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Autore: Diana924    20/04/2010    0 recensioni
Nel convento in cui vive da due anni l'anziana Françoise riceve una visita inattesa, è l'occasione per irocrdare il suo passato, i suoi amori, il suo destino...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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Oggi tutte le mie allieve qui, a Saint Cyr, luogo da me fondato sono in attesa. Lo zar di Russia, Pietro I, di passaggio in Francia ci onorerà oggi di una sua visita.

Io, Françoise d’Aubigné, marchesa di Maintenon, preferisco restare nelle mie stanze, è passata l’età per me di mostrarmi felice, ora devo soltanto pensare alla preghiera e pregare per l’anima del mio defunto marito. Per me sarebbe inutile, la mia anima è salva, tutto grazie alle preghiere che da anni recito.

Già, la mia vita è stata strana, come quella della protagonista di quella fiaba di M. Perrault, Cenerentola, dalla miseria più nera allo splendore più grande.

Sono infatti nata in prigione, o meglio in una stanza vicino una cella, dove mia madre si era recata per assistere mio padre, incarcerato per debiti. Mio padre, era figlio del grande Agrippa d’Aubigné, ma nonostante questo era un fervente peccatore; aveva ucciso sua moglie e l’amante di lei, era sempre carico di debiti e mio nonno, morto cinque anni prima della mia nascita ma che ho adorato, non gli perdonò mai di essersi convertito alla Vera Fede e di aver sposato in seconde nozze una cattolica.

Ho passato l’infanzia, dall’età della ragione fino ai dieci anni, nelle isole fatate della Martinica, nelle Americhe. Avevo ricevuto un battesimo cattolico, ma venni allevata come un’ugonotta. Non ricordo il viaggio, se non che stavo male, tanto male; talmente tanto che credetti che sarei morta lì su quella nave.

Dopo cinque anni , rimasta vedova, mia madre decise di tornare in Francia, e lei, io ed i miei due fratelli ci reimbarcammo.

Quando sbarcammo mia madre scoprì di essere rimasta senza un soldo e che quindi eravamo poveri. Per un po’ mendicammo il cibo dai religiosi, poi fu deciso che sarei andata da mia zia, un’ugonotta fervente. Fu il periodo più sereno della mia vita, anche se vivevo da eretica.

Ma poi mia madre decise di salvare la mia anima e mi mandò in un convento. Dove conobbi Suor Celeste, una mia cara e devota amica.

Un rumore interrompe il flusso dei miei ricordi. Mi volto e osservo alla finestra.

Un uomo, molto alto, capelli castani, senza parrucca, con dei baffi, è appena sceso da una carrozza.

Lo osservo, deve essere sicuramente lo zar Pietro I di Russia. Richiudo la finestra, non è il momento di deconcentrarsi.

Quando ebbi quattordici anni la mia madrina, di soli nove anni più anziana di me, decise di farmi tornare cattolica e di portarmi a Parigi. Fu lì che conobbi il mio primo marito, Paul Scarron.

Voleva che gli leggessi alcune delle mie lettere e che gli parlassi delle Indie.

Feci tutto ciò. La mia prima impressione fu orribile: Paul era incredibilmente grottesco, una specie di mostro; eppure aveva amato donne bellissime, come Marion de Lorme e Ninon de Lenclos.

Si innamoro anche di me e me lo confessò, anche se io avevo appena quindici anni e lui quarantacinque.

Ricordo ancora ciò che dissi quando mi propose di sposarlo: << Sono povera, rischio di andare in convento, preferisco sposarlo >>.

Ci sposammo l’anno seguente, al notaio disse che il mio nome sarebbe vissuto in eterno, perché lo avevo sposato. E’ sempre stato un uomo divertente, a volte scurrile, mio marito.

Preferisco non parlare del mio matrimonio, di quei nove anni terribili. Preferisco dimenticare. Ho passato momenti terribili nel letto coniugale, sospesa fra le sue imprecazioni e le sue suppliche, mi supplicava di avere pazienza, di comprenderlo.

In compenso conobbi la crema della società in casa sua, tutti venivano a trovarlo, o a vederlo.

Quando Paul morì io mi ritrovai in miseria, ma con buone conoscenze a Corte e nel circolo delle Preziose.

Riuscì ad ottenere una pensione dalla regina madre Anna d’Austria e devo dire che non me la cavavo male. Fu allora che la conobbi, e con il tempo in quegli anni lei sarebbe stata la mia migliore amica, la mia amata Ninon de Lenclos. Ninon mi voleva molto bene e fece molto per me, aiutandomi in un momento difficile. Ora forse capisco che non fu un’ottima idea quella di prendermi il suo amante, il marchese di Villercieux, ma il passato è passato.

Svolsi l’incarico di istitutrice presso varie famiglia nobili, imparando come trattare i bambini e venendo amata da loro.

Nel 1666 morì la regina madre e nessuno si occupò della mia misera pensione, lasciandomi sola al mondo e senza soldi, soprattutto senza soldi.

   
 
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