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Autore: Hi Fis    28/04/2010    1 recensioni
“L’odore delle spezie e del caffè pervadeva la stanza, mentre il comandante si affaccendava attorno ad un pentolino di ottone. Misurò acqua a sufficienza per tre tazze: la stazza del krogan le suggeriva che una dosaggio umano si sarebbe rivelato insufficiente.” Piccola raccolta di scene inedite nel gioco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dedico questa raccolta a tutti coloro che stanno giocando al primo episodio della trilogia di Mass Effect.
Questa serie di “Missing Moments” fa un po’ di luce su eventi che credo non siano stati approfonditi a sufficienza o a cui non è stato dato spazio.
Ovviamente sono solo alcuni dei possibili, e spero si integrino bene nella storia principale.
Il profilo della comandante Shepard che ho giocato (ebbene sì: una femmina!) è il seguente:
Hayat Shepard. Avanguardia. Eroina di Elysium. Spaziale.
Personalità:  100 per cento Paragon, 40 per cento Renegade.
Una dannata eroina;).

Che vi siano graditi.



“Siedi, Krogan”
La piccola cucina dell’ambasciata umana sulla Cittadella era un locale essenziale, quasi del tutto inutilizzato.
I diplomatici e i loro assistenti preferivano servirsi dei locali pubblici del Presidium per trascorrere le pause: i bar erano il luogo migliore per scambiarsi informazioni o semplici pettegolezzi al riparo da occhi o orecchi indiscreti.
Nel cinico gioco della diplomazia e della politica interstellare, ogni dato poteva essere decisivo: i bar del Presidium erano diventati col tempo degli hub secondari delle ambasciate stesse e il luogo in cui le strategie venivano discusse e messe a punto.
Certi lussi di rappresentanza, seppur inutilizzati, erano comunque necessari per definire lo status, e la stanza in cui Hayat Shepard e Urdnort Wrex si trovavano apparteneva a quella categoria.
 
L’odore delle spezie e del caffè pervadeva la stanza, mentre il comandante si affaccendava attorno ad un pentolino di ottone. I suoi gesti erano misurati e calmi, denotando una lunga pratica nella preparazione della bevanda: le sue mani si muovevano agili, mescolando i componenti nell’ibrik.
Shepard misurò acqua a sufficienza per tre tazze: la stazza del krogan le suggeriva che una dosaggio umano si sarebbe rivelato insufficiente.
 “Perché mi hai voluto qui?”
La voce del Krogan era simile al rumore di una valanga di sassi: un acciottolio di massi basso e imponente, un suono che incuteva timore. Il fatto che indossasse un’armatura, sebbene fosse disarmato, sottolineava la prima impressione: feroce e minaccioso.
La cicatrice che gli attraversava il lato destro del volto, dalla fronte fino a più di metà del collo, testimoniava le molte battaglie combattute.
E il fatto che fosse ancora vivo era la prova della sconfitta dei suoi avversari.
I due occhi frontali, con una pupilla verticale, aumentavano la sua somiglianza con un carnivoro preistorico terrestre: le loro iridi rosse, ora fisse su Shepard, pretendevano una risposta alla sua domanda.
 
Il Comandante optò per la sincerità:
“Desidero parlarti e tu mi ascolterai.”
Pronunciò quelle parole con autorità, ma non con arroganza. Semplice e diretta, sperava che quella frase spiegasse al Krogan la situazione in cui si trovavano.
“Per questo motivo hai mandato il turian e quell’altra femmina a cercarmi?”
“Bingo!” Shepard non poté fare a meno di pensarlo. Quelle parole confermavano il suo giudizio su Wrex.
Il Krogan non era un’idiota: era crudele, spietato e pragmatico, ma di certo non uno stupido.
Aveva capito che rifiutare l’invito che Garrus Vakarian e Ashley Williams gli avevano portato avrebbe solo ritardato il loro incontro, ma alla fine lui e Shepard si sarebbero incrociati.
E Wrex accettava sempre uno scontro.
In questo, erano simili.
“Esatto, Krogan.” Shepard sorrise, senza distogliere lo sguardo dal caffè che stava preparando.
A entrambi non dispiaceva il silenzio, che rimase intatto per tutta la durata delle due bolliture, all’apice delle quali Shepard trasferì la schiuma in eccesso nelle due tazze. Quando il liquido bollì per la terza volta,  Shepard versò il caffè.
“Prendi, ma aspetta a bere.” Disse, stendendo la mano.
Il gesto non sarebbe stato così sorprendente, se non fosse stato accompagnato da una manifestazione dei poteri biotici della donna:  Shepard inviò un impulso ai nuclei di elemento zero dispersi lungo tutta la sua corteccia spinale.
Una espressione di pura energia oscura piegò le leggi della fisica, permettendo alla tazza di levitare e dirigersi verso Wrex, in modo perfettamente controllato. Si fermò a un metro circa dal Krogan, iniziando a ruotare pigramente sul suo asse.
“Che cos’è?” chiese Wrex, aspirando l’aria. Non fece alcuno sforzo per prendere la tazza, che rimase sospesa.
Era difficile interpretare le intenzioni del Krogan: Shepard mancava di esperienza con la sua specie.
In effetti, Urdnort Wrex era il primo Krogan con cui discuteva, se si escludevano le maledizioni che le erano state rivolte da quei pochi con cui si era scontrata e che aveva ucciso.
In quelle battaglie, aveva imparato che i Krogan erano resistenti: una fucilata sparata a bruciapelo non era sufficiente a ucciderli, ma solo a stordirli. Se si era fortunati.
Mancava di esperienza sulla personalità dei Krogan.
Se però Wrex aveva intenzione di irritarla, avrebbe dovuto impegnarsi di più: erano passati i tempi in cui anche solo sollevare un bicchiere le faceva sanguinare il naso. L’addestramento militare le aveva permesso di sviluppare la sua forza ben al di là di ogni più rosea aspettativa e i suoi poteri biotici oltrepassavano di molto la potenza di cui il suo corpo poteva disporre: avrebbe potuto sollevare il Krogan e la sedia su cui era seduto senza fatica.
“Un infuso preparato dalle bacche di caffè, una pianta terrestre, a cui si aggiungono delle spezie.”
Shepard avrebbe potuto spiegargli le implicazioni di quel modo di farlo, ma avrebbe ricevuto un’occhiata derisoria in risposta.
 
Il caffè preparato nell’ibrik è più di un tonico, è un rito sociale. È fatto per essere bevuto lentamente, in compagnia; non trangugiato come quella brodaglia ulcerante che altri chiamano espresso. Costringe le persone a godere del tempo trascorso bevendolo.
 
Se anche non disse nulla, il Krogan sembrò comprendere alcune delle implicazioni legate ad esso.
Prese la tazza che gli era stata offerta.
“Sembra quasi che tu non lo sia.”
“Che cosa?”
“Terrestre. Parli come se non ci fossi nata.”
“È così, infatti. Sono nata nello spazio e vi ho trascorso la maggior parte della mia vita.”
Il silenzio accolse quella frase. Shepard pensò che il riscaldamento fosse finito, era ora di andare al sodo.
 
“Tu hai un motivo per combattere?” per la prima volta da quando il Krogan era entrato, fissò il suo sguardo direttamente su di lui, le sue iridi violette in quelle rosse.
“Perché lo chiedi?”
“Ti ho osservato, Krogan, durante la nostra collaborazione nella faccenda di Fisk.”
“Collaborazione? Definisci così il modo in cui l’ho ucciso?” Chiese Wrex con un tono divertito.
“Una collaborazione in cui l’abbiamo ucciso. Non dimenticare che, senza il mio aiuto, non saresti riuscito nemmeno ad avvicinarti a lui. Il fatto che alla fine tu gli abbia materialmente sparato ha poca importanza.”
“Vuoi metà del compenso?”
Wrex non capiva quella donna. Per quanto i soldi potessero essere la spiegazione più semplice, sentiva che non era quella giusta. Aveva avuto a che fare con pirati, mercenari e tagliagole troppo a lungo e Shepard non apparteneva a nessuna di quelle categorie. Era complessa, molto più complessa di quanto apparisse al primo sguardo. Non pensava in maniera lineare come un mercenario, e Wrex si sentiva confuso.
E non gli piaceva. Non gli piaceva il fatto che avesse ragione: senza il suo aiuto non avrebbe potuto liberarsi dei tirapiedi di Fisk. 
 
“Non sono i soldi ad interessarmi, voglio semplicemente una risposta alla mia domanda.”
“Serve una ragione per combattere?”
“No. Ma voglio sapere se ne hai una. Sì o No, Krogan?”
Wrex rimase in silenzio per un momento, cercando di comprendere le implicazioni di quella domanda.
“No.”
“Bene. Allora considerati arruolato.”
Shepard si chiese se Wrex sapesse di stare mentendo oppure no. Non si rimaneva così a lungo in vita se non si aveva un motivo per combattere. Non nel suo ambiente.
Wrex rise: il rumore fu simile alle fusa di un gatto di trecento chili.
“Arruolato? Vorresti comandarmi?”
“Ti verrà corrisposto il salario di un ufficiale dell’Alleanza per tutto il tempo in cui farai parte del mio equipaggio.”
“Perché dovrei farlo?” Le tariffe di Wrex erano di molto superiori allo stipendio di un soldato dell’Alleanza, Shepard non poteva non saperlo.
“Saren Arterius è stato riconosciuto colpevole della distruzione della colonia umana su Eden Prime. Il Consiglio mi ha nominato Spettro e mi ha ordinato di trovarlo e fermarlo.”
Perfino Wrex provò un minimo di stupore a quella notizia, ma la sua faccia rimase impassibile.
Shepard non aveva ancora finito:
“La Quarian che ci hai aiutato a salvare, Tali’Zorah nar Raaya, possedeva le prove che stavo cercando e che collegano Saren ai geth. Ora è uno Spettro rinnegato con una taglia sulla testa e questo fa di lui il più pericoloso ricercato nell’intera galassia. Se accetterai la mia offerta, e se ubbidirai ai miei ordini, potrai uccidere tutti quelli che ci si pareranno davanti. Se rimarrai vivo fino alla fine, ti sarai anche arricchito. Non ti sto offrendo solo un ingaggio: ti sto offrendo una sfida, Krogan.”
Fece una pausa, sperando che gli analisti che avevano compilato i rapporti sulla sociologia Krogan fossero stati accurati.
“Ora puoi bere, la polvere dovrebbe essersi depositata.”
 
Wrex rimase in silenzio, aspirando l’aroma della tazza. Era un’offerta allettante: qualcosa di più di uno stupido ingaggio appena sufficiente a pagargli il vitto e l’alloggio per qualche mese. Era un lavoro troppo interessante per lasciarselo sfuggire, il suo istinto glielo diceva.
Wrex aveva  imparato a fidarsi del suo istinto, ma c’era ancora qualcosa che ancora non tornava.
“Perché vuoi me? ”
“Perché sei qualcuno con cui ho già lavorato, seppure brevemente. Mi è piaciuto quello che ho visto: sei dotato di discrete capacità e penso che tu possa essere una preziosa aggiunta alla mia squadra.”
Onestà e schiettezza, doti a cui Wrex non era più abituato.
“Voglio il doppio.” Disse, dopo averci pensato un momento.
“No. Avrei potuto chiederti di darmi metà della ricompensa per la morte di Fisk. Considera questo come il mio compenso.”
Si guardarono fisso negli occhi, per un intero minuto. Poi, con grande sorpresa dello stesso Wrex, lui fu il primo a distogliere lo sguardo.
Che diavolo gli stava succedendo? Non vedeva l’ora di lavorare per quella donna: nemmeno gli incarichi con la Commando Asari gli avevano dato quel brivido che gli correva lungo la schiena.
Wrex bevette il liquido della tazza. Era denso, speziato e piacevole.
 
“Accetto.”
“Molto bene Urdnot Wrex. Hai due ore per raccogliere quello che ti serve e presentarti alla banchina 0422. Ti invierò i codici di accesso.”
 
Una volta che Shepard se ne fu andata, Wrex si avvicinò al tavolo. Voleva un altro po’ di quella strana bevanda esotica. Come l’aveva chiamato, quella donna coi capelli castani e la pelle scura? Koaffè?
Sfortunatamente il pentolino era vuoto.
Se ne avesse voluto dell’altro, avrebbe dovuto chiederglielo.



Wrex.

Il compagno di battaglie che tutti vorremmo avere …
Almeno finché rispetta gli ordini. Sono rimasto stupito, la prima volta che ho giocato a Mass Effect, quando ha sparato senza preavviso a Fist.
Più per il gesto in se, è stato per aver agito di testa sua, anche se comunque ha trovato l’approvazione di Hayat.

Era il primo. Cosa ne pensate?
Sulla base dei vostri commenti, cercherò di rendere migliori le prossime.
  
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