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Autore: Daewen    26/08/2005    1 recensioni
Fanfiction ambientata principalmente nel periodo dei Malandrini
Una ragazzina gelida che considera le altre persone come gingilli, e vive mascherando se stessa. Ed ora ha incontrato Remus...
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo capitolo.
Le solite spiegazioni: il Longhorn Romeno è citato in "Gli animali fantastici:dove trovarli" della Rowling. Harkin è un nome irlandese/gaelico e significa "rosso scuro".

Ho aggiunto un'illustrazione. Ma Lily mi è venuta un po' strana >.>
Grazie a *Sonnie* per il suo commento =) spero di risentirti. E se c'è qualcun'altro che legge, commentate please ^.^

Intrusioni

La prima settimana volò via, e fu con grande piacere che Heather riprese in mano la sua adorata scopa e si diresse al campo di Quidditch. Si cambiò in fretta e uscì fuori quasi correndo, e senza aspettare il consenso di Mockabee spiccò il volo. Si guardò alle spalle –aveva sentito un urlo gioioso- e vide che quel Potter era decollato a sua volta. Heather accelerò, il vento che le vibrava sul viso pallido, e poi si tuffò giù in picchiata, seguito a stretta distanza da Potter, che in breve la superò. Atterrarono contemporaneamente, lei a qualche metro da Mockabee, che stava imprecando calorosamente. Poco prima di toccare terra, le era parso di vedere, oltre ai soliti tre compagni di Potter, anche quella Evans, che occupava un posto a qualche fila di distanza. Le audizioni non durarono a lungo, trovarono subito un buon battitore –maschio, purtroppo-di cui non le interessava minimamente il nome, troppo piccolo e scialbo per vantare una reale importanza nella squadra. Se la cavava a Quidditch, sì, ma non bastava per stuzzicare la sua curiosità. Il capitano ordinò alla squadra di prendere quota ed Heather iniziò subito a volteggiare intorno agli anelli, come sua abitudine. Negli anni aveva sviluppato diverse strategie, circa un paio per ogni squadra avversaria. Era difficile che facesse passare un tiro. Mentre Tramble agganciava la Pluffa, si arrischiò a sbirciare ancora gli spalti. Sì, decisamente la Evans era venuta agli allenamenti, e, cosa ancora più strana, da sola. Parò facilmente il tiro del ragazzino del quarto anno, e gli rilanciò la Pluffa, senza prestargli troppa attenzione.

La partita contro i Serpeverde era andata alla grande, avevano vinto 360 a 10, l’unico tiro che non era riuscita a parare. Mockabee li condusse nello spogliatoio distribuendo grandi pacche sulle schiene di tutti, senza però riuscire anche solo a sfiorare Heather, che si era prontamente allontanata. Ci credo che ha i riflessi pronti rifletté James, a forza di evitare qualsiasi contatto fisico, anche casuale… La Sala Comune li accolse con grandi striscioni, e il gran vociare di tutti i Grifondoro. Remus si avvicinò a Heather per congratularsi con lei, ma prima che potesse raggiungerla, lei si era già infilata nel dormitorio femminile. Non provò nemmeno a seguirla, ben sapendo cosa gli sarebbe successo –ricordava bene il ruzzolone di Sirius che una volta ci aveva provato.

Novembre stava finendo, ed Heather temeva ciò che l’aspettava. Iniziò a restare sveglia più a lungo, accovacciata su una poltrona vicina al caminetto, gli occhi fissi sulla fiamma mutevole, Harkin il furetto placidamente appisolato tra le sue braccia. Una sera si accorse di essere rimasta sola, e si alzò per andare a dormire. Ma qualcosa la trattenne, e si diresse invece verso il quadro con la Signora Grassa, che la fece uscire rimbrottandola, solo quando lei le spiegò freddamente che stava andando a trovare suo fratello. Imboccò il corridoio diretta ai sotterranei.

Image hosted by Photobucket.comArrivarono le vacanze e se ne andarono. Si era alla seconda settimana di Gennaio, e il candido manto di neve che copriva Hogwarts non mostrava la benché minima intenzione di dissiparsi. Ma il cielo era limpido, la foschia insistente dei mesi passati era finalmente scomparsa, ed Heather passava molto tempo in cortile, infastidita dagli sguardi dei più piccoli, che la fissavano curiosi, forse attirati dalla sua composta freddezza. I suoi coetanei avevano imparato a non chiedere troppo da lei, così nemmeno la salutavano più, e già da un anno non riceveva più quelle fastidiose, melense letterine d’amore, perlomeno dai più grandi. Ma ora non aveva tempo per trastullarsi, era diretta a passi veloci verso la lezione di Cura delle Creature Magiche, dove il professore li introdusse alle abitudini dei draghi. La mano di Heather era costantemente alzata, più per intervenire che per chiedere chiarimenti, e Grifondoro accumulò una consistente dose di punti. La Woelzlein, una Serpeverde che girava spesso attorno a Byron, le scoccò un’occhiata furente quando Heather prese la parola per l’ennesima volta, pronta a descrivere l’aspetto fisico del Longhorn Romeno, e tentò di scagliare un incantesimo pastoia senza farsi vedere. Lily se ne accorse e la mandò a gambe all’aria con un incantesimo Expelliarmus particolarmente efficace. Il professore andò su tutte le furie, ma Heather intervenne prontamente in sua difesa «Woelzlein voleva attaccarmi, signore, e la Evans l’ha solo preceduta.» La sua voce roca aveva assunto un tono che non ammetteva repliche. Il professore non aveva tolto punti a Grifondoro, né aveva punito la Evans.
Poco dopo, mentre si allontanavano, Lily le si avvicinò. «Come hai fatto?»
Heather sbatté le palpebre, senza capire.
«Massì, come hai fatto ad accorgertene? Che stava per attaccarti.»
«Si dà il caso che la signorina Woelzlein non sia particolarmente brava a lanciare incantesimi senza parlare. L’ho sentita sussurrare.» replicò prontamente con un sorrisetto.
«Ma allora perché non ti sei difesa?» ribattè Lily, non troppo convinta. Aveva visto la Serpeverde alzare la bacchetta, per questo si era allarmata, ma le sue labbra erano serrate.
«Non ho fatto in tempo.» concluse stringendosi nelle spalle. Esitò, poi la ringraziò, e aumentò l’andatura per non essere costretta a parlare ancora con la Evans. Non voleva starci troppo assieme finché non avesse capito le sue intenzioni.

Guardando la Gabbet allontanarsi rapidamente, Lily si immerse nei propri pensieri. Strana. È decisamente strana. Parla unicamente durante le lezioni, non si lascia toccare da nessuno, ma soprattutto sembra che i professori abbiano quasi paura di lei. E oggi, come ha fatto a sapere ciò che era successo? Io ero più vicina di lei, eppure non ho sentito la Woelzlein pronunciare alcunché. Scuotendo la testa, andò a raggiungere le sue amiche, che avevano deciso di abbandonare Cura delle Creature Magiche in favore di Divinazione, materia totalmente idiota, la cui professoressa, ancora più imbecille, aveva tutta l’aria di aver passato la Guerra d’Indipendenza, e si vestiva con una grande abbondanza di pizzi e merletti, con vesti nere e rosso scure, che la facevano sembrare ancora più fragile e pazza. Lily non si fidava mai delle apparenze, anzi tendeva a curiosare un po’ troppo nella vita privata delle altre persone per poterle giudicare equamente. Ma quella professoressa… e già, non dimentichiamocelo James Potter, quell’arrogante… Si riscosse quando la sua amica Caroline le comunicò un’imminente sorpresa, pessima sorpresa. Rispose inarcando un sopracciglio.
«Malfidata… di questo passo l’Occhio Interiore non ti si mostrerà mai!»

Il venerdì seguente Heather si stava trastullando si margini della foresta proibita, lasciando giocherellare Harkin nella neve alta, tanto che un paio di volte l’animaletto vi sprofondò completamente. La ragazza lo stava riacciuffando quando sentì un rumore. Forte, vibrante. Trattenne il respiro. Niente. Si allontanò a passi veloci, raggiungendo il portone, ma prima di entrarvi tentennò. Codarda! Hanno ragione! Si voltò, e sentì di nuovo il rumore, ovattato dalla distanza ma sempre raccapricciante. Poi una dolce melodia, agghiacciante nella sua bellezza. Si accorse che un ragazzo stava avvicinandosi lentamente al portone, e poco dopo poté vedere che era Remus. Da quella volta, aveva iniziato a suscitarle un po’ di tenerezza.
Come un lampo, l’attraversò la terribile consapevolezza di sapere cosa significava quel canto. Oddio, fa che le basti, fa che le basti! Non le bastava, non si era saziata. Heather gettò a terra Harkin e si lanciò verso Remus, urlandogli di correre, proprio mentre una sagoma scura ed enorme balzava fuori dagli alberi, spezzando numerosi rami che caddero a terra con un tonfo. Remus ubbidì, spinto più che altro da un’intuizione, ma era troppo debole, troppo lento, perché la luna piena era vicina. Ormai Heather l’aveva sorpassato, e provò qualche incantesimo, ma sapeva che sarebbe stato inutile: le Manticore erano creature resistentissime. Vide la bestia alzarsi sulle zampe posteriori, il pungiglione da scorpione eretto e pronto a colpire. L’atterrò con una zampata che le squarciò il petto. Heather sentì alcune costole che si frantumavano con uno schiocco, percepì il sangue rubino che si riversava sulla neve immacolata. Non dovevo sporcarla, giudicò, un ultimo doloroso attimo di lucidità prima di crollare a terra priva di sensi.

  
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