Carissimiiiii! Ma quanti bei commentini che mi avete lasciato! *Me very very happy!* Sono più happy di un happy hippo! *O*
Vabbè basta cazzate XD
Che dire... Edward ha lasciato un fiume di lacrime dietro di se! E per il passato di Bella... be dai vi farò attende poco! Il prossimo capitolo sarà rivelatore!
Sappiate che amo particolarmente questo capitolo. Non c'è un perchè, è semplicemente così! Mi è piaciuto scriverlo e mi sono divertita ad immaginare ogni scena come se fossi anche io li con loro!
Perciò basta parlare e... Buona Lettura!
PS: SPOILER!
Risposte alle recensioni
ada90thebest: la vita è dura... per loro forse un pò di più in questa storia e, magari... chissà forse hai ragione tu =P
harrytat: Come ho detto un po' di righe sopra... il prossimo chap vi renderà tutto più chiaro ù.ù
Fuffy91: Grazie per la tua bella recensione! Mi hai fatto sorridere di cuore! X3
grepattz e Giova71: Purtroppo la mente umana è geneticamente tarata male, alcuni di più altri meno. Hannabel ha ben visto di essere un'egoista totale privando Edward della loro futura famiglia.
Goten: Biscottina mia <3 Io sono sempre felice degli aggiornamenti delle tue lo sai... perciò muoviti a scrivere! è___é (XD)
chi61: Grazie! Non posso dire altro se non questo! Sono lieta che il mio semplice stile ti piaccia! Non sono mai stata prolissa, infatti sono molto sintetica nel parlare (come puoi ben vedere dalle risposte ai commenti XD) o nel descrivere luoghi persone e città XD
plubuffy:
Giusy <3 Ormai ti ho intrappolato nelle spire delle mie parole!
Mahuahuahuahua! ù-ù
Capitolo
4
Non mi ha chiesto niente. Non ha domandato nulla a
riguardo. Si è limitato a
starmi accanto carezzandomi i capelli mentre nuove lacrime mi
riempivano gli
occhi.
Sono riuscita ad entrare in camera
sua
pochi giorni dopo.
Mi sono messa le mani nei capelli non
appena le finestre si sono aperte e ho potuto vedere tutto quello che
c’era
nella stanza.
I pentagrammi avevano lasciato posto
ad
un disastro nucleare.
Sono ancora indecisa sulla causa del
caos
che regnava in quella camera. Una bomba? Un tifone? Un terremoto? Uno
tsunami?
Sicuramente è stata colpa di un disastro naturale tutto quel
casino!
Edward mi sta accanto rosso come un
pomodoro maturo e si tortura i capelli nervosamente.
<< Tu vuoi farmi
intendere che hai
vissuto in questo… qui
da quanto
tempo? >> Armata di un sacco per la sporcizia mi avvicino
alla scrivania
iniziando a buttare scatole del cinese e lattine vuote.
<< Ehm… beh
non saprei… quando
lavoro perdo la cognizione del tempo. >> Vicino al letto
tira via le
coperte e le lenzuola sporche.
Mi avvicino a lui liberando il
comodino
da un portacenere pieno di mozziconi, alcuni finiti anche per terra.
<< Ma fumi?
>> Svuoto i
mozziconi nel sacco nero guardandolo mentre litiga con il cuscino e la
federa.
<< Ho smesso.
>> Liberato il
primo cuscino passa all’altro.
<< Da quanto?
>> Lo aiuto a
togliere le federe anche agli altri cuscini del letto.
Da quello che posso vedere dormirebbe
per
terra con duemila cuscini come un maharaja .
<< Mhmm…
qualche mese. Non avevo
voglia di andarle a ricomprare. >> Butta le federe
sporche nel mucchio
con le lenzuola.
Io sono rimasta un momento basita.
<< Questo vuol dire che
sono mesi
che nessuno pulisce questa stanza. >> Il cuscino mi cade
dalle mani
finendo a terra e alzando un po’ di polvere.
<< Beh… ho
aperto le finestre
qualche giorno fa! >>
<< Edward…
>> Mi guarda con
una faccia innocente come se fosse la prima volta che entra in questa
stanza.
<< Vai a prendere una
tanica di
benzina e un accendino. Non c’è altra soluzione.
>> Esco di camera
lasciandolo basito con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Mi riaffaccio alla porta trovandolo
ancora fermo come l’ho lasciato.
<< Stavo
scherzando… più o meno.
Vado a prendere l’aspirapolvere. >> Mi avvio
verso le scale ma il rumore
della porta che si chiude e della chiave che gira nella toppa mi fanno
correre
verso la camera di Edward.
Batto i pugni alla porta urlandogli
di
aprire.
<< Non entrerai mai
più qua dentro!
Non ti permetterò di mandarmi a fuoco due anni di lavoro!
>>
<< Edward, per
l’amor del cielo
apri immediatamente questa porta o giuro che chiamo Emmett e la faccio
sfondare! >>
<< No! >>
Peggio di un bambino ostinato!
<< Ti prometto che non
mando a
fuoco niente, ma ora fammi entrare o giuro che ti lascio morire di fame
chiuso
dentro quel porcile! >> Continuo a bussare
finché la serratura non scatta
e la porta si apre di un soffio.
<< Non lo faresti
davvero. >>
Vedo solo un occhio verde e un ciuffo di capelli ramati, il resto
è nascosto.
<< Oh si che lo faccio!
>> In
posizione “piccolo generale”, come ho visto fare
spesso alla piccola Alice, mi
paro davanti a lui con la faccia “cattiva” che
usavo quando i fratelli Brandon
non mi lasciavano lavorare.
<< Ma non puoi!
>> Apre la
porta con un broncio adorabile in viso.
<< Se mi fai pulire
dopo ti faccio
la torta. >> Uomini…
<< Al
cioccolato?>> Basta…
<< Al cioccolato.
>>
Prenderli per la gola!
Il suo solito sorriso gli piega le
labbra
dandomi il via libero al suo regno del caos.
Da allora è passato
diverso tempo.
Giorni, settimane, mesi.
Ora pranziamo, ceniamo e facciamo
colazione insieme, sempre più spesso accompagnati da Alice e
da Emmett lieti di
rivedere loro cugino tornato a vivere fuori dalla sua stanza.
Non so se sia effettivamente il suo
lavoro ad averlo tenuto rinchiuso o se sia colpa del dolore provato
nella
perdita di suo figlio. Mi ha spiegato che l’unica cosa che
è riuscito a sentire
per la sua ex compagna dopo quello che ha fatto è solo
disprezzo e tristezza.
Non ha più avuto contatti
con lei e si è
buttato sul suo lavoro anima e corpo.
Ho anche scoperto quando prova le sue
composizioni. Di notte.
Mentre io dormo profondamente lui, in
sala, suona per ore.
Come ho fatto a non accorgermene per
tutto questo tempo? Le pareti delle stanze sono per la maggior parte
insonorizzate.
È stato un puro caso che
io l’abbia
scoperto. Una notte sono scesa in cucina per prepararmi una camomilla
visto che
non riuscivo a dormire e sono rimasta incantata nel sentirlo suonare.
Mi sono
seduta sul divano e l’ho ascoltato per tutta la notte suonare
e sistemare le
sue composizioni.
Quando l’alba si stava
ormai avvicinando,
ha coperto i tasti col coperchio e si è stiracchiato le
braccia. Senza fare
rumore ha spostato lo sgabello e si è voltato verso di me
rimanendo di sasso.
Le sue guance si sono arrossate ed ha
iniziato a balbettare come un bimbo sorpreso con le mani nel barattolo
di
marmellata.
<< Trovo che
l’ultima sia la più
bella di tutte. >> Sorridendo mi sono alzata e sono
tornata in camera per
dormire qualche ora prima di ricominciare con la solita routine.
Sempre più spesso mi
ritrovo in sala, nel
tardo pomeriggio, a sentirlo suonare mentre mi leggo un libro o
rammendo
qualche vestito.
Da quando l’ho sorpreso
quella notte non
si è fatto molti problemi ad esercitarsi con me nei paraggi.
Adesso, ad esempio, il dolce suono
del
suo pianoforte mi accompagna mentre taglio le verdure per la cena.
La musica scompare e me lo immagino
con
una mano scompigliarsi i capelli rossi tagliati da poco e la matita che
scrive
e cancella note.
È incredibile la
velocità col quale i
suoi capelli crescano in breve tempo.
Più di una volta mi ha
chiesto di
aiutarlo a sistemarsi “la massa informe”, come la
chiama lui, che si ritrova in
testa.
<< Non mi piacciono le
melanzane.
>> Salto letteralmente sul posto facendo cadere il
coltello a terra.
La voce non più sussurrata
ma limpida mi
fa spaventare come ogni volta.
Da quando ci siamo conosciuti
è cambiato
in maniera impressionante. Piccole cose che nell’insieme
però sono tanto.
<< Oh per
l’amor del cielo Edward!
Non potresti fare un po’ di rumore quando mi vieni alle
spalle? Sarò costretta
a metterti un campanello come ai gatti. >> Lo minaccio
con un dito mentre
lui sghignazza e ruba un pezzo di peperone.
<< Ti rovini la cena se
mangi
prima. >> Si gira dandomi le spalle e facendomi il verso.
<< Edward!
>> Arrotolo lo
strofinaccio con cui mi pulisco le mani e lo faccio schioccare contro
la sua
gamba.
<< Ahi!
>> Si massaggia la
coscia guardandomi con occhi sorpresi e divertiti.
<< Potresti, ma solo se
non ti è di
disturbo, comportarti come un adulto e smetterla di fare il bambino?
>>
Arrotolo di nuovo lo strofinaccio minacciandolo.
<< Tu continua
così e io chiamo il
telefono azzurro! >> Scappa in salotto ridacchiando e io
torno alla mia
torta salata.
<< E comunque le
melanzane non mi
piacciono davvero! >> Con un urlo degno di una cantante
lirica e
l’espressione da psicopatica alla
“Shining” mi volto verso Edward che
silenzioso come un gatto mi è tornato alle spalle e mi ha
afferrato per i
fianchi facendomi spaventare a dovere.
Ho il cuore che batte a mille per la
paura.
<< Ti diverte
così tanto
spaventarmi? >> Imbronciata incrocio le braccia sotto al
seno.
<< Immensamente.
>> Sorride
col suo sorriso strano, che negli ultimi tempi è diventato
davvero stupendo
tanto da illuminargli anche gli occhi.
Le sue mani sono ancora sui miei
fianchi,
calde e sicure accarezzano la morbida lana del maglione che indosso.
Non siamo mai stati così
vicini e la cosa
mi imbarazza e mi metto un po’ a disagio.
Non ho mai mentito a me stessa e ho
sempre ammesso che Edward sia un bellissimo uomo, ma non sarebbe etico
da parte
mia lasciarmi andare a questi pensieri da adolescente.
Eppure è così
dannatamente bello. Non ha
più l’aspetto trascurato di settembre, ora le sue
guance sono piene e le
occhiaie sotto agli occhi sono praticamente scomparse. La barba, che
stamani
non ha fatto, gli da un’aria tremendamente sexy,
così come il sorriso che
ancora gli piega le labbra e gli occhi accesi di divertimento.
Mi sento le guance andare a fuoco. Da
quanto non vengo toccata da un uomo, che non sia solo un saluto o un
abbraccio
fraterno?
Per fortuna il campanello suona
salvandomi da questa situazione imbarazzante.
Mi affretto a fuggire dalla sua presa
e
ad aprire la porta.
Se mai avessi saputo chi avrei
trovato
sull’uscio non mi sarei mai mossa dalla stretta di Edward.