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Autore: Trijpmaker    11/04/2010    1 recensioni
M'è sempre piaciuto il film Blade Runner di Ridley Scott e ho voluto scrivere una storia ambientata a Venezia. Spero che vi piaccia.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo in questura. Questa volta venni accolto dai colleghi dalla sezione omicidi con un misto di sorpresa e di ripugnanza.

Non potevo dargli tutti i torti. Il loro compito era mettere in galera gli assassini e non vederseli scorrazzare per il loro ufficio come se nulla fosse.

Camilleri mi fece strada verso una linda sala conferenze. Ah non c'è che dire.

Nessun paragone con le fogne in cui l'OCRA era relegato. Spazi aperti, odore di pulito e anche un senso di pulizia che però non riusciva a coprire un odore a me molto familiare; quello della morte e della merda che dovevo grattare dalle strade tutti i santi giorni.

Alla fin fine, l'odore di vernice non mi era mai piaciuto. Preferivo di gran lunga il mio ripostiglio a questo loft ultra moderno e ultra chic dei miei coglioni.

Detti un'occhiata al mio orologio mentre Camilleri prese dalla tasca del suo cappotto il palmare e diede una serie di rapide istruzioni.

Dopo dieci minuti e un caffè macchinetta che sapeva di gomma rancida, si fece vivo Montalbano.

  • Vediamo di capire che cosa è successo. Forza picciotto che accà un avimu tutta la jurnata.

  • Dottore – ripresi – lei é l'ultimo purista della lingua italiana.

  • Quelli della scientifica sono pronti?

  • Cinque minuti, Dottore.

  • E allora sbrighiamoci che il collega dell'OCRA ha fretta.

Tanato. Vaffanculo non potevo permettermi stronzate con Camilleri.

In questo mestiere ci sono burocrati e sbirri e lui apparteneva a quest'ultima categoria.

Sapevo anche che se restavo ancora nel suo radar avrebbe finito col farmi domande a cui, forse, non avrei potuto rispondere con sincerità. Forse.

Tutti assieme andammo nei laboratori della scientifica. Qui tirava un'aria diversa, niente a che vedere col loft ultra moderno della sezione omicidi.. Un aria di precisione ed efficienza.

Estrassi dal mio cappotto il flash disk che mi aveva dato Takeshi e lo porsi ad un collega.

Camilleri ed io ci guardammo negl'occhi. Aveva intuito qualcosa, ma non tutto.

Sapevo però che non gliela stavo contando giusta, ma che poteva fare? Sbattermi al muro e minacciarmi? Ero io il gorilla mica lui.

Mi rivolsi a Camilleri.

  • Si sa a chi hanno affidato il caso?

  • Pare ad Eymerich.

  • Eymerich? Proprio lui?

  • Si. A quanto pare vogliono uno competente per questo giro.

Conoscevo la fama di Nicolas Eymerich. Procuratore capo della repubblica di Venezia.

Integerrimo e incorruttibile. Una macchina infernale nella caccia ai delinquenti.

Se finivi nella sua rete e ti offriva una possibilità di collaborare, era meglio accettare di corsa e senza tentennare. Il suo più grande fan club era composto dai delinquenti che aveva schiaffato a Nocra con pene superiori ai 10 anni.

Se prima la situazione era seria, per via di Camilleri, adesso con Eymerich diventava un fottuto incubo. Per quanto tempo potevo andare avanti nascondendo che il lavoro di sorveglianza non era un'operazione dell'OCRA? Vaffanculo.

Mi accesi una sigaretta e cercai di mantenere la calma. Testa a posto e la cosa sarebbe andata come sarebbe dovuta andare e mi auguravo di non doverci inzuppare il pane in questa storia a livello ufficiale. Montalbano mi richiamò dalle mie riflessioni. Erano pronti col video.

Mentre sullo schermo scorrevano le immagini buttai l'occhio sul palmare.

Se c'erano dei lavori in pelle coinvolti in questa storia lo avrei scoperto alla svelta.

Mentre le immagini scorrevano, mi rimaneva difficile non pensare a Laura.

Cosa cazzo avevi visto e perché dovevano ammazzarti così?

Non era giusto e non avevo nemmeno avuto il tempo di riappacificarmi con te e la cosa mi aveva lasciato l'amaro in bocca.

Sul video scorrevano le immagini della telecamera di sorveglianza. Il solito tran tran quotidiano scorreva sotto i nostri occhi.

Stavo incominciando a rompermi i coglioni e chiesi ad uno dei tecnici se potevano mandare avanti il filmato della sorveglianza fino a mezz'ora prima del delitto.

  • Ci siamo – dissi -Adesso vedremo come si sono svolti fatti

Nei primo dei trenta minuti precedenti l'omicidio, avevo visto la Baliello-Contanoni passare nel campiello, mentre stava entrando nel suo appartamento. Niente di strano mi dissi. Tutto in regola

e prima di venire ammazzata avevo visto Laura mettersi in posizione. Defilata e con una buona vista per la sorveglianza, come le avevo insegnato. Non potei fare a meno di sorridere, brava ragazza. Sullo schermo s'erano fatti vivi due soggetti. Mancavano dieci minuti all'omicidio.

Uno era alto un metro e settanta, l'altro invece era una donna, tra i venti e i trenta. Piccolina, con un impermeabile in pelle nera. I volti non erano facilmente riconoscibili perché la videocamera era sfocata. Avevano suonato alla Baliello Contanoni. Erano entrati nel palazzo.

Laura era ancora nel suo angolo? No. Si era mossa. Cristo di Dio non lo fare, resta defilata. Cosa cazzo avevi visto? Sullo schermo scorrevano i suoi ultimi minuti di vita. Adesso erano scesi tutti e tre. L'uomo aveva in mano una torcia laser, l'altra invece aveva appena inquadrato Laura, mentre il tizio aveva appena fatto fuoco, ammazzando la Baliello Contanoni.

Inutile coglione. La dovevi proprio ammazzare così, in pubblico? Non potevi aspettare un posto più tranquillo per fare le cose con calma?

Adesso avevano visto che non erano soli. Laura, cazzo non restare lì impalata, corri, cazzo, corri.

Forse non riuscirai a fare più di cinque passi, ma è sempre meglio provarci che essere cibo per vermi. C'aveva provato e ce l'aveva quasi fatta ad uscire dal maledetto campiello, ma il figlio di puttana aveva di nuovo tirato il grilletto della sua arma. Il colpo l'aveva centrata in pieno nella sua testa.

Affanculo non ce la facevo a mascherare le emozioni. Le mie mani erano diventate bianche per via della rabbia che avevo dentro di me.

  • Ci potete fare qualcosa con questo nastro? - chiese Camilleri

  • Adesso proviamo a pulire l'immagine e a mettere a fuoco, dottore.

  • Datevi una mossa e controllate il flash disk per vedere se c'entrano i lavori in pelle. - incalzai

I tecnici armeggiarono con le loro apparecchiature, ripulirono l'immagine e la misero a fuoco e in nemmeno cinque minuti avevo due volti.

Il programma antropometrico confrontò i due sospetti con le foto della mia lista. Erano Didier e Emmy. Bestemmiai silenziosamente.

Montalbano ruppe il silenzio, schiarendosi la gola, ma prima che potesse parlare, il suo superiore lo precedette.

  • Allora collega, sembra che ci devi inzuppare il pane in questa storia.

  • Già... - una fottuta ovvietà

  • Allora... qua abbiamo due indiziati d'omicidio che sono anche l'oggetto delle tue ricerche.

    Questo non è un semplice caso di omicidio.

  • Devo riferire ai miei superiori, Dottore.

  • Capisco. Ci rivedremo domani mattina con calma.

  • Non vuole farlo adesso?

  • Fine del turno collega, a meno che lei non voglia darmi una percentuale sulle taglie.

Lo guardai un attimo, stavo per dire qualcosa ma poi decisi di trattenermi.

Dovevo parlare con Takeshi. Non l'avrebbe presa bene, ma se ne sarebbe fatto una ragione.

A volte succedeva che i replicanti ammazzassero in pubblico. A volte riuscivamo a fermarli per tempo, altre volte intervenivamo quando il disastro s'era verificato.

Salutai i due sbirri ed uscii dal laboratorio della Scientifica. La prossima fermata sarebbe stata dall'Avvocato Messulam, avevo molte domande da fargli e lui era meglio che cominciasse a darmi delle fottute risposte.

Ero quasi uscito dalla questura, quando il piantone mi disse di fermarmi.

A muso duro gli chiesi che cosa cazzo volesse, mi rispose che il maresciallo maggiore Furlanetto voleva parlarmi con urgenza.

Decisi che era meglio risolvere subito questo problema, prima di affrontare il mio.

Ridiscesi negli uffici dell'O.C.R.A. Ed entrai senza bussare nell'ufficio del nano bastardo.

  • Bello di casa... bentornato, hai qualcosa da dirmi?

  • Takeshi una mia amica è stata appena ammazzata.

  • Ah si.. Mi dispiace tesoro... allora cosa ci faceva li?

  • Stava sorvegliando la Baliello Contanoni.

  • Chi ti ha messo sulle sue tracce?

  • Nessuno Takeshi. Nessuno. Stavo facendo un secondo lavoro in proprio.

I suoi occhi cattivi mi lanciarono un occhiataccia ed esplose.

  • Cosa cazzo pensavi di fare, stronzo?

  • Guadagnare un soldo che non fosse sporco di sangue nel caso non lo avessi capito e poi ho i miei boys fuori ordinanza per questo genere di lavori.

  • Ah si... la tua Gestapo personale.... Amore.. ma ti rendi conto del macello che hai combinato?

  • Preferivi che a morire fosse stato qualcuno dei nostri magari?

Decisi di giocare la carta dello spirito di corpo, nove volte su dieci funziona, ma Takeshi sembro non abboccare all'amo. Riprese.

  • Certo che no, inutile cazzone, ma se assoldi degli imbecilli.... cosa pensi che devo pensare?

  • Laura era vecchia di questo gioco. L'ho addestrata personalmente e sapeva come muoversi.

Trassi dalla tasca del cappotto il flash disk che mi aveva dato.

  • Qui dentro c'è il filmato della sorveglianza. Metti su il cineclub che ti faccio vedere.

  • Come diavolo lo hai avuto?

  • Segreti del mestiere Takeshi, segreti.

Manco morto gl'avrei spiegato questo trucchetto e poi non aveva bisogno di sapere.

Nella mia Gestapo c'era anche un hacker, che avevo graziato da un lungo soggiorno a spese dello stato nell'isola di Nocra. L'avevo conosciuto otto mesi fa, prima ancora di essere invischiato in questa storiaccia. Lo avevo preso durante un lavoro su di un giro di carte di credito clonate e il tizio s'era rivelato un ottimo acquisto. Al cliente, la Veneto Banca, raccontai la cazzata dell'hacker straniero e sacrificai un povero bastardo col cervello bruciato dall'inquinamento.

Avrei potuto schiacciarlo a mio piacere, ma invece decisi di tenermelo nel taschino. Il ragazzo era un genio e mi aveva fornito una vasta gamma di programmi informatici, scritti da lui, che mi sarebbero potuti tornare utili.

Mentre ero nel laboratorio della scientifica avevo dato ai topi da laboratorio un flash disk contenente una delle meraviglie informatiche del mio hacker. Il programma era riuscito a copiare il file del video della sorveglianza e a metterlo in formato Divx per il mio computer e tutto questo sotto il naso dei miei colleghi.

Tornando a noi, Takeshi stava guardava meravigliato il flash disk. Sorrise.

  • D'accordo cacciatore. Lo sai si a chi hanno affidato il caso?

  • Ad Eymerich.

  • Quindi lo sai che devi avere le spalle coperte, altrimenti quell'inquisitore di merda ti farà il culo a strisce...

  • Eh già... - avevo capito dove voleva arrivare a parare.

  • Ritorno sotto la tua ala?

  • Bravo. Almeno finché mi servi o finché non trovo un sostituto.

Che iella mi dissi. Poteva andarmi peggio, ma era molto meglio così. Per ora Takeshi stava vincendo una battaglia, ma non la guerra. Presto o tardi avrei trovato una scappatoia per uscire da quella pila di merda fumante in cui ero stato sbattuto dentro.

Takeshi prese il flash disk e lo mise nel suo pc portatile.

Dopo alcuni minuti di attesa il lap top di Takeshi era pronto.

Rividi il filmato fino al momento in cui Laura si era messa allo scoperto.

  • ok Takeshi.. ferma qui.

  • Cosa c'è di speciale?

  • Ascoltami bene. Per nessuna ragione al mondo Laura si sarebbe messa così allo scoperto, mai.

  • Pensi che abbia visto qualcosa?

  • Probabile.

Mi avvicinai al lap top ed aprii il programma di elaborazione delle immagini.

Sullo schermo c'erano le immagini di Laura che era uscita dalla sua copertura e di riflesso, sul vetro di una vetrina l'immagine molto sfocata di una persona.

Dopo aver isolato la figura, la ritagliai e la salvai in un file di immagine.

  • Bisogna sapere chi è questa persona.

  • Chiamo il nostro tecnico.

  • Lascia stare. Ci penso io.

Dopo aver dato una rapida serie di clic col mouse avevo ripulito ed e messo a fuoco nitidamente

la sagoma riflessa sul vetro.

  • Ecco perché si è mossa – disse Takeshi...

  • Già...

Sullo schermo era apparsa in tutto il suo splendore la signora Baliello-Contanoni.

Laura pensava di essersela lasciata scappare.

  • Takeshi, andiamo dal segaossa e chiediamogli un analisi del midollo osseo.

  • Non ce n'è bisogno amore.

  • E come facciamo?

  • Aspetta.

Takeshi aprì il primo cassetto della sua scrivania e trasse un tampone simile per le analisi anti droga.

  • Cos'è?

  • Un nuovo trucco che rimpiazzerà il Test Voigt Kampf.

  • Come si chiama?

  • Il test di Stulpnagel.

Detti una rapida occhiata al tampone. Non mi diceva nulla, ma se i cervelloni del ministero ritenevano che fosse utile, chi ero io per contraddirli?

In dieci minuti sapemmo quello che avevamo bisogno di sapere, la cara estinta era un lavoro in pelle. Appena rientrati nell'ufficia chiesi a Takeshi cosa dovevo dire ai colleghi della sezione omicidi.

  • Gli riferirai tutto, tranne quello che ti tocca personalmente.

  • Va bene.

  • Non una parola sul Test. Questo per adesso rimane un segreto.

    E' il nostro asso nella manica.

  • Dove vai?

  • A bermi uno spritz Takeshi. Uno spritz.

  • Occhio alla lingua amore. Se esce una parola sul Test ti ammazzo con le mie mani.

Salutai Takeshi ed uscii dai locali della questura.

E adesso dall'Avvocato.

  
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