Nick
Autore: Meli_mao
Titolo: Un omaggio per te.
Fandom: One Piece
Genere: Introspettivo, Sentimentale,
Romantico.
Protagonisti: Nami, Monkey D. Rufy/
Shank, Makino / Franky, Nico Robin / Portuguese D. Rouge, Gold D.
Roger, alla larga
anche Portuguese D. Ace.
Rating:
Verde
Pairing: Etero.
Avvertimenti: Spoiler, One-shot,
song-fic
Trama: ***
Volevo
solo
consigliare di ascoltare le canzoni da cui ho tratto delle frasi,
perchè sono
state le ispirazioni per I capitoli e magari possono aiutare nella
lettura.
Capitolo
primo
…Soul
Aches…
“How
long will this take?
How much can I go through
my heart, my soul aches?
I don’t know
what to do,
I bend but don’t break”
(Quanto
tempo ci
vorrà?
Quanto posso passare attraverso il mio cuore
e la mia
anima
dolorante?
Io non so cosa fare.
Mi piego ma senza rompermi)*
Sai,
mi stupisco sempre quando ripenso ai giorni in cui stavi su quella
polena con
espressione sognante e occhi vispi.
Mi
stupisco e mi spavento…
Mi
spavento di fronte allo sguardo che hai ora, mentre sei accanto al
timone in
piedi, e guardi il mare con una luce selvaggia negli occhi.
Il
dolore si insinua in ognuno di noi come fossimo un Oceano e lui una
corrente
sottomarina. Non c’è verso di fermarlo, e tu
questo non l’avevi ancora capito.
Mi
dispiace, che tu l’abbia scoperto così…
Mi
dispiace, perché so che nemmeno il tempo può
rimediare a tutto…
Mi
dispiace, perché non te lo dissi mai con convinzione, ma con
voce fioca. Forse,
se l’avessi urlato, tu l’avresti sentito.
Sono
egoista, secondo te? Credo di si.
Vorrei
solo vederti accanto a me ora, sentirti ridere e canticchiare quella
cantilena
monotona che tutti urlano nelle occasioni simili, e finalmente
percepire la
pace che mi trasmettevi un tempo con un solo gesto della mano.
Penso
che se tu lo facessi ora,
anche con
malavoglia e senza sorridere, mi andrebbe bene comunque.
L’importante sarebbe
poterti sfiorare il braccio e sorriderti senza paura.
Sono
proprio una persona egoista.
Ancora
adesso mi dibatto
nell’ insoddisfazione
che mi avvolge… Vorrei urlarti addosso, incolpare te e
magari darti un pugno in
testa, con quell’energia che ci mettevo sempre.
Non
ne ho più il coraggio!
Perché
se lo facessi, ho la vaga idea che tu mi fisseresti con indifferenza,
pronunciando quelle parole che tanto mi terrorizzano:
“Si
può sapere… che diavolo
vuoi da me?”
Se
fosse possibile azzerare tutto e ripartire da un punto preciso della
vita io so
esattamente da dove vorrei ricominciare: dal nostro primo incontro,
perché sei
la sola ed unica persona che è riuscita a dare una svolta
alla mia esistenza.
Sono
convinta però, che tu ripartiresti da molto prima,
eliminando la nostra avventura
senza nemmeno un battito di ciglia.
Amore,
tenerezza, beatitudine? No.
Ciò
che provai era rabbia, gelosia e invidia…
Io
non sono stata
presente quando sei rimasto ferito e non
ho assistito al tuo addio al passato.
Questo
pensai quando ti vidi camminare verso di noi dopo due anni di
separazione.
Sapevo
che avevi detto addio al vecchio te, e che l’ avevi fatto
senza pensare a
quanto avrebbe cambiato anche noi. Ma del resto, so anche che non
l’hai fatto
perché lo volevi, semplicemente era inevitabile. Solo questo
mi consola.
Porto
alle labbra una pezzetto di torta. Assaporo il suo gusto, sorrido a
Sanji con
un complimento sincero. Le candeline giacciono spente sul legno del
tavolo e,
quella che poco prima era perfetta e soffice, ora è una
torta fatta a pezzi. Il
mio cuore è esattamente come quella torta: diviso in pezzi
destinati ad ognuno
di voi. Allora vieni, Rufy, a prenderti la tua parte. La
lascerò qui, con il
mio desiderio che ancora aleggia malinconico nei fili di fumo che si
alzano
dalle candeline. Vieni a prenderlo… è tutto
ciò che ti chiedo.
Ora
credo di aver bisogno di una svolta. Attraverso il vetro, con le gocce
di
pioggia che bagnano la mia visuale, tu mi sembri ancora una roccia
incrollabile. Immobile, concentrato su una meta che non conosci e
indifferente
alle nostre sofferenze! Non è cambiato poi molto, ti ho
sempre visto come
stabile e fintamente interessato a quello che devo fare io. Ma
perché ti ostini
a non aiutami quando cado?
Ti
avevo idealizzato? È questo che vuoi dirmi?
Resto
però convinta che l’unica cosa che io abbia
considerato incantevole sia stata
la tua apparizione, null’altro!
Quando
ti conobbi, compresi subito che eri molto più vulnerabile di
noi tutti e, nel
mio cuore, mi limitai a pregare che nulla ti potesse sconvolgere tanto
da
renderti come eravamo noi! Tu non lo meritavi, eppure ci hai battuti.
L’ombrello
che sollevo sopra la tua testa stona con il color sangue del tuo
maglione.
Eppure
l’ho scelto apposta, perché il verde è
il colore della speranza.
Non
sento più nemmeno la voglia di dirti qualcosa, tanto per
parlare. Con te è
sempre stato inutile iniziare un discorso. Nemmeno quel “Mi
dispiace..”, che
penso da molto, riesce a uscire. Il ticchettio sinistro delle gocce
contro
l’ombrello diventa ovattato e lontano.
“Sai
Rufy, ho sentito
due ragazzine appena ventenni parlare di te, l’altro giorno
su quell’isola. Ne
sono stata invidiosa… eri il loro eroe, il gigante minuto
che amavano anche
senza averti conosciuto e non temevano di dirlo seriamente. Eri il loro
eroe
come lo sei stato per me…
Ma
ora mi fai paura e
ho ancora più paura al solo pensare che tu mi faccia paura.
Se
ci sei ancora tu,
là sotto, nascosto in profondità, ma ancora vivo,
ti prego… riemergi per un’
ultima volta…”
È
quello che penso, che ripeto nella mia mente, che urlo nel mio cuore.
Ma
quando il mio naso sfiora il tuo e le mie labbra sono prigioniere delle
tue,
capisco che è finita e che tu non tornerai mai
più da me…
“Buon compleanno, Nami!”
mormori, tenendo
la tua mano stretta attorno alla mia che sorregge l’ombrello.
Questa pioggia,
che avevo desiderato cancellasse il Rufy color del sangue in piedi sul
ponte,
ha lavato via il Rufy bambino e sognatore del colore rosso come il Sole.
Mi
illudo, pensando che questa sia stata l’ultima azione del
vecchio te, e tremo,
capendo che invece è la prima del tuo nuovo essere.
“Torna…”
e lo dico all’unica persona che non avrebbe mai dovuto
andarsene.
Finalmente
però, ho compreso.
“Addio,
Portuguese D.
Ace…” e
so, che quell’addio è anche e soprattutto per te.
*Crawl
(Carry me through), Superchick.
Note:
Oltre al grandissimo grazie
che dedico a
Himechan84 (il cui giudizio pubblicherò
nell’ultimo capitolo, tanto per chiudere
in bellezza), ringrazio anche chi vorrà seguire questo breve
mio omaggio e chi
lo apprezzerà.
Sono veramente entusiasta
del risultato,
soprattutto perché arriva in un momento in cui la mia
ispirazione vacilla
molto!
Davvero… ogni
commento è ben accetto! Un bacio e
al prossimo!
Meli_mao.