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Autore: bacinaru    18/04/2010    9 recensioni
Storia partecipante all'"EdWin Contest" indetto da Domi_chan e Melly_chan
Dal II Cap: "Non ci feci nemmeno caso alla pochissima distanza che ci separava, mentre Edward sembrò accorgersene subito. Rosso in volto abbassò lo sguardo, per evitare di guardare il mio petto che, non intenzionalmente, era a una spanna dal suo viso.
-E' molto meglio di quel che sembra, non ti servono nemmeno i punti-
Lo rassicurai con un sorriso, sentendomi per una volta molto più simile ai miei che in tutta la mia vita. Con una mano continuai a premere sulla ferita, con l'altra cercai la sua. L'afferrai, un po' titubante, e la adagiai sul panno, facendo scivolare la mia da sotto di essa.
-Premi per un po', almeno fino a quando non si ferma-
Gli ordinai a bassa voce, allontanandomi reticente, ma non mi ero accorta di aver trattenuto il respiro. Era piacevole restargli vicina, il cuore mi batteva forte forte, le gote mi si imporporavano e, finchè lui non poteva vedermi, a me andava bene."
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III

Volevo solo dirti che...




Forse mi ero addormentata, forse no, probabilmente ero caduta in uno stato confuso di dormiveglia. Quando fui nuovamente cosciente della realtà, anche se continuavo a tenere gli occhi chiusi, mi ci vollero alcuni secondi per ricapitolare il tutto e sorrisi, avvertendo le braccia di Ed ancora strette attorno al mio corpo. Sapevo di star tremando per il freddo, divenuto ormai polare, ma era come se lo sentissi lontano, oscurato dall'intenso tepore che emanava il mio cuore e quello di Edward all'unisono. Mi piaceva stare così, rannicchiata contro il suo petto ad ascoltarne i battiti caldi, consapevole di avere tutto ciò che avevo desiderato fino a quel momento: restargli vicina.
Non sapevo se il suo era amore, avevo paura di chiederglielo, ma in quell'istante poco importava, non necessitavo di altro, mi bastava restare stretta a lui.
Tentai di aprire gli occhi, mi accorsi di non avere neanche più la forza necessaria per guardare il mondo, ma, con uno sforzo, riuscii nel mio intento. Avevo la vista offuscata, come se un velo leggero si fosse posato delicatamente sulle mie iridi, e le ciglia erano troppo pesanti. Feci per toccarle con una mano, ma anche per questo misero gesto non avevo abbastanza energie. Mi guardai le braccia, accorgendomi che erano ricoperte di brina luminosa, obiettivamente sembravano molto belle a vedersi, mi pareva di indossare un vestito di diamanti.
Tuttavia conoscevo la gravità della situazione e ciò mi spaventò.
Spostai lo sguardo sulla lampada ad olio deposta in fondo, nell'angolino opposto al nostro: la fiammella ardente era debole e fioca, prossima a spegnersi.
Cercai di respirare a fondo per calmarmi, ma, non appena inspirai, un intenso bruciore al petto mi fece desistere.
Non sapevo più che fare.
- … -
Provai a chiamare Ed, ma dalle mie labbra uscì solo un rantolo indistinto e il bruciore al petto aumentò. Riprovai ancora e ancora, fino a quando non udii la mia voce, debole e roca, ma pur sempre la mia voce.
-E...Ed...-
Edward non rispose.
-E... Edo... ?-
Avrei voluto girarmi e schiaffeggiarlo pur di sentirmi dire qualcosa, ma lui continuò a tenermi stretta e io non riuscii a liberarmi. Mi agitai con tutte le mie forze, quelle stesse forze che non avevo, nella speranza di svegliarlo.
-Mmh?-
Il mio cuore perse un battito, forse due, ma non mi importava, aver sentito anche solo quel sordo mugolio da parte sua mi aveva riempito il petto di gioia, per un attimo avevo temuto il peggio.
-... Ed...-
Il mio tono di voce si era incrinato appena, se non fossi stata semi congelata, probabilmente, avrei pianto. Schiudendo le labbra per respirare, quel tanto che mi bastava a vivere, alzai la testa, incurante del dolore atroce al collo, e incontrai i suoi occhi, dischiusi e persi nel vuoto. Quando anch'essi incrociarono i miei, vidi una timida scintilla accendersi nel suo sguardo.
-... Win... Winry... ?-
Chiuse un attimo le palpebre, cercando le forze per riaprirle e continuare a parlare.
-Che... che c'è... ?-
Mi chiese con voce roca.
Non dissi nulla, troppo spaventata dal quel tono così flebile, così inappropriato per l'Ed brontolone e forte di cui mi ero innamorata, per quel ragazzo che aveva sempre odiato il latte, che mi faceva ridere, mi faceva piangere, il solo capace di completare la mia anima. Poggiai la testa sul suo petto e strinsi debolmente tra le mani il suo maglione.
Sentii gli occhi pizzicare, ma le lacrime non scesero a riscaldarmi il viso e rimasi  a tremare di freddo e paura, pregando che tutto andasse bene.
Volevo dirgli ancora tante cose, dovevo dirgli ciò che mi ero ripromessa di dire e di ripetere fino alla fine dei nostri giorni.
-… Io...-
Sospirai, cercando di recuperare le ultime forze che avevo, per terminare ciò che avevo da dire, ma Ed strinse la presa, penso stesse sorridendo con uno di quei sorrisi dolci e amari che solo lui era capace di mostrare.
-Si...sicura... sicuramente ci... ci stanno... ci stanno già... cercando-
Non pensavo di essere ancora capace di arrabbiarmi, eppure avvertii un tenue calore riscaldarmi il viso e la gola, per quella sua stupida ingenuità, e, quando parlai, la mia voce uscì più chiara, anche se flebile.
-Devo di-dirti... !-
-Non dire...nulla... ti prego...-
Spalancai gli occhi, le labbra aperte in un grido muto, pronte a dire parole che non riuscivo più a pronunciare, perchè quella supplica, così tenue da farmi pensare di essermela immaginata, mi colpì al petto, lasciando che un'altra piccola ferita iniziasse a sanguinare copiosamente.
Conosceva la mia domanda ancor prima che gliela porgessi e aveva anche già preso la sua decisione. Un tremito più forte degli altri mi percorse, mai come in quel momento desiderai di poter piangere, pur di sfogare in qualche modo il dolore che mi attanagliava il petto.
Edward sospirò, non ne conobbi il motivo, ma con la mano sana prese la mia e la strinse.
-Quando... usciamo... Winry, quando... quando usciamo-
La sua voce si era addolcita e si era spenta in un sussurro.
Non dissi nulla, rimasi zitta, le iridi spalancate su un tumulto incomprensibile di emozioni, come i colori dell'arcobaleno e le loro mille e mille sfumature: ero confusa e non riuscivo a capire.
-Pen... pensi che... che ci troveranno?-
Faticai a parlare e il mio respiro si fece più flebile.
Mi lasciai andare tra le sue braccia, rannicchiandomi contro il suo petto e ricambiando la stretta sulla mia mano.
Edward rise appena, rise per quello che poteva.
-Certo... uscirai... uscirai di qui... te lo... te lo prometto-
Chiusi gli occhi, inspirando un altro po'.
-Usci... usciremo? In... insieme?-
Esitò, ma quell'incertezza la attribuii al freddo e alla voce mancante, quindi non ci diedi peso.
-Certo-
Rimasi qualche attimo in silenzio a contemplare la sua risposta, gli occhi fissi in avanti, persi nei ricordi di un tempo tanto vicino quanto lontano.
Quella mattina era stato tutto diverso, c'era ancora il cielo alto sulle nostre teste, il sorriso spensierato sui nostri visi, c'era ancora Ed che litigava con il Colonnello, Riza che cercava di  far ragionare quei bambini ormai adulti, Breda e il suo panino, Falman e il caro Fury, insieme al piccolo Hayate, e c'era Al. Alphonse, chissà com'era preoccupato in quel momento, era sempre stato troppo attento a quel cretino di suo fratello, sempre gentile e premuroso, non aveva mai fatto nulla di male, non meritava di perdere chi più aveva a cuore.
Sorrisi sarcasticamente e la pelle si stirò dolorosamente sul mio viso.
Ero davvero pessimista e ipocrita.
In fondo non mi importava molto degli altri in quel momento, bloccata sotto quintali e quintali di neve, con la pelle di granito, riuscivo a pensare solo a me, ai miei desideri, al mio unico desiderio: ero io a non voler perdere Ed, ero io e solo io.
Non mi ero neanche accorta di essere trasalita.
-Win... Winry?-
Lo sentii appena e non risposi. Lui prese il mio silenzio come un invito a continuare.
-Ti... ti ricor... ricordi... il... il motivo per c-cui...a-abbiamo litiga... litigato?-
Il mio cervello registrò indistintamente quella domanda, ma il mio cuore pompò una quantità eccelsa di sangue gelato e il mio respiro divenne più agitato.
-Per... perchè ci... ci siamo per... persi... ve-vero?-
Continuò lui, non accorgendosi della mia agitazione o facendo semplicemente finta di niente.
Annuii lentamente, forse come segno di gratitudine per non aver fatto caso alla mia reazione e per non aver citato il vero motivo di tutto quel casino.
Ormai ero sicura che avesse capito tutto, ma non voleva darmi alcuna risposta e non sapevo se mostrarmi grata o frustata per quella decisione, in fondo dipendeva tutto dalla sua scelta.
-Mi hai... hai detto che... che...era col... colpa mi... mia, ricordi?-
Annuii ancora, incapace di fare altro se non chiedermi il motivo di quella conversazione. Voleva litigare?
-Non... non abbiamo avuto mo... modo di... di continuare-
Corrucciai di poco le sopracciglia.
-Già...-
Risposi in un soffio, con un'incertezza ben impressa nella voce.
Lo sentii sospirare e adagiare completamente le spalle al sedile imbiancato, portandomi dietro con sé: arrivai quasi ad essere sdraiata su di lui. La cosa passò fugacemente nella mia mente, ma le sue parole non mi permisero di andare oltre.
-So... sono ancora con... convinto che sia...che sia colpa tua-
Affermò con ilarità.
Non so come e non so bene perchè, eppure mi venne spontaneo lasciare che le mie labbra vibrassero appena per emettere una piccola risata.
Alzai di poco gli occhi sul suo viso e lo vidi sorridere, ma, appena si accorse del mio sguardo, si imbronciò e gonfiò le gote, facendomi ridere ancora.
-Guarda che... che sono serio-
Sostenne falsamente convinto, ma il sussurrare e l'affanno dovuti al quasi congelamento non lo resero assai convincente.
Era molto carino da parte sua cercare di distrarmi, ma infondo era sempre stato così, si era sempre preso cura di me.
-Però lo... lo sai beni... benissimo che è colpa... colpa tua-
Ribattei per nulla sincera, ormai cominciavo a pensare davvero che la colpa fosse solo mia.
Edward sembrò accorgersi della mia inquietudine.
-Winry... -
Stetti ad ascoltare con più attenzione, mi ero accorta del cambio di tono, sembrava quasi arrabbiato, ma al contempo la sua rabbia pareva avere un non so che di scherzoso.
-Io sto... sto cercando di... di distrarti...quindi... collabora!-
Chiusi un attimo gli occhi, cercando di controllare l'esasperazione.
-Nessuno te... te lo ha chiesto... -
Sbottai un po' irritata.
-Guarda che... non sono un... cane... faccio... quello che... voglio... e... quando voglio-
Un altro flebile scoppio di ilarità mi fece sorridere e mi riscaldò il petto, sapevo che lo aveva detto apposta, lui, cane dell'esercito fin dalla tenera età di dodici anni.
-Sei un... bastardo...-
Risposi, ridendo un po', incurante delle lame che mi raschiavano il petto.
Edward poggiò il mento sulla mia testa, avvertii il suo respiro caldo riscaldarmi la nuca.
-No, sono di razza pura-
Disse sarcastico e io risi ancora.
-Un... bassotto?-
-Ehi... non andare sul... pesante-
Borbottò, punto in viso, neanche in quella situazione riusciva a tollerare certe considerazioni sulla sua altezza. Era proprio da Ed, testardo fino all'ultimo.
Il silenziò calò ancora una volta su di noi, tuttavia questa volta era un silenzio freddo, glaciale, ma anche caldo e confortevole, era il nostro silenzio, mio e suo e di nessun altro.
Eravamo entrambi stanchi e parlare ci costava uno sforzo troppo grande, allora rimanemmo in silenzio, stringendoci l'una all'altro, per dire tutto ciò che era necessario, per prometterci con un piccolo gesto di non lasciarci mai.
E la confusione che incendiava il mio cuore si dissipò pian piano, facendo spazio a una nuova certezza.
A quel punto dirglielo non mi faceva più così paura, dovevo solo aspettare il momento giusto: quando saremmo usciti da lì glielo avrei detto, mezzi congelati, davanti a tutti, con la neve e la morte a fare da testimoni, per far capire loro che non potevano impedirci nulla.
Non mi importava più di niente, né del freddo né del dolore, se continuavo a guardare avanti, verso un futuro insieme: bastava crederci.
Però c'era anche quella parte di me che continuava a ripetermi il contrario, a dirmi che non ci sarebbe stato alcun avvenire, che entrambi saremmo morti lì e che la colpa era solo mia.
Strinsi ancor più il maglione di Ed tra le mani, inspirando a fondo il suo profumo, cercando il calore nel suo cappotto, quello stesso cappotto che sapeva di lui.
-Mi dispiace, Ed-
Sussurrai in un soffio, sperando di essere udita.
Edward mi sfiorò i capelli con le labbra.
Chiusi gli occhi, sentivo la testa pesante e i sensi confusi. Ero stanca, volevo riposare.
-Dispiace anche a me-
Mi addormentai con la sua voce nella testa, consapevole che ogni uomo ha le proprie colpe.
La nostra era solo quella di non aver creduto in noi.


* * *

Sogno e realtà si confusero tra loro in una strana miscela che mi fece arricciare le labbra. Mi sentivo spossata, più morta che viva a dire il vero, e mi pareva quasi aver perso il controllo del mio corpo. Provai a muovere le braccia, la testa o le gambe, ma non le sentivo. Tutto ciò che potevo vedere era il buio pesto della mia mente, ero troppo stanca anche per pensare. Però avvertivo anche qualcos'altro, qualcosa di freddo, ma importante per me. Mi sforzai di aprire la mente ai pensieri e rammentai la situazione. Con un altro sforzo dischiusi anche le palpebre, mostrando ai miei occhi una timida fiammella. Attendendo e concentrandomi riuscii a distinguere i contorni della piccola lampada ad olio e delle mani di Ed strette attorno al mio corpo.
Fui tentata di chiudere di nuovo gli occhi, ma mi sforzai di restare sveglia, avevo paura che, lasciandomi cadere ancora nell'oblio, non sarei più stata capace di svegliarmi.
Mi mossi appena, non riuscendo a fare di più, ma Ed non disse nulla, pensai stesse ancora dormendo.
Questa volta non riuscii a chiamarlo, quindi rimasi rannicchiata tra le sue braccia, fissando con sguardo vacuo ciò che mi stava davanti, senza riuscire a vederlo davvero.
Non pensai e non dissi nulla, non mi mossi. Restai ferma, inerte, incapace di fare qualsiasi cosa se non ascoltare indistintamente il battere del mio cuore, così docile e debole.
Un pensiero fugace mi trapassò come un fulmine: ogni mio battito poteva essere l'ultimo.
Non mi dispiacque, non avevo la forza per disperarmi, potevo solo aspettare.
Eppure avevo fatto una promessa e volevo mantenerla, ecco perchè mi imposi di non chiudere gli occhi.
Questo cuore avrebbe dovuto battere ancora per un po'.
Rimasi in bilico tra sogno e realtà, determinata a vivere. Le speranze erano poche e quel poco pensare della mia testa continuava a dirmi di desistere, che era inutile porre resistenza.
Non lo ascoltai.
In fondo, però, non sarebbe stato male morire lì, tra le braccia della persona che amavo. Amare, mi sembrò una parola così futile in quel frangente, così inutile in confronto a cosa era nato tra noi: era molto più del semplice amare, ne ero sicura.
Però volevo dirglielo e glielo avrei detto, era un capriccio che volevo accontentare a tutti i costi.
Il mio cuore ebbe un tuffo, credetti di aver sentito qualcosa, ma pensai fosse solo la mia immaginazione e probabilmente il mio cuore che iniziava a difettare.
Tuttavia lo sentii ancora, un rumore sordo, lontano, come di qualcosa che scava.
Il mio corpo non si mosse, ma qualcosa dentro di me sì.
Il mio cervello iniziò a lavorare freneticamente, associando quel rumore sempre più vicino a qualsiasi cosa, mentre un nuovo mi invase il petto, forse non tutto era perduto.
Ad un tratto mi parve di sentire alcune voci, ne riconobbi qualcuna: erano venuti a salvarci.
Non so con precisione cosa provai in quel momento, conforto, sconcerto, speranza, gioia, non lo so. Tutto quello che feci fu increspare le labbra nell'imitazione di un sorriso.
Mi mossi, le ossa scroccarono, ardendo di dolore, ma non ci feci caso; mi misi in ginocchio e mi voltai verso Ed.
Capii subito che qualcosa non andava.
Il viso pallido e freddo era chino sul petto, mentre tutto il corpo, anche i capelli, erano ricoperti di brina, tanto da far sembrare Edward un angelo dannato.
Poggiai piano, e con un tremito incontrollabile, le mani sul suo petto, premendo debolmente.
Mi sforzai di parlare e un rantolo scivolò via dalle mie labbra.
-Ed...sve...svegliati... sono venuti... a salvarci...-
Un altro sorriso mi increspò le labbra congelate, come se il calore di quel piccolo gesto potesse destarlo, ma Ed non si svegliò.
Un senso d'inquietudine mi avvolse in una stretta glaciale, i miei occhi guizzarono sul suo viso, cercando ogni possibile segno di vita, anche un tenue rossore sulle gote.
Gli accarezzai piano una guancia: era fredda.
Naturale, non poteva essere calda.
Mi aggrappai a questa convinzione, perchè sapevo che la realtà avrebbe fatto troppo male.
-Ed...?-
Lo chiamai ancora.
-Ed...Ed... ti prego.... Ed-
Lo supplicai con molteplici sussurri sforzati, incurante della gola che raschiava e del bruciore ghiacciato, che mi impediva di chiamarlo ancora più forte.
Avrei voluto gridare, scuoterlo, fare qualsiasi cosa affinché si svegliasse, la mia sola disperazione non bastava.
Non volevo credere a ciò che la mia testa mi urlava, non potevo.
Mi aggrappai con entrambe le mani al suo maglione, tirando piano, senza forze.
-Ti prego.... ti... prego... ti prego... -
Continuai a pregarlo, gli occhi serrati dinanzi a quella verità che non potevo sopportare.
Non mi accorsi nemmeno del fioche getto di luce che inondò quello spazio quando apparve un piccolo buco sul tettuccio dell'auto, né del martello che picchiava, né delle voci che non smettevano di chiamarci.
Continuai a pregare e a invocare il suo nome, tirando sempre più piano il suo maglione.
Non era giusto, me lo aveva promesso, non poteva lasciarmi.
Mi scostai violentemente quando qualcuno mi toccò piano la spalla e afferrai con più forza la maglia di Ed, aggrappandomi all'unica cosa che mi permetteva ancora di respirare.
Tirarono più forte, cercando di portarmi via, lontano da lui, mentre tutto il mio mondo crollava in tanti piccoli pezzi sotto la consapevolezza di avergli fatto del male: era colpa mia.
-Winry-san, venga con noi-
-No... lui non... no... ti prego...-
Sussurrai, con voce spezzata da un muto pianto asciutto, ma la mia presa si allentò.
-Volevo solo....dirti che...-
Prima di essere trascinata fuori sfiorai le sue labbra fredde con le mie, mentre le lacrime che  non potevo versare mi inondarono il petto.
-... ti amo, Ed-
E, per un momento, mi parve di sentire in quel bacio rubato il calore di un muto e unico battito.






Prossimamente

"Nel medesimo istante, però, un fiocco di neve si posò delicato sul mio viso.
Alzai lo sguardo, guardando leggermente perplessa il vasto cielo coperto,
e rimasi per qualche istante ad osservare la neve cadere a terra in una
silenziosa danza magica: il respirò mi manco all'improvviso."





Angolino di Baci

Salve gente! Mi scuso per l'immane ritardo, ma inconsciamente ho finito le ore della pennetta qualche giorno prima della scadenza e sono rimsta così fregata U.U""
Ora è tutto risoloto! XD E posto così l'ultimo capitolo della mia fiction, ma non disperate (?), c'è ancora l'epilogo! XD Contenti?? * si sente il gracchiare dei galli*
Ehm... passiamo oltre U.U Come state, non vi sta per venire un infarto, vero?? o.O
Perchè se fosse così io non mi assumo nessuna responsabilita U.U * la prendono a pedate* XD
Ora la  finisco di importunarvi con la mia demenza e mi scuso per non poter  rispondere alle recensioni, perdonatemi ç_ç
Vi avverto comunque che io adoro i vostri commenti e vi ringrazio di cuore per ciò che fate. mi rendete felicissima *^*
E con i migliori auguri e con la speranza che questo capitolo vi possa essere piaciuto, io vi saluto!
Bye! *^*









  
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