Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Damia    29/04/2010    2 recensioni
Draco ha chiesto ad Harry di sposarlo. Ma cosa risponderà Harry? Ultima puntata della serie Se la vita fosse un film.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Se la vita fosse un film'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi qua, prima di cruciarmi o lanciarmi qualche maledizione particolarmente dolorosa, arrivate alla fine del capitolo!

Grazie mille a Loux che l'ha betato.

Sirius questo Draco è tutto per te!

 

Harry si fiondò nella cucina. Era vuota. La cioccolata era abbandonata sul tavolo, ormai fredda.

“Draco!” urlò.

Come in preda al terrore, corse in salotto, in bagno per poi arrivare senza fiato davanti alla loro camera. La porta era chiusa. Con le mani tremanti aprì la porta.

 

Draco gli dava le spalle, con meticolosa calma stava piegando una delle sue vesti preferite. Lo vide metterla in un baule.

 

“Draco, cosa stai facendo?” mormorò, senza forze al pensiero di quello che stava accadendo.

 

Draco si raddrizzò, tese le spalle indietro, con orgoglio.

“Mi sembra evidente, Potter.”

 

No, Potter no….Merlino ti prego, fa che sia un incubo.

 

“Draco, ti prego. Non intendevo…”

 

Draco si voltò, rifilandogli uno sguardo glaciale ed omicida che non vedeva diretto nei suoi confronti da anni.

“Sei stato piuttosto esplicito nelle tue intenzioni, Potter. Non è nel mio stile rimanere dove non sono desiderato.” La sua voce era fredda, dura. Le braccia erano rigide sul corpo, le mani strette in un pugno. I suoi occhi, in cui spesso si era perso contemplandoli, erano rossi, gonfi.

 

“Draco, hai pianto?” chiese piano, avanzando di qualche passo e allungando una mano per sfiorarlo.

 

“Non.Mi.Toccare.”

Draco chiuse gli occhi, inspirò profondamente dal naso. “I Malfoy non piangono, Potter, dovresti saperlo.”

 

“I Malfoy può darsi, ma tu si. Draco ti prego, ascoltami, mi dispiace.” Un altro passo avanti.

 

“Ti dispiace eh? Si, certo. Immagino già la scena. Potter, la mezzosangue e la donnola davanti a tre burrobirre ai ‘Tre manici di scopa’ che ridono a crepapelle su come un Mangiamorte avesse solo osato pensare di sposare il ‘Salvatore del Mondo Magico’.” La frase uscì spezzata da una risata roca, bassa, sarcastica.

 

“Merlino nononono…Draco non pensarlo nemmeno. Non potrei mai”

 

“Fare cosa? Comportarti peggio di come hai già fatto? In effetti potrebbe essere difficile.” Draco sputò la frase come se fosse veleno. Harry non riuscì a stare fermo e prese il polso di Draco. Prima ancora di capire cosa fosse successo, Draco lo colpì violentemente con un pugno diretto allo zigomo.

 

“Ti avevo avvisato di non toccarmi.”

 

Harry era caduto a terra, in parte per la violenza del colpo subito, in parte perché non si era aspettato una reazione del genere.

 

“Merlino, questa deve essere la giornata ‘Picchiamo Harry Potter’…” mormorò frizionandosi il viso.

 

Draco, alzò un sopracciglio dubbioso. “Perché? Chi altro ti ha picchiato?”

 

“Ahi. Hermione.” Rispose Harry, rialzandosi.

 

“Perché”? chiese scettico Draco.

 

“Sono andato da lei prima, quando mi sono smaterializzato. Le ho raccontato quello che era successo…e lei mi ha tirato uno schiaffo,” ammise Harry, scrollando le spalle.

 

“Ti ha schiaffeggiato perché non vuoi sposarmi?” indagò cauto Draco.

 

“Non ho mai detto che non voglio!” Harry alzò gli occhi verso Draco, fissandolo quasi offeso.

 

“Smaterializzarsi quando te lo chiedono difficilmente viene recepito come un ‘si’, Potter,” sottolineò acido.

 

“Sono andato nel panico. Io…non sapevo cosa dire. Cosa pensare. Hermione si è infuriata con me…quando le ho detto il motivo.” Era fuggito una volta, ora era il momento di mostrare il proverbiale coraggio dei Grifondoro ed essere sinceri fino in fondo.

“E quale sarebbe, di grazia, il motivo?” Draco era nervoso, pronto a scattare di nuovo ed Harry lo sapeva.

 

Harry rimase a fissarlo per qualche momento, prima di cominciare a camminare su e giù per la stanza. Poi di colpo si fermò. “Ho avuto paura ok? Paura che tu mi stessi accanto per quello che ho fatto e non per quello che sono. Paura che un giorno ti sveglierai e capirai che non sono abbastanza per te. Abbastanza importante, o bello, o intelligente, o affascinante. Che tutto questo sia stato solo uno sbaglio.” Lo disse tutto d’un fiato, senza fermarsi, senza guardarlo.

 

Quando il silenzio diventò troppo pesante da sopportare, Harry alzò gli occhi, e lo vide mentre continuava a fare i bagagli.

 

“Draco, ti prego, rimani, resta con me,” lo implorò.

 

“Harry, in questo momento finirei solo per farti del male. Non sono sicuro di poter sopportare l’idea che tu di me non abbia capito un emerito cazzo. Stiamo insieme da quanto? Dieci anni? E per tutti questi anni hai pensato che io volessi cosa? ‘Il salvatore’? ‘Harry-la-fottutissima-celebrità-Potter’? Non me n’è mai fregato un cazzo di tutte queste storie e pensavo lo sapessi. Io ho sempre amato TE.  E mi sono sempre illuso di avertelo fatto capire, mi sono sempre illuso che tu fossi migliore di quella feccia là fuori che non fa altro che sputare sentenze.”

 

Draco aveva appena finito di rimpicciolire il suo baule, lo mise in tasca e fece per uscire dalla stanza.

“Spostati Harry.”

 

“No. Non ti lascio uscire da questa casa.” Harry fu fermo e risoluto.

 

“Come vuoi.” Un altro pugno, molto più violento del precedente, lo stese a terra. Draco lo scansò ed uscì dalla porta principale sbattendo la porta. Avrebbe potuto smaterializzarsi, ma trovò molta più soddisfazione in questo modo.

 

Quando Harry si rialzò, l’unica cosa che riuscì a fare fu trascinarsi sul letto. Rimase raggomitolato in posizione fetale per un tempo che gli sembrò eterno, a piangere ogni lacrima che aveva in corpo fino a essere vinto dal sonno.

 

Un bussare insistente alla porta lo risvegliò. Si tirò su pieno di speranza, prima di ricordare che Draco avrebbe usato le chiavi, o si sarebbe materializzato. Fu tentato di tornare a seppellirsi sotto le coperte, ma quel visitatore non ne voleva sapere di andarsene. Si trascinò per le scale e si sorprese quando aprì la porta.

 

“Ron. Che ci fai qui?”

 

“Ehi amico. Mi ha mandato Hermione. Ti manda un pasticcio di carne. Dice che, conoscendoti, non toccheresti cibo senza essere obbligato.” Fece spallucce ed entrò, senza attendere un invito.

 

“Come l’hai saputo?” chiese sottovoce.

 

“Draco è piombato da noi qualche ora fa, aveva un aspetto orribile. Si è rintanato in cucina con Hermione e sono rimasti rinchiusi là per non so quanto. Ho provato a sentire cosa si stavano dicendo, ma Herm ha lanciato qualche incantesimo silenziante dei suoi…” Ron aveva un’espressione di scusa. Non aveva idea di quello che era successo, ma era amico di Harry e sarebbe stato al suo fianco, qualunque fosse stata la sua responsabilità in tutta quella faccenda.

 

“Devo vedere Hermione. Devo parlare con lei,” disse Harry destandosi dal suo torpore e con una nuova urgenza nella voce.

 

“Fossi in te, per ora le starei lontano. Dalle un paio di giorni. Conosco mia moglie. Ora come ora non è in condizione di affrontarti con calma. E non credo serva a nessuno che voi due litighiate.” Ron cercò di sembrare tranquillo e comprensivo. Harry non aveva davvero bisogno di qualcun altro contro cui lottare.

 

“Dov’è adesso?” chiese, già immaginando la risposta.

 

“Da Blaise.”

 

Harry tornò al lavoro. Era il fantasma di se stesso. Non dormiva, e, se lo faceva, doveva imbottirsi di pozioni soporifere. Non riusciva nemmeno a mangiare, qualsiasi cosa buttasse giù, tornava velocemente per la strada da cui era entrata.

Ron cercava di spronarlo a reagire, ma era tutto inutile.

Harry ormai aveva un solo pensiero fisso in mente.

 

Draco. Mi manca Draco. Mi manca tutto di lui.

 

Qualche volta provò ad andare da Blaise per parlare con Draco, ma Blaise non lo fece mai entrare. Draco non voleva vederlo.

 

Passò due settimane in quelle condizioni, alternando stati di apatia a crisi convulse di pianto quando si trovava da solo nella sua, nella loro casa.

La sera Ron gli portava qualcosa per cena, cucinato da Hermione o da Molly. Ma quella sera fu l’amica stessa a portargli uno stufato di manzo.

 

“Hermione. Ciao. Non dovevi disturbarti. Prego. Entra.”  Con la voce sommessa le parole gli uscirono come fosse un automa.

 

“Ciao Harry. Come stai?” si diresse in cucina ad appoggiare il tegame, seguita dal Grifondoro.

 

“Mi manca Herm. Mi manca l’aria, non riesco a respirare, voglio solo che ritorni. Merlino…quanto sono stato idiota. Herm voglio solo che torni da me…” si sedette, mettendo le braccia incrociate sul tavolo e appoggiandoci la fronte, come in segno di resa.

 

“Harry. Non puoi fare così. Devi reagire. Devi rassegnarti all’idea che Draco non tornerà più…”

 

Harry alzò lo sguardo, di nuovo umido di lacrime. Ebbe finalmente la reazione di un Grifondoro e sembrò  destarsi da un incubo.

“Non mi sono mai rassegnato in vita mia e non comincerò proprio adesso. Se Draco non vuole ritornare, vuol dire che andrò a prenderlo io.”

 

Harry quindi si alzò, prese la bacchetta e il mantello e sparì.

Hermione sorrise.

 

“Blaise, apri la porta. ORA!” ringhiò il Grifondoro.

“Harry, torna a casa. Non vuole vederti.” Blaise aveva un’espressione contrita ma ferma.

“Per quanto è vero Merlino, se non ti sposti immediatamente e non mi lasci parlare con Draco, ti crucio fino a quando non implorerai che entri.” Blaise aveva visto quello sguardo così determinato solo una volta, quando aveva sconfitto Voldemort. E non dava adito ad alcun dubbio che avrebbe messo in pratica la sua minaccia, per cui considerato il suo sviluppato senso dell’autoconservazione, scelse di farlo entrare.

“E’ in salotto.”

“Grazie,” fece Harry entrando.

“Prego, come resistere ad una richiesta così gentile?”

 

Lo vide in piedi, accanto al divano, con un bicchiere in mano.

“Draco…” Anche così, con i capelli leggermente scompigliati, le occhiaie scure, la pelle tirata e gli occhi rossi, era la cosa più bella che avesse mai visto.

 

“Vuoi favorire?” Draco indicò il bicchiere mezzo vuoto.

 

“Sei ubriaco?” Harry chiese sospettoso.

 

“Non ancora, ma spero di esserlo presto, così non ricorderò nulla di questa sera. O magari degli ultimi dieci anni,” strascicò sarcastico.

 

“Draco, no! Non dirlo nemmeno. Sono stati i dieci anni più belli della mia vita. Non cambierei un singolo attimo da quando tu ne fai parte. Sono stato un idiota e merito tutta la tua rabbia e il tuo rancore. Ma ti prego, ti imploro, dammi la possibilità di rimediare! “

 

Non si accorsero di nulla quando Blaise accostò le grandi porte del salone.

 

Harry si avvicinò a Draco.

 

“Draco, ho fatto un gran casino. E’ che mi sono sempre chiesto cosa ci trovasse una persona meravigliosa come te in uno come me. Al diavolo, come si fa a non amarti? Io sono solo uno che si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato ed è riuscito a cavarsela più per merito degli altri che per merito mio.” Cercò di parlare con voce ferma, anche se sentiva gli occhi pizzicare.

 

“Non è proprio così che sono andate le cose…” sussurrò Draco.

 

“Si invece! Il mio unico merito è stato avere fortuna. Ed incontrare te ne è stata la dimostrazione più grande.” Harry avanzò ancora di qualche passo fino ad avvicinarsi a Draco. Gli prese il viso tra le mani, come la prima volta, e lo guardò negli occhi.

 

“Draco, sono solo uno stupido Grifondoro che ha fatto un enorme sbaglio. Ma ora ho capito, e ti scongiuro, torna da me.” Fu un alito di voce sulle labbra di Draco, mentre una lacrima rigava la sua guancia.

 

“Harry, quando mi hai detto quelle cose, è come se mi avessi spaccato in due. Non ho mai amato nessuno come ho amato te. Anzi, sono sicuro di non aver mai amato affatto, prima di incontrare te. Ma non voglio mai più sentirmi in quel modo, mai più in tutta la mia vita.” Se non fossero stati così vicini, Harry non l’avrebbe mai sentito.

 

“Draco, ti prometto che da oggi, ti renderò l’uomo più schifosamente felice che esista in tutto l’universo.” Draco aveva detto che l’amava, che l’amava ancora. Non tutto era perduto.

 

“Non puoi promettere nulla del genere, Harry,”  disse, con un pizzico di ritrovato sarcasmo, Draco.

 

“Si che posso e lo sto facendo. Ho promesso che avrei sconfitto Voldemort e l’ho fatto. Ti ho promesso che non mi sarei mai pentito e non l’ho fatto. Ho una marea di difetti, ma mantengo tutte le promesse.”

 

“Lo so…” un altro sussurro di Draco.

 

“Draco, torna da me. Prometto di amarti sempre e di non farmi mai più prendere dalle mie stupide paure. “

 

“Harry, davvero, non so se posso riuscirci, e nemmeno se voglio farlo a dirla tutta.” Draco si scostò e puntò lo sguardo nel bicchiere.

 

Harry vacillò. “Cosa stai cercando di dirmi?”

 

“Hai una vaga idea di quante volte sono stato accusato di averti messo sotto Imperio, o di averti dato l’Amortensia? Ti sei mai accorto come ci, come MI guardano quando entriamo in un stanza insieme?”

 

“Draco, non mi interessa quello che pensa la gente. E nemmeno a te è mai fregato nulla!” Non gli piaceva la piega che stava prendendo la discussione, ma fosse anche l’ultima cosa che faceva in vita sua, non avrebbe permesso a Draco di lasciarlo.

 

“Vero. Me ne sbatto della gente. Mi bastava sapere che tu eri con me, che ti amavo per quello che eri, e che tu amavi me,” rispose Draco con amarezza.

 

“E’ ancora così. Io SONO con te, e non ho mai smesso di amarti un solo momento da quel giorno a Grimmauld Place. Ho sbagliato. Ho fatto la cazzata più grande della mia vita. Solo di questo mi pentirò sempre. Senti, lo so che non è una giustificazione, ma la gente non ha idea della persona meravigliosa che sei e di chi sono io in realtà. Se lo sapessero, penserebbero che sono io quello che ti dà ogni giorno un filtro d’amore. Io ti guardo, ti osservo sempre. Quando consoli Pansy, quando scherzi con Blaise, quando discuti con Hermione o quando giochi a scacchi con Ron. Quando la mattina ti ricordi di mettere un giglio bianco sul tavolo della colazione, o quando Rose vuole che le racconti una fiaba. Tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerti, finiscono per amarti. Io invece…” le parole gli morirono in bocca.

 

“Tu cosa?” lo incalzò Draco.

 

“Draco, lo sai com’è stata la mia vita. Da quando sono nato tutti pensano di sapere chi sono e cosa voglio. E a pochissimi è davvero importato di ME, di Harry. Fino a quando non mi hai chiesto di sposarti, pensavo che la fortuna prima o poi avrebbe girato e che avrei potuto sopportare la delusione. Ma il matrimonio, un matrimonio magico, non è un legame da cui puoi tornare indietro. In quel momento l’unica cosa che mi è saltata in mente è stata ‘No, non posso reggere così. Quando quel giorno arriverà…non ce la posso fare’!”

 

Il Serpeverde lo guardò accigliato. “Harry, di cosa diavolo stai parlando?”

 

“Lo sai qual è stato il mio terrore in questi 10 anni? Svegliarmi e non trovarti più accanto a me. Vederti andare via perché avevi capito che io sono poco più di niente. Ma se ci fossimo sposati, il pensiero di averti legato a me, quando tu non volevi più, mi avrebbe ucciso. Come vedi, alla fine sono un vigliacco…ti ho perso perché non avevo il coraggio di affrontare il rischio…” disse le ultime parole con un filo di voce.

 

“Ironico, detto da colui che ha sconfitto il mago che ha terrorizzato il mondo per decenni.” Nonostante la sua affermazione, non c’era traccia di sarcasmo nella voce.

 

“Preferirei combattere con lui ogni giorno piuttosto che viverne uno senza di te.” Harry gli si avvicinò, e, titubante, gli prese di nuovo il viso tra le mani. Lo guardò fisso negli occhi.

 

“Draco, ti prego, perdonami. Sono stato un idiota.”

 

“Si, lo sei.” Questa volta sul viso di Draco comparve l’ombra di un sorriso.

 

“Draco ora non ho più paura. Sposami.” Fu un sussurro, una richiesta, una speranza.

 

Draco chiuse gli occhi, le ciglia erano luccicanti. Respirò profondamente. Non disse nulla, ma appoggiò le sue labbra a quelle di Harry.

Fu il bacio più dolce che si fossero mai dati. Con il sapore salato delle lacrime di entrambi, fu riconciliazione e perdono, amore e sollievo.

Harry tolse il bicchiere dalla mano di Draco, e senza smettere di baciare Draco, lo strinse forte a sé. Con le mani ora libere, Draco ricambiò la stretta.

“Quanto mi sei mancato, Harry…”

“Non scapperò mai più, te lo giuro. Torniamo a casa nostra, vuoi Draco?”

 

 

FLOPI: grazie mille, davvero! Hai seguito la serie dall'inizio, e mi ha fatto un immenso piacere trovare anche qui una tua recensione! Questa serie (perchè alla fine comincia tutto da 'A qualcuno piace caldo') non è piena di colpi di scena o di storie intricate, è una storia...'semplice' nel suo, non ero nemmeno sicura nè di pubblicare la prima nè di continuare! Ma volevo solo dare la mia 'versione' di come è nata e cresciuta la loro storia. Spero di rivederti nel prossimo atto, che sarà quello conclusivo!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Damia