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Autore: dragoargento    25/04/2010    3 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la farfalla nera

La farfalla nera

- Pha! Ma che è ‘sta roba … cavolo quanto puzzi!-

-Ops! Scusami Loki-

-Fa niente … basta che mi stai lontana fino a quando non assomiglierai più ad una torta di fango-

-Wow! Quante storie per un po’ di olio! Comunque, spero di non aver distrutto troppo la Macchina Madre per i nostri scopi-

Quella osservazione allarmò Loki, tanto che il drago d’oro guardò con comica preoccupazione il mostro metallico che scintillava sotto lo spietato sole del deserto.

-Se il computer centrale non è stato danneggiato dal tuo attacco, non dovrebbe essere difficile prendere in scacco quel perverso “burattinaio”… spero solo non sia andato in cortocircuito … -

-Cosa aspettiamo allora! Andiamo subito a controllare!-

Detto questo, Pharnasius aveva spiccato la corsa verso la carcassa, sprizzando entusiasmo da tutti i pori come una cucciola presa dai suoi giochi.

Mentre correva, con Loki alle calcagna che penosamente tentava di sostenerne il passo, una strana nebbia nera  calava a tratti sui suoi occhi, nascondendo il torrido paesaggio.

Poi un brusio si insinuò nella sua testa facendosi man mano più distinto.

-Pharnasius … -

La dragonessa si arrestò di scatto, scrutando attorno per capire chi la stesse chiamando, ma non vide altro che le dune e la sagoma barcollante di Loki ancora lontana.

“Bha, sarà stata solo una suggestione, forse un calo di zuccheri, il caldo …”

- Salve Pharnasius-

I dubbi si dissiparono all’istante quando il nero di un immenso spazio vuoto si impadronì del suo campo visivo, lasciandola sola e smarrita all’interno di quella vastità senza inizio né fine.

Cosa stava succedendo?

-Benvenuta Pharanasius, mi hai fatto un grave torto oggi … -

Disse una voce calma e profonda, deliziosamente modulata, melodiosa quanto un canto.

Il cuore le schizzò in gola quando si accorse che il burattinaio le stava parlando, il suo primo pensiero fu quello di fuggire, ma dove? Non c’era altro che nulla e buio! Così decise di mantenere i nervi saldi più per mancanza di valide alternative che per una questione di decoroso orgoglio.

-Dove sei? Mostrati! Affrontami muso a muso codardo!-

-Non mi sto affatto nascondendo-

Pharnasius per poco non schizzò fuori dalle scaglie quando la sagoma di un altro drago le si materializzò al fianco da un momento all’altro.

Si trattava di uno splendido esemplare, dalla corporatura snella ma robusta allo stesso tempo; aveva movenze ponderate, raffinate e molto antiquate, tanto che il nuovo arrivato sembrava improvvisamente partorito dalla buona società aristocratica che, innumerevoli secoli addietro, si dilettava conversando in eleganti salotti, dietro servizi da tè in porcellana finemente dipinta, completamente dimentica di essere prigioniera in chilometri e chilometri di gallerie sotterranee.

Tuttavia, il particolare che maggiormente disorientò Pharnasius fu il colore delle scaglie: viola come le sue!

-Perché mi combatti, Pharnasius? d'altronde noi due siamo simili e abbiamo in comune molte più cose di quanto tu creda … -

L’espressione sbigottita di lei strappò ad Oscar una risatina divertita, che molto somigliava al tintinnio di una campana d’argento, mentre la deliziosa piega del sorriso di perla gli solcava il muso dalla linea regolare e perfetta, di una bellezza e giovinezza che mozzò il fiato a Pharnasius.

Ma quando lei si concentrò sul tenero verde delle iridi, la freddezza e la spietata crudeltà racchiuse negli occhi del burattinaio, bastò ad insozzare l’aurea di ascetica perfezione che tanto aveva abbindolato la sua ammirazione.

Un minaccioso ringhio di avvertimento le fuoriuscì dalla gola, mentre lei spalancava al massimo le ali da farfalla per intimorire l’avversario.

-Esci subito dalla mia testa!-

Un’altra risatina musicale fu la risposta che ricevette.

-Esci subito dalla mia testa! Ho detto! Effeminato ammasso di scaglie o sarà peggio per te!

Con queste parole, la dragonessa si lanciò verso Oscar, soltanto per artigliare e mordere il vuoto.

-Non puoi nulla contro di me, in questa dimensione è la mia volontà che controlla ogni cosa-

-Maledetto bastardo! Lasciami stare!-

 

 

Loki era riuscito finalmente a raggiungere Pharnasius solo per ritrovarla in un evidente stato confusionale,

La sua compagna stava girando in tondo, lanciando sguardi terrorizzati al vuoto, vedendo cose che solo lei poteva percepire.

Poi al disorientamento sopraggiunsero la rabbia e la paura.

Loki vide la guerriera ringhiare al vento, mordere ed azzannare l’aria, gridare sempre più forte e combattere il nulla con maggiore furia.

Per quanto lui tentasse di chiamarla, lei non poteva udirlo; perfino quando Loki le si piazzò davanti, afferrandola per le spalle ed avvicinando il suo muso al suo, Parnasius non si accorse di lui né dell’espressione di impotenza che gli si era dipinta in faccia.

 

-Vattene via!-

Oscar schivò con eleganza l’ennesima zampata diretta verso la testa cornuta, facendo fluttuare come alghe mosse dalle correnti del mare i barbigli che gli spuntavano dalla mascella.

Spinta dall’eccessivo impeto del colpo andato a vuoto, Pharnasius inciampò malamente e sarebbe caduta a terra se il burattinaio non l’avesse sorretta afferrandola per le spalle.

Il suo tocco era gelido più del buio della notte.

Lei tentò inorridita di divincolarsi ma lui le stringeva le zampe, rivelando una forza innaturale, quasi meccanica.

Oscar si divertì quando il suo sguardo incrociò quello dell’avversaria, pietrificandola.

La sentiva tremare.

Se si fosse trattato di un’altra dragonessa, quei sussulti sarebbero stati sicuramente dovuti alla paura, ma Oscar conosceva bene l’essenza di Parnasius, più di quanto lei conoscesse se stessa, e ben sapeva che un vulcano sopito stava per eruttare da un momento all’altro.

-Sì, brava… continua così…-

La incitò sommessamente, stravolgendo i propri lineamenti scultorei in un ghigno malefico, bestiale.

-Cosa vuoi da me?-

La voce di Pharnasius aveva iniziato a corrompersi, facendosi simile ad un cupo rimbombo proveniente dalle viscere della terra.

-Lasciamiiiiiiiiiiiii!-

 

Loki credeva di essere fagocitato nell’incubo più spaventoso e reale che avesse mai fatto, quando vide le linee guizzanti di minuscole saette oscure danzare attorno alle scaglie della propria amata.

Fu quando lei proruppe in un glaciale urlo che lui fece un balzo indietro spaventato.

Con gli artigli che gli tremavano dall’agitazione, Loki aveva collegato il cavo del ripetitore al corno affinché le immagini che stavano attraversando la sua retina restassero per sempre impresse in quella imperturbabile memoria elettronica.

Sentiva di doverlo fare: anche se la logica confutava ogni ipotesi che in quei momenti gli tormentava l’anima, Loki sentiva che qualche cosa di terribilmente sbagliato stesse risvegliandosi in Pharnasius.

Per quanto fugacemente, il drago d’oro aveva sfiorato più volte la mente del burattinaio e sempre aveva scorto quell’incubo del quale la sua compagna stava assumendo le fattezze, avvolta dalle saette come una crisalide infernale nel suo bozzolo.

La farfalla che ne uscì non era più una creatura primaverile e leggera, ma un demone ghignante dalle scaglie nere come la pece e gli occhi bianchi che emanavano malevoli bagliori.

 

Oscar non la lasciò, nemmeno quando il corpo di lei assunse fattezze da incubo sotto le sue stesse grinfie.

Ora stava stringendo quell’essere oscuro che lo fissava attraverso i due abissi bianchi e vuoti degli occhi, ma lui non ne aveva timore perché quelle immense e malefiche energie erano le stesse che gli pulsavano nel sangue.

-Ho raggiunto il mio scopo: ora sai chi sei, o meglio, COSA sei … ci rivedremo presto mia cara-

Lui svanì assieme agli ultimi echi delle sue parole, restituendola al deserto, al caldo ed al nauseante odore dell’olio che la imbrattava dalle corna fino alla punta della coda.

Pharnasius scorse Loki che la fissava con un misto di disperazione ed odio, mentre le forze l’abbandonavano lasciandola cadere senza sensi tra la sabbia rovente.

 

 

 

  
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