Fanfic su attori
Segui la storia  |       
Autore: Annina88    25/04/2010    5 recensioni
New York. Robert Pattinson non avrebbe mai pensato che un cappuccino di Starbucks avrebbe cambiato per sempre la sua vita...e quella di January. Ma nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare che quella giornata sarebbe stata segnata da un altro tragico evento...Riuscirà Robert a restituire la felicità alla dolce January? Se volete saperlo, leggete pure! E mi raccomando, commentate!
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO VIX

Apro gli occhi, in preda alla più totale e stordita confusione. Sbatto un po’ le palpebre per tentare di mettere a fuoco. E’ buio, ma riesco comunque a riconoscere una televisione spento davanti a me. Sollevo la testa, appoggiata in malo modo allo schienale del divano. Il collo mi duole lievemente. Che catorcio che sono… Non impiego molto tempo a riconoscere il mobilio del salotto di January. Mi sono addormentato davanti alla televisione. Ricordo della mia voce stridula e strozzata mentre imitavo Regan indemoniata. Poi abbiamo deciso di guardare un altro film, molto diverso. “Love Actually”. Bello, ma evidentemente la stanchezza della giornata lavorativa ha avuto il sopravvento. January non mi ha svegliato…Solo ora mi accorgo della copertina leggera che mi copre le gambe. Abbozzo un sorriso, pensando alla sua dolce premura.

Poi, uno spiffero d’aria mi scuote, provocandomi dei piccoli brividi. Mi volto per capire da dove provenga la corrente. La portafinestra che dà sulla scala di emergenza esterna è aperta. Non necessito di andare in camera di January, perché basta quella finestra aperta a farmi capire che non la troverò distesa nel suo letto. Con uno scatto fulmineo, che per poco non mi fa ruzzolare per terra, mi alzo dal divano e corro verso la finestra. La preoccupazione è decisamente forte. Perché è uscita? Fa anche particolarmente freddo questa sera…Guardo prima verso l’alto, poi in basso, attraverso le grate metalliche delle scale. Non la vedo. Decido di salire. Percorro i gradini di corsa, tentando di non inciampare nei miei stessi piedi. Il mio respiro è affannato, ma non per la corsa. L’ansia si è impadronita totalmente di me dal momento in cui ho visto quella finestra aperta. Le scale sembrano non avere fine…Spero solo di trovarla, altrimenti non saprei nemmeno dove andare a cercarla.

Finalmente, arrivo sul tetto enorme. E la vedo. E’ in piedi, di fronte al parapetto. Sospiro di sollievo. Mi dà le spalle. Mi avvicino lentamente a lei. I suoi capelli si muovono nella brezza fredda della notte. Mi spaventa vederla così vicino al parapetto…Sono grato a Dio di essermi svegliato in tempo, nel caso January avesse avuto pericolose e spaventose intenzioni…

“January?”

Il suo corpo si scuote. Si svolta di scatto. I suoi occhi sono rossi, umidi. Il viso bagnato da lacrime di quel dolore che vorrei tanto annientare. Vorrei patirlo io per lei. Il suo volto, così dolce, così incantevole, adesso è una maschera di sofferenza.

“January…”

La chiamo ancora, avvicinandomi ulteriormente di qualche passo.

“Robert…”

La sua voce trema. Esprime paura ed un male talmente radicato e profondo da sembrare insormontabile.

Allungo le braccia, piano, per cercare di stringerla, ma January fa un passo indietro.

“No! Non ti avvicinare Robert…”

“January, ti prego, lascia che ti aiuti…”

“No Robert! No! Devi andartene!”

Quella frase mi colpisce con la ferocia di un pugno. Andarmene…vuole che me ne vada?

“Vattene Robert! Lasciami sola!”

Di nuovo mi dà le spalle.

Come l’idiota che sono, rimango pietrificato. Non riesco a parlare né a muovermi. Sono terrorizzato, soffro dannatamente. Vuole che me ne vada…Perché? Sa benissimo che non voglio farle del male. Siamo stati bene stasera. Lei stava meglio, l’ho fatta stare bene! Non posso andarmene, non posso…per il mio bene e soprattutto per il suo. Fuggire da questa situazione assurda e terribilmente complessa sarebbe la scelta più semplice. E lei ora me la sta offrendo su un piatto di argento. Ma non posso, non voglio lasciarla. Ormai è tardi. La amo troppo…

“No, January. Io non me ne vado”

La sento singhiozzare. Vorrei posarle la mano sulla spalla per farla voltare e costringerla a guardarmi negli occhi, ma non ho il coraggio.

“Ma non capisci Rob? Stai solo perdendo il tuo tempo con me…”

“Non è vero e lo sai!”

Torna a guardarmi, dritto negli occhi. I suoi sono infuocati, disperati.

“So solo che io non sono più niente! Non valgo più nulla ora! Non c’è più niente! Solo lo schifo, il marcio di cui mi hanno riempita! Come puoi sopportarlo, Rob? Come puoi avere qualcosa a che fare con una persona così?! Mi guardo allo specchio e mi viene da vomitare! Come puoi continuare a fare tutto questo se non riesco nemmeno a…a…a toccarti!”

C’è rabbia nella sua voce. Una rabbia dolce, disperata, urlante. Una rabbia che proviene da ogni parte di lei, dalle viscere più profonde del suo corpo e della sua anima. Una rabbia comprensibile e sensata, al contrario delle sue parole.

“Non ci riesco, Rob…e credimi, non c’è cosa che desideri di più al mondo! Sei così…bello Rob, sei così meraviglioso…Ma non ci riesco! Hai una vita stupenda davanti e tantissime altre donne stupende che ti aspettano là fuori...Perciò è meglio per te che ti dimentichi di questa storia, e di me. Smettila di sprecare il tuo tempo con me! Non ne vale la pena…”

Abbassa lo sguardo, come se la rabbia fosse sfociata in imbarazzo.

Mi rifiuto categoricamente di seguire i suoi consigli. Potrebbe tentare qualsiasi cosa per cacciarmi dalla sua vita, ma ora che so che anche lei mi vuole, nulla potrà separarmi da lei. Nulla se non la sua volontà.

“January, guardami”

Lentamente, solleva il volto. Incateno i suoi occhi ai miei, perché voglio che veda la verità soprattutto in essi, più che nelle mie parole.

“Io non vado da nessuna parte. Non voglio, non posso. Non lo farò”

“Perché?”

“Perché mi sono innamorato di te”

Lo dico d’un fiato, senza pensarci. Conoscendomi, non avrei mai avuto il coraggio di dire una cosa del genere se mi fossi soffermato a pensarci.

Nuove lacrime scivolano sulle sue guance. Ma stavolta non sono lacrime di dolore. Sono lacrime diverse. Mi guarda con una dolcezza struggente. E’ visibilmente stupita. Lo sono io di me stesso, posso solo immaginare quanto lo sia lei…Non mi sono mai innamorato in vita mai, ho sempre avuto una paura fottuta di lasciarmi andare, di abbandonarmi completamente ad una persona. Con January, non ho scelto nulla. E’ sempre stato così, dal momento esatto in cui ho sentito la sua voce. Inevitabile come il sorgere ed il calare del sole.

“So che sembra assurdo, ma è così. Non posso fare a meno di volerti, di voler stare con te. Ogni secondo che non trascorro con te, io…mi sento vuoto, mi manca il respiro. E non solo perché ho paura di ciò che il dolore potrebbe farti. Andarmene sarebbe la scelta più semplice e forse più sensata, ma non ci riesco…Quindi ti prego, non mandarmi via. Se anche tu provi qualcosa per me, lascia che ti stia vicino. Io non pretendo nulla di più di quello che riuscirai a darmi. Lascia che ti ami così come sei. Non voglio nulla di più, solo…te”

Mentre parlo, sento i miei occhi inumidirsi. Uno che piange per le sue stesse parole non lo si può certo definire normale…Spero solo che January accetti me ed i miei sentimenti per come sono. Così come io desidero lei esattamente com’è. Non pretenderò né chiederò nulla. Saprò fare tesoro di qualunque cosa vorrà darmi. Non farò nulla, non la toccherò, non la stringerò, non la bacerò fin quando non sarà lei a volerlo. Mi basta un sorriso, uno suo semplice e sincero sorriso.

January si abbandona ad un piano disperato, coprendosi il volto con le mani. E poi, cede a quei sentimenti che sono visibilmente simili ai miei. Appoggia le mani ed il capo al mio petto, permettendomi di stringerla a me. Le accarezzo i capelli e la schiena, mentre le sue lacrime bagnano la mia maglietta. La sento tremare e allora strofino le mani sulle sue braccia per tentare di darle un minimo di calore.

“Ti stai congelando, vieni, andiamo dentro”

Torniamo di sotto al suo appartamento, tenendoci sempre stretti l’uno con l’altro. Gemiti di freddo fuoriescono dalla sua bocca. Ha bisogno di bere qualcosa di caldo.

“Siediti, ti preparo una tazza di tè”

January si accoccola sul divano, coprendosi con la copertina che prima aveva scaldato me.

“Il tè è nell’armadietto della pasta” mi dice, mentre mi dirigo in cucina.

In poco tempo, il tè è pronto. Le porgo la tazza e mi siedo accanto a lei sul divano.

“Tieni, ti scalderà”

“Grazie” la sua voce è poco più che un sussurro.

Cala il silenzio, mentre sorseggia un po’ di te con le sue piccole e deliziose labbra. In questo momento, non so cosa dire di più di quello che ho già detto. Le ho detto che la amo, cosa posso aggiungere a questo?

“Facevo quella strada a piedi tutti i giorni”

La sua voce è come uno schermo spento che improvvisamente si accende. January ha lo sguardo perso davanti a sé. La ascolto senza fiatare.

“Mi è sempre piaciuto camminare. Al lavoro sono andata sempre a piedi, anche perché è vicino a casa mia. Camminavo, pensando a quanto straordinaria fosse stata quella giornata. Avevo parlato con Robert Pattinson...Tenevo la mano in tasca e stringevo il tovagliolo sul quale avevi scritto il tuo numero. Come se avessi paura di perderlo o che qualcuno me lo rubasse. Ti confesso che…ero decisa a chiamarti non appena avessi messo piede in casa...E poi ho sentito quella voce…e poi quelle mani che mi hanno afferrata e mi hanno sbattuta contro il muro e…e…”

La ascolto. So che ha bisogno di parlarne, di sfogarsi. Ma tento di evitare che le immagini di quella scena prendano vita nella mia mente. Non potrei davvero sopportarlo.

“Ho cercato di urlare, di liberarmi dalla loro presa…ma erano troppo forti ed hanno iniziato a colpirmi. Ho ancora davanti agli occhi quei loro sguardi…Il loro alito che puzzava di alcool e chissà cos’altro...Ero così spaventata che nemmeno ricordo quello che è successo dopo…Ricordo solo le loro risate ed un dolore così lancinante che ho sperato che dopo aver finito mi uccidessero…Quella sera ho finito di lavorare dieci minuti dopo il solito orario. Solamente dieci minuti…Non è ridicolo?”

La sua domanda è accompagnata da un sorriso più amaro del caffè nero.

“Non pensi anche tu che sia tutto così…ridicolo?”

Una risata isterica sprofonda in un nuovo pianto disperato. Non sono uno psicologo, ma da quel poco che so posso dire che questo sfogo potrà giovarle. E’ come un tappo che finalmente salta per lasciare defluire le emozioni. Ti senti più libero, più leggero.

Le circondo le spalle con un braccio e l’attiro a me. January appoggia la testa sulle mie ginocchia. Lascio che pianga, che getti fuori tutto quello che ha dentro. Le accarezzo il viso ed il capelli per darle conforto, per farle sentire la mia presenza. Deve sapere che non la lascerò mai.

Lentamente, i singhiozzi cessano. Le lacrime si esaurisco. Il respiro di January si rilassa completamente. Si è addormentata. Il più delicatamente possibile, infilo un braccio sotto le sue ginocchia e sotto le spalle. La sollevo per portarla in camera. Mi circonda il collo con le braccia, senza svegliarli. Apro la porta della sua stanza e adagio il suo fragile corpo sul letto. Le tolgo le scarpe e le rimbocco le coperte. January si rannicchia in una sorta di posizione fetale. Mi siedo sul bordo del letto, accanto a lei. Scosto una ciocca dei suoi capelli che le era ricaduta sul volto. Ammiro di nuovo la sua bellezza. Finalmente il sonno le ha dato un po’ di serenità. Vorrei rimanere con lei, guardarla mentre dorme, come Edward con la sua Bella. Ma non sono un vampiro, ho bisogno di riposarmi ogni tanto. Di malavoglia, mi alzo. Sento delle dita sfiorarmi il braccio.

“Dove vai?”

Leggo paura nella voce e nello sguardo di January.

“Torno in albergo…devi riposare”

“Ti prego…ti prego resta con me”

Questa richiesta mi lascia un po’ interdetto.

“Se ci sei tu con me, può darsi che per una notte non avrò incubi…”

Non ho bisogno di sentirmi dire altro. Le sorrido, mi tolgo le scarpe e mi stendo accanto a lei. La circondo con le mie braccia. La sua schiena premuta contro il mio petto. Il profumo dei suoi capelli ad inebriare i miei sensi. Il suo corpo ancora trema. Vorrei che il mio calore le infondesse più sicurezza. A me basta un po’ di musica per sentirmi meglio, per rilassarmi…Magari anche con lei funziona. Non ho difficoltà a scegliere la canzone che più di ogni altra può dar voce la mia promessa.

“I’ll be your man…I’ll under stand…and do my best to take good care of you…”

Faccio una pausa per cogliere la sua reazione. La sento sospirare. La sento stringere ancora di più le mie braccia intrecciate sulla sua pancia. Vuole che continui.

“You'll be my queen…I'll be your king…And I'll be your lover too…Yes I will…Derry down green…Colour of my dream…A dream that’s daily coming true…I’ll tell you when day is through… I will come to you…And tell you of your many charms…And you'll look at me…With eyes that see…And melt into each other's arms… You'll be my queen…I'll be your king…And I'll be your lover too…”

Presto attenzione al suo respiro. E’ lento, regolare. Si è addormentata. Le canterò questa canzone ogni volta che ne avrà bisogno. Abbandono la testa sul cuscino ed il mio sorriso è l’ultimo gesto di questo giorno a dir poco importante e colmo di emozioni.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori / Vai alla pagina dell'autore: Annina88