Ciao! Eccoci qua al primo capitolo di questa nuova storia! È la prima
che scrivo sui Teen Titans quindi abbiate pietà di me ;( . Scusate se è un
pochino corto ma spero che gli altri si allunghino un po’. La storia è
ambientata dopo la ‘morte’ di Terra quindi… BUONA VISIONE!!!!!!! ^_^
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CAPITOLO 1
La Scomparsa.
Risveglio.
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Ci sono momenti nella vita
Che bisogna scegliere
Male
Bene
Credevano che avesse scelto il male
Si erano sbagliati
Lei ne era uscita
Ma a che prezzo?
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Quante volte in quegli
ultimi due anni erano andati a trovarla? Quante volte con il cuore pesante
l’avevano guardata ripensando a quel terribile giorno? Quante volte avevano
pensato “Ce la faremo a liberarti, ce la faremo!” Quante? Ma quante volte
avevano dovuto rimangiarsi le parole?
Tante.
Troppe.
Ci avevano provato,
avevano cercato un rimedio per liberarla, una soluzione. Un fallimento ecco
cos’era stato. Un fallimento dietro l’altro. Anche quel giorno andavano là,
dentro al vulcano com’era tradizione fare una volta a settimana. Ognuno di loro
con un mazzo di fiori in mano, ognuno di loro con il volto scuro e triste più
del solito e per una ragione ben precisa: l’anniversario. L’anniversario di
quel giorno maledetto che aveva ucciso la loro amica, la loro amica Terra. La
settimana era trascorsa velocemente e come durante i due anni trascorsi i Teen
Titan pensarono che da quando Slado era morto i mostri non si erano più fatti
vedere.
Un buon segno?
No.
Ne erano tutti sicuri.
Varcarono l’ingresso e sospirando si avvicinarono con il volto rivolto verso il
basso. Eccola lì la targhetta che avevano fatto loro personalmente
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Terra
Una Teen Titan
Una vera amica
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Un fascio di luce lo
illuminava e i presenti alzarono lo sguardo.
Robin fece cadere le
braccia lungo i fianchi. Da quando Terra era ‘morta’ aveva pensato molte volte
al fatto che se quel giorno, prima della battaglia finale, fosse stato più
comprensivo e avesse aiutato Terra invece di aggredirla non sarebbero arrivati
al punto di vedere la loro amica ridotta in quello stato. Si era incolpato di
tutto e lo faceva tutt’ora anche se gli altri continuavano a ripetergli che non
era colpa sua.
Cyborg fece cadere il
mazzo di fiori a terra. Non sapeva cosa pensare. Quel fatto imprevisto lo aveva
colto di sorpresa, ma si rese conto che aveva colto tutti e forse non era lui
quello che soffriva di più, di questo ne era assolutamente certo.
Corvina, quella che
nasconde sempre i propri sentimenti, si ritrovò stupita che quasi non volle
credere ai propri occhi. Non aveva mai avuto un buon rapporto con Terra, anzi!
Si erano odiate dalla prima volta che si erano viste ma da quando la ragazza
aveva salvato tutti loro, la città e i suoi abitanti, nel suo cuore si era
aperto ad una nuova emozione: il rispetto. L’unica persona che forse Corvina
rispettava era se stessa ma anche di quello ora iniziava a dubitare.
Stella si inginocchiò a
terra tremando mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Lei, la più
sensibile, aveva impiegato mesi a smettere di piangere per la sua amica Terra e
ora sentiva che era arrivato il momento di tornare a piangere, dopo ben due
anni.
Bibi ormai era allo stremo
delle forze. Perdere Terra era stato un trauma ma almeno poteva sempre contare
sul fatto che quando era triste poteva andare lì, in quel vulcano, e parlare
ore con lei facendo finta che fosse lì, ad ascoltarlo come era sempre successo,
scherzando e prendendosi in giro a vicenda. Poteva sperare di riuscire a
liberarla ma ora… come poteva fare?
Il fascio di luce
illuminava esattamente quel punto… Il punto in cui la targhetta era posta ai
piedi della statua, quella statua che ora non c’era più.
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Altro luogo, altra città.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi si svegliò rivelando due splendidi occhi
azzurri. Si guardò intorno ma si accorse che la testa le doleva terribilmente
-Ehilà, buon giorno
signorina!- una anziana vecchietta ottantacinquenne le si mise davanti. Aveva i
capelli bianchi legati dietro da una crocchia, una maglietta a mezze maniche
giallo limone, dei pinocchietto verde mela che facevano intravedere le vene
larghe un dito con una cintura fucsia, delle scarpette bianche con un tacco
vertiginoso e per concludere due occhialetti da sole rotondi molto sgargianti.
La ragazza pensò di stare ancora dormendo visto la visione da circo che
aveva davanti –Dormito bene?- domandò la signora girandosi
-Ehm… immagino di si…-
rispose. Si mise a sedere guardandosi intorno. La stanza era piccola. Il letto,
un mobiletto per tenere i vestiti, un comodino e una specchiera. La stanza era
spoglia e vuota di un bel colore rosa confetto –Ahi!- si prese la testa tra le
mani –La mia testa… che male…- la donna arrivò con un bicchiere d’acqua in mano
e una pastiglia nell’altra. La ragazza notò le lunghe unghie della donna
smaltate ognuna di colore diverso –Cos’è?- domandò guardando la pastiglia
-Per il mal di testa,
ingoia e bevi- ordinò mettendole in mano la pastiglia e il bicchiere. La
ragazza ubbidì
-Che schifo!- esclamò non
appena finì di bere –Questa medicina è un suicidio! È orribile!-
-Oh quante storie!- la
nonnetta prese il bicchiere e si girò –Voi giovani d’oggi non sapete proprio
cosa significa la parola sacrificio!- la ragazza alzò un sopracciglio
grattandosi la testa
-Ehm… già, credo anche io-
-A proposito, cosa ci
facevi in mezzo alla strada? Quando ti ho raccolto questa mattina eri… decisamente
sdraiata per strada!- domandò sedendosi su una sedia lì vicino
-Per strada? Boh-
-Dove abiti?- la ragazza
si grattò la testa
-Boh-
-Chi sono i tuoi
genitori?-
-Boh- l’anziana sospirò
-Immagino che tu abbia
battuto la testa, e anche molto forte!-
-Boh-
-Ok, Ok… per ora vivrai
qua, questa sarà la tua stanza. Quando sarai guarita e potrai alzarti in piedi
si vedrà- si alzò –Ti porto il pranzo-
-Ok, ma non ti occupo la
stanza?- la donna la guardò
-La mia è qui di fianco,
sono sola io in casa e nessuno mi viene a trovare quindi non ti preoccupare se
vuoi girare in mutande!- le strizzò l’occhio e la ragazza arrossì
-Ah, va… va bene…-
-Oh, come siete ingenui
voi ragazzini!- sorrise spavalda. La ragazza sorrise, anche se era molto strana
quella vecchietta le piaceva, le piaceva un sacco! -Come ti chiami?- chiese
subito dopo. La ragazza scosse la testa
-Non lo ricordo…-
-Beh, io sono Jasmine e
visto che non ti posso chiamare ‘Ehi tu’ d’ora in avanti sarai Angela, Ok?-
-Angela… mi piace!-
-E Angela sia!- l’anziana
aprì la porta
-Ehm… Jasmine?-
-Si?-
-Grazie- la donna sorpresa
sorrise
-Non dirmi così! Non ho
l’età per commuovermi!- Angela sorrise
-Non ti preoccupi di cosa
diranno i vicini?- chiese
-Oh, quei vecchi decrepiti
sdentati e con la vista a 0,25 con degli occhiali che mi sembrano dei mattoni…-
Angela sogghignò -…non mi preoccuperei se fossi in te. In questo quartiere ci
vuole una ragazza giovane come te e poi sarà divertente prenderli per i
fondelli…- sorrise –Su, ora vado a prendere il pranzo, mangiamo insieme ti va?-
Angela annuì –Bene! E dopo andiamo in giro per il centro che oggi ci sono i
Saldi! Mi serve appunto una nuova maglia… semmai rosa con i cuoricini…-
borbottò mentre chiudeva la porta dietro di se