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Autore: keska    27/04/2010    33 recensioni
Tranquilli è a LIETO FINE!
«Perché… anche la pioggia, sai» singhiozzai «anche la pioggia tocca il mio corpo,
e scivola via, non lascia traccia… non… non lascia nessuna traccia. L’unico a lasciare una traccia sei stato tu Edward…
sono tua, sono solo tua e lo sono sempre stata…».

Fan fiction ANTI-JACOB!
E se Jacob, ricevuto l’invito di nozze non avesse avuto la stessa reazione? Se non fosse fuggito? Come si sarebbe comportato poi Edward?
Storia ambientata dopo Eclipse. Lupacchiotte, siete state avvisate, non uccidetemi poi…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse, Breaking Dawn
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'CULLEN'S LOVE ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Mi rigirai fra le coperte, tentando invano di prendere sonno copertina


Mi rigirai fra le coperte, tentando invano di prendere sonno. Edward si adattò silenziosamente alla mia nuova, ennesima, posizione, senza fare commenti di alcuna sorta.

Sospirai, massaggiandomi il pancione e sistemando meglio il cuscino fra le gambe. Sbuffai, alzandomi finalmente dal letto, costretta a svuotare quella sembrava divenire sempre un più piccola vescica.

La verità era che non potevo asserire di essere tranquilla, convincermi di esserlo, quando poi la realtà dei fatti era un’altra.

 

«Bella, per favore. Non dovremmo discutere anche di questo».

«No, Edward, infatti. Non ho alcuna voglia di farlo».

Proprio quella mattina ci eravamo ritrovati per concludere la lettura del libro e cercare quelle informazioni tanto preziose. Quelle relative agli strani sogni della bambina. La procedura andava avanti un po’ a rilento, dato che ogni nuova scoperta decifrata doveva essere poi spiegata a me. Tuttavia la cosa sembrava non pesare a nessuno.

La scoperta più importante e degna di nota, era stata quella relativa all’alimentazione della piccola. Sia cibo umano, che sangue, con una decisa e naturale inclinazione per quest’ultimo, e nei primi mesi per il latte materno.

Il tomo riportava anche l’esperienza delle altre donne, e il cesareo non era neppure menzionato. Era piuttosto chiaro, anche se Carlisle non si era perfettamente sbilanciato, il normale svolgimento che avrebbe seguito il mio parto.

Da quello era scaturita la discussione con mio marito.

«Non ho nessuna intenzione di farmi infilare un ago di quindici centimetri nella spina dorsale» sibilai, sperando di mettere fine al battibecco.

Alzò gli occhi al cielo, provando a mantenersi calmo. Non amava farmi agitare, andava contro la sua natura. «Invece vorresti provare quanto più dolore possibile, per paura di un solo ago…» bofonchiò.

Strinsi i pugni sulle ginocchia. Portai piano una mano ad accarezzarmi la pancia. «Non voglio fare l’epidurale. Per te può essere un solo ago, ma io ho paura!».

«Oh vi prego, smettetela, entrambi» sbuffò Rose, alzandosi dalla sedia e venendoci incontro, verso il divano. «Siete terribilmente testardi. Bella. Credimi, non provare dolore è una vera manna dal cielo. Edward. Primo, stai facendo agitare mia nipote. Secondo, non la puoi obbligare».

«Non ho intenzione di parlarne ancora» mormorai, abbassando lo sguardo e mordicchiandomi un labbro. Ero testarda.

Ma lui lo era almeno quanto me. Sospirò, abbracciandomi. Mi feci prendere fra le braccia, rimanendo silenziosa. «Si vedrà a momento debito».

Feci per ribattere, ma la voce di mio suocero, ancora piegato sul libro, mi fece desistere.

«Nulla» dichiarò, sollevandosi. Guardò i presenti nella stanza, dando a tutti il tempo di orientarsi verso le sue parole. «Non c’è nulla, neppure un accenno, a quello che è successo. Parla dei collegamenti fra la madre e il bambino. Ma c’è scritto anche che i sogni si sviluppano a partire dall’ottavo mese di gestazione, che sono semplici e basilari pensieri e impulsi. E non accenna affatto a nessuna delle conseguenze alle quali noi siamo venuti incontro. Non so come spiegarlo, mi dispiace…».

 

Sospirai, lasciandomi cadere seduta sul bordo del materasso. Non sarei mai riuscita a dormire.

Le mani fredde di mio marito mi avvolsero da dietro, mentre le labbra fredde si posavano sul collo. «Che hai?» sussurrò nel silenzio.

«Mmm… la pancia dura» biascicai, e la sue mani andarono subito ad accarezzarmi il pancione.

«Da quanto?» chiese serio, posando il mento sulla mia spalla «ti fa male?».

Scossi il capo. «Non è niente… Carlisle ha detto che è normale, un po’. É successo un paio di minuti fa» sospirai «Sono tranquilla, lo giuro». Fissai il buio davanti a me.

«Non devi dire così» le sue mani scivolarono sulle mie spalle, massaggiandole. «É inutile che tu ti sforzi di esserlo se non lo sei. Dimmi cosa ti turba, e starai meglio. Quantomeno potrò aiutarti».

Sapevo che non conoscere i miei pensieri lo mandava in agonia, e capii che non era più momento di tenerli per me.

«Ho… pensato… al fatto che nel libro non ci sia nulla sugli strani sogni della bambina» feci una pausa, appositamente studiata, per fargli metabolizzare il nuovo discorso. «E ho unito questo a quello che…» tremai; deglutii «che ha detto Philip».

Mi accarezzò i capelli, mi fece voltare verso di lui. Potevo scorgere appena i suoi lineamenti servendomi della gialla luce dell’abat-juor.

Il fatto sul libro non avessimo trovato nulla sui sogni, mi aveva dato la conferma di un dubbio che covavo da tempo: non avevano nulla a che vedere con la sua natura. Nulla a che vedere con lei. «Ha detto che quelli che erano pensieri che scorrevano nella mente della bambina. Non ha detto che fossero i suoi…».

Le sopracciglia di mio marito si strinsero un attimo in una flessuosa linea. «Certo. Non lo ha detto. E, in effetti, non sono per niente simili ai pensieri che percepisco solitamente. Il problema è… chi vorrebbe comunicare con lei? E perché a te» posò una mano sulla mia guancia «è successo quello che è successo?».

Mi girai su un fianco, posando la testa sul suo petto, sotto il suo mento. Sentivo il suo odore e ad ogni respiro, mentre lo inalavo, mi faceva sentire tranquilla e in pace.

«Ho pensato… ai licantropi. Così, riesco a spiegare la presenza di Seth. Loro sono coinvolti in questo. Così, riesco a spiegare quello che ho percepito io… perché…» deglutì, ritornando a fissare il volto di Edward, «magari, la sensazione dei licantropi poteva evocare ricordi… non piacevoli».

Sfregò il mento sulla mia fronte, stringendomi nuovamente a sé, pensando. «Pensavo già che saresti stata tu a scoprire qualcosa di interessante» sentii il suo sorriso su di me «forse non così presto. Eppure… ancora non riesco a concepire nessun motivo di collegamento fra i licantropi e nostra figlia. Non riesco, ancora, a spiegarmi lo strano comportamento di Seth…».

Lo guardai, gli occhi luccicanti e colpevoli, lievemente lusingati.

Sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso.

«L’hai capito». Non era una domanda.

Arrossii, scuotendo il capo. «Beh, non riesco a trovare in alcun modo nessun collegamento fra i licantropi e la bambina, ma…» mi morsi un labbro, fissandolo, «Seth. É stato completamente bloccato, in un istante. Io…» biascicai «ricordo…». Chiusi lievemente le palpebre, facendo scorrere nella mia mente le immagini della mia camera, delle parole mozzate, i gesti spezzati, di colui che consideravo un vero amico. «Ricordo quali erano gli effetti di un comando alfa».

S’irrigidì. «Pensi che Seth stesse trasgredendo alle regole?».

Lo fissai, eloquente, soddisfatta nel vederlo approdare alle mie stesse conclusioni. Non dovevano poi essere così tanto affrettate. «Ci ha sempre voluto bene…».

«Stava cercando di avvertirci, di darci un ultimo e disperato monito…».

«Su quello che i licantropi volevano dirci, e che noi abbiamo rifiutato di sentire…».

Gli occhi chiari di Edward scintillarono. «Il collegamento con la bambina. Era di questo che volevano informarci, era questo che Seth voleva dirci, prima di essere bloccato dal comando dell’alfa, prima che, per l’ultima volta, comunicassero con la bambina».

Sorrisi, abbandonandomi alle sue braccia. Ero felice che mi credesse, che non ritenesse le mie ipotesi assurde. Ero felice di averne finalmente parlato con lui. Aveva avuto ragione, renderlo partecipe mi aveva reso indubbiamente più serena. Sbadigliai, stropicciandomi gli occhi e massaggiandomi la pancia.

«Dovresti dormire più che pensare, lo sai?».

«Lo so» biascicai, ironica, un sorriso appena accennato sulle labbra.

«Sono le tre di notte» mi accarezzò i capelli, dolcemente «credo che una bella dormita sia più che meritata».

Anche il resto della famiglia sembrò avallare le mie ipotesi. Sembravano tutti molto soddisfatti e incuriositi dalla vicenda. Certo, le mie rimanevano pur sempre supposizioni, ma tutti ora si sentivano pienamente liberi di concentrarsi su un unico punto: cosa volevano i licantropi da mia figlia?

Questo rimaneva ancora troppo, decisamente, inspiegabile. E le sole due fonti di verità, rimanevano entrambe off-limits. I licantropi non ci avrebbero mai detto cosa volevamo sapere. No di certo, se la mia supposizione su Seth fosse stata esatta. E… l’altra fonte… era il professore.

«No» biascicai, la bocca impastata «aspetti».

La figura del professore, riprodotta fedelmente nel mio sogno, mi guardò tristemente, prima di voltarsi e andarsene.

Mi sentivo incredibilmente in colpa. In colpa, perché dopo averlo odiato, temuto, allontanato, persino, per lungo tempo, mi rendevo conto di aver solo sbagliato. Non ero stata capace di comprenderlo realmente. Aveva sofferto, nella sua esistenza, la scomparsa della moglie, la perdita della figlia.

Se fossi stata al suo posto, non avrei potuto reagire al suo stesso modo, sarei stata semplicemente annullata.

E ora, ora che finalmente avrebbe potuto riabbracciare sua figlia, neppure quello gli sarebbe stato concesso, visto che l’orologio della sua vita scoccava i suoi ultimi rintocchi.

Mi svegliai di soprassalto, mettendomi seduta sul divano. Ansimai lievemente, socchiudendo le palpebre e lasciandomi andare con la schiena, sudata, sul cuscino. Accarezzai il ventre gonfio, facendo calmare la piccola.

Alice si avvicinò, scendendo dalle scale, scivolando tranquilla e silenziosa sul pavimento. Era tornata da appena due giorni, per sistemare ogni cosa per la festa che ci sarebbe stata. Festa per il prossimo arrivo della bambina. Non avevo potuto rifiutare, semplicemente perché non mi aveva chiesto alcun permesso. «La festa non è per te». Queste le sue parole.

Feci per alzarmi, per mettermi seduta, ma me lo impedì con un gesto. «Tutto bene?» chiese placidamente.

Annuii, un sorriso forzato e appena accennato.

Mi studiò attentamente prima di lasciarsi scivolare, seduta, sul tappeto davanti a me. Posò una manina sulla pancia, accarezzandola. «La tua piccola, a differenza di te, non mi mente, e non lo fa neppure male. Se si è agitata c’è un motivo» dedusse logicamente.

Sospirai. «Non avete trovato nessuna traccia di Kate? La figlia di… di Philip?».

I suoi occhi vispi guizzarono nei miei, mentre tentava di capire la vera natura della mia domanda. «No, nulla. Solo una traccia, troppo remota. É brava a scappare, a rifugiarsi. Deve essere nascosta da qualche parte…».

Annuii, sconsolata. «Mi dispiace…». Feci una pausa. Arrossii, imbarazzata. «Ti spiacerebbe… aggiungere…» sollevai il viso, mordendomi violentemente le labbra «un invitato?».

I suoi occhi si velarono, e subito sorrise. Le visioni che aveva su di me e sul bambino erano decisamente ridotte, tuttavia ancora persistevano in alcuni momenti, soprattutto nel futuro imminente. «Nessun problema Bella». Un’espressione buffa, quasi disgustata, comparve sul suo visino. «Lo aggiungerò, ma sappi che quel professore non mi piace…».

Alzai gli occhi al cielo, sconsolata, mettendomi a sedere finalmente sul divano. «Ti prego, Alice…».

«Certo, certo, come vuoi. La pietà è umana…».

La fissai torva, vedendola scomparire nuovamente in cima alle scale. Non provavo pietà. Quell’uomo era degno di qualcosa di meglio dell’umana pietà. La mia gratitudine. Le mie scuse per non essere stata corretta nei suoi confronti. Il mio conforto, forse…

Avrei dato tanto per poterlo vedere e poter chiarire mille cose con lui. Ma sapevo che con ogni probabilità non si sarebbe presentato.

«Ancora contrazioni?». Edward mi fissò di sottecchi, continuando a sparecchiare alla sua velocità inumana.

Scossi il capo, continuando a sbadigliare. «Sta premendo un piede proprio sotto l’ombelico. Ma che birbona…» mormorai sarcastica, «non la senti?» gli chiesi.

Mi venne vicino, posando una mano proprio dove sua figlia insisteva con il piedino.

«Carlisle dice che è perché l’utero cresce rapidamente, e perché la bambina si diverte a lasciare le sue “impronte”». Sorrisi.

«Ha detto anche che se ne senti molte dovremmo avvisarlo» buttò lì con leggerezza.

Affondai le mani fra i suoi capelli, a portata della mia altezza, sorridendo. «La visita sarà pochi giorni dopo la festa. Così potremmo vedere se la piccola è cresciuta».

Sorrise anche lui. «La pancia è cresciuta, a vista d’occhio direi» dichiarò, osservandola con ammirazione. Anche le sue mani, perfettamente aperte sulla pancia, non riuscivano a ricoprirla del tutto. Era cresciuta molto, in effetti.

«Non ho ancora trovato nulla da indossare per la festa. E,» precisai «non sono così masochista da chiederlo da Alice. Rovisterò nell’armadio che mi ha fornito. Un terzo delle cose che ci sono non le ho mai messe, un altro terzo non le ho mai viste».

«Sarai stupenda» disse sicuro.

Abbassai il capo, continuando ad accarezzarlo, senza dire nulla. Mi sentivo un po’ in colpa per avergli taciuto alcuni particolari della festa, come la lista degli invitati. Come… un invitato, in particolare.

La sua non più durevole pazienza pose fine al silenzio. «Cosa c’è?».

«Volevo dirti…». Non avevo alcuna intenzione di farlo suonare come un permesso. Non avevo, d’altro canto, alcuna intenzione di evidenziarla come una menzogna. Mi schiarii la voce. «Ho invitato il professore. Il professor Philip. Spero che non ti dispiaccia…».

Liberò il capo dalle mie mani, tornando a guardarmi.

Avere i suoi occhi su di me mi faceva decisamente essere più vile. «Io…» sospirai «vorrei solo… solo parlargli, un po’… solo…».

Le sue parole furono placide. Non era adirato con me per l’invito, si stava preoccupando del motivo di questo. «Non puoi fare niente per lui».

Contrassi il volto. «Io…».

Mi accarezzò una guancia, sollevandosi da terra. «Non voglio che tu soffra. Ma… la nascita. La morte. Fanno parte della natura umana».

Scossi il capo, nascondendo il viso fra le mani. «É così ingiusto… La sua vita mi sembra così semplicemente ingiusta…» mormorai flebile.

Mi prese fra le braccia, traendomi a sé, lasciandomi impercettibilmente tremare contro il suo petto. «Mi dispiace amore, mi dispiace così tanto…» cantilenò, cullandomi.

«Se solo potessi parlargli» sussurrai, con voce fioca, «anche solo una volta».

«Mi dispiace…» ripeté. Per quanto il professore non fosse fra le sue simpatie, sapevo che mi stava dicendo la verità.

La cosa che più odiava al mondo era vedermi soffrire, e per quanto potessi ignorare quello che avevo da poco appreso, stavo soffrendo, tacitamente, ogni giorno. Per quanto la mia vita potesse essere perfettamente serena e tranquilla, non riuscivo ad ignorare il dolore di un uomo che mi era stato così d’aiuto. Eppure, sapevo che non avrei potuto realmente fare nulla.

La festa doveva essere, ufficialmente, cominciata dieci minuti fa. Alla fine, persa nella mia stessa cabina armadio, ero stata costretta a farmi aiutare a scegliere da Alice, che ne aveva estratto un elegante abito bianco, lungo fino al ginocchio, stile impero, con tanti volant impalpabili. I miei sospetti che l’abito fosse stato acquistato per l’occasione, piuttosto che “sempre stato nell’armadio” come si ostinava a ripetere lei, non avevano motivo di rimanere solo sospetti.

«Sei tanto bella… Stupenda…».

Arrossii, lasciandomi baciare il collo, la testa posata sulla sua spalla. Sempre, da sempre, si era profuso in complimenti per me. Come poteva adorarmi così tanto, quando era lui il vero angelo?

«Dobbiamo andare» farfugliò, ancora stretto a me.

Lo trattenni prima che si allontanasse. «Alice ha detto che non è la mia festa, quindi posso anche non andarci», sussurrai, pretendendo un bacio. Un bacio vero.

Si staccò, fissandomi furbo. «Non credo che la prenderebbe bene, sai? Credo che tu veicoli il soggetto a cui la festa è dedicata», sghignazzò.

Sbuffai. «Non mi va di sentirmi come un’incubatrice ambulante. Ci saranno decine di persone che mi toccheranno la pancia. La bambina sentirà caldo, si innervosirà, non smetterà di tirarmi calci…» borbottai.

Mi tese la mano, sollevandosi dal letto. Aveva il suo mezzo sorriso sulle labbra. «Andiamo?».

«Si, andiamo» biascicai riluttante.

L’immensa sala dell’attico era stata riempita da palloncini, veli, tulle, enormi tavoli imbanditi, e altrettanto enormi pieni zeppi di regali. Mi calmai leggermente quando notai che il numero degli invitati non superava le mie, alquanto ingigantite, previsioni.

Malgrado il chiacchiericcio tutti si voltarono, zittendosi, verso me e Edward, quando poco aggraziatamente raggiunsi la cima delle scale. Mezza Forks mi osservava attentamente.

Arrossii immediatamente, senza poter nascondere in alcun modo il mio disagio. La gravidanza aveva ampliato in modo imbarazzante quel fenomeno.

Edward lasciò la mia mano e passò il braccio dietro al mio busto, stringendomi. In quei secondi, pochi istanti di paralisi immobile, in cui il mio cuore scandiva i suoi forti battiti, perlustrai l’intera sala. Amici di scuola, mio padre, amici di mio padre, la mia famiglia di vampiri. Non il professore.

«…siamo lieti quindi di avervi qui» virò tiepido Edward, con un tono ammaliante e coinvolgente.

«Bella! Come stai? Che bello vederti…» i miei amici di scuola, Angela, Jessica, Ben, Mike, furono i primi a farsi avanti. Li avevo visti molto poco, causa i loro impegni universitari. Ogni tanto Angela era venuta a trovarmi, però. Ogni volta che era tornata a Forks.

Mentre sentivo le parole dei miei amici, continuavo a setacciare incessantemente la stanza. Mi era difficile concentrarmi unicamente su di loro, concentrarmi sugli ospiti, che pure volevano con insistenza parlare con me. Edward mi salvò nella maggior parte dei casi, cancellando il mio imbarazzo.

«Scusa, non ho sentito?» chiesi, fissando il viso di Jessica e accorgendomi del fatto che doveva avermi posto una domanda. Dopo aver salutato più o meno tutti gli invitati, almeno quelli che conoscevo, mi ero rifugiata in un angolo coi divanetti con Edward, che non mi aveva lasciata sola neppure per un istante. Ovviamente, però, la gente continuava a venire a cercarmi.

«Quanto manca al parto?».

Mi portai una mano sulla pancia, appena tiepida. La mutazione della placenta stava portando anche quel cambiamento. «Sono alla ventiseiesima settimana, sesto mese, quasi settimo», sorrisi, guardando la mano di Edward, appena accanto alla mia. In tutto quel disordine, ero contenta di aver rivisto i miei amici. Era una parte di me che mi era mancata un bel po’. Non che avessi rimpianti. Mi andava benissimo avere diciannove anni e fare la madre. Ma… le giovani amicizie erano state un’esperienza umana relativamente piacevole.

«Posso toccarti?» chiese genuinamente Mike.

Edward s’irrigidì impercettibilmente. Arrossii. «Si, certo» mormorai a disagio. Sempre stata troppo vile per dire di No.

Posò il palmo sulla pancia, toccandola con attenzione. La bambina era stata dapprima infastidita da tutti quei caldi contatti che aveva avvertito quella sera. Poi però, il suo fastidio era mutato in confusione e in curiosità. Non era mai avvenuto un evento simile, tante mani diverse a calde, tutte a toccarla. Tuttavia, dopo pochi istanti, la bimba decise di compiere una completa capriola, assestandomi un calcio diritto al fegato.

Gemetti debolmente, sostituendo la mano di Mike alla mia, accarezzandola. «Scusa, è agitata».

Sentii la mano di Edward stringesi protettivamente sul fianco. «Tutto bene?».

Annuii, silenziosa.

Gli occhi di Mike lampeggiarono di uno strano guizzo, ma non disse nulla, si limitò a fissarmi, ancora, in silenzio. Jessica catturò la sua attenzione, trascinandolo via, verso altri ragazzi da me sconosciuti.

Notai la postura rigida e ferma di Edward. Un’improbabile gelosia gli bruciava negli occhi. Mi lasciai andare su di lui, sorridendo e non potendo fare a meno di osservare ancora una volta l’intera stanza.

Mi accarezzò i capelli, intuendo i miei pensieri, diretti dove era diretto il mio sguardo. «Verrà».

Sospirai, incerta.

La festa fu relativamente tranquilla. Ringraziai ogni componente uomo della famiglia Cullen per avermi monopolizzata nel ballo e avermi esonerata da eventuali figure fin troppo imbarazzanti. Solo con mio padre ballare fu d’obbligo, ma, fortunatamente, si stancò molto presto anche lui.

«Mia cara Bella, lo chiffon ti dona, sai?».

Emmett mi fece volteggiare, ancora, velocemente, ed arrossire. Fortunatamente Jasper mi rapì prima che potesse finire di strapazzarmi. Fortuna che non avevo mangiato nulla: il mio stomaco era fin troppo chiuso.

«Come va la serata?» chiese discretamente.

Osservai la gente allegra attorno a me. «Credo che tutti si stiano divertendo. Lo sai meglio di me, tua moglie è un mago in queste cose», finsi di non capire.

«Non intendevo questo» sorrise lievemente.

Sospirai. «Non credo che userò accidentalmente il potere della bambina».

«Tieni le mani strette» ridacchiò, alludendo al potere sprigionato dalle mie mani.

Jasper, impeccabile colonnello tutto d’un pezzo, si era naturalmente posto il problema dell’uso improvviso e improprio dei poteri della bambina, soprattutto il pubblico. Così avevamo fatto diverse prove, e avevo maturato un certo controllo. Più che altro avrei dovuto gestire le mie emozioni.

Cosa che in quel momento mi veniva molto difficile, visto che i miei occhi non riuscivano a non guardare verso le scale, aspettandosi di veder comparire chi non c’era.

«Potrei riavere mia moglie?» chiese Edward, venendomi a reclamare. Lo guardai placidamente, le guance arrossate per il caldo e il ballo. Mi posò una mano fredda sul viso. «Vuoi sederti un po’?».

Annuii, lasciandomi trasportare verso il divanetto, un suo braccio e sorreggermi la schiena. Non feci in tempo a sedermi che per Alice fu già il momento di scartare i regali. Sorridevo, ringraziavo, mi entusiasmavo alla minima spilla. Non doveva non essere la mia festa? Odiavo ricevere regali.

«Oh Bella! Vorrei venire a trovarti più spesso! Anche solo per vedere questa pancia crescere!» esclamò sincera Angela, osservandomi.

«Mi siete mancati anche voi ragazzi» risposi sinceramente, guardando ognuno di loro. Angela, Jessica, Mike, Ben. «Sapete che potete venire a trovarmi ogni volta che vorrete».

Ben si sporse, per guardarmi oltre la sua ragazza. «La prossima volta la piccola sarà già nata?».

Risuonò la risata di Edward, argentea e cristallina. Solo io sentii la nota di nervosismo. Mi abbracciò protettivamente. «Speriamo di no. Vorresti farla nascere prima?» scherzò. L’idea di un parto prematuro doveva terrorizzarlo.

Ben s’irrigidì lievemente, a disagio, prima di ridere anche lui.

Osservai distrattamente i ragazzi, lasciandomi andare sullo schienale e spostando impercettibilmente gli occhi verso le scale, ancora.

Il magone mi chiuse la gola. Due ore, erano passate. Non era venuto.

Mi sollevai dal mio posto, liberandomi dalle braccia di Edward. Mi guardò interrogativo, ma quando puntai in direzione delle scale, arrossendo, rimase con i miei amici e non replicò, intuendo la mia meta.

In quel momento adoravo il mio bagno. Insieme alla camera, blocco di cui faceva parte, era l’unica stanza insonorizzata della casa. Il silenzio che vi regnava mi consentì di riposare la mia mente esausta. Portai le mani al pancione, osservandolo, vacua.

Mi dovevo rassegnare all’idea che, comunque, non avrei potuto fare nulla per lui. Nulla.

Vidi la maniglia della porta abbassarsi e mi ricomposi. Feci un sospiro, e girai la chiave nella toppa.

«Tutto bene?». Annuii a mio marito, pur sapendo di non poterlo ingannare. Mi prese fra le braccia a mi strinse a sé. Sembrava, eppure, stranamente tranquillo. «Se vuoi possiamo rimanere qui. Non c’è bisogno di risalire, dirò ad Alice che sei stanca». Non parlai, continuando ad immergere il viso nel suo petto. Sapeva che il problema non era affatto la mia stanchezza. «Avresti dovuto mangiare qualcosa…».

Sospirai. Feci un piccolo, mezzo, forzato sorriso, a cui rispose con uno molto più pieno e sincero. Senza dire una parola presi la sua mano e lo trascinai con me, ancora una vota, in mezzo alla gente.

Quando arrivai in cima alle scale, però, sentii il cuore immobilizzarsi. Fra tutta la folla, distinsi la sagoma che per tutta la sera avevo cercato e che non speravo più di vedere. Era solo, il viso pallido e stanco, fra le mani un bastone. Era seduto in un angolo buio e remoto della stanza. Mi sorrise, ghignante, e le rughe rivendicarono la propria presenza sul volto.

Ansimai, voltandomi di scatto verso Edward. Il suo sorriso era caldo e profondo, incoraggiante. «Va da lui». Mi accarezzò una guancia, mi baciò la fronte, lasciando la mano che avevo intrecciato alla sua.

Lo fissai ancora, saettando con lo sguardo fra lui e il professore, e intanto facendo muovere inconsciamente i piedi. Deglutii, voltandomi definitivamente verso Philip, incedendo, timidamente. Mi sbagliavo, il suo sguardo attento non aveva mai smesso di mettermi in soggezione.

«Isabella». La voce era più fioca, profonda, antica, di quanto la ricordassi.

Il cuore batté forte nel petto, la bambina si fece sentire. «P-professore… Professor Philip…». I suoi occhi indicarono la sedia accanto alla sua, così mi sedetti, non smettendo di guardarlo.

Il suo sguardo, perso, si allontanò, osservando tutta la sala. «Devi ringraziare tuo marito se sono qui» borbottò, piuttosto contrariato.

Edward. Edward l’aveva chiamato, pur non sopportando la sua presenza, l’aveva chiamato per me. I miei occhi saettarono nella sala, ma non trovarono traccia di mio marito. «Edward…» farfugliai.

«Già Edward» bofonchiò, «ti ama. Mi odia, eppure mi chiama, in casa sua, per farmi parlare con te». Sembrava scocciato dalla questione, come se la reputasse nettamente seccante.

Presi un breve respiro. «Lui non… non vi odia…» mi sentii in dovere di difenderlo.

Sghignazzò, rise, amaro, e ben presto le risate si tramutarono in lunghi e prolungati accessi di tosse. Mi allarmai, tesi le mani per aiutarlo, per contenere i suoi spasmi, ma non riuscii a toccarlo. Si portò un fazzoletto alle labbra, ricomponendosi. «Oh si, mi odia invece» gracchiò «Ed ha ogni ragione di farlo. Ho armi micidiali, persino per i vampiri, create dagli stessi Volturi, capaci di uccidere ogni vampiro in un istante. E le ho usate, oh, se le ho usate, più di una volta. Senza remore né scrupoli. Non sono mosso dalla tua stessa…» i suoi occhi cerulei mi squadrarono, assottigliandosi «pietà».

Il respiro accelerò nel mio petto. Lo avevo, davanti ai miei occhi, finalmente. Ma mai quanto prima riuscivo a rendermi conto della vanità della mia persona. Lui era cinico, sprezzante, totalmente arrogante… pericoloso. Da fare paura anche a Edward. Da costringerlo ad odiarlo per chissà quali cattiverie compiute a cuor leggero in chissà quale tempo.

Eppure, con il tempo, avevo imparato che mai, nulla, è solo come la si vede. E io riuscivo a vedere anche altro, oltre a questo.

Ma cosa avrei potuto fare? Avevo davanti agli occhi una persona a cui riservavo immensa gratitudine, una persona a cui dovevo qualcosa. Qualcosa che non sarei riuscita a dargli. Non in tempo.

«Io… io… volevo solo dire… mi dispiace» affermai, mordendomi contemporaneamente le labbra.

Si lasciò andare ad una risata più contenuta. «Ti dispiace?».

Arrossii. Mi guardai le mani, inermi, piegate in grembo. «Io… avrei voluto essere più… cortese».

Sorrise. Le labbra sottili e consunte si tesero. «Non hai fatto nulla di scortese Isabella» mi lanciò un’occhiata eloquente «tuo marito aveva detto che avevi necessità di parlarmi. Diciamo che ha espresso il concetto con molta solerzia, pensavo che avessi bisogno di dirmi qualcosa di più importante. Sappi che non ti devi dispiacere, né scusare. Quindi, se la questione è chiusa» fece, facendo leva sulle braccia «direi che posso andare. Non lasciarti andare in rimpianti per un povero vecchio. Hai la tua vita giovane e bella davanti».

«No, aspetti!» lo bloccai prima che potesse andarsene. Ero infinitamente grata, a Edward, per averlo chiamato. Ma sapevo che Philip era una persona che non badava molto a quello che gli veniva chiesto, soprattutto quando la richiesta proveniva da un vampiro. Perché, allora, era venuto da me? Ci doveva essere qualcosa di più. «Io… Io… volevo… volevo solo…».

Mi liquidò con una mano. «Non ti preoccupare» i suoi occhi, seri, trovarono i miei. Esitò, tormentato. C’era dolcezza, forse, nel suo sguardo? «Non essere in pena. So che fare di ciò che resta della mia vita. Non avrai più nessun problema Isabella, lo giuro. Né te, né la tua… bambina» socchiuse gli occhi, gli riaprì «ti libererò dai tuoi demoni, ci penserò io. Non chiedermi cosa, non chiedermi perché. Vivi la vita che io non ho vissuto, vivi la gioia che io non potrò vivere.

Edward mi ha detto… Hai capito di Seth. Hai capito dei licantropi. Fermati, qui, adesso. Prima che sia troppo tardi. La conoscenza porta alla sofferenza in una maniera inimmaginabile».

I suoi occhi ardevano di seria preoccupazione. Il suo monito non scaturiva dal potere, non era un ordine. Voleva il mio bene. Si stava preoccupando per me, occupando di me, andando, anche, incontro a chissà quali pericoli, per me.

Perché?

«Perché?» chiesi, disperatamente «Perché fa questo per me?».

Abbassò lo sguardo, come se si stesse vergognando di un’infamia. Non l’avevo mai visto così. Così… debole. Quando lo risollevò ci vidi la stessa occhiata che mille volte mi aveva riservato. L’occhiata che mi faceva rabbrividire, angosciare, palpitare. Solo allora, capì perché.

Mentre il ghiaccio dei suoi occhi diventava turchese, mentre le mie labbra erano spalancate per lo stupore, capì. Mi stava guardando dentro. Con ammirazione, devozione, rispetto. Con affetto.

Quasi senza accorgermene presi un respiro, lungo, affrettato. Ero immobilizzata.

«Isabella» mi parlò, il cuore il mano, «guardo te, e vedo mia moglie. Guardo te, e vedo mia figlia. Ricordo quando ammiravo l’amore della mia giovinezza. La pelle chiara, i capelli mori, le labbra rosee, le mani sulla pancia.

Ma mia moglie era… sfacciata, smaliziata, licenziosa. Aveva alte ambizioni… no» tratteggiò dolcemente, come se con le parole dipingesse un quadro, impresso nei suoi occhi vitrei «tu sei com’era il mio piccolo amore. Timida, riflessiva, eppure anche così amorevole e coraggiosa». Mi guardò, mi ammirò.  «Sei la figlia che vorrei Kate fosse diventata».

Il mio petto si alzava e si abbassava al ritmo del mio respiro cadenzato. Guardavo l’uomo che mi era di fronte con una luce nuova, completamente diversa. Come avevo potuto non comprendere prima la natura dei suoi sguardi troppo intensi?

Ero stata troppo impegnata a nascondere il viso, celandone il rossore.

Il suo sguardo divenne malinconico, nostalgico. Tentennava. «Non mi resta molto, lo sai. Mi sono rassegnato all’idea di non rivedere la mia Kate. Ma, se potessi…» allungò una mano, tramante, pallida.

Vidi le dita di cui seguivo immobile il tragitto stringersi in un pugno e ritirarsi. «No, perdonami…» mormorò voltandosi.

«Aspetti!» malgrado l’esclamazione, la voce mi uscì sottile. «La prego…».

Si girò nuovamente verso di me. Mi guardò, ancora, in viso, il suo sguardo profondo e indagatore. Saettò sul mio grembo, a cui riservò una carezzevole occhiata. «Posso?» mormorò tremante, allungando nuovamente la mano, ma ancora non toccando il ventre pieno, come se avesse paura di profanare un santuario.

Non risposi, i miei occhi parlarono per me.

Quando le sue dita, fresche per la vecchiaia, si posarono su di me, sentii un brivido irradiarsi in tutto il corpo. La bambina si mosse.

Un altro fremito, molto più forte, lo sentii quando, risollevando il viso, vidi la debolezza di un uomo che aveva perso ogni cosa, ma che gioiva, estatico, di quel poco che gli avevo donato.

Lacrime.

 

 

 

 

 

Prima di ogni cosa, vorrei precisare che questo capitolo è dedicato al professore, al mio professor Philip.

Perché si indaghi e si comprenda la mente umana. Perché il buono e il cattivo cessino di essere parametri universali.

 

Bene. Mie adorate, miei lettori. In questo capitolo, ho voluto consegnarvi le ultime, sparse, informazioni. Il prossimo, ho deciso, si ripiegherà un po’ sui nostri protagonisti, esalterà il loro amore con pace e tranquillità, dolcezza, prima che la storia si espanda notevolmente.

 

Beh, inutile ripetere che presto le diremo addio. Presto = 6 - 7 capitoli. :) Non nascondo che penso piangerò per una settimana intera. Che ci posso fare se ho i dotti lacrimali deboli?! :P

 

Vorrei, se me lo concedete, non come un peccato, ma come un gesto di sincero apprezzamento, segnalarvi la storia “Once upon a time in Forks...”, della bravissima CassandraLeben.

 

Sono felice di aggiungervi su twitter, il mio nick è @Keska92. Lì inserirò anche link, del mio blog, sul quale pubblico spoiler e informazioni sugli aggiornamenti.

 

Ancora, un grazie, per l’apprezzamento che avete dimostrato per il Professore. Grazie.

 

Grazie, mie adorate (e magari anche adorati :P) lettrici. :*

 

(fatto da Elena- Lena89)

 

«--BLoG!!!--»

 

www.occhidate.splinder.com

 

 

patu4ever Grazie tesoro! E si, sta nube non poteva rimanere dove stava ancora un po’?! :P Tutto per avere qualche giorno in più di vacanza, eh?! Come ti capisco! :P Grazie infinite per la segnalazione che hai fatto! Tesoro, mia carissima vagabonda! *.* Mi hai fatto felicissima! Sai perfettamente quanto ci tenga al personaggio del professore, e sapere che piace tanto anche a te mi fa letteralmente piangere di gioia! Grazie tesoro! :**

Struppi Waa! *urla e tifo da stadio* Waa! Complimenti vivissimi! Non è affatto semplice leggere la bellezza di 63 capitoli in due giorni! O.o Ovviamente, se quello che ci accomuna è l’odio per Jacob, la cosa non può essere che giustificata. Farei di tutto per questa causa. Comunque *clapclap*, complimenti. E, scherzi a parte :P, un grazie, grazie, grazie. :) Sei stata molto carina. Grazie!

SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate Grazie! É vero, Edward è proprio un vero amore, una amore stupendo! Infatti dedicherò un intero, prossimo, capitolo, proprio all’amore fra i due sposi. Un momento di raccolta, piccola dichiarazione d’affetto nel loro universo magnifico. :D Ci tengo molto al professore! Questo, è un capitolo dedicato a lui. Un po’ triste, forse, ma dovuto. :) Un bacio. :*

luisina Oh, darling! Accidenti! Mi hai lasciato tutte queste magnifiche recensioni *.* Grazie!!! Uno degli impegni che mi sono prefissa era proprio quello di creare interessanti, strane, bislacche caratteristiche della bambina, proprio perché, in fondo, la fantasia è proprio l’unica cosa che non mi manca, allora perché non sfruttarla? Perché non divertirsi a creare assurde assurdità? :P Per il discorso del professore, mi potrai capire se ti dico che ci tengo particolarmente a questo personaggio. Insomma, è una creazione della mia mente, completamente mio. E ne percepisco tutta la poliedricità, tutta l’umanità, tutta la psiche. Per questo gli sto dedicando così tanto spazio, compreso questo capitolo, possiamo dire… :P Ci tengo a precisare che sono stata molto combattuta sull’età da assegnare al bambino dello scorso capitolo. Ho una cuginetta di due anni, che è estremamente intelligente, e sapevo che non sarebbe stato troppo strano se si fosse comportata così! Ora, però, non posso assicurare nulla su questo bimbo! :P Ti ringrazio per tutti i bellissimi complimenti! *.* Oh, tesoro, sei stata davvero dolcissima! Conosci la mia passione solo perché è così simile alla tua, immensa. Grazie. :*

endif Carissima! :) Dunque. Preciso che in questo capitolo ho fatto un’opera di auto-bloccaggio e convincimento a inserire più informazioni possibili! In fondo, fra neppure due capitoli, il mistero verrà completamente svelato, e per ora, ciò che era rivelabile, è stato rivelato. Spero che si capisca qualcosa in più! *.* Mi sono davvero ingarbugliata tanto, ma per fortuna - almeno io che sono la scrittrice :P - le idee le avevo piuttosto chiare, quindi non è stato troppo complicato anticipare qualcosa. Ho deciso, prossimo capitolo, PAUSA. Pausa in carattere maiuscolo, perché è necessario un capitolo per raccogliere le idee, senza stranezze, problemi, pensieri, prima di impazzire definitivamente. u.u A presto my dear! Grazie. Sai quanto ci tenga infinitamente alle tue recensioni. :*

Ely_11 Ciao! Che bello sentire nuovi pareri! *.* Grazie mille, sei stata fantastica! Ci provo a pubblicare più veloce che posso, ma spesso mi perdo per ricorreggere mille volte il capitolo! :) Spero la storia continui a piacerti! Un bacio.

Luna Renesmee Lilian Cullen Oh, come ti capisco! É una cosa orribile quando ci si mettono i genitori! Ma non capiscono che il computer può solo farci del bene?! *.* Ehh… Vabbè. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Beh, penso che dopo tutto quello che ho fatto passare alla nostra protagonista in qualche modo dovesse riscattarsi prima o poi! La faccenda della placenta è stato un altro, assordissimo, colpo di testa non programmato! Oramai devo solo seguire quello che mi dice la mia mente! :P Spero di sentirti presto! Un bacione tesoro, grazie! :*

mazza Ohhh! My dear! Mon Cher! Piccoletta del mio cuore! *.* Ogni volta sei tu quella che mi fa piangere, sommergendomi di complimenti! Viva i fazzoletti Tempo! Altrimenti ora saremmo entrambe annegate in un mare di lacrime. Lo so che mi segui da quando la bimba era solo °,‘*L’EVENTO*’,°, -muahahah - e ancor prima, direi! Nessuno ha mai seguito le mie storie con così tanta dedizione, rimettendosi perfino a rileggere tutti i capitoli che le mancavano per rimettersi in pari! Accidenti che tenacia piccoletta! Questa storia continuerà ancora un po’… sette capitoli, ma sono certa di sforare almeno di due… mi lascerà un bel segno, anche alla fine… Ma come ho già detto, si va avanti, così ho una nuova storia in cantiere… La mia testolina non smette mai di fantasticare, soprattutto per meritare i tuoi bellissimi complimenti! *.* Grazie piccoletta gamma. Sei nel mio cuore sempre e per sempre. :***

AriRock Ciao!!! Infinite grazie, davvero! Mi hai lasciato una recensione bellissima, era davvero tanto tempo che non ne ricevevo una così! É vero che a volte sono un po’ cattiva con Bella, ma altrimenti non ci sarebbe azione, narrazione, dolore, e neppure il tanto sospirato romanticismo! In effetti, scrivo questa storia con la testa proprio fra le nuvole! Non mi sforzo di essere né reale, né realistica, ma diciamo che faccio volare la fantasia. Certo, che molto spesso segue il clichè della bella innamorata salvata dal suo principe, forse non sarebbe così originale da essere pubblicata in un libro! Ma mi fa comunque felicissima vedere l’entusiasmo con cui la seguite, e l’entusiasmo che, ti ringrazio, mi hai dimostrato scrivendomi questa bellissima recensione! La mia storia è su due gruppi di fanfiction su facebook, ed in entrambi, in effetti, è un po’ indietro. Ma di solito leggo tutti i commenti che mi lasciate, qual è il tuo nick su facebook? Grazie, grazie, grazie. Con la speranza di continuare a sorprenderti, sempre. :*

LudoCullen96 Ciao carissima! :) Sono contenta che quella parte col bambino ti sia piaciuta! Quando scrivo cerco sempre di essere originale e mai conforme a nulla, e beh, con quella parte è stata una bella gatta da pelare! :P Ti ringrazio tantissimo! Alla prossima! :*

Sognatrice85 Accidenti! Grazie! Non ho proprio ben capito cosa intendessi con la storia della naturalezza, ma… beh, grazie. :) Ho cominciato a risolvere un po’ di quesiti irrisolti, direi che era d’obbligo! Presto svelerò anche il resto. Spero di non deluderti! Grazie, grazie, grazie.

elysa 172 Ohh, bene! Sono contenta di aver trovato qualcun altro a cui piace il professore! Man mano che vado avanti riesco a portare sempre più persone dalla mia parte! Bene, bene. Questo capitolo è uno di quelli, in effetti! Grazie infinite per i complimenti, sei stata dolcissima! *.* Grazie!

Wind Carissima! Eh, mi mancheranno davvero tanto anche i tuoi commenti. Non facciamoci prendere dalla nostalgia pre-tempo! Sono sicura di sforare di almeno uno o due capitoli! Ahahahah… Sarò anche sadica, ma sono dettagliata e puntigliosa! E quando mi esprimo, faccio del mio meglio per essere compresa! u.u ;D

congy Ohh, grazie Federica! ^^ Beh, l’idea mi è venuta proprio come tutte le altre idee di cui è popolata questa storia! Nella quiescenza del dormiveglia, quando la mia attività celebrale è maniacalmente sopra la media giornaliera! Ahahah… Sono contenta che l’idea ti piaccia! Edward non aveva ancora letto tutto il libro, perché, pur essendo un vampiro, le cose non sono poi scritte così chiaramente, e soprattutto doveva darsi il tempo di interiorizzarle e aspettare sua moglie! Un bacione immenso carissima! Non smetterò, comunque, di scrivere! :*

Nessie93 Lo so! Anch’io la penso come te, ci vuole un po’ di tranquillità! Così ho deciso di scrivere il prossimo capitolo con tutta la dolcezza di Edward che ti piace tanto, con la presenza di Carlisle che adori quanto me, e con un po’ di sana, vera, tranquillità! Grazie cher :*

DarkViolet92 Certo! Si discuterà sulla sua trasformazione! Mi rendo conto che magari a te, che il professor Philip piace, questo capitolo possa essere parso triste! Beh, volevo solo mettere un po’ di realtà nella mia storia poco reale! Grazie carissima! Un bacio. :*

chi61 Concordo perfettamente! La pizza è davvero insostituibile. Niente è come la pizza. Mi rendo conto che Bella si sia trovata un po’ nei panni della supereroina, diciamo che non ho lasciato nessuna coincidenza al caso! Quello che non c’era nel libro era una spiegazione sui sogni della piccola. In questo modo Bella ha potuto formulare e avanzare le sue ipotesi! Non volevo rendere l’ecografia un clichè, ma mi rendo pur conto che la gioia di ogni donna su quel lettino deve essere tale e ripetuta, se necessario, infinite volte. Ogni donna merita quella felicità. Non volevo davvero rendere Carlisle un folletto! Cielo! Non riesco a immaginarmelo in certi panni! É il mio personaggio di Twilight preferito, ci tengo incredibilmente a lui. A presto carissima, a presto, con un’altra delle tue fantastiche recensioni, spero! Grazie.

silvia16595 Carissima Silvietta! ^^ Non ti preoccupare, la punizione senza pc è una gran, gran, brutta cosa! Fai bene a provare pena per il professore! Guarda, questo capitolo è costruito ad arte per questo, se qualcun altro non prova pena, io non so più che pensare! Ci vuole! É nella natura umana (sta scritto anche nel capitolo). É solo che ci tengo davvero tanto, tanto al suo personaggio, tutto qui! Se hai in mente qualcosa da scrivere, buttati! Solo un consiglio: non forzarti, ma immagina! L’ispirazione verrà da sé, te lo assicuro! :) Un bacio. :*

KatyCullen ohh, grazie! Anch’io sono davvero tanto sdolcinata, lo sai?! Non vedo l’ora che nasca la piccina! *.* E, credimi, se ti dico che nel frattempo ho immaginato di tutto! Inizialmente la storia doveva concludersi con la sua nascita… Ora si concluderà, a grande richiesta (diciamo anche obbligo :P) un paio di capitoli dopo. :D Un grazie grazie ancora! :*

Lau_twilight  Grazie mille. Grazie, e te lo dico ogni volta, sempre più, con il cuore, davvero. Grazie, perché non ti stanchi mai di prodigarti in complimenti per me! Non pensi mai che siano abbastanza, e hai ragione! Non ne ho mai, mai, abbastanza! Anch’io adoro Carlisle! Si è notato?! Solo un po’?! No, in effetti, provo una sorta di venerazione per quell’uomo. Ha scoperto tante cose, e anche che Bella potrà partorire! Lo sai che vi siete allarmate tutte quante?! Neanche fossi davvero sadica! Ahahah… Mi conoscete troppo bene ormai. Ma io dico che non c’è bisogno di allarmarsi più del necessario. Concludo con un altro grazie, e non ricordo quale sia, ma ricorda che te ne devo altri mille!!! :*

GiovaneStella Beh, beh, converrai che anche questo capitolo è tranquillo… relativamente, tranquillo, diciamo. In fondo anche qui si danno delle informazioni senza che venga qualche fatto straordinario o straordinariamente spiacevole, in linea con quello che faccio accadere di solito. Se così non fosse, sappi che il prossimo capitolo davvero, sarà tranquillo. ^^ É una promessa. E, fidati, sono io a doverti ringraziare. Non è da tutti scrivere le emozioni che si provano. Ti ringrazio quindi, per aver continuato sempre a farlo.

frafru Ohh! Mia cara, cara, cara. Sei davvero molto attenta, direi! Mi stupisci sempre più. Esattamente, quello che è rimasto da chiarire, è il collegamento fra i licantropi e la bambina. Spero di star conducendo la storia con più linearità! Ricordo che mi dicesti che mi ero un po’ persa! Spero davvero di essermi ripresa, ce l’ho messa tutta per non essere in alcun modo troppo dispersiva. Sono davvero contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Anche se magari c’era un po’ di pausa e non era propriamente attivo. :) Hai compreso perfettamente tutto quello che volevo comunicare con il piccolo incontro fra il bambino e Bella. Grazie, grazie, sei stata una preziosa lettrice e una preziosa commentatrice.

ste87 ciao! Grazie! Non pensavo tanta ammirazione! ^^ Mi fa sempre piacere ricevere pararei da persone nuove, grazie. :)

Ros_Ros Grazie infinite!!! *.* Ohh, carissima! Sono contenta che cominci ad apprezzare il professore! Questo capitolo è stato un po’ dedicato a lui… Mi rendo conto dello spazio che sta acquisendo, ma non posso fare a meno di dargliene! Grazie. :*

manuelitas ciao! Ohh! Presto o tardi non importa, mi fa un immenso piacere il fatto che tu abbia deciso di non essere più “silenziosa”. Grazie! Mi applico davvero tanto in questa storia, non posso che essere felice di fare contenta ogni singolo lettore, di fare contenta te. Grazie, grazie, grazie. Mi hai reso davvero felice.

ledyang Tesoro, suvvia, calma. Lo prometto solennemente, il prossimo capitolo è tranquillo, tranquillo, di quelli che adori! E non è che io pensi che quello che scrivo faccia sempre schifo! É solo che sono diventata molto scrupolosa, tutto qui. Quindi, prima di postare, mi pace ri-correggere come minimo una decina di volte, per non pentirmene poi, una volta che il danno è stato fatto! Niente fiaccolate! Sii buona, e renditi conto che sono sadica! u.u Già scappo! :S

titty88 Oh! Non ti preoccupare, l’ultimo capitolo l’ho postato molto, molto velocemente! ^^ Ti regalerò tanti capitoli di “apnea” fra un po’! Di quelli “sadici of course” :P Quindi, il prossimo, concediamolo tranquillo alle altre lettrici! ;)

frate87 Si! Un capitolo di pace te lo assicuro, mano sul cuore. :) Anche in questo mi sono sforzata tanto per chiarire un po’ di dubbi riguardo ai licantropi e ai problemi vari e generali :) Spero che per quando ogni cosa sarà risolta sarete tutte pronte! :P Un grazie, immenso, e un bacio. :*

Dreamerchan Grazie mille! É proprio la dolcezza la caratteristica che più immagino propria di una donna incinta, anche se magari la cosa è un po’ idealizzata e non sempre come la penso io :P Ma comunque, la mia Bella non può che essere dolce e tenera. Non manca troppo al parto, don’t worry.

 

   
 
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