3# Stranezza
Henry l'aveva trovata speciale in una maniera davvero strana, sin dal primo istante che si erano conosciuti. Per un motivo o per l'altro ogni essere umano lo è, ma Paige era davvero l'eccezione alla regola: anche in quel momento, per esempio, la vedeva dirigere la sua squadra di poliziotti, autoritaria come un mastino.
«Henry»
Aveva detto dolcemente, pizzicando con le dita il suo torace. In quel momento non gli parve più lei, era tutto fuorché severa, sotto la dura corazza si nascondeva una patina di dolcezza. Henry si lasciò baciare, cadendo in tentazione, lasciando giacere sul pavimento il distintivo e la pistola sulla scrivania. Stava quasi per cedere al brivido del momento, quando gli balenò in testa il fatto che doveva esser ligio al proprio dovere, i criminali non potevano circolare a piede libero.
«Paige, dobbiamo trovare quel ladro...»
Mugugnò, sentendo le sue labbra venire meno.
«Non c'è nessun ladro» sorrise, sbarazzina. «Li ho mandati fuori, sì, ma è un falso allarme. Il tutto per avere campo libero... Non credo che torneranno prima di qualche ora.»
Henry inclinò le labbra, piegandole in un sorriso sinistro. Stava quasi per dibattere qualcosa, ma lei fu più veloce, affrontando in maniera davvero autoritaria le sue labbra.
Sì, era speciale in un modo davvero strano.
Era per questo che l'amava davvero.