Ecco la mia prima fanfiction.
Innanzitutto gli spoiler non sono molto pesanti, almeno all'inizio, soprattutto
perché ho sfruttato quasi unicamente delle notizie abbastanza marginali,
o perlomeno io le considero così. Come ho già detto le vicende sono ambientate
essenzialmente durante il periodo dei Malandrini, più specificatamente a partire
dalla fine del quinto anno. Nei capitoli successivi utilizzerò questo spazio per
piccoli chiarimenti che ci terrei a precisare.
Intanto, Apollon Pringle e Horace Slughorn non sono personaggi da me inventati.
essi compaiono rispettivamente nel quarto (capitolo 31) e sesto libro (a partire
dal cap 4). Non so dire se nell'edizione italiana Slughorn si chiamerà ancora
così. L'episodio cui mi sono allacciata per iniziare a raccontare è narrato nel
quinto libro (cap 28), ma si interrompe con la domanda, posta da James.
ll nome Heather significa erica, mentre Byron significa orso.
Infine, alcune piccole scelte narrative. In base agli accenni presenti nei vari
libri, Hagrid dovrebbe essere stato già il guardiacaccia all'epoca dei
Malandrini; ad ogni modo lo sarà in questa fanfiction. Non so Gazza, e alla fine
ho decise di mettere Pringle come custode, perché altrimenti mi sarebbe sembrato
tutto troppo uguale al periodo in cui Harry frequenta Hogwarts... molto
probabilmente comunque Gazza era già il custode - vecchiaccio! XD - se non altro perché la
Mappa del Malandrino era chiusa nel suo ufficio. Boh...
Come avrete notato sono abbastanza maniacale e se avete avuto la pazienza di
leggere fin qui siete dei miti XD!
Maschere
Saettò un altro lampo di luce,
e ancora una volta Piton si ritrovò a mezz’aria, a testa in giù.
«Allora… chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?»
In quel momento un’altra ragazza si alzò in piedi, avvicinandosi a passo spedito. Remus la fissò, interessato,
perché era raro che Heather A. Gabbet si facesse notare spontaneamente. La
fanciulla dai capelli biondo rossicci, lisci come seta, che aveva fatto strage
di cuori. Come del resto suo fratello. Ma, mentre Byron amava essere circondato
da una folla vociante –tenendo così poca fede al suo nome- lei se ne stava
sempre in un angolo da sola, ad osservare il mondo. Ed ora eccola lì, al centro
dell’attenzione, a pochi passi da Sirius e James, che troppo occupati a
prendersi gioco di Piton, non si erano accorti di lei. Che con un movimento
deciso della bacchetta li mandò a sbattere contro un albero distante una decina
di metri. Si voltò per tornarsene nel suo cantuccio, sotto lo sguardo sbigottito
dei presenti. Peter si lanciò verso James e Sirius, evitando per un pelo Piton,
che era piombato a terra, con le mutande fortunatamente al loro posto.
Alcuni giorni dopo, sul treno che li riportava a casa, Heather era nel
corridoio, seduta sul suo baule e con il suo furetto in grembo, la fronte
appoggiata al vetro del finestrino e gli occhi nocciola che scrutavano il paesaggio,
divenuto familiare dopo aver passato ogni singolo viaggio da e verso Hogwarts in
quella posizione. Remus, dal suo comodo posto accanto al finestrino, riusciva a
spiarla fingendo di guardare James, più vicino alla porta del loro
scompartimento. Discutevano allegramente dell’estate che li aspettava.
Heather, lì fuori, ascoltava ogni singola parola, senza che nessuno si
accorgesse di nulla. Li stava deliberatamente origliando già da qualche ora. Gli
strani soprannomi che si erano affibbiati a vicenda la incuriosivano. Ma non
voleva far ricorso alla Legilimanzia, sebbene se la cavasse piuttosto bene:
preferiva indagare come una Babbana. Sarebbe stato molto più divertente. Sorrise
fra sé.
Primo Settembre, Binario Nove e Tre Quarti. In partenza per Hogwarts. Heather
saltò nel vagone vicino, seguita da suo fratello, che tuttavia l’abbandonò quasi
subito. Era soddisfatta, non sarebbe potuto andar meglio di così. Byron,
maggiore di un anno, diventava noioso se le girava troppo attorno, e presto si
sarebbe trastullata con quello strano gruppetto. Aveva aspettato con ansia quel
momento per tutta l’estate, mentre passava le giornate a fissare quelle mura
scurite dall’umidità… In più aveva notato che uno di loro sembrava
particolarmente attratto da lei.
Si sedette in corridoio, facendo attenzione a dipingersi un’aria malinconica
sul viso, in contrasto stridente non solo con i suoi reali sentimenti, ma anche
con la sua solita espressione sognante cui tutti erano abituati. E ora stiamo
a vedere.
Remus l’aveva notata, naturalmente. Esitò a lungo, e alla fine le chiese se
per caso non voleva entrare con loro. Lei si voltò a guardarlo sorpresa, ma
appena lui le voltò le spalle per trascinare dentro il suo baule, sogghignò.
Potter si stava arruffando i capelli e Black stava torturando una Cioccorana,
accompagnato dagli strilletti di un esilarato Peter Minius. Mpfh. Poveri
sciocchi. Lupin le si sedette di fianco, e tentò di attaccare bottone.
Heather non gli avrebbe dato subito soddisfazione. Aveva un nuovo giocattolo,
non voleva sciuparselo subito.
Pioveva a dirotto e Heather fu lieta di essere finalmente arrivata nella Sala
Grande. Non invidiava i piccoli del primo anno. Ma a quanto sapeva, ad Hogwarts
era sempre piovuto la sera dello Smistamento: che fosse una sorta di prova cui
il tempo li sottoponeva? Si sedette nel posto più
isolato possibile, e si dispose ad ascoltare il discorso del Preside, accolto da
un applauso e da vivaci risate. Del resto, Silente sapeva come divertire il suo
pubblico, anche se sospettava che non lo facesse intenzionalmente. Nessun nuovo
insegnante, nessuna novità eccezionale.
La prima partita di Quidditch –Grifondoro contro Serpeverde, come tradizione- si
sarebbe svolta in Ottobre, così Herman Mockabee –battitore e per il secondo anno
consecutivo nel ruolo di capitano dei Grifondoro- la fermò nella Sala Comune,
per farle sapere che i provini per rimpiazzare l’altro battitore si sarebbero
svolti il sabato seguente. Avevano perso un buon giocatore visto che Chad aveva
finito gli studi, ma Heather sperava che il nuovo arrivato, in realtà, sarebbe
stata la nuova arrivata: si era stancata ad essere l’unica ragazza in
squadra. Poi Herman le chiese di avvertire il loro miglior cacciatore. Mascherando la
smorfia di disgusto che tentava di affiorarle sul volto, annuì senza spiccicare
una sola parola. Ovviamente Potter era scomparso. Irritata, si riavviò una delle
ciocche che non riusciva mai a raccogliere nel solito chignon. Non portava mai i
capelli sciolti, eccezion fatta per quelle due piccole ciocche ribelli. Potter
–e la sua banda di cretini- non era nella Sala Comune, ma non li aveva visti
dirigersi nel dormitorio maschile. Probabilmente erano usciti di nuovo. Almeno
aveva una scusa per farsi un giretto da sola. Attraversò il buco del ritratto e
si avviò lungo il corridoio. Non andò lontano, perché intercettò le voci di
Potter e Black, che stavano animatamente discutendo su qualcosa. Si fermò dietro
l’angolo, decisa ad approfittare della situazione, ma si stavano avvicinando.
Riuscì a captare solo qualcosa riguardo le cucine, nulla di interessante, prima
che girassero l’angolo. Tutti e quattro insieme ovviamente. Si avvicinò con
passo deciso, fermandosi davanti a James, gli comunicò l’appuntamento del
Quidditch e passò oltre, scomparendo di lì a poco dietro un’armatura. Ma la sua
curiosità non venne soddisfatta. Rientrò circa un’ora più tardi, dopo essere
stata intercettata da Apollon Pringle, il custode, che, pur non osando punirla,
le aveva chiesto di rientrare nella sua Sala, ed Heather, che si stava
annoiando, aveva ubbidito.
Il
mattino successivo ricevettero gli orari delle lezioni. Heather aveva deciso di
seguire pressoché tutte le materie dell’anno precedente: Trasfigurazione,
Aritmanzia, Incantesimi, Antiche Rune, Erbologia, Cura delle Creature Magiche,
Difesa contro le Arti Oscure (un'utile copertura) e, soprattutto, Pozioni. Aveva abbandonato senza
rimpianti Storia della Magia, visto che i suoi genitori l’avevano costretta a
studiarla sin dall’età di sei anni, ed Astronomia le era stata espressamente
vietata –dai suoi genitori ovviamente, che l’avevano definita una materia
futile. Non sapeva bene cosa desiderasse fare dopo Hogwarts. A dire la
verità, non le interessava. Con il suo cognome non avrebbe avuto difficoltà a trovare ogni sorta
di lavoro. Forse, pensò esaminando l’orario, potrei perfino non
lavorare. Si alzò dal tavolo accompagnata da una sensazione piacevolissima:
la prima lezione in assoluto sarebbe stata Pozioni. Si incamminò verso il
sotterraneo, ma prima di giungere alle scale incrociò l’insegnante di Pozioni,
il professor Slughorn, che l’accolse, come suo solito, festosamente, ribadendo
che lei e Lily Evans –che a quanto pare aveva deciso a sua volta di proseguire
Pozioni- erano sicuramente le migliori studentesse che avesse mai avuto.