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Autore: GurenSuzuki    23/04/2010    4 recensioni
E se, agli inizi del 2010, i Malice Mizer decidessero di riunirsi?
E Gackt percepì mille altre parole contenute in quell'arrivederci.
Mille parole tra cui una spiccava prepotentemente sopra le altre.
Addio.
[AVVISO DELL'AUTRICE]
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gackt, Közi, Mana, Nuovo personaggio, Yu~ki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17
Powder

Suonò con mano leggermente incerta il bottoncino bianco del campanello, recante il nome Kikuzawa.
"Sì?" era una voce di uomo. Era una voce diversa. Era una voce che non apparteneva a Yu-ki.
"Sono Manabu." disse ugualmente e con un gracchiare indistinto gli venne aperto il portone.
Dalla fretta salì le scale tre gradini per volta.
Sulla soglia stava Yu-ki. A Mana non era mai parso così bello nonostante gli occhi fossero velati di... shock? Ricordi? Tristezza? Non riusciva a capire.
Gli sorrise appena, emanando una tale e profonda aura di malinconia da riuscire ad attanagliare tra le spire dell'angoscia persino il cuore del chitarrista, che gli si buttò al collo, stringendolo, sollevato dal trovarlo... vivo?
Sì probabilmente era così.
Aveva le lacrime agli occhi, ma le ricacciò stoicamente da dove erano venute, affondando il volto nel collo dell'amico. Il terrore che lo aveva investito al pensiero di poterlo aver perso era stato inconcepibilmente atroce. Yu-ki, nonostante fosse stato colto impreparato da quello slancio affettivo, lo strinse al proprio petto per interminabili secondi, accarezzandogli la schiena con movimenti circolari. Poi Mana, con ancora il volto nascosto sulla sua spalla, parlò.
"Cosa ti è successo?"
Il bassista sospirò "... adesso stò bene."
Mana si staccò e lo fissò negli occhi con sguardo liquido.
"Yu-ki..." un nome sussurrato come fosse un monito, una preghiera e un ordine dati in contemporanea.
Lui sospirò nuovamente e lo fece entrare, richiudendo la porta. Poi si diresse in soggiorno facendogli cenno di seguirlo.
Si accomodarono al piccolo tavolino a tre posti davanti alla finestra, la cui veneziana era tirata giù per metà e lasciava penetrare nella stanza lame di luce dai colori caldi della fredda mattina quasi primaverile.
Del thè bianco riposava in un'elegante teiera di porcellana, dalla foggia inconfondibilmente Europea.
Yu-ki non guardava il suo ospite, limitandosi a fumare osservando i profili dei palazzi.
Sebrava apatico, statico.
Sembrava polvere. Sedeva con la stessa inconsapevolezza con cui la polvere si posa su tutto ciò che incontra, indistintamente. Il suo corpo era lì, la sua schiena premeva contro lo schienale imbottito della sedia, ma i suoi occhi, pur rivolgendosi verso un punto preciso, non lo vedevano.
Yu-ki era polvere.
Un lungo brivido si annodò attorno alla spina dorsale di Mana.
Ignorava cosa potesse essere successo, ma intuiva fosse qualcosa di grave. Solo, non immaginava quanto.
Yu-ki, dal canto suo, si rigirava la sigaretta tra le dita incerte. Voleva confidarsi ma al contempo ne aveva paura. Ricordare l'avrebbe potuto uccidere una terza volta.
La prima volta era morto assieme a Kami.
La seconda mentre premeva involontariamente il grilletto dell'arma, puntata verso la giugulare di Shinji.
Non era così masochista.
Mana attendeva impazientemente, movendo freneticamente il piede in aria, mascherando il nervosismo. Non voleva assolutamente mettergli pressione, nonostante l'angoscia del non-sapere lo rodesse come un tarlo, rosicchiandoglii la coscienza.
Il silenzio si dipanò tra i due come una macchia d'acqua. L'uno voleva dire, l'altro voleva ascoltare: ma ancora non lo sapevano.
Mana aveva ormai perso le speranze quando Yu-ki iniziò improvvisamente a parlare, fissando il vetro liscio con occhi appannati, perso in un mare torbido e profondo, formato da stille di ricordo: egli non riusciva a scorgere la costa, le palpebre corrose dal sale. O forse erano lacrime non piante?
"E' stato... confuso."
Il chitarrista assunse un'espressione lievemente corrucciata, spronandolo silenziosamente a continuare. La sigaretta dell'altro, intanto, si consumava tra indice e medio senza essere effettivamente fumata.
"Sò cos'è successo. Me lo ricordo. Ma nel momento in cui ho premuto il grilletto... tutto si è frantumato come un vetro e... mi sembra d'esser stato lo spettatore d'un film. E' tutto così ovattato e opacizzato..."
Scosse lievemente il capo, come per scacciare i cocci distrutti dalla mente. Mana invece rabbrividì alla parola 'grilletto'.
"Sono in bilico su un filo sottile, Mana. Così sottile che ancora stò qui a chiedermi se in realtà non sia solo la mia immaginazione a mostrarmelo."
Lo fissò con occhi liquidi, Yu-ki che ancora teneva lo sguardo fisso oltre il vetro.
"Non sò cosa succederà ora. Io... non voglio più aver niente a che fare con questa storia." dopo sospirò pesantemente. "Sai, ho avuto veramente paura di morire Mana-chan. Ma solo per un attimo. Poi l'immagine di Ukyo si è fatta strada nei miei pensieri e... mi ha dato la forza. In qualche modo... non avevo più paura, improvvisamente non mi spaventava più nemmeno la fine."
Si versò del thè mentre Mana ascoltava attentamente.
"Dopo" deglutì "Dopo che" si interruppe un attimo "... dopo tutto, volevo solo smetterla. Ed ecco che nemmeno l'immagine di Kami riusciva a farmi alzare la testa. Così mi si palesò la... visione quasi... di Vivian."
Mana corrucciò le spracciglia cesellate.
Chi è Vivian? "E ho ritrovato il briciolo di forza sufficiente per farmi tornare a casa integro."
Yu-ki sorseggiò il proprio thè. Il chitarrista venne perforato dall'angoscia di averlo perso davvero. Auki, il suo Auki dai timidi sorrisi e gli occhi dolci, era morto. Il suo animo era arso nelle braci del dolore, che lo avevano divorato pezzo per pezzo, lasciando solo poche ceneri.
Dalla cenere non nasce nulla.
Dalla cenere nascono solo fiori di cenere.
"Yu-chan?"
"Mh?" si voltò verso di lui, puntando gli occhi opachi nei suoi.
"Chi è Vivian?" domandò timidamente.
Yu-ki si sciolse in un dolce sorriso, i suoi occhi si riaccesero d'affetto. "Aspetta qui."
Quando tornò era mano nella mano con qualcuno che chiunque avrebbe scambiato per femmina. Chiunque tranne Mana, che intuì subito nella linea spessa della mandibola la sua natura mascolina.
Fu quasi geloso di come il bassista le cingeva il fianco in modo amorevole e di come la fissasse traboccante d'affetto.
Poi però si perse in un paio di occhi azzurri che sapevano di... bontà?
Quando Mana incontrò Vivian, capì subito di aver lasciato il suo Auki in mani forti e sicure.
E si fidò immediatamente di quel ragazzo, aggraziato come una ballerina e timido come il boccio appena schiuso d'un fiore dai colori stupendi.

Le aveva detto "Facciamo un gioco."
Le aveva detto "Fidati di me."
Poi le aveva leccato leziosamente il collo niveo, mordicchiando la giugulare pulsante.
Le aveva stretto i seni nei palmi aperti.
Le aveva strattonato i capelli.
Le aveva sibilato insulti.
L'aveva coperta di attenzioni.
E lei non era riuscita a farsi piacere una sola di quelle attenzioni.
Dopo il gioco era iniziato.
Jui aveva legato Takanori al letto, polsi e caviglie, e aveva iniziato giochetti sadici e crudeli.
Cera, anelli, aghi, ghiaccio, acqua, bavagli.
Non si era risparmiato niente. Sachiko che li osservava, nuda, seduta su di una poltrona accanto al letto. Veder scorrere le lacrime di Takanori non l'aveva per niente eccitata, come invece sembrava aver fatto con Jui, che si era infilato senza grazia nel compagno e aveva spinto violentemente, fino a farlo singhiozzare. Dopo lo aveva calciato giù dalle coperte, come fosse un cane, e aveva preso lei per i fianchi, tirandosela a cavalcioni. L'avevano fatto così, seduti sulla poltrona bordeux.
Poi le aveva sussurrato, a un passo dall'orgasmo.
"Mi piace abbracciarti e toccare ossa..."
Ed era serio.
Sachiko si era fatta schifo. Si era odiata ancor più del solito. Si sarebbe presa a schiaffi. Eppure era giunta al termine del rapporto, finendo col farlo una seconda volta assieme a quella cagna vogliosa, come lo rinominò nella propria mente.
Era assoggettata a quel ragazzo dalle iridi screziate di smeraldo e i fini capelli abboccolati, color del rame.
Avrebbe fatto tutto ciò che lui le avrebbe detto di fare. Era un diavolo tentatore dai lunghi artigli squadrati e mal tenuti: affilava alla bell'e meglio le sue armi, certo delle proprie risorse.
Era crollata sul materasso accanto al corpo scheletrico del cantante.
Ma questo solo finchè Jui non si era alzato e le aveva donato un piccolo bacio a fior di labbra, adducendo come scusa il doversi alzare presto la mattina successiva.
Se ne era andato così, Takanori che per tutto il tempo era rimasto al bordo del letto, terrorizzato all'idea di muovere anche un solo muscolo che non fossero le palpebre.
Appena aveva sentito la porta di casa venire richiusa si era alzato in piedi, tremante. Aiutato dalla ragazza si era dato un pulita, disinfettando i piccoli punti rossi lasciati dagli aghi.
Poi si erano stesi l'uno accanto all'altra, perfettamente incastrati, la schiena di lei contro il petto di lui e avevano parlato per tutta la notte.
"Sacchan?" l'aveva chiamata, ad un certo punto.
"Sì?"
La presa attorno alla sua vita si era intensificata. "Perchè non mangi?"
Se ne era accorto. Se ne accorto lui, che la vedeva una volta la settimana, che la toccava poco, che non viveva con lei. Ciò ebbe il sommo potere di commuoverla un poco.
Ad una domanda simile, non si può pretendere di essere sinceri, giusto?
Sbagliato.
Sarà stato per colpa delle lame di luce che scivolavano dalle tende e bagnavano tutto di riflessi argenti.
Sarà stato per colpa del braccio forte di Takanori stretto protettivamente attorno alla sua vita.
Sarà stato il suo petto caldo premuto contro la sua schiena.
Sarà stato che Sachiko necessitava di confidarsi.
Fatto stà che gli raccontò tutto.
"... potere."
"Come potere?" domandò, giusto un po' stupito.
"Potere decisionale. Posso controllarlo. Posso... decidere." e si era stretta a lui, che invece aveva replicato.
"Alla fine è lui a controllare te."
"Lo sò." l'aveva quasi ansimato quel verso stanco, stringendo la sua mano tra le dita smaltate.
Avevano taciuto un po', di un silenzio leggero e inconsistente, che non li opprimeva per niente.
"Takanori?"
"Si?"
"Hai l'aria di star sempre nascondendo qualcosa. Qual'è il tuo segreto?"
"Cosa intendi per segreto?"
"Qualcosa che non hai mai rivelato ad anima viva. Qualcosa che nemmeno tu fra poco sei disposto ad accettare. Qualcosa che ti ha ferito, probabilmente, o che comunque ha lasciato una traccia visibile e mai rimarginata. Una solitudine di fondo quasi impossibile da estirpare. Ho quest'impressione, correggimi se sbaglio ti prego."
E Takanori non la corresse.
Sachiko nemmeno sperava in una risposta, eppure il blu la sorprese, confidandosi a sua volta.
"Sì, mi sento solo."
"E come mai?"
Sospirò.
"Perchè anche se sono circondato da persone, le vedo come ologrammi indistinti. Non ho una ragione d'essere. Non ho un concetto di me da condividere con gli altri. Non ho niente." e quella parola, sussurrata in un momento del genere, fece percepire a Sachiko tutta la propria ridondante e piena vuotezza.
Si accucciò contro di lui.
"Hai tante persone che ti vogliono bene."
"Ma nessuno che lo dimostra."
"Da cosa ti nasce quest'insicurezza?"
"E' palese, Sachiko." sì, per Sachiko era palese, ma sapeva che Takanori aveva bisogno di parlarne, per assorbire l'urto.
"Parlarne ti aiuterà."
Ennesimo sospiro.
"Per... mia madre Sachiko, lo sai."
Oh, lei lo sapeva benissimo.
"Dopo che se ne è andata io... non sono riuscito a colmare il vuoto. Ero troppo piccolo per farlo. Ero troppo indifeso. E nessuno ha pensato di proteggermi." una nota amara distorse la voce del blu "Ecco da cosa nasce, lo sò perfettamente. Sò fare pure io psicologia da quattro soldi."
"Ma non sai come combatterla."
"Siamo sulla stessa barca Sachiko. In balia delle nostre correnti. Le conosciamo, ma non abbiamo ancora imparato a domarle o quantomeno schivarle."
In silenzio si lasciò cullare dal tepore sprigionato dalle braccia dell'amico, dopo disse "Tu non sei solo Taka..."
Piccola pausa.
"... perchè hai me." e si strinsero ambedue fino ad incollare i propri corpi perfettamente, come tessere di un puzzle.

Era andato a casa sua.
Era andato a casa sua con il chiaro intento di parlargli.
Era andato a casa sua con il chiaro intento di parlargli e poi andarsene.
Ma quando gli aveva aperto la porta, bello e dannato, i capelli serici leggermente ondulati e gli occhiali posati sulla punta del naso, non aveva resistito al suo richiamo.
Non era stupido, Shin. Affatto. Era solo tanto innamorato da arrivare ad autodistruggersi.
L'aveva spinto in casa e aveva preso a leccarlo affamato, bramoso, a torcergli le ciocche corvine, a graffiargli la schiena perfetta.
Si erano spogliati e buttati sopra al letto rotondo con chiarissime intenzioni, non una parola, a parte brevi ansimi che tradivano la straripante eccitazione che li aveva colti nel vedersi.
Il corpo diafano di Shin cozzava contro il materasso, spingendolo sulle molle scricchiolanti e producendo mille eco di quell'amplesso senza senso.
E mentre l'uomo sopra il suo ventre spingeva e ansimava improperi senza senso, il ragazzo scorse un frammento sconnesso e disarticolato di suono, che bastò per distruggerlo completamente e per ardere le ceneri del suo cuore.
"an... na... ma... na... mana..."
Gackt ansimava il nome di un'altro.
Shin si sciolse in lacrime, singhiozzando senza ritegno mentre l'amante si riversava in lui, stremato dalle contrazioni dell'orgasmo e gli si accasciava accanto, conscio dell'azione appena commessa.
Shin era voltato appena, il volto rivolto verso un punto imprecisato nella direzione opposta alla figura dell'amante, che era steso supino, un braccio attorno alla sua vita esile.
Stava versando fiumi di lacrime, ormai conscio di star vivendo un'amore unilaterale.
Gackt da parte sua era troppo confuso per articolare una frase che fosse una, dunque giaceva in religioso silenzio, ansimando appena.
Poi si voltò e pose tanti piccoli baci sullo zigomo di Shin, asciugandogli le lacrime, che continuavano a fluire sul volto stropicciato dalla sofferenza.
Lo abbracciò e lo lasciò sfogare sotto di sè, accarezzandolo.
A un certo punto il ragazzo lo guardò, sorridendo dietro la cortina di stille inarrestabili, creando un grottesco contrasto di emozioni, tra maschera e realtà.
"Io... ti ho amato veramente."
Dopo si rivestì e uscì di casa, senza degnare il vocalist di un ulteriore sguardo, sapendo che le braci arse del proprio cuore non avrebbero retto la sua splendida visione.
Gackt rimase così, steso supino, disegnando timidi cerchi astratti sulla macchia di lacrime i cui contorni erano perfettamente visibili sulla trama color crema del cuscino.
Troppo confuso per pensare.
Troppo sofferente per capire.
E per la prima volta dopo tanti anni, Gackt Camui pianse. Pianse forte e a lungo, stringendo il cuscino di Shin, su cui transitava ancora il suo profumo, rimasto impigliato.
Poi si addormentò in quel letto tornato improvvisamente gelido.

Note: oddio mio ci siamo! Yu-ki inizia il suo cammino per riprendersi (se mai si riprenderà xD!), Takanori e Sachiko, oltre ad aver svelato frammenti della propria vita, si iniziano a considerare e Shin e Gackt sono giunti al capolinea (o forse no?). Insomma, un capitolo che è una palla di cannone in pieno stomaco o.ò. Scusate ma mi è partito l'estro, e, tral'altro, ho riscoperto le gioie della scrittura su carta. Ho scritto il pezzo di Mana e Yu-ki in classe, nelle ore meno interessanti o durante le queli ero sicura che non mi avrebbero sgamato xD. Spero mi lascerete un segno del vostro passaggio, perchè non sono ipocrita e il mio ego cresce in modo direttamente proporzionale a quante recensioni lasciate u.u. Chissà chi ma si cimenta nella lettura delle mie note prive di senso logico o.ò. Pensiero che mi tormenta la notte <3. Comunque, passiamo alle ben tre dolci pulzelle che mi hanno commentato lo scorso irrisorio capitoletto ^^ v'amo ragazze:
AlexGirl: nooo non lo farei mai finire in prigione xD. Wiiii un'altra estimatrice di Shin *-* wiiii. Ne sono lieta, perchè io lo amo quel ragazzetto innamorato <3. Regret è stupenda, ne ho scritto una drabble nella raccolta Beast of Blood se ti interessa una lettura veloce ^^. Ma non disturbi gioia ^^ per nulla, anzi grazie di aver preso tempo per recensire la mia storia ^^ grazi di cuore, un bacio.
DarukuShivaa: si preoccupati per i nostri piguini u.u (mana e gackt) nooo se li lasci nelle mie mani li violento xD daaaaài su! Siii che bel nome, il bastardo, o la cagna vogliosa come lo chiama Sachiko. A presto ^^.
Sakura_sun: aaaahahahahah xD capisco, e sono daccordo!! W tredici maschi orgiastici * ç *. No, non Mana, ma Takanori le ha fatte ^^ non sono stupida, ha un significato xD. Baciotti,

A presto gente!,
G.
   
 
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