Crossover
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Autore: Fiamma Drakon    15/04/2010    3 recensioni
[Anime/Manga principali: Pandora Hearts, Full Metal Alchemist] [Altri anime/manga: Vampire Knight, Death Note, Vocaloid, Hellsing]
Lo Strahl★Night era uno dei più rinomati istituti di formazione vampira di tutta la nazione.
La sua fama si fondava su una secolare tradizione che vantava una ferrea istruzione, insegnanti intransigenti e inflessibili, discipline che comprendevano materie tecniche, scientifiche e liceali piuttosto difficili, che richiedevano un livello d’istruzione precedente non da poco e, ovviamente, corsi completi sulla gestione di poteri, capacità e istinto dei vampiri.
Insomma, lo Strahl★Night era l’obiettivo finale di ogni giovane vampiro con mirabili pretese lavorative per il futuro.
L’unica pecca di quell’istituto altrimenti perfetto, era la difficoltà degli esami d’ammissione: su migliaia di esaminandi, solo una ventina o meno riuscivano ad essere ammessi.
E tra i fortunati, il gentil sesso non era mai stato presente, tanto che lo Strahl★Night era da tutti considerato allo stesso livello di un istituto puramente maschile, esattamente come i suoi studenti.

Ma, quando tre vampire riescono a guadagnarsi l'ammissione, iniziano anche ad aver luogo strane apparizioni... e morti.
[Altri generi: Drammatico, Mistero]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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6_Bianco e rosso Il tramonto tingeva delle sue meravigliose tonalità il cielo, striando l’orizzonte d’arancio, rosso e giallo, i quali andavano poi a mischiarsi e sovrapporsi, colorando anche gli stralci di nubi nelle vicinanze.
Il crepuscolo era ormai alle porte: avanzava, minuto dopo minuto, senza tregua.
Nell’istituto già iniziavano ad esserci i primi movimenti: gli studenti particolarmente “mattinieri” iniziavano già a prepararsi in vista della notte di studi, mentre altri ancora erano nel bel mezzo dei loro sogni.
Oz e Edward erano tra questi ultimi: avevano studiato fino a ora tarda, almeno dal punto di vista di un vampiro, finché, esausti, si erano addormentati sulla scrivania, dove tutt’ora erano appisolati, beatamente immersi nel sonno.
Il Bezarius stava con il capo appoggiato sulle pagine del libro, stropicciate in basso dalla postura in cui il vampiro si era addormentato; di fianco dormiva Edward, scompostamente appoggiato sulla spalla del compagno, le labbra semidischiuse a rivelare parte dei canini.
Un leggero picchiettio sull’uscio non disturbò affatto il loro sonno, e neppure quando colui che aveva bussato si fece avanti domandando permesso, i due si mossero.
Alphonse li osservò, distendendo le labbra in un amorevole sorriso: ambedue apparivano molto, decisamente più innocenti di quando erano svegli, ma forse era una mera e soggettiva constatazione.
Era palese, dalla posizione in cui si erano addormentati, che avessero studiato fino a tardi, a tal punto da assopirsi senza neppure andare a letto.
Però, che avessero dormito o meno, dovevano comunque svegliarsi per le lezioni.
Si accostò loro e li scosse lievemente per le spalle.
- Fratellone! Oz! Dovete svegliarvi! -.
Un mugolio indistinto da parte di ambedue, ma nessun segnale che avessero inteso.
Li scosse allora con più forza.
- Dovete svegliarvi! - ripeté a voce più alta.
Oz sbatté confusamente le palpebre e Edward alzò la testa.
- Che...? - domandò il Bezarius.
- È già sera? - chiese l’altro.
- Già! - replicò allegramente Alphonse - Forza, pigroni, meglio se iniziate a vestirvi: il crepuscolo sta per cedere il passo alla notte! -.
Quelli allora si misero seduti di scatto, guardandosi, per poi guardare Al.
- Di già?! - esclamarono all’unisono.
Il minore degli Elric annuì.
Oz e Edward scattarono improvvisamente in piedi e corsero verso l’armadio, dove tenevano riposte le divise.
Alphonse si sedette tranquillamente alla scrivania e prese a sfogliare con nonchalance il libro, mentre gli altri due velocemente si spogliavano e altrettanto velocemente indossavano l’uniforme.
Infine, si lasciarono crollare sui loro letti.
- Già stanchi? - chiese Al, sorridendo.
- Non sei spiritoso. Siamo stati svegli fino a tardi... e francamente dormire ancora un po’ non mi dispiacerebbe - esclamò Edward, esibendosi in un gran sbadiglio.
- Sì... - convenne Oz, sdraiandosi sulla coperta.
- Spiacente per voi, ma dobbiamo andare. Dovremmo già esser scesi da cinque minuti: Gilbert e Vincent saranno giù ad aspettare le ragazze -.
Alphonse si alzò dalla sedia e si accostò all’uscio.
- Venite o preferite fare tardi? Alla prima ora abbiamo Barma... -.
- Veniamo!! - risposero all’unisono gli altri due, correndo fuori della stanza.
Edward la chiuse a chiave, quindi seguì il fratellino e il compagno di stanza lungo il corridoio, superando le varie coppie di studenti intenti a discutere, a salutarsi, scambiarsi consigli per compiti o interrogazioni e, come poteva non essere, pomiciare.
A passo svelto, il trio raggiunse la sala comune e da lì il giardino, dove la notte ancora si stava infittendo.
Spirava, tra le fronde degli alberi che orlavano il cortile, una brezzolina fresca e leggera, che contribuì senz’altro a svegliare ulteriormente Oz e Edward.
In mezzo al vialetto, a qualche decina di metri dall’ingresso, due figure stavano immobili nelle semitenebre.
Dal contrasto biondo-moro dei loro capelli li riconobbero per i fratelli Nightray, perciò si avvicinarono a loro.
- Salve! - li salutò allegramente Alphonse.
- Salve... Alphonse, giusto? - lo salutò a sua volta Gilbert, sorridendo all’indirizzo dei tre.
- Le ragazze sono arrivate? - chiese Oz.
- No, non ancora - rispose garbatamente il moro, scrutando il fondo del sentiero dinanzi a loro.
Vincent fremeva: era chiaramente impaziente. Per cosa, era intuibile.
Fissava costantemente ed insistentemente, quasi senza batter ciglia, il punto dal quale, prima o poi, sarebbero spuntate le tre sagome delle ragazze, fra le quali c’era quella che più desiderava vedere.
Si sfiorò nostalgicamente il taglietto che aveva sul viso, ormai cicatrizzato, e una nuova ondata di impazienza lo travolse.
Dietro di loro passarono Aidoh e suo cugino Kain, accompagnati dal capodormitorio Kuran, il quale si fermò a rivolgere due parole al gruppetto in attesa.
- Mi hanno detto che sono arrivate delle studentesse... le state aspettando? - chiese: era uno dei pochissimi, insieme a Vincent, a sapere del dormitorio femminile.
- Sì - rispose Edward.
- Bene, spero che le tratterete con riguardo -.
Nel tono di Kaname Kuran fu percepita da tutti una nota di lieve minaccia, ben mascherata.
- Certo, capodormitorio - replicò pacatamente Oz.
Kaname annuì.
- Capodormitoriooo! -.
La squillante voce di Aidoh interruppe il discorso, mentre il vampiro appariva dapprima alle spalle di Kaname, poi al suo fianco, un braccio stretto attorno al suo.
Kuran fece assolutamente finta di niente.
Si volse senza aggiungere altro e s’incamminò, con Aidoh aggrappato al suo braccio.
Somigliavano ad una strana e inquietante imitazione di una coppietta diretta a lezione.
Kain, rimasto indietro, si limitò a scuotere il capo e a seguirli mandando uno sbuffo rassegnato, dal quale era comprensibile che non era poi molto contento del comportamento piuttosto femminile di suo cugino.
Gli altri rimasero indietro, in attesa.
I minuti iniziarono a scorrere, scivolando via ad un ritmo impossibile, e ancora delle ragazze nessuna traccia.
Infine, quando stavano per desistere e andarsene, eccole apparire in fondo al sentiero, incedendo a passo sicuro e calmo.
Gli occhi di Vincent si puntarono allora sulla ragazza dai capelli dorato-argentei che fiancheggiava la rossa, in posizione centrale.
- Amethyst... - sussurrò, adorante.
- Oddio, Vince... aspetta che sia arrivata... -.
Oz aveva occhi solo per Emily, che avanzava con quel suo candido portamento innocente e puro, castissimo.
Edward e Alphonse osservavano in silenzio.
Quando furono dinanzi ai vampiri, le tre si fermarono.
Fiamma andò da Gilbert e Vincent da Amethyst, la quale prontamente estrasse il suo fidato pugnale per puntarglielo contro; Emily fu avvicinata da Alphonse, Oz e Edward.
- Andiamo? Altrimenti facciamo tardi per l’inizio delle lezioni - esclamò Alphonse, affermazione alla quale tutti si mossero.
Entrarono nell’edificio principale e si diressero in mensa, dove consumarono velocemente la loro colazione, tra reiterate minacce di Amethyst indirizzate a Vincent, il quale immancabilmente le prendeva come velate allusioni sessuali, che gli altri preferirono ignorare: ci tenevano a conservare un certo grado di pudore psicologico.
Gilbert e Vincent furono i primi ad allontanarsi.
A breve, anche il resto si mosse, diretti in classe.
Tuttavia, ad un tratto, Fiamma iniziò a sentir male alla testa e si fermò.
- Fiamma, tutto okay? - chiese Edward, voltandosi non appena si accorse che era rimasta indietro.
Lei annuì lievemente.
- È solo un po’ di mal di testa, non preoccuparti. Avviatevi... - esclamò.
- Sei sicura? - intervenne Emily, preoccupata.
- Sì... andate -.
La biondina rimase ferma ad osservare la cugina alcuni istanti, prima che Amethyst le cingesse le spalle e l’accompagnasse via.
Fiamma si appoggiò contro una parete del corridoio, respirando profondamente: le era presa una strana nausea e il mal di testa si era accentuato ancor di più.
A che cosa fosse dovuto, non ne aveva la minima idea: non le era mai capitata una cosa simile.
Era forte, inusuale.
Mai provato un malore del genere.
Appoggiandosi alla parete, proseguì lungo il corridoio, continuando a respirare forte.
La testa le pulsava sempre più forte, tanto che ad un certo punto temette esplodesse.
Si staccò dalla parete per il poco tempo necessario a superare l’imboccatura di un corridoio secondario, ma mentre era a metà una fitta più acuta delle altre le trapassò il cranio, strappandole un gemito.
Fu a quel punto che sentì come un refolo di vento provenire dal corridoio dinanzi al quale stava passando e il suo primo istinto fu di voltarsi a guardare.
Rimase immobile dov’era: c'era una donna in fondo al corridoio o almeno, era quello che a lei pareva.
Era china sul pavimento, i lunghi capelli argentei che fluttuavano nell'aria, come smossi da un vento invisibile, ed indossava un vestito bianco, immacolato.
Un pensiero le attraversò, fugace, la mente: ma lei e le sue cugine non dovevano essere le uniche femmine in tutto il collegio...?
Eppure, oltre a ciò, c'era qualcos’altro di quella sconosciuta che non la convinceva affatto, qualcosa che ancora le sfuggiva.
Fece un passo verso di lei, decisa a parlarle.
Tuttavia, a quel movimento, la donna si alzò a fissarla.
Fu a quel punto che capì cosa c'era di sbagliato in lei: la sua pelle era mortalmente pallida, le sue pupille rosse come il sangue e il suo vestito, che all'apparenza le era parso immacolato, insozzato proprio di quella dolce linfa rossa.
Scioccata e terrorizzata, la vampira represse a fatica un grido: chi o cosa era quell’essere?
Di certo, quella non era né una vampira, né tantomeno un’umana.
- F-Fiammaaaa... - esalò, come in punto di morte.
La vampira arretrò: come faceva a conoscere il suo nome?!
- F-Fiammaaaa...! - la chiamò, a voce più alta, ma di poco.
- C-chi sei?! - domandò la rossa, arretrando ancora.
La nausea era sparita, sostituita totalmente da un’emicrania lancinante, che le stava spaccando in due la testa.
La sconosciuta si avvicinava ancora e la vampira arretrava.
Infine, giunse a ridosso della parete, e ormai l’altra le era quasi addosso.
La donna piegò il viso sul suo, tanto che Fiamma poté notare le venature più scure delle pupille vermiglie.
Poi, inaspettatamente, lacrime di sangue presero a scenderle lungo le guance diafane.
- Fiammaa... -.
- FIAMMA!!! -.
La rossa volse di scatto la testa, staccando gli occhi dalla donna ignota dinanzi a sé: Emily e Oz le stavano correndo incontro lungo il corridoio.
La vampira li osservò alcuni istanti, rimanendo immobile dov’era.
- Fiamma! Come ti senti? - chiese la bionda, apprensiva, accostandosi alla cugina.
Oz le cinse le spalle, aiutandola a rimettersi in piedi, ma lei si sottrasse alla sua presa: il mal di testa era improvvisamente cessato e adesso riusciva a rimanere in piedi anche da sola.
- L-l’avete vista? - domandò, scioccata.
Emily e l’altro si scambiarono un’occhiata.
- Chi? - chiesero, perplessi.
- Quella donna... - continuò Fiamma, stravolta.
La cugina le pose una mano su una spalla con fare preoccupato.
- Fiamma... non c’è nessuna donna qui - disse.
La rossa si volse allora verso il corridoio nel quale l’aveva intravista: vuoto, deserto.
Non c’era traccia di lei da nessuna parte.
- C-come può essere? Era... qui -.
Non riusciva a capire: perché loro, arrivando, non l’avevano vista? Le era davanti!
- Forse l’hai immaginata... - intervenne Oz, cercando di rassicurarla.
Infine, Fiamma desisté: non poteva costringerli a crederle.
Inoltre, desiderava dimenticare quell’incontro, fingere che non fosse mai avvenuto.
- Sì... forse hai ragione... - convenne, nonostante fosse fermamente convinta del contrario.
- Come ti senti? Ce la fai a venire in classe? - chiese Emily.
L’altra annuì e, tutti e tre assieme, si diressero verso l’aula dove li attendeva la prima lezione della notte, la “tanto amata” Filosofia.





Angolino autrice
Well, finalmente eccomi con il sesto capitolo! ^^
Ci tengo a ringraziare particolarmente Sachi Mitsuki, che ha recensito lo scorso capitolo, e tutti coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/seguite/ricordate.
Thanks.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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