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Autore: SissiCuddles    11/04/2010    2 recensioni
Ho ufficialmente deciso di autocondannarmi a morte. Ebbene sì, questa è la terza fanfiction che scrivo in questo periodo. Questa fanfic però è diversa dalle altre. La sto scrivendo con più calma e tranquillità. Spero vi possa piacere. Vi avviso di nuovo: non è una delle mie classiche fanfiction a mio parere. Ridico che contiene spoiler riguardanti il prossimo finale di stragione. Io ve l'ho detto due volte ora tocca a voi. Ah, dimentivavo: il titolo è "The Bitter End" in quanto la fine sarà amara, ciò significa, niente lieto fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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The Bitter End

Capitolo 2 : The Choice Parte III

 

Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di House. Ore 11:15
House era seduto dietro la sua scrivania, lo sguardo perso nel vuoto, le sopracciglia inarcate nell’atto di riflettere. Chi fosse passato di lì, avrebbe tradotto la sua espressione come uno dei tanti suoi momenti di riflessione, ma solo Cuddy avrebbe capito ciò che lui stava pensando. Solo la donna al centro dei suoi pensieri lo avrebbe capito. Nemmeno Wilson avrebbe potuto scavare in quegli occhi e trovare la risposta.
Il suo cellulare vibrò leggermente nella sua tasca facendolo sobbalzare leggermente. Lo prese in mano e lesse il mittente: Cuddles. Un soprannome. Era il suo modo di relazionarsi con le persone: dare dei soprannomi, enfatizzare i loro difetti e non prendere nemmeno in considerazione i loro pregi. Per lui ogni loro punto debole di ogni persona era chiaro e salvato nel suo archivio mentale. Rilesse il nome sullo schermo e dopo qualche minuto aprì il messaggio. Non vi era nessun saluto, solo un ordine nudo e crudo.
Dobbiamo parlare.”   House rilesse il messaggio innumerevoli volte. Un messaggio troppo impersonale, non vi era neanche un saluto e non aveva neanche firmato. Scorse i messaggi ricevuti e lesse il primo messaggio di Cuddy che gli capitava alla mano. “Ciao, tanto per renderti partecipe della vita qui all’ospedale ti ricordo che HAI un CASO. Ti voglio nel tuo ufficio in orario. E ricordati il turno in clinica. C” Tutto ciò che lui chiedeva in quel momento era un saluto e la C in fondo al messaggio. Quella C che dava il tocco di classe ad un messaggio, anche se di minaccia.
Ma questo gli fece capire tutto in un momento, tutto si presentava chiaro nella sua mente. Non sarebbero mai riusciti ad avere una storia e tutto sarebbe cambiato tra loro quello stesso giorno. Il loro comportamento, gli sguardi e i messaggi, si sarebbero ripetuti ogni singolo giorno fino a quando entrambi non sarebbero crollati sotto il peso di quel tremendo segreto, che già cominciava a graffiare la superficie per poter emergere e fare la sua entrata trionfale. Anche se il messaggio di Cuddy era chiaro e fin troppo diretto, lui non si mosse dal suo ufficio. Rimase lì seduto su quella sedia che cominciava ad essere scomoda, mentre la gamba cominciava a reclamare attenzione. Rimase lì seduto con lo sguardo fisso su di un punto agli altri ignoti, i suoi pensieri ora procedevano in fila indiana seguendo un certo filo logico e un senso profondo anche questi comprensibili solo a lui.
Foreman entrò in quel momento.
“Sono stato dalla Cuddy. Le ho detto che mi hai affidato il caso”
“Eh lei si è incazzata…”
“Non saprei. Era strana…”
“Non più arpia del solito”
“E’ successo qualcosa tra voi due?”
“No, e la mia vita privata non è affar tuo”
“Già, sarà meglio che vado dal resto della squadra.”
Il neurologo aveva quasi raggiunto la porta, quando si girò di scatto, cogliendo di sorpresa House.
“Quattro anni fa, quando stavamo controllando la casa di Cuddy, tu hai detto a me e a Chase che ti comporti come un verme con le donne con cui sei stato a letto”
“Non sono stato a letto con la Cuddy”
“Certo, lei ha una reputazione da mantenere e anche un ragazzo”
“Riposta sbagliata: io non sono stato a letto con la Cuddy”
Foreman sorrise alla ripetizione del diagnosta.
“House, tutti mentono, tu compreso…”
Il medico afro-americano si chiuse la porta alle spalle trattenendo un sorriso, lasciando House ai suoi pensieri.

Princeto Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di Wilson. Ore 13:00
House entrò senza bussare e si sedette sulla poltrona di fronte alla scrivania dell’oncologo.
“Dammi cinque minuti e sono pronto per pranzare”
“Fai con calma. Mi devo nascondere dalla Cuddy.”
“Clinica?”
“No. Ho affidato il controllo su questo caso a Foreman e lei ora è incazzata”
“Hai affidato il caso a Foreman?”
“E’ quello che ho appena detto, stai invecchiando tesoro mio”
“No, pensavo di aver sentito male. Lo hai fatto veramente?”
“Nolan”
“Cosa ti ha detto?”
“Mi ha chiesto di seguire il suo ultimo consiglio”
“Quale consiglio?”
“Creare un rapporto con le persone con cui lavoro”
Wilson guardò il suo migliore amico sorpreso. Il sopracciglio destro leggermente alzato era ciò che caratterizzava la sua espressione sorpresa.
“Lo hai fatto veramente per un buon motivo o volevi solo far incazzare Cuddy?”
“L’ho fatto perché non avevo niente di meglio da fare oggi e in questo modo seguo il mio programma di recupero”
“Wow”
“Wow?”
“Sì, wow. E’ impressionante”
“Ho qualcosa sulla faccia?”
“Il tuo comportamento è impressionante, non pensavo saresti arrivato a questo punto.”
“E invece eccomi qui, e ho fame”
“Ok…”
“House si diresse verso la porta seguito da Wilson.

Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Caffetteria. Ore 13:20
House aprì le porte della caffetteria con il suo bastone, spaventando la gente immersa tranquilla nel proprio pranzo. Dopo aver riempito i loro vassoi, si sedettero al loro solito tavolo, mentre Sam emergeva dalle porte seguita da Cuddy.
“Ehi”
Wilson le vide e fece cenno di raggiungerli. House che dava le spalle alle porte, non aveva visto il loro arrivo. E quando si girò vide Cuddy prendere la sua insalata, ma questa volta non si sedette con loro e Sam. Prese il suo pranzo ed uscì dalla caffetteria.
“Ciao Jimmy. House…”
“Sam…”
“Sam, sai il motivo per cui Cuddy non si è seduta con noi?”
“Immagino che avesse del lavoro da fare”
“Io invece scommetto che è colpa tua, House”
“Che c’entro io?”
“House, cosa hai combinato questa volta?”
“Non ho fatto niente”
“Ha affidato il comando a Foreman per questo caso e Cuddy  incavolata.”
Sam guardava House confusa.
“Hai dato il comando a Foreman di tua spontanea volontà?”
House se ne stette zitto, mentre rubava le patatine dal piatto di Wilson.
“Lo ha fato sul serio, Sam”
“Wow”
“L’ho detto anch’io”
House si alzò dalla sedia tenendosi la gamba.
“House dove stai andando?”
“Vado. Preferisco non sentire i vostri discorsi”
Mentre Sam e Wilson lo guardavano uscire, House strinse i denti all’ennesima fitta alla gamba.

Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di House. Ore 16.55
House aveva passato l’intero pomeriggio con il team cercando di risolvere il caso. Era riuscito a tenere occupata la sua mente per qualche ora, senza distogliere l’attenzione con i fatti della notte precedente. Erano quasi le 17 ed era ancora nel suo ufficio, seduto sulla sessa sedia della mattina. Guardò l’orologio. Erano le 16:55. Si alzò e cominciò a radunare gli oggetti sparsi sulla sua scrivania e sul pavimento, quasi a preparare il campo di battaglia per la sempre più vicina conversazione con Cuddy. La squadra era a fare gli ultimi controlli sul paziente.
“Foreman ha fatto un ottimo lavoro oggi”
La voce di Cuddy lo sorprese. Era calma, quasi soffocata.
“Sì, dopotutto sono un ottimo maestro”
“Questo è vero”
House si sedette alla sua scrivania, mentre Cuddy si appoggiò alla parete. Rimasero in quella posizione, avvolti nello stesso silenzio che li aveva accompagnati quella mattina nella stanza di lui.
“House, dobbiamo parlare”
“Lo so”
Cuddy lo guardò, ma non riuscì a vedere i suoi occhi. I gomiti di House erano appoggiati alla scrivania e teneva le mani sulla fronte.
“Stai bene, House?”
“Sì”
Rimasero in silenzio ancora per qualche minuto, quando entrambi ripresero coscienza sulla situazione.
“Mi dispiace per quello che è successo”
“L’abbiamo voluto entrambi”
“Sì, ma abbiamo sbagliato”
“Già.”
“Non ti preoccupare, non lo sa nessuno”
“Lo so”
“Foreman è convinto che siamo andati a letto insieme”
“Cosa?”
“Ma come ho già detto non ti devi preoccupare”
“Uno dei dipendenti sa che siamo andati a letto insieme e io non dovrei preoccuparmi”
“Lui lo crede, non lo sa per certo”
“Non sono stupida House, e nemmeno Foreman lo è”
Silenzio. Di nuovo. Ma questa volta carico di tensione.
“Non lo griderò dalla balconata”
Cuddy trattenne un sorriso.
“Beh, questo è il minimo”
“Credo che sarebbe meglio se ci dimenticassimo tutto”
Era tornato il vecchio House. Quello che se ne frega delle relazioni, quello che si diverte a giocare con i sentimenti delle persone.
“Lo credo anch’io”
“E’ stato un errore. Specialmente per te”
“Per me?”
“Sì. Hai una tua famiglia ora”
Cuddy lo guardò sorpresa.
“Quando sono entrata in questo ufficio poco fa, pensavo che il vecchio House fosse tornato. Invece mi sbagliavo. Fino all’anno scorso non ti saresti preoccupato della mia reputazione e neppure della mia famiglia. Ora che ho una figlia e un compagno tu ti comporti gentilmente. Mi lasci spiazzata ogni volta”
“Cosa vuoi che faccia? Che vada a dire a Lucas che abbiamo fatto sesso, o preferisci che lo urli di nuovo a tutto il personale?”
House aveva alzato leggermente la voce, lasciando Cuddy confusa per l’ennesima volta.
“House, io non…”
“Lascia stare Cuddy…”
House prese il suo zaino e fece qualche passo, ma fu bloccato dalla voce di Cuddy.
“Posso sapere perché hai dato il comando a Foreman?”
“Non mi andava di lavorare su un altro caso”
“Avevi solo questo di caso”
“Fino a poco fa no”
“Quindi io ero l’altro caso?”
“Non tu…noi”
“Quindi non te ne vuoi andare?”
“Andarmene? Non ci ho nemmeno pensato”
“Pensavo te ne saresti andato…”
“Questi sono i tuoi sensi di colpa”
“Smettila di prendere sempre in mezzo i miei sensi di colpa”
“Non deve succedere di nuovo…”
“Mai più…”
“Andiamo avanti come se nulla fosse successo”
Detto questo entrambi presero le proprie strade, lasciando la notte passata solo ai momenti di solitudine e malinconia.

Non deve succedere di nuovo…non succederà mai più…

E’ stato un errore…un errore madornale…

Andiamo avanti come se nulla fosse successo…anche se è successo ed è stato dannatamente

fantastico.

   
 
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