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Autore: Hyn_Tisunimess     19/04/2010    0 recensioni
Un rapporto in bilico fra amicizia ed estraneità, un amore mai dichiarato, un riflesso compagno d una stella perfetta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mi spingevano, ma non ci facevo caso. L'autobus era affollato, così pieno che quando le porte si aprirono alcune ragazze rischiarono letteralmente di cadere sul marciapiede, tanta era la pressione interna, ma io non ci badavo. Mentre uscivo dall'autobus avevo le cuffiette nelle orecchie e la musica che cercava il suo posto dentro di me. Ma quel giorno non era un buon giorno per la musica, che inutilmente cercava un via d'entrata a me, un modo per ottenere la mia attenzione. Provava nella testa, ma la trovava affollata di teorie, ipotesi e paure, provava nel cuore, ma lo trovava pieno d'amore. Infine, abbandonando ogni speranza, usciva silenziosa... abbandonata ed ignorata. Il sole splendeva alto su Nagove, la mia bellissima città di mare, ma per me era come se il sole non fosse mai sorto.

Attraversai la strada, non feci attenzione al traffico, forse segretamente speranzoso che qualche macchina mi investisse, nè alle persone che mi passavano accanto. Non ero in vena di convenevoli, saluti o conversazioni, sembrava tutto così futile, così superficiale, così inutile in quel momento. L'autunno era appena iniziato, ed insieme alle ultime manciate di polline che inmancabilmente mi fecero starnutire stavano cadendo anche le prime foglie, posandosi sul selciato, presto strappate dai passi affrettati di qualche studente in ritardo.

Non feci caso ai gruppi di persone che iniziavano ad affollare la via, poggiando gli zaini sul muretto e accendendosi la sigaretta mattutina, la prima di tante. Quel giorno non mi interessava ascoltare i loro discorsi, i loro problemi ed i loro lamenti. Non m'interessava sapere si dovesse una siga a chi o a chi, al contrario, spettasse mezzo pacchetto di cicche. Tutto era com'era sempre stato, i Kunp in un angolo, con le loro pettinature appariscenti, gli Naltio all'angolo opposto, pallidi come la morte e con gli occhi cerchiati di un sonno centenario. Gli artisti erano sparsi, così come i marinai, gli ZZ ed i cuoio. Qualche solitario e qualche JL erano ai margini della scena, ma nessuno si curava di loro.

Camminai oltre, fino ad arrivare al mio punto di fermo. Il cancello era già aperto... vecchio, nero, parzialmente arrugginito ed ancora con delle vecchie traccie di filo spinato a decorare le punte, memorie del famoso decennio, quando gli spazi e le persone venivano accuratamente divisi in base a criteri non sempre molto chiari. C'erano già un po' di persone del gruppo, ed altre sarebbero arrivate. Di lì a venti minuti, ci sarebbero stati tutti, tranne qualche assente... c'era sempre qualche assente! Ovviamente non potei fare a meno di levarmi le cuffie, sarebbe stato scortese ignorare tutti, specialmente quelli più vicini a me. Salutai distrattamente, lo sguardo perso sulla strada, aspettando che arrivasse.

Non ci mise molto, ma a me sembrò infinito. "A me sembrò infinito" è una frase che si usa davvero troppo spesso di questi tempi, e molto spesso impropriamente. Eppure vi assicuro che a me quell'attesa sembrò, e ripensandoci mi sembra tutt'ora, infinita! Mi salutò come aveva sempre fatto, come se niente fosse accaduto, e poi si sedette sul muretto a ripassare le materie del giorno. Eppure qualcosa era accaduto, lo sapevo io, lo sapeva anche lei, ed entrambi lo stavamo dimostrando con le nostre azioni. Forse fu un leggero tremitio nel suo saluto, oppure un'incrinatura nella mia voce, ma per un attimo sembrò che il mondo si congelasse, quasi come se tutti si fossero accorti che qualcosa all'interno del gruppo non andava, qualcosa di serio. Ma fu solo un attimo, e ad oggi sono quasi sicuro che fu solamente una mia impressione.

Sull'autobus avevo pianificato, ipotizzato, mi ero preparato parole ed azioni... ma li, sul momento, mi ero dimenticato tutto. Mi ero addirittura dimenticato di avere pianificato! Non persi la mia calma, perché non era il modo in cui reagivo a certe circostanze. Divenni, se possibile, ancora più calmo. Mi avvicinai, stentando un sorriso.

- "Cosa fai?" Le chiesi. - "Niente." Rispose lei.

In quel momento seppi che non sarei più riuscito a trattenermi, non ce la facevo. Se fosse successo con chiunque altro, non me ne sarei fatto un problema. Sarei semplicemente andato avanti con la mia vita. Ma con lei, con lei non potevo.

- "Perché mi ignori?" - Le chiesi. - "Cosa c'è che non va?"
- "Niente." Rispose lei, impassibile.

- "No." - Dissi a me stesso. - "Non è vero, bugiarda!"

TO BE CONTINUED
  
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