The Bitter End
Capitolo 2 : The Choice
Parte III
Princeton
Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio
di House. Ore 11:15
House
era seduto dietro la sua scrivania, lo sguardo
perso nel vuoto, le sopracciglia inarcate nell’atto di
riflettere. Chi fosse
passato di lì, avrebbe tradotto la sua espressione come uno
dei tanti suoi
momenti di riflessione, ma solo Cuddy avrebbe capito ciò che
lui stava
pensando. Solo la donna al centro dei suoi pensieri lo avrebbe capito.
Nemmeno
Wilson avrebbe potuto scavare in quegli occhi e trovare la risposta.
Il suo cellulare vibrò leggermente nella sua tasca facendolo
sobbalzare
leggermente. Lo prese in mano e lesse il mittente: Cuddles. Un
soprannome. Era
il suo modo di relazionarsi con le persone: dare dei soprannomi,
enfatizzare i
loro difetti e non prendere nemmeno in considerazione i loro pregi. Per
lui
ogni loro punto debole di ogni persona era chiaro e salvato nel suo
archivio
mentale. Rilesse il nome sullo schermo e dopo qualche minuto
aprì il messaggio.
Non vi era nessun saluto, solo un ordine nudo e crudo. “Dobbiamo
parlare.” House rilesse il messaggio
innumerevoli volte. Un messaggio troppo impersonale, non vi era neanche
un
saluto e non aveva neanche firmato. Scorse i messaggi ricevuti e lesse
il primo
messaggio di Cuddy che gli capitava alla mano. “Ciao,
tanto per renderti partecipe della vita qui all’ospedale ti
ricordo che HAI un CASO. Ti voglio nel tuo ufficio in orario. E
ricordati il
turno in clinica. C” Tutto ciò che lui
chiedeva in quel momento era un
saluto e la C in fondo al messaggio. Quella C che dava il tocco di
classe ad un
messaggio, anche se di minaccia.
Ma questo gli fece capire tutto in un momento, tutto si presentava
chiaro nella
sua mente. Non sarebbero mai riusciti ad avere una storia e tutto
sarebbe
cambiato tra loro quello stesso giorno. Il loro comportamento, gli
sguardi e i
messaggi, si sarebbero ripetuti ogni singolo giorno fino a quando
entrambi non
sarebbero crollati sotto il peso di quel tremendo segreto, che
già cominciava a
graffiare la superficie per poter emergere e fare la sua entrata
trionfale.
Anche se il messaggio di Cuddy era chiaro e fin troppo diretto, lui non
si
mosse dal suo ufficio. Rimase lì seduto su quella sedia che
cominciava ad
essere scomoda, mentre la gamba cominciava a reclamare attenzione.
Rimase lì
seduto con lo sguardo fisso su di un punto agli altri ignoti, i suoi
pensieri
ora procedevano in fila indiana seguendo un certo filo logico e un
senso
profondo anche questi comprensibili solo a lui.
Foreman entrò in quel momento.
“Sono stato dalla Cuddy. Le ho detto che mi hai affidato il
caso”
“Eh lei si è incazzata…”
“Non saprei. Era strana…”
“Non più arpia del solito”
“E’ successo qualcosa tra voi due?”
“No, e la mia vita privata non è affar
tuo”
“Già, sarà meglio che vado dal resto
della squadra.”
Il neurologo aveva quasi raggiunto la porta, quando si girò
di scatto,
cogliendo di sorpresa House.
“Quattro anni fa, quando stavamo controllando la casa di
Cuddy, tu hai detto a
me e a Chase che ti comporti come un verme con le donne con cui sei
stato a
letto”
“Non sono stato a letto con la Cuddy”
“Certo, lei ha una reputazione da mantenere e anche un
ragazzo”
“Riposta sbagliata: io non sono stato a letto con la
Cuddy”
Foreman sorrise alla ripetizione del diagnosta.
“House, tutti mentono, tu compreso…”
Il medico afro-americano si chiuse la porta alle spalle trattenendo un
sorriso,
lasciando House ai suoi pensieri.
Princeto
Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di Wilson. Ore
13:00
House
entrò senza bussare e si sedette sulla poltrona
di fronte alla scrivania dell’oncologo.
“Dammi cinque minuti e sono pronto per pranzare”
“Fai con calma. Mi devo nascondere dalla Cuddy.”
“Clinica?”
“No. Ho affidato il controllo su questo caso a Foreman e lei
ora è incazzata”
“Hai affidato il caso a Foreman?”
“E’ quello che ho appena detto, stai invecchiando
tesoro mio”
“No, pensavo di aver sentito male. Lo hai fatto
veramente?”
“Nolan”
“Cosa ti ha detto?”
“Mi ha chiesto di seguire il suo ultimo consiglio”
“Quale consiglio?”
“Creare un rapporto con le persone con cui lavoro”
Wilson guardò il suo migliore amico sorpreso. Il
sopracciglio destro
leggermente alzato era ciò che caratterizzava la sua
espressione sorpresa.
“Lo hai fatto veramente per un buon motivo o volevi solo far
incazzare Cuddy?”
“L’ho fatto perché non avevo niente di
meglio da fare oggi e in questo modo
seguo il mio programma di recupero”
“Wow”
“Wow?”
“Sì, wow. E’ impressionante”
“Ho qualcosa sulla faccia?”
“Il tuo comportamento è impressionante, non
pensavo saresti arrivato a questo
punto.”
“E invece eccomi qui, e ho fame”
“Ok…”
“House si diresse verso la porta seguito da Wilson.
Princeton
Plainsboro Teaching Hospital. Caffetteria. Ore
13:20
House
aprì le porte della caffetteria con il suo
bastone, spaventando la gente immersa tranquilla nel proprio pranzo.
Dopo aver
riempito i loro vassoi, si sedettero al loro solito tavolo, mentre Sam
emergeva
dalle porte seguita da Cuddy.
“Ehi”
Wilson le vide e fece cenno di raggiungerli. House che dava le spalle
alle
porte, non aveva visto il loro arrivo. E quando si girò vide
Cuddy prendere la
sua insalata, ma questa volta non si sedette con loro e Sam. Prese il
suo
pranzo ed uscì dalla caffetteria.
“Ciao Jimmy. House…”
“Sam…”
“Sam, sai il motivo per cui Cuddy non si è seduta
con noi?”
“Immagino che avesse del lavoro da fare”
“Io invece scommetto che è colpa tua,
House”
“Che c’entro io?”
“House, cosa hai combinato questa volta?”
“Non ho fatto niente”
“Ha affidato il comando a Foreman per questo caso e Cuddy incavolata.”
Sam guardava House confusa.
“Hai dato il comando a Foreman di tua spontanea
volontà?”
House se ne stette zitto, mentre rubava le patatine dal piatto di
Wilson.
“Lo ha fato sul serio, Sam”
“Wow”
“L’ho detto anch’io”
House si alzò dalla sedia tenendosi la gamba.
“House dove stai andando?”
“Vado. Preferisco non sentire i vostri discorsi”
Mentre Sam e Wilson lo guardavano uscire, House strinse i denti
all’ennesima
fitta alla gamba.
Princeton
Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di House. Ore
16.55
House
aveva passato l’intero pomeriggio con il team
cercando di risolvere il caso. Era riuscito a tenere occupata la sua
mente per
qualche ora, senza distogliere l’attenzione con i fatti della
notte precedente.
Erano quasi le 17 ed era ancora nel suo ufficio, seduto sulla sessa
sedia della
mattina. Guardò l’orologio. Erano le 16:55. Si
alzò e cominciò a radunare gli
oggetti sparsi sulla sua scrivania e sul pavimento, quasi a preparare
il campo
di battaglia per la sempre più vicina conversazione con
Cuddy. La squadra era a
fare gli ultimi controlli sul paziente.
“Foreman ha fatto un ottimo lavoro oggi”
La voce di Cuddy lo sorprese. Era calma, quasi soffocata.
“Sì, dopotutto sono un ottimo maestro”
“Questo è vero”
House si sedette alla sua scrivania, mentre Cuddy si
appoggiò alla parete.
Rimasero in quella posizione, avvolti nello stesso silenzio che li
aveva
accompagnati quella mattina nella stanza di lui.
“House, dobbiamo parlare”
“Lo so”
Cuddy lo guardò, ma non riuscì a vedere i suoi
occhi. I gomiti di House erano
appoggiati alla scrivania e teneva le mani sulla fronte.
“Stai bene, House?”
“Sì”
Rimasero in silenzio ancora per qualche minuto, quando entrambi
ripresero
coscienza sulla situazione.
“Mi dispiace per quello che è successo”
“L’abbiamo voluto entrambi”
“Sì, ma abbiamo sbagliato”
“Già.”
“Non ti preoccupare, non lo sa nessuno”
“Lo so”
“Foreman è convinto che siamo andati a letto
insieme”
“Cosa?”
“Ma come ho già detto non ti devi
preoccupare”
“Uno dei dipendenti sa che siamo andati a letto insieme e io
non dovrei
preoccuparmi”
“Lui lo crede, non lo sa per certo”
“Non sono stupida House, e nemmeno Foreman lo
è”
Silenzio. Di nuovo. Ma questa volta carico di tensione.
“Non lo griderò dalla balconata”
Cuddy trattenne un sorriso.
“Beh, questo è il minimo”
“Credo che sarebbe meglio se ci dimenticassimo
tutto”
Era tornato il vecchio House. Quello che se ne frega delle relazioni,
quello
che si diverte a giocare con i sentimenti delle persone.
“Lo credo anch’io”
“E’ stato un errore. Specialmente per te”
“Per me?”
“Sì. Hai una tua famiglia ora”
Cuddy lo guardò sorpresa.
“Quando sono entrata in questo ufficio poco fa, pensavo che
il vecchio House
fosse tornato. Invece mi sbagliavo. Fino all’anno scorso non
ti saresti
preoccupato della mia reputazione e neppure della mia famiglia. Ora che
ho una
figlia e un compagno tu ti comporti gentilmente. Mi lasci spiazzata
ogni volta”
“Cosa vuoi che faccia? Che vada a dire a Lucas che abbiamo
fatto sesso, o
preferisci che lo urli di nuovo a tutto il personale?”
House aveva alzato leggermente la voce, lasciando Cuddy confusa per
l’ennesima
volta.
“House, io non…”
“Lascia stare Cuddy…”
House prese il suo zaino e fece qualche passo, ma fu bloccato dalla
voce di
Cuddy.
“Posso sapere perché hai dato il comando a
Foreman?”
“Non mi andava di lavorare su un altro caso”
“Avevi solo questo di caso”
“Fino a poco fa no”
“Quindi io ero l’altro caso?”
“Non tu…noi”
“Quindi non te ne vuoi andare?”
“Andarmene? Non ci ho nemmeno pensato”
“Pensavo te ne saresti andato…”
“Questi sono i tuoi sensi di colpa”
“Smettila di prendere sempre in mezzo i miei sensi di
colpa”
“Non deve succedere di nuovo…”
“Mai più…”
“Andiamo avanti come se nulla fosse successo”
Detto questo entrambi presero le proprie strade, lasciando la notte
passata
solo ai momenti di solitudine e malinconia.
Non
deve succedere di nuovo…non succederà mai
più…
E’
stato un errore…un errore madornale…
Andiamo
avanti come se nulla fosse successo…anche se è
successo ed è
stato dannatamente
fantastico.