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Autore: Meli_mao    19/04/2010    11 recensioni
Questa breve raccolta (4 capitoli) è il mio omaggio personale e "non canon" in onore a Portuguese D. Ace!
Ed è con grande Felicità che annuncio la sua seconda posizione al contest indetto da Himechan84: "Multifandom : Birthday's Contest!"
Tutte i capitoli hanno qualcosa a che fare con Ace, in modo diverso a seconda dei personaggi, e soprattutto il tema del contest (I Compleanni ovviamente) è alla base dei momenti narrati.
Spero possa piacere anche a voi come è piaciuta alla giudicessa. Un grazie enorme e un Buona Lettura a tutti.
1)Nami/Monkey D.Rufy
2)Makino/Shank il Rosso
3)Nico Robin/Franky
4)Gol D. Roger/Potuguese D. Rouge
"“L’unico compleanno che sia valsa la pena di vivere è questo… accanto a voi!”"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nick Autore: Meli_mao
Titolo: Un omaggio per te.
Fandom: One Piece
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Romantico.
Protagonisti: Nami, Monkey D. Rufy/ Shank, Makino / Franky, Nico Robin / Portuguese D. Rouge, Gold D. Roger,  alla larga anche Portuguese D. Ace.

Rating: Verde
Pairing: Etero.
Avvertimenti: Spoiler, One-shot, song-fic
Trama: ***

Volevo solo consigliare di ascoltare le canzoni da cui ho tratto delle frasi, perchè sono state le ispirazioni per I capitoli e magari possono aiutare nella lettura.

 

 

Capitolo primo

…Soul Aches…

“How long will this take?
How much can I go through
my heart, my soul aches?
I don’t  know what to do,
I bend but don’t  break”

(Quanto tempo ci vorrà?
Quanto posso passare attraverso il mio cuore

e la mia anima dolorante?
Io non so cosa fare.
Mi piego ma senza rompermi)*

 

Sai, mi stupisco sempre quando ripenso ai giorni in cui stavi su quella polena con espressione sognante e occhi vispi.

Mi stupisco e mi spavento…

Mi spavento di fronte allo sguardo che hai ora, mentre sei accanto al timone in piedi, e guardi il mare con una luce selvaggia negli occhi.

 

Il dolore si insinua in ognuno di noi come fossimo un Oceano e lui una corrente sottomarina. Non c’è verso di fermarlo, e tu questo non l’avevi ancora capito.

Mi dispiace, che tu l’abbia scoperto così…

Mi dispiace, perché so che nemmeno il tempo può rimediare a tutto…

Mi dispiace, perché non te lo dissi mai con convinzione, ma con voce fioca. Forse, se l’avessi urlato, tu l’avresti sentito.

 

Sono egoista, secondo te? Credo di si.

Vorrei solo vederti accanto a me ora, sentirti ridere e canticchiare quella cantilena monotona che tutti urlano nelle occasioni simili, e finalmente percepire la pace che mi trasmettevi un tempo con un solo gesto della mano.

Penso che se tu lo facessi  ora, anche con malavoglia e senza sorridere, mi andrebbe bene comunque. L’importante sarebbe poterti sfiorare il braccio e sorriderti senza paura.

Sono proprio una persona egoista.

 

Ancora adesso  mi dibatto nell’ insoddisfazione che mi avvolge… Vorrei urlarti addosso, incolpare te e magari darti un pugno in testa, con quell’energia che ci mettevo sempre.

Non ne ho più il coraggio!

Perché se lo facessi, ho la vaga idea che tu mi fisseresti con indifferenza, pronunciando quelle parole che tanto mi terrorizzano:  “Si può sapere… che diavolo vuoi da me?”

 

Se fosse possibile azzerare tutto e ripartire da un punto preciso della vita io so esattamente da dove vorrei ricominciare: dal nostro primo incontro, perché sei la sola ed unica persona che è riuscita a dare una svolta alla mia esistenza.

Sono convinta però, che tu ripartiresti da molto prima, eliminando la nostra avventura senza nemmeno un battito di ciglia.

 

Amore, tenerezza, beatitudine? No.

Ciò che provai era rabbia, gelosia e invidia…

Io non sono  stata presente quando sei rimasto ferito e non ho assistito al tuo addio al passato.  

Questo pensai quando ti vidi camminare verso di noi dopo due anni di separazione.

Sapevo che avevi detto addio al vecchio te, e che l’ avevi fatto senza pensare a quanto avrebbe cambiato anche noi. Ma del resto, so anche che non l’hai fatto perché lo volevi, semplicemente era inevitabile. Solo questo mi consola.

 

Porto alle labbra una pezzetto di torta. Assaporo il suo gusto, sorrido a Sanji con un complimento sincero. Le candeline giacciono spente sul legno del tavolo e, quella che poco prima era perfetta e soffice, ora è una torta fatta a pezzi. Il mio cuore è esattamente come quella torta: diviso in pezzi destinati ad ognuno di voi. Allora vieni, Rufy, a prenderti la tua parte. La lascerò qui, con il mio desiderio che ancora aleggia malinconico nei fili di fumo che si alzano dalle candeline. Vieni a prenderlo… è tutto ciò che ti chiedo.

 

Ora credo di aver bisogno di una svolta. Attraverso il vetro, con le gocce di pioggia che bagnano la mia visuale, tu mi sembri ancora una roccia incrollabile. Immobile, concentrato su una meta che non conosci e indifferente alle nostre sofferenze! Non è cambiato poi molto, ti ho sempre visto come stabile e fintamente interessato a quello che devo fare io. Ma perché ti ostini a non aiutami quando cado?

Ti avevo idealizzato? È questo che vuoi dirmi?

Resto però convinta che l’unica cosa che io abbia considerato incantevole sia stata la tua apparizione, null’altro!

Quando ti conobbi, compresi subito che eri molto più vulnerabile di noi tutti e, nel mio cuore, mi limitai a pregare che nulla ti potesse sconvolgere tanto da renderti come eravamo noi! Tu non lo meritavi, eppure ci hai battuti.

 

L’ombrello che sollevo sopra la tua testa stona con il color sangue del tuo maglione.

Eppure l’ho scelto apposta, perché il verde è il colore della speranza.

Non sento più nemmeno la voglia di dirti qualcosa, tanto per parlare. Con te è sempre stato inutile iniziare un discorso. Nemmeno quel “Mi dispiace..”, che penso da molto, riesce a uscire. Il ticchettio sinistro delle gocce contro l’ombrello diventa ovattato e lontano.

“Sai Rufy, ho sentito due ragazzine appena ventenni parlare di te, l’altro giorno su quell’isola. Ne sono stata invidiosa… eri il loro eroe, il gigante minuto che amavano anche senza averti conosciuto e non temevano di dirlo seriamente. Eri il loro eroe come lo sei stato per me…

Ma ora mi fai paura e ho ancora più paura al solo pensare che tu mi faccia paura.

Se ci sei ancora tu, là sotto, nascosto in profondità, ma ancora vivo, ti prego… riemergi per un’ ultima volta…”

È quello che penso, che ripeto nella mia mente, che urlo nel mio cuore.

Ma quando il mio naso sfiora il tuo e le mie labbra sono prigioniere delle tue, capisco che è finita e che tu non tornerai mai più da me…

Buon compleanno, Nami!” mormori, tenendo la tua mano stretta attorno alla mia che sorregge l’ombrello. Questa pioggia, che avevo desiderato cancellasse il Rufy color del sangue in piedi sul ponte, ha lavato via il Rufy bambino e sognatore del colore rosso come il Sole.

Mi illudo, pensando che questa sia stata l’ultima azione del vecchio te, e tremo, capendo che invece è la prima del tuo nuovo essere.

“Torna…” e lo dico all’unica persona che non avrebbe mai dovuto andarsene.

Finalmente però, ho compreso.

“Addio, Portuguese D. Ace…” e so, che quell’addio è anche e soprattutto per te.

 

*Crawl (Carry me through), Superchick.

 

 

 

 

Note:

Oltre al grandissimo grazie che dedico a Himechan84 (il cui giudizio pubblicherò nell’ultimo capitolo, tanto per chiudere in bellezza), ringrazio anche chi vorrà seguire questo breve mio omaggio e chi lo apprezzerà.

Sono veramente entusiasta del risultato, soprattutto perché arriva in un momento in cui la mia ispirazione vacilla molto!

Davvero… ogni commento è ben accetto! Un bacio e al prossimo!

Meli_mao.

   
 
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