Capitolo
secondo
…Our
Secret Worlds…
Mi
piace pensare che loro siano immortali. È l’unico
buon proposito che mi pongo
per il futuro: convincermi che sono imbattibili e che non moriranno
mai. Questo
mi fa addormentare la sera, solo questo…
E
lo penso di tutti e tre, i miei uomini.
Rufy
è troppo impulsivo, per cui quando sollevo lo sguardo verso
l’Oceano dalla
finestra della locanda, il mio primo pensiero va a lui e alla sua
spensieratezza infantile.
Ace
sa essere un buon fratello, pacato ed educato… anche se ce
n’è voluto di tempo
prima che la smettesse di combinare guai.
Il
capitano Shank è un uomo… non ha bisogno di
preghiere o pensieri, si sa
difendere da solo e soprattutto è talmente in alto oramai
che sarebbe un
insulto dubitare ancora della sua forza.
Però
mi piace osservare i loro avvisi di taglia affissi sul muro
più come fossero
vecchie foto ricordo che cartelli pubblicitari per ricercati.
Sorrido,
afferrando un bicchiere pulito e mettendolo davanti a me, sopra il
bancone di
legno, in fila con altri.
La
luce soffusa che filtra dalle tende chiare illumina ogni angolo della
stanza. I
tavoli, disposti appositamente nel fondo della locanda per formare una
fila,
sono imbanditi di tartine e altri dolcetti che il sindaco ha fatto
arrivare da
un contrabbandiere suo amico.
“Trent’anni...”
borbotto con una nota di malinconia, senza trattenere un mezzo sorriso.
L’occhio
mi cade sulla taglia del capitano.
“Lui
ne ha 35...” ammetto, arrossendo qualche attimo per un
pensiero disdicevole che
mi è passato in testa.
Con
testardaggine afferro la torta di panna e frutta e supero la mia
postazione per
poterla mettere con gli altri stuzzichini.
“Forse
un giorno…” ma non concludo la frase, temendo di
potermi rovinare un futuro più
brillante di quello che ho.
“Quanto
ci metterà la notizia ad arrivare a Foosha?”
Era
stato un uomo dai capelli rosso fuoco a parlare, appoggiandosi
più per
abitudine che per altro ad una spada di media lunghezza, conficcata nel
legno
della nave.
Il
mantello scuro ondeggiava sinuoso al vento che soffiava, mentre il suo
volto
aveva un’espressione contrita e pensierosa.
“Calcolando
che è già arrivata a noi, direi che domani
arriverà anche nel mare orientale…
da lì ci metterà poco a raggiungere Foosha! Ma
perché lo chiedete?”
Un
altro uomo, alto e dall’aspetto curato, con folti capelli
neri rigorosamente
legati in una coda bassa, sfogliava un libro di malavoglia, senza
riuscire a
nascondere una nota di rammarico nella voce.
“Non
sarà affatto un buon compleanno per
lei…” mormorò il primo, tristemente.
“Avanti
tutta, vediamo di arrivare a Foosha prima dei giornali!”
ordinò categorico,
incamminandosi verso una cabina.
“Stiamo
andando a Foosha?” ma alla domanda stupita di un altro, non
ci fu risposta.
Soffio
con intensità, spegnendo le candeline di un rosa
inappropriato, visto che non è
proprio il mio colore preferito.
Una
persiste e, con una boccata di poca intensità, la spengo,
ascoltando l’ applauso
sentito che ne segue.
“Makino,
hai espresso il tuo desiderio?” vedo una bambina di appena 7
anni farsi vicina
con sguardo sognante.
“Certo,
ne dubiti?” le rispondo cordiale. Rivedo in lei gli occhi
brillanti e innocenti
di quei due ragazzini combina guai che giravano per la locanda solo
dieci anni
fa.
“E
che cosa hai espresso?” insiste curiosa.
“Non
lo sai che se lo dico non si realizza?” esclamo, sentendomi
osservata in modo
insistente da qualcuno oltre le spalle.
Penso
sia semplicemente un ospite, un buon amico, un compaesano. Non ci
faccio caso,
fino a quando cala
il silenzio e un
giornale logoro e leggermente malridotto atterra sulla tovaglia verde
sopra al
tavolo dove sto per tagliare la torta.
Il
sorriso spensierato che fino a poco prima troneggiava sulle mie labbra
svanisce
lentamente. Una fotografia in prima pagina ritrae due figure, due
giovani
ragazzi mori, uno aggrappato all’altro con un sorriso
beffardo e una miriade di
gente tutt’attorno con gli occhi sbarrati e le lacrime lungo
le guance. Non è
affatto necessario che io legga il titolo, né che mi sforzi
di credere di star
sognando. Quando qualcosa scivola lungo la mia pelle, lasciando una
scia
bagnata dietro di sé, quando indugia sul mento per poi
cadere sulla mia
camicia, so già che non posso vivere nei ricordi per sempre.
Quella
stanza, quella vecchia sala un tempo piena di tavoli e di vita, quella
stessa
casa che io considero parte di me… odio tutto questo.
Lo
odio, perché ogni angolo mi ricorda qualcosa di loro.
Lo
odio, perché ogni profumo mi ricorda un aneddoto collegato a
loro.
Lo
odio, perché in quelle stesse mura io ero una sorella per
loro.
Lo
odio…
“Makino-san…”
sussurra una voce, acqua fredda e bollente allo stesso tempo.
L’aria si
impregna dell’odore acre del rum, dopo che quella voce
è fuoriuscita da quelle
labbra.
“Tu…”
sibilo, contravvenendo ad ogni mio sogno di rincontrarlo, fatto nelle
notti di
paure e di serenità.
Perché
è stato proprio
lui a venire a mostrarmi quella cosa?
“Non
è affatto un buon regalo di compleanno, vero?”
sussurra con una nota ironica
che mi infastidisce.
Crede
sia un gioco?
Quando
alzo finalmente lo sguardo su di lui un mio stesso pensiero mi
spaventa: perché non sei morto tu
al posto suo?
Ma
non lo dico. Lo penso con intensità, lo ripeto nella mia
mente, lo mostro
attraverso gli occhi astiosi, ma non lo dico.
“The
path that I'm walkin', I must go alone
I must take the baby steps 'til I'm full grown, full grown
Fairy tales don't always have a happy ending, do they?
And I
foresee the dark ahead if I stay”
(Il
sentiero che
percorro, devo farlo da sola
devo andare a passo di bambina finché non sarò
cresciuta.
Le favole
non
hanno sempre un lieto fine, vero?
E prevedo l'oscurità davanti a me se resto qui).
“Che
ci fai qui di nuovo, buon giovane?” chiede il vecchio
sindaco, accostandosi a
lui con la sua andatura curva e strascicata.
Eppure
nemmeno quel vecchio uomo riesce ad attirare lo sguardo di Shank il
rosso.
Rimane in piedi, fisso su di me, con le spalle coperte dal suo lungo
mantello
nero e una sola manica della camicia visibile, la quale lascia scoperti
il
polso e la mano.
Cosa
dovrei fare ora?
Urlargli contro qualcosa? Incolparlo senza sapere se realmente
è il colpevole?
Non
è da me… non è quello che Makino
farebbe. Abbasso lo sguardo, rassegnata,
sfiorando con le dita alcune lettere in grassetto sopra la fotografia.
“Portuguese
D. Ace, figlio del demonio Gol D. Roger, è morto!”
dice la frase, enfatizzata
da quei caratteri tanto scuri che sembrano intensificarsi
più li si guarda.
Tipico
della marina,
penso, consapevole che solo loro
potrebbero chiamare il vecchio Re, demonio.
Sento
improvvisamente la mano fredda di lui sopra il mio braccio, scendere
dalla mia
spalla e stringere la mia di mano.
“You
can hold my hand if you want
to,
'Cause I want to hold yours too.
We'll be playmates and lovers
And share our secret worlds.
But it's
time for me to go home
(Puoi tenere la mia mano se vuoi
perché io voglio tenere la tua.
Saremo dei compagni di giochi e degli innamorati,
e
condivideremo i
nostri mondi segreti).
“Grazie!”
dico inaspettatamente.
“E
per cosa, Makino-san?” e mi piace sentire il mio nome
pronunciato da lui, dalla
sua voce giovanile.
“Per…
per… essere…” ma le lacrime, fermatesi
per qualche momento, ricominciano a
scorrere, rendendomi sfuocati i contorni degli oggetti attorno a me.
Persino il
suo bel viso diventa una macchia di colore indistinta, fuoco che brucia
e che
mette paura.
È
questo che vedono i
tuoi nemici? Fuoco ardente, come le fiamme dell’inferno in
cui sono destinati a
cadere?
“Fuoco…”
dico, in un sussurro a fior di
labbra, incomprensibile se non si conoscono i miei pensieri.
Quella
semplice parola li accomuna. Accomuna Ace, pugno di fuoco, e accomuna
Shank… e
chissà perché, il colore della casacca con cui
Rufy partì era esattamente di
quella tonalità.
Il
suo unico braccio si stringe attorno a me e io, senza nemmeno
accorgermi, mi
trovo contro il suo petto, in una morsa vitale.
L’ho
sempre saputo, che questo giorno sarebbe arrivato. L’ho
sempre saputo… e ho
sempre sperato che le fiamme di quell’inferno cremisi
potessero comunque
avvolgere me prima di loro. Egoismo puro, il mio. Egoismo,
perché di fronte a
questo dolore lancinante avrei preferito la morte ignara e silenziosa.
I
singhiozzi aumentano e diventano vergognosamente rumorosi.
Il
suo mento, appoggiato con disinvoltura sopra i miei capelli, resta
immobile per
molto tempo.
Il
tepore che sento sotto al suo mantello non è sufficiente per
il mio cuore
improvvisamente raggelato. E mi stringo a lui, come forse nessuna donna
ha mai
fatto, con quell’intensità emotiva che non mi ha
mai spinto a fare una cosa del
genere.
“Mi
sei mancato…” balbetto.
“Mi
mancate tutti così tanto…” e la sua
camicia bianca è ormai impregnata del mio
odore e delle mie lacrime.
“Quello
non era il mio regalo…” inizia lento, stringendo
la presa su di me “Ma se me lo
permetti, Makino-san, come regalo ti racconterò tutto, anche
quello che non vi
verrà mai detto!”
Ma
non mi mette fretta. Lascia che io abbia esaurito le lacrime, che i
singhiozzi
scemino e che la mia presa allenti. Attende, come farebbe un buon
amante
innamorato, come farebbe un padre con la figlia, come farebbe il
capitano che
conobbi tempo prima e a cui mi affezionai in modo innaturale.
“Ace…
Ace..” continuo a balbettare, anche quando mi sento
più tranquilla.
L’odore
dei dolci, delle pizzette, persino quello della frutta fresca, si fa
meno
intenso e, quando mi degno di riprendere coscienza di me, tutta la sala
è
vuota, nel silenzio del legno appena riverniciato.
Siamo
soli.
Lui
mi lascia libera… sa che ora ho bisogno di
libertà, dell’aria fresca.
L’ansia
si impossessa di me con una morsa stritolante. Respiro, ansimo, stringo
il
petto con la mano. Non ho più fiato, non ho più
voce né forza. Barcollo qualche
secondo, dirigendomi verso la finestra che spalanco violentemente.
L’aria
fredda mi inebria i sensi, mi rida vigore, mi risveglia. I pensieri
diventano
più fluidi, più vivibili, ma non accettabili.
Apro
le labbra per prendere più boccate possibili, lascio che le
ultime lacrime
scendano da sole lungo le mia guance, questa volta senza nemmeno
provare a
frenarle.
Aria,
libertà… il mare immenso nel suo fascino
odioso… il profumo della primavera
alle porte. Non so se sia l’insieme di tutte quelle cose, ma
il mio essere si
placa e mi sento vuota come non lo ero mai stata.
Quello
non è più il mio mondo!
E
ritorno a sentire la sua presenza rassicurante accanto a me.
“Salpa
con me, Makino-san… lascia tutto questo e salpa con me! Ti
porterò a
rivederlo..”
Non
so se sia il tempismo o l’intensità con cui
pronuncia quelle parole, o ancora
la serietà tanto innaturale da parte sua, ma il mio
“Si” risuona per quella
mura, vibrante.
“Si…
capitano..” e finalmente, sto tornando a casa.
*Big
girl don’t cry, Fergie.
Note:
Dunque,
dire che sono veramente
felice che la storia piaccia è superfluo, no?
Questo,
come anche il primo, è
molto sul mezzo drammatico e triste.
Makino
è uno dei personaggi che
più mi affascinano nella loro semplicità e
soprattutto perché è l’unica
presenza femminile mai vista vicino a Shank (per ora) e spero
rimarrà tale per
sempre.
Inoltre,
Shank lo amo e questo
non ha bisogno di aggiunte.
Madame
Butterfly: Beh si,
pensare
a un Rufy è così terribile che mi ossessione, per
questo ne ho scritta una
storia. Scrivere, così come parlare, mi aiuta ad accantonare
l’angoscia una
volta che è esternata.
Poi gli
ultimi capitoli (l’ultimo
in particolare) sembrano essere favorevoli. Del resto, One Piece senza
quel
Rufy non sarebbe One Piece. Ciò che mi spaventa in
verità è la dichiarazione di
Oda sul fatto che sarà l’ultima voltaiche vedremo
un Rufy 17enni o comunque adolescente.
Grazie del
commento, spero di
non aver deluso con questo capitolo. Un bacio.
Angela90: grazie
grazie
cara… sono contenta che le coppie riscuotano successo, aver
gusti condivisi fa
sempre piacere.
Gli stili
cambiano a seconda
delle coppie in verità, proprio per renderle più
realistiche. Spero ti sia piaciuto
anche questo. Alla prossima, un bacio.
Maya_90: eccoti,
che
bellezza. Felicissima che tu abbia apprezzato la mia storia
così come sarò
felicissima di leggere qualsiasi tua futura opinione in proposito. Si
Nami e
solo Nami può leggere in Rufy con quel sentimento. Mi
dispiace ma nemmeno
quella “tettona!” di Boa potrà frapporsi
fra loro, o no? Assolutamente, non
accetto obbiezioni (infatti gli ultimi capitoli mi hanno messo una
rabbia).
Beh non so
che aggiungere. Solo
grazie della recensione… alla prossima sia mia che tua
(spero J)
Bacione!
Sibillaviola: nuuu, non
volevo
far piangere. O forse si. So che mi sono emozionata anche io nello
scriverlo.
Del resto,
uscivo da una
lettura intensiva degli ultimi capitoli del manga di Nana, con quindi
scandalose
varie rivelazioni, e in più ci si mette Oda con Ace.
Veramente, giornate
terribili.
Grazie del
commento. Un bacio e
a presto, si spera!
Laprinc: non sei
l’unica,
come già detto One piece non è One piece senza
Rufy infantile, stupido e
testardo che ci ha fatto innamorare di lui. Poi sono in astinenza di
Nami da
troppo tempo quindi la storia è stata dettata dalla
necessità di vederla al suo
fianco, perché solo lei (e non quella Boa) può
capirlo e consolarlo…. Speriamo in
un prossimo futurooo!
Grazie
grazie della recensione.
Spero tu abbia apprezzato anche questa Shank/Makino che ha visibilmente
meno
fans di Nami/Rufy! Un bacio.
Runami 4
ever: ma ciao.
No guarda,
vacilla terribilmente la mia ispirazione. Questa storia a capitoli fu
frutto di
due giorni di lavoro assolutamente e stranamente favorevoli, senza i
quali non
sarei nemmeno mai uscita dalla crisi “Ace morto”,
né da quella di “Ren morto”. Periodo
terribile. Se non lo sai, perché forse non segui Nana,
meglio per te, assolutamente.
E chiudo
lo spoiler disastroso
che ho appena fatto.
Detto
questo, già… chi vorrebbe
un Rufy diverso? Io dico solo che, se Oda l’ha creato
così, non lo cambierà di
certo… dopotutto, a distanza di anni in cui scrivi e crei le
sfaccettature del
carattere di un tuo personaggio, è impossibile poi cambiarne
il modo di fare. Forse
che io vivo ancorata al passato e alle mie cosa hahaha.
In ogni
caso, spero che tu
abbia amato anche un po’ questo capitolo, con protagonisti
diversi.
Alla
prossima dunque, un
bacione!
Giodan: il
capitolo con
loro sarà il prossimo… dunque manca poco dai! Nel
frattempo mi auguro di farti
apprezzare anche questo. Grazie della recensione, spero di continuare a
scrivere così in futuro… se non molto molto
meglio!
E poi un
grazie particolare ad Himechan che
sono felice abbia
apprezzato One Piece e che l’abbia rivalutato. Merita
davvero. Ed a A _DaRk_ FeNnEr che,
pur non conoscendo
il manga, ha letto e commentato e che ha apprezzato la storia. Vi
ringrazio per
il tempo dedicatomi!
Un bacione
a entrambe!
Credo di
aver concluso… alla
prossima! Meli_mao!