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Autore: Annette85    22/04/2010    2 recensioni
[...] Silente, al sentire il suo nome completo, si alzò di scatto a sedere come se il letto fosse diventato bollente, gli occhi spalancati fissi sulla persona che aveva cercato in tutti i modi di svegliarlo.
«Oh, andiamo, Minerva,» disse una volta focalizzata la Vicepreside. «cosa vuoi che sia successo?»
«È successo che Hagrid, quando ha portato Thor a fare la sua passeggiata mattutina, ha trovato il cadavere di qualcuno. Mi sembra quanto mai opportuno che tu, Preside di questa scuola, faccia un salto nella Foresta per vedere… il corpo» [...]

Una fanfiction gialla ambientata nel mondo di Harry Potter e con personaggi originali e non.
Genere: Avventura, Mistero, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Nota: E dopo i due capitoli introduttivi, per presentarvi i personaggi, ecco qui che la storia riprende da dove avevamo lasciato nel prologo.
Buona lettura^^


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Putti e fantasmi per un omicidio

Capitolo 3 – Cupidi e incantesimi

Dei passi leggeri e rapidi si sentirono appena, attutiti dalla coltre di foglie che ricopriva il prato della Foresta Proibita; da alcuni alberi secolari si librarono in volo degli uccelli neri, simili a corvi, e il visitatore si fermò per qualche istante a guardarli. Quando quelli si furono ridotti a un puntino indistinto, riprese il suo cammino verso il Guardacaccia che lo stava aspettando in un piccolo anfratto tra gli alberi, il luogo preferito da Thor per fare i suoi bisognini.
«Hagrid, cosa abbiamo?», chiese una volta raggiunto il mezzo Gigante.
«Maschio, bianco, sui diciassette anni, direi, sfigurato da qualche animaletto che vaga da queste parti», sentenziò l’interpellato come se fosse un Auror professionista. «Lei pensa che può essere uno studente della scuola?»
«A giudicare dalla veste, sì, è uno studente. È strano, però, che non abbia né una spilla né una sciarpa o cravatta della sua Casa», asserì Silente guardando il corpo ai suoi piedi. Questi era riverso a terra su un cuscino di foglie, le vesti erano piuttosto logore, o era stato o si era trascinato fin lì. Il viso fino al giorno prima probabilmente era stato molto affascinante e ora era graffiato e ridotto a pochi pezzi di carne uniti insieme da leggeri filamenti di pelle: qualche animale doveva aver banchettato per bene, perché non c’era altra spiegazione per quelle condizioni.
«Professore, lo devo portare da Madama Chips?» chiese ancora Hagrid preoccupato che qualcuno potesse arrivare fin lì e trovare il corpo.
«No, applicherò un incantesimo protettivo a questa zona. Anche se non ce ne sarebbe bisogno, visto che gli studenti non possono entrare nella Foresta. Ma non si sa mai, è sempre meglio essere previdenti», un sorriso tirato si dipinse sul volto di Silente. «Andrò a chiamare gli Auror perché facciano le dovute indagini. Mi raccomando: non una sola parola con gli studenti, oggi è la festa di San Valentino, molti saranno a Hogsmeade. Per loro dovrà essere un giorno come un altro. Speriamo solo che gli Auror non ci mettano troppo, non voglio che diano nell’occhio».
Hagrid annuì a ogni affermazione del Preside senza aggiungere altro; Silente applicò gli incantesimi protettivi e rassicurò Thor sul fatto che molto presto avrebbe riavuto il suo “bagno” preferito, dopodiché salutò il Guardacaccia e ritornò al Castello giusto in tempo per salutare i primi studenti diretti al paesino vicino.
Hagrid guardò Silente allontanarsi e si diresse verso la sua capanna, seguito dal fedele cane nero: «È meglio andare, ormai abbiamo già fatto abbastanza, vero Thor?», l’interpellato non poté far altro che emettere uno sbuffo in segno di assenso.

***

Qualcosa non andava. Ancora non riusciva a capire cosa fosse, ma si era svegliata con quella strana sensazione ed era fermamente intenzionata a trovare la soluzione giusta.
Olympia osservò per qualche istante Thecla, intenta a prepararsi: «Sei sicura di voler passare San Valentino qui da sola?» chiese la seconda mentre si rimirava nello specchio.
«Sì, non vedo perché dovrei uscire proprio oggi. Non mi va di vedere tutte quelle coppiette felici», rispose l’altra prendendo una delle tante vesti dal baule e appoggiandola sul letto.
«Come vuoi. Non ti dispiace se ti porto un po’ di dolcetti di Mielandia, vero?» sorrise Thecla guardando l’amica. Non le piaceva molto la sua scelta di rimanere lì tutta sola, magari a trastullarsi con pensieri deprimenti sul perché Berengar preferisse Henrietta a lei, o perché nessuno le avesse chiesto di uscire quel giorno.
«Certo che no, lo sai che i dolci mi tirano su di morale. E poco importa se è la mia migliore amica a regalarmeli e non un ragazzo», disse di rimando sorridendo. In fondo era vero: Thecla valeva molto più di uno stupido ragazzo che non capiva quanto potesse essere straordinaria.
«Bene, allora io vado. Mi raccomando, non stare troppo tempo davanti al camino o sui libri, pensa che oggi è una giornata come qualsiasi altra e non ti curare delle coppiette che intravedi», scherzò Thecla, mentre prendeva la sua borsa e aveva già una mano sulla maniglia della porta. «Esci a fare un giro nel parco, potrebbe essere molto... interessante», sorrise infine, salutando l’amica e uscendo.
Olympia restò così da sola nella stanza che condivideva con Thecla, Ester, Mary e Andrea, si ributtò sul letto e iniziò a fissare il soffitto del baldacchino: non aveva proprio voglia di infilare la veste che aveva tirato fuori dal baule; non aveva proprio voglia di scendere in Sala Comune o in Sala Grande per la colazione; non aveva proprio voglia di vedere qualcuno.
I suoi due migliori amici stavano uscendo insieme per il loro primo pseudo-appuntamento, come l’avevano soprannominato; certo lei era contenta di quella situazione, almeno loro due potevano essere felici, ma sperava di avere ancora un posto nei loro cuori, anche solo per ricevere un po’ di conforto quando si sentiva troppo sola.
Di scatto si alzò dal letto, prese la veste e si fiondò in bagno: non valeva la pena sprecare una giornata come quella, così decise che sarebbe andata in Biblioteca a studiare, come suo solito. E poi quella sensazione che non la voleva lasciare in pace doveva avere un motivo per tormentarla e sapeva che il suo luogo preferito sarebbe stato l’unico posto degno di darle delle risposte.

***

«Faremo il possibile per trovare il colpevole», disse un Auror, non appena il Preside ebbe finito il suo racconto su quanto poteva essere successo al povero ragazzo che si trovava ancora nella Foresta.
«Vi prego solo di fare tutto con la massima discrezione, non voglio che gli studenti sospettino che sia successo qualcosa e si preoccupino», spiegò ancora Silente, guardando i due Auror seduti di fronte a lui, al di là della scrivania.
Il primo, Jerry Preston, era un tipo corpulento e che incuteva timore al primo sguardo, nonostante i suoi occhi tradissero una certa dolcezza; aveva lasciato la Scuola da non più di tre anni e aveva deciso di intraprendere la carriera di Auror, seguendo così le orme del padre.
Ritornare a Hogwarts dopo tanto tempo era stato un piacere, anche se le circostanze che l’avevano portato lì non erano delle più edificanti. Il secondo Auror, Polycarp Granger, ancora impassibile davanti a Silente, era più anziano di Preston, i capelli neri lasciati un po’ lunghi coprivano numerose cicatrici, e non mostrava la minima voglia di occuparsi di un piccolo e insignificante omicidio avvenuto entro i confini della Scuola. Lui aveva scelto la carriera di Auror per scovare e catturare i maghi oscuri, non per indagare su un caso come quello e che di sicuro era stato commesso da qualche ragazzino incosciente. Non capiva perché avessero affidato a lui e a Preston quel caso: non era affatto interessante.
«Non si preoccupi, saremo invisibili», sorrise rassicurante Preston.
«Professore, potremmo vedere il corpo?» chiese Granger guardandosi un po’ attorno e notando gli strumenti più strani sugli scaffali di armadi e librerie, prima di rifissare lo sguardo sul Preside.
«Certo, vi accompagno subito nella Foresta», disse Silente, alzandosi e dirigendosi verso la porta per fare strada ai due Auror. «Sono sicuro, però, che trovereste la strada anche senza il mio aiuto, visti i vostri trascorsi qui a scuola», scherzò poi.
Preston e Granger, anche se non avevano frequentato Hogwarts negli stessi anni, si scambiarono un’occhiata e sorrisero, ricordando i bei tempi: «Ehm, professore, è vero che sono stato spesso nella Foresta Proibita», ammise Preston, ormai non potevano più espellerlo. «Ma non saprei da dove iniziare a cercare il corpo».
Il sorriso di Silente si allargò ancora di più, sapeva che prima o dopo gli ex-studenti avrebbero confessato i loro misfatti; la conversazione languiva e il Preside iniziò a canticchiare durante il tragitto fino alla Foresta.
«Da questa parte, Hagrid dovrebbe essere ritornato nella sua capanna», bisbigliò Silente. «Sapete, Thor è rimasto shoccato per ciò che ha trovato durante la sua passeggiatina quotidiana. Sarà dura riavere il cagnolone nero che esisteva fino a ieri e penso che difficilmente riuserà quel bagno», constatò poi sospirando, mentre i due Auror si lanciarono una seconda occhiata, questa volta un po’ preoccupata.
«Mi dispiace che Thor sia rimasto sconvolto dal ritrovamento», tentò di dire Granger, anche se, naturalmente non lo pensava realmente e aveva guardato Silente come se avesse bisogno di un ricovero immediato al San Mungo, preferibilmente al Reparto per Lesioni Magiche.
Preston non disse nulla, probabilmente perché non gli sembrava poi così strano né che Thor fosse sconvolto né per l’uscita del Preside, in fondo anche quando frequentava lui la scuola, Silente era stato enigmatico e un po’ stravagante.
«Oh, penso che Hagrid riuscirà a distrarlo un po’», sorrise il Preside. «Eccoci arrivati», fece alcuni ampi movimenti con la bacchetta e il corpo comparve alla vista dei tre maghi.
«Non è stato toccato nulla, vero?» chiese Granger iniziando a esaminare il luogo con incantesimi rivelanti.
«Abbiamo lasciato tutto com’era, anche Thor non ha fatto un passo in più del necessario verso il corpo», rispose Silente osservando i due Auror mentre lavoravano febbrilmente per trovare degli indizi utili.
Preston iniziò a controllare tra gli alberi se ci fossero prove del passaggio di qualcun altro oltre a Thor e Hagrid: «Ieri è piovuto, professore?» chiese poi, vedendo nel fango solo le impronte del Guardacaccia e del suo cane.
«Sì, abbiamo avuto un forte temporale questa notte», rispose con semplicità l’interpellato.
Granger si avvicinò al corpo, osservò come la veste fosse sporca: «Penso che qualcuno abbia trascinato il ragazzo o, nel caso fosse ancora in forze, si sia trascinato fin qui», intervenne Silente, guardando come l’Auror stesse pensando a qualcosa del genere.
«L’ho pensato anch’io, professore», rispose Granger accondiscendente. «Jerry, puoi venire a fare l’incantesimo per il riconoscimento?» chiese rivolto al collega, non aveva voglia di mettere mano alla bacchetta e “il novellino” doveva fare un po’ di esperienza anche in quel campo.
Preston non se lo fece ripetere e si posizionò in piedi accanto alla testa dello studente: «Rivelo faciem», l’incantesimo seguito da un movimento fluido della bacchetta funzionò a meraviglia e i pochi tessuti rimasti su quel viso si estesero e riunirono a formare il viso sfigurato.
Silente sussultò impercettibilmente: «Merlino, ma questo è...».

   
 
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