Taste
Sembrava
uno dei soliti arresti, uno di quelli che il detective James Ford aveva
fatto a
milioni negli ultimi undici anni della sua vita.
Né
lui
né il suo partner Miles avrebbero però potuto
prevedere che il malvivente aveva
con sé una pistola e che l’avrebbe usata contro di
loro.
James
gli si gettò addosso per immobilizzarlo e, nella
colluttazione, venne esploso
un colpo che lo prese in pieno al braccio.
Il
sangue usciva molto copioso dal foro di entrata e la sofferenza fu
così
bruciante che James quasi svenne. E mentre i suoi occhi si chiusero
esausti per
qualche secondo, lui vide qualcosa.
Non
avrebbe potuto definire ciò che la sua mente stava
intravedendo, perché non
sarebbe riuscito a esprimerlo con le parole, tanto era vivido
ciò che stava
provando.
Fu
come assistere ad un film di cui lui era il protagonista principale, un
film
che però non si ricordava di aver mai e poi mai girato.
Entrò
in una cucina sconosciuta con un fiore, una donna si
voltò e gli sorrise.
Era una biondina bellissima, mai incontrata in vita sua; le si
avvicinò, le
porse il girasole e l’abbracciò,
dopodiché si dissero Ti amo
e si baciarono.
Quelle
labbra morbide sapevano di ciliegia e di mare, un sapore indescrivibile
che
percepì in modo così intenso che gli
sembrò di sentirlo nel palato spargersi
per tutta la lingua.
Poi
James scorse se stesso in un luogo buio, tetro, coperto da ecchimosi e
sangue;
anche questo luogo non lo aveva mai visto prima d’allora. Tra
le braccia
stringeva sempre quella bionda, che parlava a fatica e gli implorava
ansimante
un ultimo bacio.
Sentì
in bocca di nuovo quel gusto
così
squisito, misto però a sangue e lacrime.
E
il
salato delle gocce che stava versando in quel ricordo gli
aprì dentro il cuore
una crepa così dolorosa che per un attimo
immaginò che tutto il suo mondo si
sarebbe schiantato pur di non provare mai più una
disperazione così lancinante.
***
James
venne immediatamente trasportato al San Sebastian con codice giallo per
via
dell’emorragia molto forte che lo stava debilitando, anche se
era lucido e in
sé. Il proiettile gli venne subito estratto dal braccio e
l’arteria ricucita.
L’unica
cosa che gli dispiaceva era aver avuto due settimane di riposo forzato
e una
odiosissima fasciatura triangolare all’arto per impedirgli di
fare movimenti
bruschi.
Il
poliziotto decise di usare quel tempo per distrarsi dopo secoli che non
prendeva una vacanza, ma tutto ciò a cui pensava era quella
misteriosa donna
che aveva sognato o creato con i deliri della ferita.
Forse
era un angelo o forse il fantasma dei Natali passati,
chissà.
***
Passò
una settimana dall’aggressione del delinquente e il detective
si recò al nosocomio
per togliere la medicazione e far controllare la mobilità
del braccio e la
cicatrizzazione della lesione.
James
salì in ascensore ma combinò un casino coi tasti,
non ricordandosi più il piano
esatto dove si trovava il suo medico curante.
Figlio di puttana –
sussurrò nervoso,
schiacciando con l’indice prima il bottone numero quattro,
poi l’otto, infine
di nuovo il quattro.
Quando
le porte dell’elevatore si aprirono, l’uomo non
sapeva minimamente dove si
trovasse. A quel punto decise di percorrere il corridoio che gli si
stagliò
davanti e di cercare velocemente informazioni prima di rischiare di
mancare
l’appuntamento col dottore.
A
un
certo punto James sentì una voce femminile dietro di
sé.
Mi scusi, ha bisogno di aiuto?-
domandò la donna, in camice
bianco e con un mucchio di cartelle cliniche tra le mani, mettendosi
proprio
davanti a lui.
James
rimase incredulo per qualche istante, completamente scioccato.
Era
lei. Era la bionda che aveva visto.
Ed
era
ancora più bella di quanto si ricordasse.
L’allucinazione non le aveva
minimamente reso giustizia, era un vero schianto dal vivo.
Si sente bene signore? – gli
chiese, risvegliandolo
dalla trance in cui era caduto.
Si si, mi perdoni, mi ero un
attimo… non fa nulla
– sospirò James, non capacitandosi ancora della
straordinaria coincidenza
capitatagli.
Dovrei andare dal dottor Nadler
per farmi visitare ma ho decisamente sbagliato zona, credo proprio di
essermi
perso- confessò,
vergognandosi un po’.
Questo è il reparto di
ginecologia ed ostetricia infatti, non credo che lei possa aver bisogno
di me –
rise la
biondina, facendo sciogliere James.
Comunque il dottor Nadler lo
conosco, il suo studio si trova al quarto piano – gli
spiegò gentilmente, con il
tono più soave mai ascoltato prima.
Senta, dottoressa Juliet Burke
– disse leggendo il nome
cucito sul grembiule della donna- sono un
poliziotto del LAPD e mi sono beccato un proiettile nel braccio poco
meno di
sette giorni fa. Le dispiacerebbe molto accompagnarmi dal dottor
Nadler? Ho già
fatto un mezzo pasticcio prima… - ammise.
Juliet
lo guardò a lungo negli occhi, poi gli sorrise. Va bene, per lei faccio una eccezione, signor..?
Detective James Ford- rispose pronto
James.
Perfetto detective, la porto io
da Bernard. Sono una brava cittadina che aiuta le forze
dell’ordine locali, se
lo ricordi se ne dovessi mai
aver
bisogno-
esclamò divertita mentre lo scortava verso il montacarichi.
Oh, non si preoccupi, non mi
scorderò mai più di lei,
dottoressa Burke –
affermò James
sicuro mentre le ante dell’ascensore si spalancavano.
Adesso
che l’aveva ritrovata per caso, non avrebbe più
dimenticato il suo nome, il suo
viso e il suo sorriso.
Non l’avrebbe più lasciata andare.
***
Non so da dove mi
sia uscita, credetemi!!! LOL
Ci ho
ficcato Miles, una sparatoria, il braccio ferito come alla fine della prima stagione, le visioni, Bernard dottore, i numeri persino ^_^.
Mi diverto troppo a scrivere in questo fandom!!!! E' come se
fossi in una giostra!!!*_*
Spoilerino:
domani finisco la pubblicazione della raccolta... e l'ultima storia
*già scritta* é sulla famiglia Ford. Secondo voi
quanti bambini potrebbero avere Jim e Jules??? (L)