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Autore: Liz    08/04/2010    4 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14-
Out of the shadows

 

S

e c’era una cosa che Reila amava era svegliarsi la mattina con qualcuno accanto.

Andava bene chiunque, anche Alex: l’importante era aprire gli occhi e sentire subito di non essere sola, di aver sognato accanto a qualcuno.

Quando si era svegliata accanto ad Evan, dopo un leggero smarrimento inziale, era arrossita di colpo, come se l’avessero sorpresa a rubare col dito la crema sopra una torta.

Poi però era stata distratta dalla luce mattutina che dalla finestra delineava il profilo del ragazzo, dalla leggera barba che gli era spuntata sulle guance e che sicuramente le avrebbe fatto il solletico se fossero stati vicini… Provò l’impulso di baciarlo.

Si nascose il viso tra le mani, scuotendo la testa.

Evan non è mica la Bella Addormentata nel bosco!, pensò agitata.

Comunque, tutto quel movimento aveva finito per svegliare anche Evan, che si trovò davanti Reila rossa come un peperone e coi capelli tutti spettinati.

Dopo essersi stiracchiato ed aver sbadigliato, si girò sul fianco per guardare la ragazza in faccia.

Com’è tenera, pensò.

«Buongiorno…» le disse sorridendo.

Reila mosse le labbra per rispondere ma non ne uscì alcun suono: Evan ne rimase un attimo stupito, poi si accorse anche lui che il motivo per cui la bionda era così agitata era la loro stretta vicinanza.

Arrossì leggermente anche lui, ruotando gli occhi altrove per decidere cosa fare.

Poi, preso dall’eccitazione mattutina, spinse una mano audace sul fianco della ragazza e trascinò il viso ancora più vicino.

Gli occhi castani di Reila si spostavano velocemente sul suo volto, confusi, in cerca di una risposta a quello che stava succedendo. La sentiva tremare per la tensione sotto la sua mano, ma ormai, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito a fermarsi: quelle labbra rosee e morbide, che già aveva gustato e che qualche volta lo tormentavano in sogno, quelle labbra erano a questo punto troppo invitanti e possibili…

Inaspettatamente fu Reila ad impedire il fatto. Un secondo prima che si baciassero si era portato le mani al viso e si era raggomitolata nelle spalle, facendosi piccola piccola.

Evan si fermò sorpreso: a dire il vero, avrebbe potuto e voluto senza troppa difficoltà scostarle le mani e alzarle il viso, ma decise che non era il caso.

Si rigirò supino sospirando, mentre Reila tastava il terreno per capire se era passato tutto o no.

Entrambi non sapevano cosa dire: scusa o mi dispiace? Oppure che altro…?

Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, Reila si riavvicinò ad Evan, sussurrandogli nell’orecchio.

«Grazie… grazie.» Evan si girò verso di lei e sentì il suo cuore accelerare nel vederla sorridere in un modo così dolce ma determinato «Ora puoi anche tornare da Emy».

Senza aggiungere nient’altro, Reila si alzò dal letto, dirigendosi verso il bagno.

Quelle parole così sussurrate avevano lasciato ad Evan una sensazione parecchio piacevole, ma dovette sopprimerla anche stavolta.

Ancora sdraiato sotto le coperte, si grattò il capo con aria preoccupata. Se non fai qualcosa subito finirai per impazzire, gli disse una voce dentro la sua testa ed Evan non potè che darle ragione.

Prima però doveva farla finita con Emy una volta per tutte.

 

Reila chiuse la porta del bagno dietro di sé, serrandola a chiave.

Sospirando si lasciò scivolare su di essa, sedendosi sul pavimento freddo di marmo e abbracciando le ginocchia. Tremava.

Ma non era paura, no, lo sapeva benissimo. Conosceva bene quella sensazione, le sapeva dare un nome: ma non poteva (doveva) essere sua per il momento.

Al volto di Emy in lacrime che si affacciava sulla sua mente, si affacciò quello di Alex mentre l’aveva picchiata.

Alzò il viso, rosso per l’agitazione, e con sguardo risoluto decise che era arrivato il momento di farla finita con Alex.

~

Evan cominciava a spazientirsi: era passata mezz’ora e Reila non era ancora uscita dal bagno.

Cosa cavolo stava facendo chiusa là dentro? Corrugò la fronte e decise di andare a controllare se fosse successo qualcosa: non si poteva mai sapere con quella lì!

Si mise seduto sul letto, massaggiandosi le tempie, e poi si diresse verso il bagno: bussò alla porta ma nessuno rispose. Riprovò: nulla.

Provò ad aprire la porta e la trovò aperta, ma la stanza era vuota.
«Reila?» La cercò nella stanza degli ospiti, in cucina, nell’ingresso.

Niente, non c’era. Se n’era andata senza salutarlo, chissà dove poi? Era pure domenica, quindi non era giorno di lavoro…

Cosa avrebbe potuto avere di così importante da fare da non salutarlo nemmeno?!

Evan ripensò alla sera precedente, per trovare un’indizio.

«Ho deciso. Lascio Alex, lascio il lavoro, lascio tutto»

Evan sbiancò, portandosi una mano alla bocca per la preoccupazione.

Non sarà… non sarà mica andata da sola da…?!

~

Il taxi si fermò davanti a una piccola villetta bianca, con un piccolo giardino a lato con due alberi ancora spogli per il freddo.

Reila non era mai stata a casa di Alex: siccome era sempre lui a chiedere di vedersi, era Alex che venive sempre a casa sua.

Tuttavia aveva logicamente il suo indirizzo. Così era scappata dalla sua stessa casa, senza salutare Evan e aveva preso un taxi al volo.

Non aveva voluto avvisare il ragazzo perché lo avrebbe sicuramente solo fatto preoccupare inutilmente. Non sarebbe successo nulla: non gli avrebbe lasciato il tempo di farle ancora del male, sarebbe scappata prima.

 

Reila scese tremante dal taxi, ringraziando l’ometto alla guida, che subito dopo ripartì.

Percorse il vialetto di ghiaia ripassando nella mente il discorso che aveva programmato di dire ad Alex durante tutto il viaggio, ma l’agitazione le impediva di ricordarselo completamente. Sapeva già che davanti ad Alex avrebbe fatto scena muta.

No, non ci riusciva. A due passi dalla porta, si girò e corse via traballante sui tacchi leggermente troppo alti.

Corse attraverso il viale alberato, le sembrava infinito.

Rallentò la corsa, senza fiato e si lasciò andare seduta sull’orlo del marciapiede.

Non ci riuscirò mai, sono troppo debole. Anche se ora non ho paura di restare sola se perdo Alex ho comunque troppa paura. Fa troppo male…

All’improvviso le parole di Evan le tornarono alla mente, assieme al suo respiro ritmico e assordante, alla luce che stamattina delineava il suo viso accecante e i suoi occhi verdi così vicini e... quelle labbra, oh, quanto aveva desiderato quelle labbra poche ore prima!

Ma aveva detto no, aveva resistito perché… sarebbe stato tradimento.

Reila si alzò in piedi di scatto: stava tornando da Alex. Doveva farcela, sconfiggere le sue paure e Alex… doveva farlo per Evan.

Ripercorse di nuovo correndo lo stesso percorso di poco prima ed arrivò ansimante alla sua meta.

Suonò il campanello con qualche incertezza e restò in attesa.

«Chi è?» chiese una voce dall’interno.

«Reila»

Era arrivato il momento di cambiare, di crescere.

Appena vide il volto di Alex, Reila sentì nel cuore la stessa sensazione di smarrimento che ebbe davanti al cadavere di Jack. Mentre il ragazzo le chiedeva sopreso cosa fosse successo, la sua mente rimaneva bianca e vuota e la sua bocca incapace di parlare.

Strinse i pugni e prese fiato per calmarsi.

«Sono qui per lasciarti, Alex» disse infine tutto d’un fiato.

«Cosa?» chiese Alex con un sorriso incredulo.

Reila alzò il viso e lo guardò negli occhi, dello stesso colore di quelli di Evan, eppure così diversi. «È finita, Alex. Ti lascio»

Il ragazzo rimase un attimo senza parole, cercando di capire se la bionda fosse seria o se fosse uno scherzo di pessimo gusto. Gli occhi castani della ragazza, pur tremanti e rivelatori di una certa paura erano seri e penetranti: no, non stava scherzando.

Senza smettere di guardarla chiese, con aria quasi di sfida «Perché?»

Reila cercò di riorganizzare il più velocemente possibile il discorso che aveva preparato prima, ma ne ottenne poco «Perché per me non è neanche mai iniziata. Io non ti ho mai amato davvero… e poi, non sei quello che cerco»

Ora Alex stava cominciando ad arrabbiarsi: lo si leggeva nel viso, nel vibrare teso del suo corpo.

«Quindi, questi mesi assieme sono stati una menzogna»

«Sì» fu la risposta schietta e coraggiosa di Reila.

«Ma si può sapere cosa vuoi da me allora? Non ti ho mai voluto far del male sul serio, se l’ho fatto era per renderti più forte, più adulta!» ribatté Alex, consapevole che ciò che aveva spaventato Reila era stato l’episodio di qualche tempo fa.

La bionda piegò il viso, sorridendo «Sai, si può aiutare una persona anche abbracciandola…»

Alex sbuffò «Così non si cresce, Reila. Evitare gli ostacoli, rifugiarsi negli altri è sbagliato. Devi imparare a sopravvivere da sola: questo era quello che volevo farti capire»

«Allora hai sbagliato persona anche tu! Perché io, da sola, proprio non riesco ad andare avanti. Senza qualcuno accanto, proprio non riesco a fare nulla!»

Rimasero in silenzio, entrambi ansimanti di rabbia.

«E io, io non sono sola» riprese Reila all’improvviso, guardandolo di nuovo direttamente negli occhi «È molto più bello sapere di poter contare su qualcuno caro. Che senso avrebbe la nostra vita, se non lasciassimo dei segni negli altri? Io non sono sola… come te»

Appena finito di parlare, Reila vide il volto scuro di Alex avvicinarsi. Capì subito cosa stava succedendo: aveva perso. Ma non aveva più la forza di reagire, aveva troppa paura.Si sentiva trascinata dentro quella casa per il polso da una forza troppo grande per lei, non poteva farci nulla… quando all’improvviso quel movimento si interruppe.

Si voltò alla sua sinistra e vide Evan stagliarsi contro Alex, afferarlo per il braccio con cui la stava trattenendo e allontanarlo da lei.

I due ragazzi si guardarono furenti, sotto gli occhi attoniti e smarriti di Reila.

Come ha fatto a capire dov’ero? Perché… perché è venuto fin qui per me?

«Lasciami andare» disse Alex minaccioso verso Evan.

«No, fino a quando non giurerai di lasciar stare Reila, per sempre» rispose Evan, altrettanto ostile.

Al silenzio irriverente di Alex, Evan rispose con la forza: in un attimo spostò la presa dal suo polso al colletto della sua camicia e, indietreggiando, lo sbattè con prepotenza addosso al muro.

«Giuralo!» urlò tremando per la furia.

Alex assunse un espressione tra lo spaventato e l’arrabbiato. Provò a liberarsi da quella presa, ma fu inutile: la forza di Evan era aumentata a dismisura per la sua rabbia e la sua volontà di proteggere Reila. Anzi, in risposta ai suoi tentativi di liberarsi, Evan aumentò la stretta.

«Non so perché non l’ho fatto prima, appena ho saputo che avevi alzato le mani su Reila» disse sorridendo, mentre alzava il braccio destro per tirargli un pugno.

«EVAN!» urlò Reila, gettandosi su di lui «Basta Evan, non esagerare!» lo supplicò piangendo, aggrappandosi al braccio alzato e carico.

«Non esagerare, Reila? Non esagerare?! Questo stronzo ti ha picchiato, cazzo!! E sicuramente oggi l’avrebbe rifatto!» esplose Evan senza controllo, lasciando la bionda senza parole, mentre le lacrime le rigavano il volto.

Tuttavia, vedendo lo stato in cui era la ragazza, Evan lentamente si calmò, in lunghi attimi di esitazione. Non poteva dire di no a quel viso e a quegli occhi supplicanti. Sospirando lasciò andare Alex, che si massaggiò il collo.

Afferrò Reila per la mano e si girò verso la porta, trascinadola dietro di sé ancora confusa. Prima di varcare la porta, però Evan si girò verso l’altro ragazzo «Sei fortunato che Reila sia così» disse sorridendo vittorioso.

«Non riuscirai mai a proteggerla davvero in questo modo. Deve imparare a combattere da sola» lo provocò Alex, serio.

Evan si girò verso di lui spazientito. Con pochi passi gli fu davanti: esitò qualche secondo e poi, tra le imprecazioni di Reila, gli tirò un pugno dritto sul naso, facendolo cadere a terra.

Senza aggiungere nulla, ritornò da Reila e prendendola per mano la portò fuori, verso la sua macchina.

Reila lo guardava con occhi spalancati ed Evan sorrise di quell’espressione «Scusami, ma dovevo farlo. Quel tizio proprio non lo sopportavo!»

La bionda non rispose, ancora confusa da tutto quello che era successo. Era davvero finita?

Alex non l’avrebbe più picchiata, mai più spaventata? Poteva ora… essere davvero felice?

Si girò verso Evan, che proprio in quel momento stava mettendo in moto la macchina, ed era concentrato alla guida.

Appoggiò la testa al sedile e rise tranquilla, con un sorriso che le nasceva dal cuore e non riusciva a fermare. Chissà cosa avrebbe pensato Evan se l’avesse vista in quel momento!

Guardò il cielo azzurro del mattino attraverso il finestrino con gli occhi di un bambino: sì, era tutto finito. La sua nuova vita cominciava da ora.

Con il passare del tempo, si riprese lentamente da tutte quelle sorprese e le vennero in mente le domande che le avevano affollato la mente pochi minuti prima.

«Evan, ma come facevi a sapere dov’ero?» chiese guardando il ragazzo, intento a cambiare la marcia.

Evan sorrise «Ci sono arrivato ricordandomi i tuoi discorsi di ieri sera… e poi hai lasciato Katie a casa, aperta sul tavolo della cucina sull’indirizzo di Alex» ammise alla fine.

Reila rise. «Ops…»

«…Bè, meglio così no? A proposito, non ho ancora sentito un grazie!»

Evan fermò la macchina al rosso del semaforo e si voltò verso la ragazza: lei lo guardava sorridendo, con gli occhi pieni di lacrime e gratititudine. Reila non disse nulla, ma per Evan quello sguarde valse più di mille grazie: lo osservò attentamente, lo portò nel cuore e lì lo chiuse, così sarebbe durato per sempre.

Scattò il verde ed Evan ripartì, mentre una lunga pausa di silenzio calava tra di loro.

«Allora… Che programmi hai per dopodomani?» riprese Evan.

Reila lo guardò confusa «Dopodomani? Perché?»

Evan rise incredulo «Come perché? È il 5 febbraio! È il tuo… o meglio, il nostro compleanno!»

«AH!!!» urlò la ragazza «Me n’ero totalmente scordata!!!»

«… tu sei tutta stupida»

Reila si rabbuiò «Scusa… Comunque penso che come al solito andrò dai miei genitori con Selene»

Evan mormorò qualcosa, ma Reila non ci fece caso. «Tu invece farai qualcosa?»

Il moro alzò le spalle: in realtà non è che gli era mai importato tanto del suo compleanno, però quest’anno sperava di poter fare qualcosa con Reila per festeggiare. Era una speranza che lui stesso trovava stupida e impensabile, ma la covava nel cuore incosciamente.

«Non lo so. Non credo farò nulla»

«Ah… ehm… nemmeno con… Emy?» tentò Reila, esitante.

Evan strinse il volante leggermente più forte «Te l’ho già detto Reila. Appena mi sarò calmato le parlerò e la lascerò»

Reila si sentì a disagio. «Ma perché avete litigato?» sussurò.

Evan esitò «Non sono affari tuoi»

In realtà, non voleva dirglielo perché il motivo era proprio lei, Reila. Emy si lamentava che Evan passasse così tanto tempo con lei e che per questo la trascurava… Evan sapeva di essere nel torto: era più che comprensibile questa reazione da Emy, era più che normale. Eppure non poteva fare a meno di arrabbiarsi e di urlare. Non riusciva a capire come il suo essere vicino a Reila potesse essere un problema, come potesse portare infelicità a qualcuno. Era una cosa così bella invece per lui!

Dopo la risposta secca di Evan, Reila non insistette oltre. Sapeva benissimo anche lei qual’era la causa del litigio e, davvero, non avrebbe mai voluto fare questo ad Emy… ma non riusciva neanche a concepire il pensiero di allontanare Evan, ora come ora.

Reila aveva appena iniziato la sua nuova vita, aveva appena inziato a cambiare e a pensare di più alla sua felicità… per quanto il pensiero di Emy le stringesse il cuore, la sola idea di perdere Evan le portava le lacrime agli occhi.

Il solo immaginare di perderlo rendeva la sua vita insopportabile.

~

Come Reila aveva previsto, passò il suo compleanno dai suoi genitori con Selene.

Fu una festa tranquilla e serena; Reila sentiva di poter finalmente ridere davvero, libera da ogni preoccupazione, arrabbiandosi per le battute di sua mamma e ridendo con la sua Selly, a cui doveva davvero tanto.

La sera alla fine tornò a casa da sola: la sua amica approfittò della visita nella sua città natale per tornare anche lei dai suoi genitori e rimanere da loro a dormire.

Anche Celestine aveva chiesto a sua figlia di rimanere, ma Reila aveva rifiutato. In fondo, non poteva ignorare che fosse anche il compleanno di Evan e doveva rifarsi della sua stupida dimenticanza a Natale…

Fu così che verso mezzanotte si trovò sotto casa del ragazzo, aspettando che rispondesse al citofono. L’attesa la fece preoccupare un po’: e se Evan non era a casa?

Alla fine però, il moro rispose con voce assonnata ma sorpresa all’arrivo di Reila e la accolse volentieri in casa propria.

Appena lo vide, Reila lo abbracciò, augurandogli buon compleanno.

Evan non fece in tempo a ricambiare quel fugace contatto, ma fu contento di essere ancora abbastanza addormentato da non provare troppo intensamente quegli istinti che altrimenti anche quella breve vicinanza avrebbe acceso.

«Un regalo per te!» esclamò all’improvviso Reila, dopo essersi tolta il cappotto.

Evan prese il pacchetto sorridendo sopreso, mentre la ringraziava. Reila assistette emozionata allo scarto, preoccupata che il regalo non gli sarebbe piaciuto.

Quando Evan vide cosa Reila gli aveva regalato gli si illuminò il viso di un sorriso entusiasta.

«Ma tu sei pazza! Una… una macchina fotografica!»

Reila saltellò contenta che gli piacesse «Mi sono ricordata che al liceo ti piaceva sempre fare foto e ho pensato che sarebbe stato carino! Ti piace?»

«Scherzi?! È magnifico!» esclamò Evan, sempre più contento. I suoi occhi brillavano come quelli di un cucciolo che ha appena scoperto un gioco nuovo ed entusiasmante. «Aspetta qui, anche io ti ho preso un regalo»

Reila lo seguì con lo sguardo mentre prendeva il pacchetto, appoggiato sul tavolo in cucina «Ma Evan! Non dovevi!» disse imbarazzata.

Evan le si avvicinò, mettendele il regalo tra le mani «Non devo: voglio. E comunque non è niente di che… Anzi è un regalo proprio stupido» ammise leggermente a disagio.

Avvolto nella carta argentata c’era un libro abbastanza spesso: “Come aprire una propria attività senza spendere troppo”.

Appena lo vide Reila scoppiò a ridere, provocando in Evan un profondo imbarazzo.

«Ecco, lo sapevo, è un regalo stupido! Non ti piace!»

«NO! No no, anzi mi sarà sicuramente utilissimo!» lo tranquillizzò tra le risate «E mi piace molto! Però è un gesto davvero tenerissimo da parte tua…»

«…E questo ti fa ridere?»

«No, però…» balbettò Reila, smettendo di ridere.

Sorrise all’espressione imbronciata di Evan e gli diede un bacio sulla guancia, ringraziandolo e scappando subito via.

Evan rimase immobile, fermo nella sorpresa e nel tentativo di controllarsi: se continuava così le sarebbe saltato addosso senza preavviso… doveva stare calmo.

La seguì in salotto, sedendosi di fianco a lei sul divano, mentre recuperava il suo regalo e cominciava a studiarlo.

Rimasero entrambi in silenzio, a scoprire quei due oggetti così semplici, ma così pieni di significato.

«…Grazie Evan» disse all’improvviso Reila, senza guardarlo «Grazie davvero. Senza di te ora io di sicuro non sarei in grado di sorridere ancora…» ammise arrossendo.

Evan non disse nulla, né si mosse; rimase a fissarla impacciata e piccola nel suo imbarazzo.

«Dimmi Reila: sul serio non ti ricordi il motivo per cui mi odiavi?»

Reila lo guardò con gli occhi sgranati, spaventati da quella domanda improvvisa ed inaspettata.

Evan aveva pensato a ciò per tutto questo tempo? Si era tormentato nel pensare che tutto il loro rapporto, benché sorretto dall’odio, fosse una bugia?

Reila strinse i pugni e scosse la testa «No, non me lo ricordo. Ma ormai è passato, no? Voglio dire… ci vogliamo bene ora, no?» chiese timorosa della risposta.

Evan sorrise, arrendendosi. «Certo. Certo che sì»

Nonostante la risposta rassicurante, Reila continuò a guardarlo pensierosa ancora per un po’.

In realtà lo so. Mi ricordo perfettamente perché ti odiavo… per me odiarti ed esser odiata era una consolazione.

Potevo sfogare su di te tutti i miei sentimenti negativi con la certezza che ciò non mi avrebbe danneggiato, perché anche se tra di noi c’era un legame negativo, era un legame. 

Anche se odiata, non sarei stata mai sola, perché eravamo legati da qualcosa.

Odiarti era l’unico modo per tenerti con me… non c’era altro modo.

 La verità è che io non ti ho mai odiato davvero… sono spregevole. Ti ho usato, come ho usato molte altre persone… sono l’essere più disgustoso di questa terra.

Forse un giorno riuscirò a diventare meritevole di te… quando accadrà potrò chiedere scusa. Farò di tutto per poterlo fare con sincerità.

Perché…

io ti amo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Note per riempire lo spazio

Buongiorno a tutti :D

Quanto tempo, siori e siore, che si dice dalle vostre parti?

Bè in realtà non so bene cosa scrivere, a parte come al solito le mie più sentite scuse sul ritardo del nuovo capitolo.

Suvvia, è un capitolo lungo, Alex viene buttato nel dimenticatoio a calci nel… naso e Reila si rende conto di amare Evan!

Cioèèè… se questo non è un capitolo con cui riuscire a farmi perdonare *///* nèè?

È che sono straimpegnata: a scuola DEVO andare bene e, mi dispiace dirvelo, da fine aprile a luglio avrete ben poche notizie dalla sottoscritta… essì, ebbene dovrò affrontare anche io la maturità e credetemi, quando dico che dovrò studiare giorno e notte non mento XD

Tra l’altro il 21 aprile comincia la seconda serie di Glee in America, è ricominciato Flash Forward e Lost volge al termine (che bella, che magnifica stagione!!! Una puntata più bella dell’altra!!!)…

In più fino al 15 aprile sono in gita a Madrid (:DDDDDDDDDDDDDDDDDD) quindi niente superaggiornamenti veloci ç_ç

E poi… basta. Dovrò riuscire a giostrarmi tra scuola impossibile, famiglia e ragazzo… aiuto ;_; quanto voglio l’estateeee!!

Ringrazio Kikka_Neko, MakyMay, Maka27, Sheila84, Francesca27 e Black Lolita (come sempre XD <3) per gli incoraggiamenti e i complimenti ^__^ Siete davvero fantastiche!!

Bien, nient’altro da riferire.

 

Senza te che mi mostrassi la strada, io sempre mi sono smarrito…

 

Alla prossima!! (Spero il più presto possibile!)

 

 

   
 
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