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Autore: Shona    26/04/2010    20 recensioni
I lunghi capelli rossi mi impedivano di vederne il volto e la barba lasciata crescere lo faceva somigliare ad un vecchio eremita. L’unica cosa che riuscii a notare furono le sue mani grandi e dalle lunghe dita bianche, se non mi avessero detto che era un pianista lo avrei potuto notare benissimo da sola.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bimbe buon giorno! Scusate l'immenso ritardo, ma in questi giorni non sono riuscita nemmeno ad accendere il pc! Perciò chiedo venia se non rispondo alle recensioni, ma non volevo più farvi aspettare! Grazie per tutte le vostre bellissime parole! Non sapete quanto mi fate felice! X3 Bene che dire... il capitolo parla da solo... ù.ù  Ho notato un certo interessamente per la nostra piccola Brandon e il bel Jasper! Chissà cosa combineranno da qui alla fine della storia, che per inciso è fra esattamente un capitolo+epilogo! Penso che aggiornerò al massimo ogni tre giorni perciò entro settimana prossima la storia sarà finita... e io piango! ù.ù Mi sono affezionata tantissimo a questi due e non riesco a lasciarli andare ç_ç 

Vabbè bando alla ciance... lasciamo posto ai nostri due ritrovati piccioncini! 

Piano

Capitolo 7

 

Si sta innamorando… Edward si sta innamorando… di me!

Mi sento come un’adolescente alla sua prima cotta, anche se questa sicuramente non lo è.

So riconoscere l’amore, l’ho provato sulla mia pelle, e quello che sta succedendo tra di noi lo sta diventando velocemente.

Da quella sera è passato un mese e mi sembra di vivere in un mondo colorato di rosa.

Siamo usciti insieme.

Mi ha portato a fare una passeggiata per il viale alberato vicino casa e ci siamo presi un gelato. Abbiamo visto un film e ci siamo divertiti a tirare i pop corn nelle parrucche delle signore sedute sotto di noi. Non facevo una cosa del genere da quando avevo sedici anni, ma con lui è tutto così naturale.

Come adesso, che tornati quindicenni, ci stiamo baciando sul divano coperti da una soffice coperta mentre la televisione ci fa da sottofondo.

Adoro i suoi baci. Adoro le sue labbra. Adoro tutto di lui.

Sto diventando “Edward-dipendente”, e la cosa mi piace.

<< …piogge torrenziali colpiranno la città durante la notte, si consiglia ai cittadini di rimanere in casa e di chiudere bene porte e finestre. >> La sigla del telegiornale va diminuendo lasciando il posto ad una simpatica pubblicità.

<< Che peccato dobbiamo chiuderci in casa. >> Ridendo sulla mia pelle Edward continua a torturarmi di baci.

<< Non potrò stendere il bucato! È una settimana che continua a piovere. >> Sbuffo sprofondando fra le sue braccia.

<< Potresti sempre stare nuda, nessuno te lo vieta. >> Le mie guance non ci impiegano molto a diventare rosse mentre mi sento la faccia andare a fuoco.

Non siamo ancora stati insieme in quel senso, ma le frecciatine ultimamente si sprecano.

<< Ma ci conosciamo noi che si prende tutte queste confidenze? Abbiamo mai mangiato insieme, mi scusi? >> Fintamente indignata, ma realmente imbarazzata, metto il broncio spingendolo lontano da me.

<< Oh chiedo venia signorina. Lasci che mi presenti: Elric Gustav proctologo, al suo servizio! >> Mi allunga la mano serio.

<< Quale onore signor Gustav! Sono la contessa Anastasia Beaverhausen. Prego si prostri pure. >> Con un accento che non mi appartiene e le r alla francese faccio svolazzare una mano alzando il naso all’insù.

<< Ma stai zitta! >> Mi si butta addosso facendomi il solletico ed io non posso fare a meno di ridere come una bambina.

È tutto così semplice e naturale con lui.

È… Bello.

<< Oh ma piantatela voi dueeeeee! >> La voce lamentosa di Alice ci fa fermare, le mani di Edward sono ancora sotto la mia maglietta mentre le mie sono immerse nei suoi capelli.

La piccola Brandon barcolla fino al divano, dove adesso siamo stesi, buttandosi a sedere sulle gambe di Edward che con un sonoro “ahi” cerca di mettersi più comodo.

Gli occhi di Alice sono rossi e gonfi e le sue lacrime sono state asciugate dai kleenex che si porta in giro da ormai tre giorni.

Tira su col naso e si stropiccia gli occhi cercando di non rimettersi a piangere.

Qualche giorno fa si è presentata alla porta di casa con tre valigie piene di vestiti chiedendoci asilo. Da allora va avanti in modalità “zombie” in crisi esistenziale.

<< Alice sono giorni che vai avanti così… devi tirarti su! >> Mi allungo verso di lei, sdraiandomi praticamente sulle gambe di Edward, cercando di accarezzarle una coscia per rassicurarla un po’.

<< Come faccio a tirarmi su… mi ha lasciatoooooooooooo! >> Un lamento degno di un cucciolo abbandonato ci fa sospirare.

Scendo dal divano accosciandomi davanti alla piccola piagnucolona.

<< Tesoro, non ti ha lasciato. Non stavate nemmeno insieme come ha fatto a lasciarti? >> I suoi grandi occhi lucidi di pianto mi trapassano incolleriti.

<< Come puoi dire una cosa del genere? Siamo usciti per tre settimane! TRE SETTIMANE! Siamo andati a cena, al cinema, in albergo, nella sua macchina, a casa sua, a casa vostra… >> Queste sono tutte cose che avrei preferito non sapere.

<< In che senso a casa nostra? Alice, per l’amor del cielo, già non ci tengo a sapere cosa tu, mia piccola cugina ventenne, abbia combinato col mio trentenne amico, ma sapere che l’avete fatto anche in casa nostra mi sta facendo venire la pelle d’oca! >>

Per la seconda volta in meno di cinque minuti ha detto “casa nostra” e non “casa mia”.

Persa nei miei pensieri mi accorgo a malapena che Alice, con sotto braccio la sua fedele scatola di kleenex, ci lascia tornando a chiudersi nella camera degli ospiti che ormai ha decretato come sua.

<< Devo ancora capire perché si è chiusa in casa nostra e non a casa sua. >> Edward si porta un ginocchio al petto accoccolandosi in un angolo del divano.

La coperta è finita per terra e la raccolgo alzandomi e tornando a sedere accanto a lui.

Me la prende dalle mani ricoprendoci e, come lui, raccolgo le gambe al petto abbracciandole.

Con le testa posata sulle ginocchia l’osservo.

È stupendo come sempre.

Un accenno di barba gli sporca le guance, i capelli sono scompigliati più del solito per colpa mia, le labbra imbronciate per il disappunto di avere Alice che gira per casa lamentandosi come un fantasma e gli occhi verdi che ricambiano il mio sguardo.

<< A cosa stai pensando? >> Allunga un braccio circondandomi le spalle e tirandomi verso di lui.

Mi lascio trascinare accoccolandomi sul suo petto. Sistema la coperta in modo che ci copra tutti e due.

<< Vuoi una risposta che ti faccia piacere o che sia veritiera? >> Accarezzo l’orlo di ciniglia della coperta beandomi della sua morbidezza.

<< Devi essere sempre sincera con me piccola. >> Arrossisco. Ogni volta che mi chiama “piccola” mi fa sentire importante, ma non so perché, infondo è uno dei tanti nomignoli che ci si da quando si è una coppia.

E noi lo siamo da un mese, e se non fosse stato per me lo saremmo da un po’ di tempo in più.

<< Stavo pensando che forse stiamo correndo un po’ troppo, non credi? >> La mano che mi stava accarezzando i capelli si blocca all’improvviso.

Prendendomi per le spalle mi tira su e i nostri sguardi s’incrociano.

<< Che vorresti dire? >> La sua voce è solo un sussurro roco, come la prima volta che ci siamo parlati.

<< Non so… è solo una sensazione. Non sto dicendo che tutto questo non vada bene, anzi. Sono veramente felice di quello che c’è tra di noi Edward, ma… non so… prima quando hai detto “casa nostra” mi è suonato così dannatamente bene. >> Gli accarezzo una guancia pungendomi con la barba che sta ricrescendo.

<< Bella… se davvero stessimo correndo troppo adesso staremo nella mia camera e fare l’amore e subito dopo ti chiederei di sposarmi. >> Mi guarda come se fossi la cosa più preziosa di questo mondo.

Sono senza parole, perché cosa potrei mai dire a questo punto.

Il mio cuore mi sta gridando “Sì!”, ma la ragione… la ragione è d’accordo.

Da quando ci siamo trovati non ho passato un solo giorno a immaginare la mia vita al suo fianco insieme al figlio che tutti e due desideriamo.

<< Se… >> Mi schiarisco la voce intrappolata in gola. << Se fossi sicuro che risponderei di sì… me lo chiederesti davvero? >>

<< Se anche mi rispondessi di no te lo chiederei altre dieci, cento, mille volte finché un Sì non uscirà dalle tue belle labbra rosse. >> La vista mi si appanna di lacrime. E piangendo mi butto fra le sue braccia stringendolo a me.

<< Sì… >>

<< Sì? >>

<< Sì! >>

Ridendo e piangendo continuo a ripeterlo coprendo di baci il mio stupendo fidanzato.

Cosa importa se stiamo insieme da un mese o da un anno? Sento che il mio posto è accanto a lui, in questa casa, su questo divano, fra le sue braccia.

 

Il passo nell’andare dal divano in camera sua è più breve di quanto mai potessimo immaginare.

I vestiti volano sul pavimento mischiandosi fra loro. Le mani scoprono i corpi per la prima volta. Le labbra si baciano per l’ennesima volta sorridenti ed eccitate.

Nudi sul letto ci accarezziamo, ci coccoliamo, ci amiamo.

<< Bella… Bella ti amo… >> Un sussurro roco e velato di eccitazione mi sfiora il collo facendomi rabbrividire.

<< Anch’io. Ti amo anch’io Edward. >> Lacrime di gioia mi rigano le guance mentre i baci di Edward le catturano.

Quello che stava diventando amore lo era già diventato senza che me ne accorgessi.

Mi sfiora il corpo con le sue lunghe dita da pianista suonando una melodia sulla mia pelle accompagnata dai miei sospiri.

Le nostre gambe sono intrecciate così come le mie mani fra i suoi capelli che spingono la sua testa verso la mia.

I baci diventano pura passione e lussuria.

<< E’ passato così tanto dall’ultima volta che non sono sicura di ricordami come si fa. >> Rido dei miei sciocchi pensieri.

<< Lo riscopriremo insieme. >>

<< Sì… insieme. >>

Le sue labbra tornano a baciarmi mentre le mani scendono ad accarezzarmi le cosce e la pelle sensibile dell’inguine.

Quando mi sfiora, per la prima volta, un brivido più forte mi fa inarcare la schiena facendomi gemere.

Le sue dita mi accarezzano facendomi bagnare più di quanto ricordassi possibile e quando sono dentro di me, le muove sicure facendomi impazzire.

Sciolgo la presa dai suoi capelli scendendo ad accarezzargli il collo e la schiena che graffio quando un altro dito mi entra dentro.

Torturandomi, con le sue dita e la sua lingua che mi lambisce il seno, vengo cercando di non urlare e in cerca d’aria mi lascio andare sul letto ansante.

<< Sei bellissima. >> Il calore di Edward mi abbandona mentre mi scivola a fianco per poi abbracciarmi e tirarmi addosso a lui.

Bacio il suo sorriso strano che tanto ho imparato ad amare e, ancora scossa dai brividi, gli accarezzo il petto, scendendo sull’addome piatto, fino a toccarlo.

Lo stringo fra le dita facendogli trattenere il fiato.

Non c’è bisogno di parlare, viene tutto naturale.

Mi metto a cavalcioni su di lui mentre si alza sui gomiti per tornare a baciarmi.

Seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto mi abbraccia per la vita stringendomi a lui.

Gli bacio il petto mordendolo giocosamente ogni tanto.

Le sue mani mi sfiorano i fianchi salendo ad accarezzarmi il ventre e la schiena.

Ci abbracciamo godendo del calore che i nostri corpi insieme hanno creato sorridendo dei nostri occhi velati di passione e quando mi scivola dentro un gemito più forte si scontra con le sue labbra.

Un leggero fastidio mi prende per il troppo tempo passato dall’ultima volta e lentamente mi abituo a sentirlo dentro di me mentre si muove piano.

Il tempo è solo tempo e non so quanto ne sia passato da quando seduti come eravamo ci siamo sdraiati e le nostre mani si sono intrecciate mentre il mio corpo veniva scosso dal piacere così come il suo dopo.

   
 
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