Ecco il secondo capitolo.
Le solite spiegazioni: il Longhorn Romeno è citato in "Gli animali
fantastici:dove trovarli" della Rowling. Harkin è un nome irlandese/gaelico e
significa "rosso scuro".
Ho aggiunto un'illustrazione. Ma Lily mi è venuta un po' strana >.>
Grazie a *Sonnie* per il suo commento =) spero di risentirti. E se c'è
qualcun'altro che legge, commentate please ^.^
Intrusioni
La prima settimana volò via, e fu con grande piacere che
Heather riprese in mano la sua adorata scopa e si diresse al campo di Quidditch. Si
cambiò in fretta e uscì fuori quasi correndo, e senza aspettare il consenso di
Mockabee spiccò il volo. Si guardò alle spalle –aveva sentito un urlo gioioso- e
vide che quel Potter era decollato a sua volta. Heather accelerò, il vento che
le vibrava sul viso pallido, e poi si tuffò giù in picchiata, seguito a stretta
distanza da Potter, che in breve la superò. Atterrarono contemporaneamente, lei
a qualche metro da Mockabee, che stava imprecando calorosamente. Poco prima di
toccare terra, le era parso di vedere, oltre ai soliti tre compagni di Potter,
anche quella Evans, che occupava un posto a qualche fila di distanza. Le
audizioni non durarono a lungo, trovarono subito un buon battitore –maschio,
purtroppo-di cui non le interessava minimamente il nome, troppo piccolo e
scialbo per vantare una reale importanza nella squadra. Se la cavava a
Quidditch, sì, ma non bastava per stuzzicare la sua curiosità. Il capitano
ordinò alla squadra di prendere quota ed Heather iniziò subito a volteggiare
intorno agli anelli, come sua abitudine. Negli anni aveva sviluppato diverse
strategie, circa un paio per ogni squadra avversaria. Era difficile che facesse
passare un tiro. Mentre Tramble agganciava la Pluffa, si arrischiò a sbirciare
ancora gli spalti. Sì, decisamente la Evans era venuta agli allenamenti, e, cosa
ancora più strana, da sola. Parò facilmente il tiro del ragazzino del quarto
anno, e gli rilanciò la Pluffa, senza prestargli troppa attenzione.
La partita contro i Serpeverde era andata alla grande,
avevano vinto 360 a 10, l’unico tiro che non era riuscita a parare. Mockabee li
condusse nello spogliatoio distribuendo grandi pacche sulle schiene di tutti,
senza però riuscire anche solo a sfiorare Heather, che si era prontamente
allontanata. Ci credo che ha i riflessi pronti rifletté James, a forza
di evitare qualsiasi contatto fisico, anche casuale… La Sala Comune li
accolse con grandi striscioni, e il gran vociare di tutti i Grifondoro. Remus si
avvicinò a Heather per congratularsi con lei, ma prima che potesse raggiungerla,
lei si era già infilata nel dormitorio femminile. Non provò nemmeno a seguirla,
ben sapendo cosa gli sarebbe successo –ricordava bene il ruzzolone di Sirius che
una volta ci aveva provato.
Novembre stava finendo, ed Heather temeva ciò che
l’aspettava. Iniziò a restare sveglia più a lungo, accovacciata su una poltrona
vicina al caminetto, gli occhi fissi sulla fiamma mutevole, Harkin il furetto
placidamente appisolato tra le sue braccia. Una sera si accorse di essere
rimasta sola, e si alzò per andare a dormire. Ma qualcosa la trattenne, e si
diresse invece verso il quadro con la Signora Grassa, che la fece uscire
rimbrottandola, solo quando lei le spiegò freddamente che stava andando a
trovare suo fratello. Imboccò il corridoio diretta ai sotterranei.
Arrivarono le vacanze e se ne andarono. Si era alla seconda
settimana di Gennaio, e il candido manto di neve che copriva Hogwarts non
mostrava la benché minima intenzione di dissiparsi. Ma il cielo era limpido, la
foschia insistente dei mesi passati era finalmente scomparsa, ed Heather passava
molto tempo in cortile, infastidita dagli sguardi dei più piccoli, che la
fissavano curiosi, forse attirati dalla sua composta freddezza. I suoi coetanei
avevano imparato a non chiedere troppo da lei, così nemmeno la salutavano più, e
già da un anno non riceveva più quelle fastidiose, melense letterine d’amore,
perlomeno dai più grandi. Ma ora non aveva tempo per trastullarsi, era diretta a
passi veloci verso la lezione di Cura delle Creature Magiche, dove il professore
li introdusse alle abitudini dei draghi. La mano di Heather era costantemente
alzata, più per intervenire che per chiedere chiarimenti, e Grifondoro accumulò
una consistente dose di punti. La Woelzlein, una Serpeverde che girava spesso
attorno a Byron, le scoccò un’occhiata furente quando Heather prese la parola
per l’ennesima volta, pronta a descrivere l’aspetto fisico del Longhorn Romeno,
e tentò di scagliare un incantesimo pastoia senza farsi vedere. Lily se ne
accorse e la mandò a gambe all’aria con un incantesimo Expelliarmus
particolarmente efficace. Il professore andò su tutte le furie, ma Heather
intervenne prontamente in sua difesa «Woelzlein voleva attaccarmi, signore, e la
Evans l’ha solo preceduta.» La sua voce roca aveva assunto un tono che non
ammetteva repliche. Il professore non aveva tolto punti a Grifondoro, né aveva
punito la Evans.
Poco dopo, mentre si allontanavano, Lily le si avvicinò.
«Come hai fatto?»
Heather sbatté le palpebre, senza capire.
«Massì, come hai fatto ad accorgertene? Che stava per
attaccarti.»
«Si dà il caso che la signorina Woelzlein non sia
particolarmente brava a lanciare incantesimi senza parlare. L’ho sentita
sussurrare.» replicò prontamente con un sorrisetto.
«Ma allora perché non ti sei difesa?» ribattè Lily, non
troppo convinta. Aveva visto la Serpeverde alzare la bacchetta, per questo si
era allarmata, ma le sue labbra erano serrate.
«Non ho fatto in tempo.» concluse stringendosi nelle
spalle. Esitò, poi la ringraziò, e aumentò l’andatura per non essere costretta a
parlare ancora con la Evans. Non voleva starci troppo assieme finché non avesse
capito le sue intenzioni.
Guardando la Gabbet allontanarsi rapidamente, Lily si
immerse nei propri pensieri. Strana. È decisamente strana. Parla unicamente
durante le lezioni, non si lascia toccare da nessuno, ma soprattutto sembra che i
professori abbiano quasi paura di lei. E oggi, come ha fatto a sapere ciò che
era successo? Io ero più vicina di lei, eppure non ho sentito la Woelzlein
pronunciare alcunché. Scuotendo la testa, andò a raggiungere le sue amiche,
che avevano deciso di abbandonare Cura delle Creature Magiche in favore di
Divinazione, materia totalmente idiota, la cui professoressa, ancora più
imbecille, aveva tutta l’aria di aver passato la Guerra d’Indipendenza, e si
vestiva con una grande abbondanza di pizzi e merletti, con vesti nere e rosso
scure, che la facevano sembrare ancora più fragile e pazza. Lily non si fidava
mai delle apparenze, anzi tendeva a curiosare un po’ troppo nella vita privata
delle altre persone per poterle giudicare equamente. Ma quella professoressa… e
già, non dimentichiamocelo James Potter, quell’arrogante… Si riscosse quando la
sua amica Caroline le comunicò un’imminente sorpresa, pessima sorpresa. Rispose
inarcando un sopracciglio.
«Malfidata… di questo passo l’Occhio Interiore non ti si
mostrerà mai!»
Il venerdì seguente Heather si stava trastullando si
margini della foresta proibita, lasciando giocherellare Harkin nella neve alta,
tanto che un paio di volte l’animaletto vi sprofondò completamente. La ragazza
lo stava riacciuffando quando sentì un rumore. Forte, vibrante. Trattenne il
respiro. Niente. Si allontanò a passi veloci, raggiungendo il portone, ma prima
di entrarvi tentennò. Codarda! Hanno ragione! Si voltò, e sentì di nuovo
il rumore, ovattato dalla distanza ma sempre raccapricciante. Poi una dolce
melodia, agghiacciante nella sua bellezza. Si accorse che un ragazzo stava
avvicinandosi lentamente al portone, e poco dopo poté vedere che era Remus. Da
quella volta, aveva iniziato a suscitarle un po’ di tenerezza.
Come un lampo,
l’attraversò la terribile consapevolezza di sapere cosa significava quel canto.
Oddio, fa che le basti, fa che le basti! Non le bastava, non si era
saziata. Heather gettò a terra Harkin e si lanciò verso Remus, urlandogli di
correre, proprio mentre una sagoma scura ed enorme balzava fuori dagli alberi,
spezzando numerosi rami che caddero a terra con un tonfo. Remus ubbidì, spinto
più che altro da un’intuizione, ma era troppo debole, troppo lento, perché la
luna piena era vicina. Ormai Heather l’aveva sorpassato, e provò qualche
incantesimo, ma sapeva che sarebbe stato inutile: le Manticore erano creature
resistentissime. Vide la bestia alzarsi sulle zampe posteriori, il pungiglione
da scorpione eretto e pronto a colpire. L’atterrò con una zampata che le
squarciò il petto. Heather sentì alcune costole che si frantumavano con uno
schiocco, percepì il sangue rubino che si riversava sulla neve immacolata.
Non dovevo sporcarla, giudicò, un ultimo doloroso attimo di lucidità prima
di crollare a terra
priva di sensi.