene? Abel sta meglio?”

Georgie arrossì pensando alla notte trascorsa con Abel.

“Sì sì, sta decisamente meglio”, rispose sorridendo.

“Georgie?!”

“Su, Emma, siamo in arretrato con il lavoro. Quanti abiti abbiamo da consegnare?”

“Quindici...”

“E allora forza, dammi i modelli.”

Georgie si mise a lavorare cantando allegramente ed Emma la osservava con attenzione. Era evidente che fosse successo qualcosa, solo la mattina prima era di cattivo umore e aveva pianto tantissimo confidandole il litigio avuto con Abel, e adesso invece se na stava lì, seduta per terra a tracciare modelli canticchiando e con un sorriso che partiva direttamente dagli occhi, luminosi come non mai. Tuttavia, conosceva abbastanza bene Georgie da sapere che sarebbe stato inutile tentare di estorcerle informazioni con la forza, decise quindi di prendere il discorso alla lontana e cominciò con il chiedere se era riuscita a parlare con Abel, se erano riusciti a chiarirsi e solo dopo molte domande vaghe e risposte altrettanto elusive finalmente Georgie si decise a raccontare tutto.

“Emma, devo raccontarti una cosa molto importante.”

“Dimmi Georgie, ti ascolto”

“Ecco, vedi...ieri, quando sono tornata a casa...Abel mi ha seguita nel giardino d'inverno e...”

“E ti è saltato addosso, gettandoti tra le ortensie e strappandoti i vestiti di dosso!”

“Emma! Per favore! Sto cercando di farti una confidenza!”

“Ah, ah, ah! Scusami Georgie, ma è che sei talmente imbarazzata che ho cercato di sdrammatizzare.”

Georgie rise e si rilassò quel tanto che le bastò per continuare.

“Va bene, perdonata. Allora, ti dicevo che mi ha seguita, mi sono scusata con lui e lui con me e...”

“E...”

“E poi gli ho detto tutto...ecco”

“Tutto cosa?”, chiese Emma, sperando che quel “tutto” volesse dire confessargli i suoi sentimenti.

“Gli ho detto che sono innamorata di lui. Ho raccolto tutto il coraggio che avevo e gli ho parlato con sincerità.”

“Oh, Georgie!”, esclamò Emma abbracciandola, “ma è fantastico! Immagino che sarà stato un momento romanticissimo, vi sarete guardati negli occhi, e poi lui ti avrà baciata con passione e...oh, che meraviglia!”

Georgie guardava perplessa Emma che aveva gli occhi alzati al cielo, le mani giunte e appoggiate alla guancia e si dondolava da un piede all'altro.

“Emma, sai una cosa? Certe volte faccio fatica a distinguerti da Catherine e dalla Signora Barnes...”

“Oh, Georgie, non essere sciocca! Come puoi confondermi con loro? Io sono una persona seria e posata.”

Si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Emma, aspetta, c'è dell'altro...”

“Sììììì? Bene, va avanti!”

“Ecco...beh, sì, insomma...io non riuscivo a dormire e così...sono andata nella sua stanza e Abel...beh...anche lui non riusciva a dormire e quindi...quindi...”

“Quindi?”

“Oh, così non ci riesco! Te lo dico e basta! Ho passato la notte con lui, ecco.”

“Wow! Ma è stupendo”

Emma saltava dalla gioia.

“Georgie, congratulazioni, amica mia! Sono immensamente felice per voi due. Ve la meritate un po' di felicità, sul serio. Oh Georgie”, le disse prendendole le mani “non permettere a nessuno di portarti via questo amore. Voi due siete fatti per stare insieme, ricordatelo.”

“Sì, Emma, lo so. Te lo giuro, nessuno mi separerà mai da Abel. Emma, sono così felice! E, a proposito...grazie.”

“Grazie? E di cosa?”

“Beh...”, Georgie arrossì e si mise la mani in grembo, giocherellando con i pollici “sei stata tu a spiegarmi...e quindi...se non fosse stato per te...”

“Ma, scusa, io credevo che quelle lezioni private ti fossero già servite con Lowell!”

“No...no...per niente...”

“Oh!”

“Emma, ora capisco cosa volevi dire quando mi raccontavi di cosa capita quando un uomo e una donna si amano. Io non ho mai provato una simile attrazione per Lowell, invece quando vedo Abel mi sento tutta scombussolata e la cosa più strana è che non me ne vergogno. Anche stanotte, è stato tutto così bello, così spontaneo, così...giusto, ecco, sì, giusto”

“Georgie, sei diventata proprio una donna, non c'è che dire. Ma senti, adesso che mi hai raccontato tutta la parte da favola...non è che mi racconteresti qualche dettaglio piccante?”

“EMMA!!!”

“Dai, Georgie, non fare la santarellina! Tanto lo sai che ti tormento finché non me lo racconti!”

La giornata proseguì tra risate, racconti e abiti che prendevano lentamente forma, finché non giunse il tramonto e quindi il momento per Georgie di tornare a casa. Al suo ritorno la accolse suo padre, che le chiese se sapeva dove fosse Abel.

“E' al cantiere. Credo che arriverà tra poco. Ma perché, è successo qualcosa?”

“No, cara, non preoccuparti. Arthur ed io vorremmo parlarvi, tutto qui.”

“Ah, va bene...allora appena arriva veniamo da voi.”

“Non c'è fretta, possiamo parlare a cena. A dopo, piccola.”

E con un bacio sulla fronte la congedò, lasciandola in preda ad una marea di dubbi e domande, tanto che alla fine decise di andarsene in camera.  Si stava quasi addormentando quando sentì bussare alla porta.

“Avanti, è aperto. Abel, sei tornato!”

Saltò giù dal letto e gli corse incontro, abbracciandolo.

“Ehi, che accoglienza!”

L'abbracciò a sua volta, affondando il viso nei suoi capelli biondi.

“Come sta la mia sartina? Avete finito di cucire abiti per le dame della nobiltà di Londra?”

“No, anzi, siamo sommerse di richieste. Se andiamo avanti così credo che chiederemo anche a Joy di unirsi a noi.”

“Mi sembra una bella idea.”

Poi Abel smise di parlare e si chinò per baciarla, meravigliandosi nuovamente del trasporto con cui Georgie rispondeva al suo bacio.

“Te l'ho già detto, forse sono monotono...ma non mi sembra ancora vero...”

Georgie sorrise compiaciuta, la riempiva di gioia vedere Abel così felice e sapere che era lei la causa di quella gioia.

Abel la prese per mano e la fece sedere sul letto, accanto a sé.

“Georgie, devo parlarti.”

Il tono serio in cui lo disse la fece allarmare.

“Oh no, anche tu! Ma cosa avete tutti quanti? E' la sera delle confessioni?”

“Di cosa stai parlando? Non ti seguo...”

“Volevo dirtelo appena sei arrivato. Prima è venuto mio padre a cercarci, deve parlarci anche lui.”

“Tuo padre? E non ti ha detto di cosa?”

“No. Anzi, in realtà ha detto che lui ed Arthur devono parlarci.”

“Arthur???”

“Sì, lo so, è strano, vero? Mi sembrava sereno, ma ti giuro che non riesco proprio ad immaginare cosa vogliano dirci...”

“Non saprei, non ne ho idea neanche io.”

“E tu, invece? Non tenermi sulle spine!”

Abel si appoggiò allo schienale del letto e la strinse al suo petto.

“Georgie, oggi il Signor Allen ha detto che ha cominciato a costruire la nave che ho progettato io.”

“Ma è fantastico! Abel, è una notizia splendida, immagino che soddisfazione sia per te!”

“Sì, lo è. Ma non è questo che devo dirti...”

“Abel, così mi spaventi...”

“Il Signor Allen mi ha proposto di diventare suo socio. Ferma, non interrompere! Prima di esultare lasciami finire.”

Georgie mise su un delizioso falso broncio e Abel non poté fare a meno di sorriderle.

“Vuole aprire un secondo cantiere ed affidarlo a me. In Australia...”

Alla parola Australia gli occhi di Georgie si illuminarono.

“Abel, allora questo vuol dire che torniamo a casa!”

“Georgie, tu torneresti davvero in Australia con me?”

“Ma che domanda mi fai? Certo che sì!”

“Georgie, pensaci bene. Tu qui hai tuo padre, hai questa casa, sei una nobile. In Australia c'è solo la nostra vecchia fattoria, io non ho certo la possibilità di farti vivere nel lusso...”

Georgie si mise in ginocchio sul letto, in modo da potergli parlare guardandolo negli occhi.

“Abel, a me tutto questo non serve. Io voglio tornare a casa con te. E' quella casa mia, nostra. Lo è sempre stata.”

“E tuo padre?”

“Capirà. Credo che preferisca sapermi felice in Australia piuttosto che vedermi qui triste. Abel, ti prego, non pensare di partire senza di me.”

Le sembrava che le sue parole non stessero convincendo Abel, così gli prese le mani, stringendole tra le sue.

“Io lo so che la nostra vita è stata completamente sconvolta negli ultimi due giorni, non sei solo tu quello che è ancora incredulo....Il fatto che io ci abbia messo tanto ad accettare i miei sentimenti per te e a confessarteli non vuol dire che io non sia sicura del mio amore. Te l'ho detto ieri e te lo ripeto, io voglio che tu continui ad essere il mio mondo.”

Abel ascoltava con attenzione, lo sguardo fermo e sicuro di Georgie erano un chiaro segno di quanto la ragazza fosse sincera e si diede mentalmente dello stupido per aver dubitato del fatto che lei volesse seguirlo. Sorrise e Georgie lo guardò curiosa.

“Abel...”

“Va tutto bene, tranquilla. Senti, Georgie...se le cose stanno davvero come dici...io ti vorrei porre una condizione...”

“Abel, ti ricordo che non sei più mio fratello e non puoi ricattarmi come facevi quando ero piccola!”

“Scema! Non intendevo ricattarti, per chi mi hai preso?”

“Sì, come se non ti conoscessi! Allora, che condizione è? Devo prendermi cura di Cesare e Lupp?”

“No.” Provò tanta nostalgia al ricordo di quei tempi lontani. “Georgie, se davvero vuoi tornare in Australia con me, io vorrei tanto che accettassi di farlo come mia moglie.”

Abel arrossì nel pronunciare questa frase, ma non fu nulla rispetto al rossore che fece avvampare le guance di Georgie.

“Oh, Abel...”

Si portò le mani alla bocca e spalancò gli occhi, l'emozione era troppa. Le mancarono le forze per rispondere, così l'unico gesto che le venne in mente di fare fu quello di abbracciare il suo Abel e di dargli un bacio sulla guancia. Lui la strinse sorridendo felice.

“Sarebbe un sì?”

Annuì con la testa, poi nascose il viso sulla spalla di Abel. Non capiva perché, ma si vergognava a piangere davanti a lui in un momento così felice e non si accorse che anche Abel aveva gli occhi lucidi.  

“Allora è deciso”, le disse con voce tremante “entro sei mesi saremo sposati”

“Sei mesi?”, chiese Georgie alzando di scatto la testa

“Sì, è il tempo che ci vorrà per costruire la mia nave. Torneremo in Australia con quella.”

“Sei mesi...sei lunghissimi mesi...”

Abel scoppiò a ridere e le diede un buffetto sulla fronte.

“Credevo ti sembrassero troppo pochi! Passeranno in un baleno, fidati. E poi viviamo già insieme, non sarà poi così difficile aspettare, non credi?”

“No, certo.”

“Adesso che ne dici di scendere a cena? Visto che ci saranno molti annunci, non è il caso di rimandare ulteriormente.”

“Sì, andiamo.”

Quando scesero in sala da pranzo trovarono Gerald e Arthur già seduti al tavolo.

“Georgie, Abel! Finalmente siete qui.”

“Scusa papà, ma stavamo finendo di prepararci”

“Non c'è problema, bambina. Venite, ragazzi, io e Arthur dobbiamo parlarvi.”

“Anche io e Georgie, Conte”

A queste parole Georgie arrossì, non aveva idea di come avrebbe detto al padre che si sarebbe sposata a breve. Gerald notò l'imbarazzo di Georgie e le sorrise intenerito.

“Va bene Abel, ma se non ti dispiace comincio io, così magari nel frattempo Georgie si calma...”

Invece di calmarsi, Georgie abbassò lo sguardo e si sentì ancora più in imbarazzo, suscitando in Arthur un sorriso divertito.

“Allora, il fatto è questo. Da quando sono stato completamente scagionato da tutte le accuse di Dangering, non solo ho riavuto il mio titolo, ma anche tutti i possedimenti che mi erano stati confiscati, tra i quali un enorme maniero fuori Londra. E' un luogo che amo particolarmente, era la tenuta preferita di tua madre, Georgie. C'è una bellissima villa, un laghetto e un enorme terreno che tanti anni fa era lussureggiante e coltivato con piante da frutto, fiori e sempreverdi. Oggi sono stato là e Arthur ha voluto accompagnarmi, anzi, in realtà gliel'ho chiesto io, conoscendo la sua passione per la campagna.”

“Sì, è vero. Georgie, Abel, non sapete che posto meraviglioso sia! Adesso è più un rudere che altro, e il terreno ha bisogno di essere ripulito, ma con un po' di lavoro tornerà come era tanti anni fa, ne sono certo.”

“Arthur...cosa stai cercando di dire?”

“Abel, ti prego, non guardarmi così, non sono più un bambino...Gerald mi ha chiesto di occuparmi della ristrutturazione di quella tenuta, e io ho accettato. Tra pochi giorni noi due lasceremo questa casa e ci trasferiremo là finché non saranno terminati i lavori”

Georgie guardò allibita suo padre, poi Arthur e infine Abel.

“Ma...papà...quindi te ne vai. E anche tu, Arthur? Ma perché? Abel...e adesso...noi...diglielo!”

“Cosa c'è, Georgie? Sei impallidita!”. Il conte era preoccupato per la reazione della figlia.

“Arthur, Conte, oggi il Signor Allen mi ha chiesto di diventare suo socio e di aprire un cantiere in Australia. Ne ho parlato con Georgie e lei accettato di seguirmi. Entro sei mesi partiremo, e lei ha accettato di diventare mia moglie.”

Il conte si alzò raggiante e andò ad abbracciare la figlia.

“Georgie, è una notizia meravigliosa. So che hai fatto la scelta giusta, anche se mi addolora enormemente il pensiero che ti perderò di nuovo, ma a quanto pare il mio destino è quello di vivere separato da te. Sono felice per voi ragazzi, davvero. Abel, mia figlia non avrebbe potuto scegliere un uomo migliore.”

“Grazie, Conte.”

L'unica a non parlare e ad avere le lacrime agli occhi era però Georgie, e solo Arthur se ne accorse.

“Georgie, cos'hai? La tua non è l'espressione felice che ci si aspetta da una futura sposa!”

Georgie lo guardò furiosa e senza preamboli gli chiese:

“Perché, Arthur? Perché stai scappando via?”

La domanda di Georgie lasciò tutti a bocca aperta, nessuno si immaginava una reazione simile.

“Ma no, Georgie...cosa vai a pensare, io non sto scappando...”

Arthur era imbarazzato e se ne accorse anche Abel.

“Ma...Arthur...Georgie ha ragione!?”

“Papà, per favore, esci di qua. Voglio restare a parlare con mio fratello. Abel tu se vuoi puoi rimanere. Credo che Arthur ci debba delle spiegazioni”

Arthur non ebbe la forza di mentire, non quando incrociò lo sguardo furente di Georgie.

“ E va bene, Georgie, come vuoi....Conte, per favore, faccia come ha detto lei. Abel, resta, ti prego, voglio che senti anche tu.”



          

 


Angolo dell'autrice:

Scusate per il tremendo ritardo, ma sono reduce da un trasloco e solo adesso ho finalmente di nuovo un PC! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, io invece sono un po' perplessa perché non credo di essere riuscita ad esprimermi al meglio. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Heart: grazie per il tuo sostegno e per i complimenti!

Medusa: Anche a me la scena in carcere piace da morire, è il coronamento del loro sogno, peccato che da lì in poi sia una tragedia.... L'Abel della mia storia è come l'ho sempre immaginato, estremamente caldo e passionale ma dolcissimo e protettivo nei confronti della sua Georgie e di Arthur. Non ti nascondo che è il personaggio maschile che più amo in assoluto, peccato che sia finto!!!

Patrizialasorella: Come vedi anche qui l'amore trionfa e romanticismo e sensualità vanno a braccetto! Arthur troverà una sua dimensione, già nel manga è sempre in secondo piano rispetto al fratello, qui non mi va proprio di lasciarlo da solo a fare l'eterno secondo!

Claura77:  Rispondo subito alla tua domanda. Secondo me nel cuore di Georgie non esisterà nessun altro dopo Abel. Non sono per niente d'accordo con chi dice che finirà con Arthur, lei lo considera un vero fratello. E' plausibile il fatto che ritornino a vivere insieme, ma secondo me per Georgie l'unico vero e insostituibile amore sarà Abel.

Ai Kiyosugi: Il bello di scrivere ff è anche che nelle recensioni si scopre come i lettori vedono i nostri beniamini! Io ho sempre pensato che Georgie non fosse audace (proprio come dici tu) finché non ho visto nel manga la scena della prigione...se non è audacia quella! Sicuramente sarà stata spinta dalla paura di perdere Abel per sempre, ma direi che là non si fa molti problemi a gettarsi tra le sue braccia, no?

Hikary: Mi fa piacere questa tua recensione, te l'ho già scritto nella tua ff. Grazie per l'apprezzamento per la presa di coscienza di Georgie, è stato un passaggio un pochino difficile ma sono contenta di come è venuto. Anche per me la sensualità e la passionalità di Abel vanno a braccetto con la sua dolcezza, è proprio una caratteristica di questo personaggio. Il nostro Arthur troverà una sua dimensione e uscirà dal suo male, è già troppo triste la sua storia nel manga, almeno qui mi sembra giusto risollevarlo. Sul Conte Gerald invece sono ancora in fase under construction...non ce lo vedo neanche io a scappare dai canguri, ma ti confesso che una vera e propria strada ancora non ce l'ho. Se hai idee, sono ben accette!

   
 
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