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Autore: Elanor89    18/04/2010    2 recensioni
Elena Dumont è una bella vampira, una donna in carriera e di successo, ma la sua diffidenza l'ha sempre condotta per strade solitarie, lontana dai suoi simili nei quali non riesce più a riporre fiducia... Accadrà tutto in una notte: il destino mescolerà le carte in gioco e lei dovrà imparare a fidarsi di nuovo per sopravvivere... Ma quando la fiducia non sarà più sufficiente, quando ogni segreto verrà svelato, riuscirà a fuggire da un passato terribile che torna sempre a bussare alla sua porta?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo XIII


 

Mi risvegliai con il sole sul viso, sul petto di Chris lasciato scoperto dalle lenzuola. La stanza era disseminata dei nostri indumenti, le mie gambe erano imprigionate tra le sue, le sue mani mi tenevano stretta. Sentivo un leggero formicolio alle labbra, quasi come se il mio bisogno di un bacio potesse riassumersi in quel fastidio.

Sul suo collo non c'era neanche la cicatrice dei miei denti, solo due piccolissimi puntini iridescenti disegnati all'altezza della sua giugulare, dove le mie labbra si erano chiuse in un bacio profondo.

Lo baciai, prima sul collo, poi sulle labbra, assaporando quel momento. Si aprì in un sorriso mentre mi metteva a fuoco.

- Buon giorno...- disse, allegro.

- Buon giorno...- risposi – Come ti senti?-

Lui stiracchiò le gambe, poi le braccia, ancora allacciate a me.

- Meravigliosamente...- si portò una mia mano alle labbra, baciando le mie dita una ad una.

- L'incontro con Lexie ieri mi ha fatto riflettere...- aggiunse, pensieroso.

Mi sentii colpire da una palla di cannone. Lexie? Cosa diavolo c'entrava?

- Ah si?- chiesi, tentando di non avere un tono deluso.

- Mi sono sentito un pò in difficoltà nel presentarti...-

Quelle parole mi lasciarono perplessa, perciò mi sedetti, il busto avvolto nella seta della mia camicia da notte, e attesi che continuasse. Lui si mise a sedere al mio fianco, prendendomi una mano e guardandomi negli occhi.

- Avrei potuto usare molti aggettivi per qualificarti... la parola compagna, magari, ma non ti avrebbe reso giustizia... Sei molto più che una compagna per me: sei la donna che amo, sei lo scopo della mia esistenza...-

Fece una pausa breve, ma che mi parve durare un'eternità. Avrei voluto sentire il mio cuore galoppare, come sicuramente avrebbe fatto se fossi stata ancora umana. Non c'erano molte parole da dire dopo il passo che avevamo compiuto la sera precedente, eppure riuscì a sorprendermi.

- Non sei semplicemente Elena... sei la mia Elena... la donna a cui ho donato me stesso, molto prima di ieri notte. E c'era solo una parola che potessi e volessi usare...-

Tremai, se ne accorse. Le sue mani mi accarezzarono, cercando di rassicurarmi. Sorrise, passandosi una mano tra i capelli, nel suo solito gesto imbarazzato, quasi a volersi scusare delle sue parole.

- Ieri sera avevo organizzato tutto... Avrei voluto portarti sulla Senna, dopo il ristorante, e inginocchiarmi davanti a te...- aggiunse.

- Per chiederti se vuoi essere mia, nell'unico modo umano che conosco...-

Lo vidi armeggiare con qualcosa sotto al suo cuscino, poi mi accarezzò il viso, scendendo lungo il mio braccio sinistro fino a prendermi la mano.

- Elena Dumont, vuoi diventare mia moglie?-

Lo guardai per un lungo istante, senza parlare, prima di stringergli la braccia al collo sussurrando un lieve si, con la voce resa sottile dall'emozione.

Mi strinse la mano sinistra e mi infilò un anello che alla luce del sole splendeva come una piccola stella. Una serie di rubini rettangolari, dello stesso colore del sangue, spiccava su una fascia di diamanti e oro bianco, stagliandosi contro la mia pelle cerea.

Lo guardai con gli occhi sgranati, mentre una lacrima mi bagnava le guance e le sue labbra si infrangevano contro le mie, mozzandomi il fiato.

- Elena Scarlett Grey, suona bene!- mi disse, sorridendo, guardando la mia mano.

- E' perfetto...- sussurrai, emozionata. Avrei voluto sentirmi sempre in quel modo: esaltata come dopo una corsa a tutta velocità, con l'adrenalina libera nel mio corpo, elettrizzata.

- Voglio portarti a pranzo fuori, ti va?-

Lo guardai adorante. Non sapevo se avessi fame oppure no, ma l'avrei seguito ovunque.

La consapevolezza di ciò che avevo promesso a lui e a me stessa mi travolse, ma per la prima volta piuttosto che lasciarmi abbattere da quella sensazione del tutto nuova, tentai di resisterle. L'ondata mi attraversò, lasciandomi ancorata al sostegno più saldo al quale avessi mai avuto modo di sostenermi.

Lo guardai a lungo negli occhi, incapace di fare altrimenti.

- Faccio una doccia e sono pronta...- dissi.

Sorrisi, come non facevo da tempo ormai. Cosa poteva oscurare la mia felicità?

Decisi che qualunque cosa fosse successa non le avrei permesso di rovinarmi l'umore. Ero in paradiso.

Mi alzai lentamente dal letto, gettando un'occhiata a Chris, sdraiato a pancia in su. Era bellissimo, nella sua posa completamente rilassata. Mi sorrise di rimando mentre entravo in bagno e aprivo l'acqua nella doccia.

Lasciai che l'acqua fresca lenisse quella sensazione elettrizzante che costringeva i miei occhi a cercare l'anulare sinitro a intervalli ravvicinati e canticchiai distrattamente mentre mi asciugavo i capelli, stranamente docili tra le mie dita.

Ero già vestita quando tornai nella camera. Chris era ancora sul letto e faceva zapping col telecomando, in attesa che liberassi il bagno.

Si alzò, io sentii vibrare il cellulare e lo presi in mano.

Il nome che campeggiò sullo schermo mi fece sorridere.

- Charlie, tesoro...- risposi. Avevo davvero voglia di sentire la mia amica. Lei tacque. Il suo silenzio non mi piaceva, era inquietante.

- El...-

La sua voce era terrorizzata. La sentii singhiozzare.

- Cos'è successo??- chiesi, allarmata. Chris si voltò dalla mia parte, ansioso.

- Mel e Susan... sono sparite!-

Il cellulare mi scivolò dalle mani. Le braccia di lui mi sostennero prima che potessi accasciarmi sul pavimento, stringendosi intorno alla mia vita.

Una fitta di dolore mi tolse il fiato, annientando ogni briciola della mia felicità di pochi istanti prima. Mi sentii mancare mentre annaspavo, cercando un filo logico nei miei pensieri. Chi poteva...?

Un solo nome si fece largo nella mia mente, un unico lurido responsabile.

Come avevo fatto a sottovalutarlo in quel modo? Ero una stupida.

Le avevo lasciate sole, in preda a quel bastardo senza scrupoli. Era tutta colpa mia... ero stata negligente e avevo messo le piccole in pericolo. Stupida, stupida, stupida!

La rabbia affiancò la disperazione mentre prendevo consapevolezza di quello che stava accadendo a miglia di distanza da me. Strinsi i pugni, le mani di Chris avvolsero le mie nel tentativo di sciogliere il nodo delle mie dita.

Lo guardai negli occhi senza parlare, mentre un lampo di consapevolezza si dipingeva nel suo sguardo.

- Torniamo a casa- disse.

Le sue parole sciolsero la tensione che mi attanagliava lo stomaco: eravamo insieme, tanto bastava a rassicurarmi un pò. Ma nessuno poteva posare un dito su Mel e Sue senza pagarne le conseguenze. Victor non l'avrebbe passata liscia...

 

 

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