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Autore: Mokuren    27/04/2010    0 recensioni
Sono passati sei anni dal tradimento di Sasuke e Konoha è nel bel mezzo di una guerra contro il Villaggio del Suono che potrebbe coinvolgere anche i villaggi vicini. Riusciranno Sakura, Naruto e Shikamaru a raggiungere Suna per chiedere aiuto? L'Akatsuki resterà semplicemente a guardare? E infine... Chi detiene veramente il potere a Oto?
*Storia sospesa*.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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12. VITE NUOVO CAPITOLO
12. Vite



Le mie intenzioni erano sicuramente state fraintese.
Certo, caricare la mia “presa” con un’infinitesimale dose di chakra forse non era stata una delle mie idee migliori. Be’, anche piombare all’improvviso alle spalle di uno shinobi - senza aver progettato un’imboscata - non era esattamente un comportamento incoraggiato dal manuale in uso all’accademia.
Avrei potuto tranquillamente continuare a formulare altre ipotesi, decidere la mia mossa successiva, se non fosse stato per la presenza di una mano avvolta attorno al mio collo in quella che davvero non sembrava una carezza. La definizione più calzante sarebbe potuta essere qualcosa come: “stretta poco amichevole a un passo dallo strangolamento”.
Intrappolata tra la roccia premuta contro la mia schiena e un paio di occhi cremisi che mi stavano fissando con una vaga punta di fastidio, provai a dire qualcosa nella segreta speranza di tornare a respirare una maggiore quantità di ossigeno.
«È mio dovere controllare se c’è qualcosa che non va… in quanto ninja medico». Lasciai fluttuare quella semplice constatazione nell’aria, in attesa di un qualche tipo di reazione da parte sua.
La morsa attorno al mio collo si allentò in maniera impercettibile.
«Non sei più a Konoha». Rispose con un freddo sussurro, a malapena udibile, chinandosi leggermente verso di me. «Inoltre… non c’è nulla da controllare», aggiunse in tono definitivo, come per porre fine alla conversazione.
All’improvviso mi resi conto di un particolare o, per meglio dire, di un’assenza: il sangue attorno alle sue labbra era del tutto scomparso. Mi ero forse immaginata tutto? Le dita calde strette attorno alla mia gola sembravano dannatamente reali e non avvertivo neppure lontanamente la presenza di un genjutsu. Certo, con un Uchiha davanti non si poteva mai sapere.
Specialmente con uno in grado di scaraventarti nel peggiore e più doloroso dei tuoi incubi con un semplice sguardo.
«Non tentare mosse simili con Kisame. Potrebbe non fermarsi a pensare al potenziale nemico a cui sta mozzando la testa», concluse degnandomi di uno sguardo da “ultimo avviso”, sciogliendo la pressione attorno alla mia gola come se non fosse successo assolutamente nulla.
«Lo terrò a mente», risposi tra me e me, ripensando a quello che ero certa di avere visto solo qualche minuto prima.
Nonostante l’apparente tregua, non avrei lasciato cadere la cosa come mi aveva neanche troppo velatamente ordinato. Non potevo permettermi di dimenticare più nulla e, particolare non meno importante, individuare eventuali punti deboli nell’organizzazione era praticamente lo scopo primario della mia missione.
Se Itachi Uchiha aveva qualcosa da nascondere, l’avrei scoperto a qualsiasi costo.



*****


In quella radura costellata da bassi arbusti e steli d’erba a profusione, gli unici segnali riconducibili a una qualche presenza umana erano gli inequivocabili resti di un piccolo fuoco, delle braci annerite e ormai totalmente prive di calore. Le tracce di un accampamento che, con tutta probabilità, doveva essere stato abbandonato non più tardi del giorno prima.
La piccola comitiva proveniente da Suna arrestò la sua corsa proprio ai margini di quella traccia nera sul terreno circondata da minuscoli ciottoli grigi, principalmente per fare una piccola sosta prima dell’ultimo tratto del viaggio e, in secondo luogo, per schiarirsi le idee dopo l’ultimo messaggio arrivato da Konoha.
Proprio quel messaggio, giunto solo qualche ora prima tra le mani dell’Eremita dei Rospi, che sembrava non essere stato assimilato ancora del tutto dai vari componenti del gruppo.
«Una tregua con il Suono? Pazzesco… », mormorò Naruto a denti stretti raccogliendo da terra una pietra dalla forma particolare - quasi l’abbozzo di una stella - giocherellandoci per qualche secondo prima di gettarla a qualche metro di distanza con uno sbuffo soffocato a metà.
«Eppure il messaggio era inequivocabile. Da qualche giorno gli attacchi sono cessati senza alcuna ragione apparente… », spiegò Jiraiya guadagnandosi, nello stesso preciso istante, un’occhiata obliqua da parte di Shikamaru che si affrettò ad aggiungere: «Apparentemente. Potrebbero essere impegnati a organizzare un attacco di più ampia portata direttamente al cuore del villaggio… ».
«Oh, esiste senz’altro questa possibilità», concluse Jiraiya aggrottando leggermente la fronte.
«Questa tregua non promette nulla di buono… », intervenne la kunoichi a capo della spedizione proveniente da Suna socchiudendo gli occhi con fare pensieroso.
«Motivo in più per essere ancora più prudenti», intervenne all’improvviso una voce estranea e distante che non apparteneva a nessuno di loro, quasi filtrata misteriosamente dalla vegetazione circostante.
Tutti si voltarono di scatto in direzione nord-ovest, verso il folto gruppo di alberi ai margini della piccola radura teatro della loro piccola sosta.
Ne emerse la figura slanciata ed elegante di un jonin con lunghi capelli castani e occhi color ghiaccio che lasciavano davvero ben pochi dubbi sul suo clan di provenienza.
«Hyuuga». Fu il laconico commento, accompagnato da un lieve cenno del capo, proferito da Shikamaru. Naruto accolse l’arrivo del vecchio compagno di squadra con più entusiasmo, realizzando solo dopo qualche secondo il senso del suo sguardo indagatore puntato su ogni singolo componente della comitiva alla ricerca di qualcosa o, per meglio dire, di qualcuno.
Quegli occhi freddi e assimilabili al colore del cielo invernale si puntarono infine sull’inconfondibile figura di uno dei tre sannin leggendari.
«Jiraiya-sama, potrei conferire con lei in privato?».



­­*****



I risultati dei test condotti sul campione di sangue prelevato dal prigioniero avevano dell’incredibile. La kunoichi addestrata alle arti mediche che era in lei non poteva far altro che ammirare segretamente l’indubbia genialità che stava dietro alla scoperta di quella tossina, denominata provvisoriamente dallo staff del laboratorio C0001, ma come shinobi della Foglia non poteva fare a meno di rabbrividire pensando al calibro e al bagaglio di conoscenze degli avversari che il villaggio si trovava a dover affrontare. L’elenco dei potenziali ideatori, a dire la verità, si poteva ragionevolmente ridurre a due sole persone: Orochimaru e il suo fido braccio destro, Kabuto Yakushi. Diede un’ultima scorsa ai dati contenuti nel fascicolo che teneva stretto tra le mani, controllando il modello di previsione riguardante la remissione dei sintomi che aveva personalmente realizzato. Bene, pensò alzando gli occhi dalla cartelletta, non dovrebbero verificarsi eccessivi effetti collaterali nel medio-lungo periodo.
Shizune si schiarì leggermente la voce per attirare l’attenzione del prigioniero che, nonostante l’apparente stato d’incoscienza, era concentrato su di lei fin dalla sua discesa dal primo gradino della lunga scalinata che portava al cuore sotterraneo della prigione, direttamente nel corridoio in cui si trovava la sua cella.
«Uchiha-san? Abbiamo i risultati dei test… », mormorò con voce professionale, senza tradire alcun tipo di emozione di fronte a quella che ormai i vertici del villaggio consideravano una mina vagante da tenere accuratamente sottochiave al riparo da sguardi indiscreti o, meglio ancora, eliminare definitivamente.
«Vi ho già detto la metà di quello che volevate sapere. Ora… la cura». La risposta giunse con una voce tagliente che, tuttavia, non riuscì del tutto a mascherare quella che doveva una stanchezza devastante, uno stato di prostrazione dovuto ad un continuo conflitto tra “volontà” contrastanti. Il prezzo per mantenere il controllo era una dose di chakra non indifferente e Sasuke, deciso com'era a non concedersi neppure un minuto di sonno, stava nuovamente per raggiungere il limite.
«Durante la tua permanenza al Villaggio del Suono qualcuno deve averti somministrato regolarmente una tossina ricavata da una pianta piuttosto rara presente solo in alcune zone del Paese dei Campi di Riso. Questa sostanza, a quanto risulta dai nostri primi esperimenti, dovrebbe essere in grado di inibire parzialmente il controllo motorio e cerebrale del soggetto che la assume». Permettendo a Orochimaru di controllarti come una marionetta, pensò senza esplicitarlo visto che la cosa sarebbe stata del tutto superflua.
«Non mi ha ancora detto quello che volevo sapere», sussurrò con un tono glaciale che più di una persona avrebbe potuto definire leggermente intimidatorio.
Shizune, al centro del cono di luce di una delle torce che illuminavano il corridoio, non si scompose minimamente e continuò il suo resoconto con l’intento di giungere al punto il prima possibile.
«Purtroppo, allo stato attuale, non esiste un antidoto per vanificare completamente gli effetti di quella sostanza. La mancata somministrazione, ed ecco la buona notizia, dovrebbe portare ad una progressiva diminuzione dei sintomi».
«Diminuzione?». La parola risuonò quasi come un insulto nell’aria carica di umidità del corridoio.
«… Già, stimata attorno al 60%. In altre parole il “controllo” si allenterà notevolmente ma, purtroppo, non del tutto», rispose la kunoichi deglutendo nervosamente quasi senza rendersene conto. Immaginò la reazione e i sensi di colpa che avrebbe potuto avere Sakura se si fosse trovata nelle condizioni di dover dare una notizia del genere al suo vecchio compagno di squadra. No, non ne sarebbe scaturito nulla di buono… Era una fortuna che al momento si trovasse lontano dal villaggio.
Una vera e propria fortuna.



*****



 Il prevedibile silenzio che seguì subito dopo, quasi un improvviso guasto negli ingranaggi del destino a tinte fosche che mi ero scelta, fu una vera e propria benedizione. Il mio “unico” problema era l’assoluta e cristallina certezza che non sarebbe durato ancora a lungo.
I miei sospetti trovarono conferma alla vista di un’imponente e familiare figura intenta a oscurare il vano d’ingresso della grotta. Riuscii solo ad avere il tempo di serrare le mascelle, forse un inconsapevole meccanismo di difesa, prima di sentire lo sgradevole suono della sua voce.
«Ci sono novità», esordì il nuovo arrivato, posando subito a terra la pesante spada avvolta da bende che si portava sulle spalle.
«Di che genere?», domandò Itachi, guardando distrattamente l’Uomo Squalo senza realmente distogliere l’attenzione dalla serie di kunai disposti ordinatamente di fronte a lui. Ne afferrò uno e con pochi e precisi movimenti lo lucidò alla perfezione.
«Diciamo che con tutta probabilità… avremo “compagnia”», terminò girandosi subito dopo nella mia direzione. «E tu… », esclamò puntando minacciosamente l’indice verso di me «potrai renderti finalmente utile!».
Serrai le labbra con uno scatto, decisa a saperne di più prima d’intervenire e scatenare l’ennesimo litigio o peggio ancora. Itachi Uchiha, dal canto suo, degnò finalmente il rinnegato della Nebbia della sua piena attenzione, accantonando per il momento l’attività di manutenzione del suo vasto arsenale di armi. Evidentemente non sapeva nulla dei piani che il suo compagno aveva in serbo per me.
L’Uomo Squalo di punto in bianco ci diede le spalle iniziando a rovistare in una grossa sacca di tela grigia che aveva portato con sé. Ne tirò fuori qualcosa che doveva assomigliare a un kimono, a prima vista di discreta fattura, rosso scuro e con dei piccoli fiori bianchi decorati sui bordi.
I miei dubbi circa la qualità della stoffa, dopo che il kimono mi venne letteralmente scaraventato addosso, vennero subito fugati. Dovetti fare un notevole sforzo per reprimere la tentazione di stringere l'obi di quell’abito di qualità così eccelsa attorno a quel collo dotato di branchie. Non che le avessi mai viste, sia chiaro, ma avrei scommesso a occhi chiusi il compenso di un incarico di livello A sulla loro presenza.
«Parteciperai ad una missione sotto copertura per conto dell’organizzazione, ragazzina», mi spiegò quasi senza dare troppa importanza alla cosa. «Non ti devo ricordare che non hai scelta, vero?», concluse poi in tono decisamente sarcastico.
Un’altra missione sotto copertura? Continuando di questo passo avrei seriamente corso il rischio di diventare una specialista del settore.
«Direi di no», risposi in tono fintamente dolce, preferendo stroncare sul nascere ogni inutile proposito di ribellione.
«Non ci serve», intervenne Uchiha, squadrando il suo compagno con uno sguardo a prima vista neutro ma, al tempo stesso, sottilmente gelido.
«Potrebbe non essere indispensabile, certo, ma potrebbe rivelarsi utile per attenuare i sospetti attorno alla tua presenza, non credi?».
«Non hai intenzione di partecipare?», domandò il nukenin della Foglia evitando deliberatamente di rispondere alla domanda che gli era stata posta.
«Sono un po’ troppo conosciuto da quelle parti per poter agire in prima linea… Diciamo che per questa volta mi limiterò a stare dietro le quinte».
«Fa' come credi», disse sollevandosi da terra e dirigendosi verso una piccola sacca nera posta ai margini dell’entrata. La raccolse, avviandosi versò la luce accecante che proveniva dall’esterno. «Riferiscile i dettagli della missione», concluse senza neppure voltarsi indietro.
Sollevai lo sguardo rassegnata, cercando di non danneggiare troppo il mare di stoffa scarlatta che mi ero trovata a stringere tra le mani.








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Note e ringraziamenti
* Genjutsu: arti illusorie.
**Il Paese dei Campi di Riso (Ta no kuni) ospita il Villaggio del Suono.
*** Obi: cintura a sciarpa giapponese.

@Ramona37: ti ringrazio per il tuo commento nello scorso capitolo, sei stata molto gentile!
Un grazie e un saluto esteso anche a tutti gli altri lettori : )!

  
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